pierodm ha scritto:In parte per questo motivo, in parte per la genesi stessa del regime, tuttavia il consenso era più che altro un assenso tacito, nel quale tante idee si agitavano o covavano nel silenzio, alimentando così l'inerzia verso il potere o verso semplicemente il "dato di fatto" imposto dall'autoritarismo.
In qualche buona misura questo ha contribuito a far dire in buona fede a molti, dopo la guerra, che "non erano stati fascisti", e che anzi avevano provato spesso repulsione per certe prepotenze e certe violenze, certe parole d'ordine del fascismo stesso - che era rimasta però al livello del "buon gusto", o dell'indole personale, o della censura verso la prevaricazione del potere considerata come "fatale".
proprio domenica scorsa ho partecipato all'annuale commemorazione del sacrificio di Filippo Maria Beltrami "il Capitano" e di un'altra decina di partigiani tra i quali il 18enne Gaspare Pajetta fratello di Giancarlo in quel di Megolo... un piccolo paesino nella valle dell'Ossola... "il Capitano" non era un comunista, era un liberale a differenza di Pajetta, ad esempio. Al comando del suo gruppo venne trucidato assieme ai suoi compagni dai nazisti in una battaglia appena sopra al paese di Megolo all'alpe Cortavolo. Un gruppo di ragazzi, tra i quali mio figlio, nell'occasione ha messo in scena una rappresentazione nella quale si è voluto dare testimonianza di questo sacrificio per la libertà di tutti noi.
A questa rappresentazione partecipavano una 40ina di ragazzi e ragazze... una di esse, salendo a piedi all'alpe Cortavolo mi ha confessato che i nonni le raccontavano del "Capitano" e della sua banda come di "quelli che avevano causato la distruzione e l'incendio", di un' intera frazione dell'adiacente valle Strona vicino a dove essi abitavano. Lei, solo con il lavoro di ricerca per lo spettacolo aveva in effetti scoperto che a incendiare le case dei valligiani erano stati i fascisti, non i partigiani, che sospettavano i residenti di sostenere le bande partigiane. Così il Capitano doveva essere allontanato, perché portava guai.
In pratica della possibilità che ci fosse qualcuno che si prendesse sulle proprie spalle l'onere di combattere per la libertà, rischiare e non solo rischiare, la morte, sembrava loro non interessare nulla... troppo presi a difendere il loro particolare.
La storia non ha mai insegnato nulla... almeno a coloro che non hanno nessun interesse a studiarla.