Franz
Insomma, stiamo stabilendo che gli esseri umani sono intelligenti: studiano, analizzano, diventano elettricisti e scienziati.
Io veramente non riesco a capire che cosa si agita dietro, o dentro, o sopra, sotto i tuoi sforzi di cercare in tutto una fantomatica "oggettività" in una forma così spasmodica e disperata. Va be'.
Prendiamo per esempio la questione del razzismo.
Il razzismo come teoria è ovviamente frutto di un tentativo di razionalizzare le differenze esteriori tra gli uomini di diversa etnia.
Come tale è stato sottoposto al vaglio di successive analisi razionali e di ricerche, e superato.
Ciò che in questo discorso rientra invece sotto la giurisdizione del "giusto/ingiusto" è la conseguenza della teoria razzista, ossia di presunte o di accertate differenze.
Si può pensare che l'umanità sia divisa in razze diverse - teoria sbagliata - senza però che questo comporti necessariamente la sottomissione di una sull'altra, o il disprezzo o la persecuzione verso gl'individui che fanno parte di una o l'altra. Questo in base al senso di giustizia, che possiamo chiamare anche senso di rispetto umano o in altri modi.
Viceversa, si può esercitare sopraffazione e disprezzo verso individui o classi sociali appartenenti alla nostra stessa comunità, assolutamente uguali a noi fisicamente e antropologicamente, in assenza di un adeguato senso di giustizia o di umanità - o per ragioni esclusivamente e razionalmente utilitaristiche.
Il tuo mitizzare la "ragione", per altro, è patentemente mal riposto e contraddetto da tutta l'esprienza storica - sempre che Popper ce lo permetta, naturalmente.
Una gran parte delle peggiori disgrazie umane è avvenuta da parte di teorie, persone, movimenti, convinzioni, sistemi perfettamente razionali. Potentemente razionali, efficienti ed efficaci. Per ultimo lo stesso nazismo.
La razionalità pura, non accompagnata, anzi non sottoposta al governo del "senso del giusto", non garantisce assolutamente niente in termini di civiltà.
Che poi, nel progredire su questo cammino di civiltà - chiamiamolo progresso - il senso del giusto utilizzi varie fonti è ovvio: più facile essere giusti quando si è liberi dal bisogno, per esempio, o quando nel giudizio subentra una maggiore cultura, o quando non si è sotto l'influsso condizionante di superstizioni, pressioni sociali, religioni, dogmi.
Ma nessuna di queste fonti garantisce niente: liberi dal bisogno possiamo diventare anche più arroganti o più spietati, così come quando siamo più colti degli altri, o quando usiamo la nostra ragione per affinare gli strumenti della sopraffazione.
Io direi, insomma, che la più grande conquista della razionalità consiste nel capire quanto sia essenziale "il senso del giusto", che è la parte più complessa ed evoluta dell'intelligenza umana.