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Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda flaviomob il 23/09/2016, 1:30

Però, senza far nulla ne partono di denari!

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09 ... i/3050980/

La cifra dei 20 milioni di danno erariale che l'organizzazione guidata da Malagò sarebbe pronta a chiedere alla Raggi non è ricostruibile nei dettagli. Ma nel bilancio del Coni 2015 e in quello di previsione 2016 si trovano tracce di almeno 10 milioni di spese già stanziate o effettuate: dal rifacimento degli uffici, a 450mila euro di supporto tecnico legale, fino alle diverse figure professionali arruolate con contratti biennali da 200mila euro più "quote variabili". E ancora, 150mila euro di trasferte e 785mila euro di "altri costi per servizi"

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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda trilogy il 23/09/2016, 8:19

flaviomob ha scritto:Però, senza far nulla ne partono di denari!...


Quelli del CONI non sono certo degli spartani :mrgreen: ma è una selezione che viene fatta su progetti che devono essere presentati in mezzo mondo, è un lavoro complesso e costoso.
Comunque il problema ormai non è olimpiadi si o no. Il fatto è che l'Italia si è candidata, ha presentato i suoi progetti ed ora si ritira tra le polemiche. Stiamo parlando di una selezione internazionale, e, ancora una volta, l'immagine che diamo è quella di un paese inaffidabile. Questo ha degli effetti che vanno ben oltre le olimpiadi.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda flaviomob il 23/09/2016, 9:17

Tutti le vogliono, nessuno le piglia :mrgreen: :mrgreen:

http://www.ilpost.it/2016/08/01/olimpiadi-boston/

Come Boston ha rifiutato le Olimpiadi
Un piccolo comitato di cittadini è riuscito a far ritirare la candidatura della città per i Giochi del 2024, spiegando come siano spesso un danno per chi li ospita

Carly Carioli, una giornalista di Boston, ha raccontato sul New York Times Magazine la storia di come un piccolo gruppo di attivisti è riuscito a bloccare la candidatura di Boston alle Olimpiadi del 2024, sconfiggendo le personalità più influenti della città: dai grandi uomini d’affari ai politici locali. È una storia che esemplifica un fenomeno sempre più noto e di cui si è parlato anche in Italia in seguito alla candidatura di Roma ai Giochi olimpici del 2024: ospitare le Olimpiadi non solo non è un guadagno, ma produce debiti, riempie le città ospitanti di edifici che rimangono spesso inutilizzati e finisce con il distrarre per anni il dibattito pubblico dalle vere emergenze cittadine.
Il protagonista della storia di Carioli si chiama Chris Dempsey, «il tipo di persona che uno si aspetterebbe di trovare tra i sostenitori della candidatura alle Olimpiadi». Dempsey è un consulente che lavora per la società Bain & Company, un tempo guidata all’ex candidato repubblicano alle presidenziali Mitt Romney. Già all’epoca delle prime discussioni sulla candidatura di Boston, nel 2013, Dempsey era una figura piuttosto conosciuta nell’ambiente politico di Boston. Era stato assistente del segretario ai Trasporti durante l’amministrazione di Deval Patrick, l’ex governatore del Massachusetts (lo stato dove si trova Boston); ed è un amico ed ex collega di Rich Davey, l’amministratore del comitato “Boston 2024″, il principale gruppo a sostegno della candidatura di Boston alle Olimpiadi.
Inizialmente, Dempsey era favorevole al progetto, anche perché, almeno sulla carta, i promotori delle Olimpiadi hanno degli ottimi argomenti a loro favore. La manifestazione porta con sé miliardi di euro in investimenti e permette la riqualificazione delle aree urbane più svantaggiate. Secondo quello che è oramai diventato un luogo comune, le Olimpiadi hanno l’effetto di aumentare a lungo termine gli investimenti privati e il turismo. Per un mese, la città ospitante è al centro dell’attenzione mediatica mondiale e questo, almeno in teoria, non può non avere un impatto positivo in termini di pubblicità.
Inoltre, nel dicembre del 2014, il Comitato Olimpico Internazionale (IOC) aveva annunciato il piano “Agenda 2020“, una serie di riforme che hanno lo scopo di rendere le Olimpiadi più sostenibili e più interessanti anche per le piccole città. Si tratta, scrive Carioli, «di un riconoscimento delle critiche che sono state rivolte al comitato in seguito agli eccessi come quelli di Pechino 2008, che secondo molti hanno trasformato le Olimpiadi in una vetrina per città piene di soldi e uno spreco di tempo per tutti gli altri». Secondo alcune stime, le Olimpiadi di Pechino sono costate 40 miliardi di dollari. Quelle di Atene nel 2004 ne sono costate 11, quelle di Sydney 1,3 e quelle di Barcellona 6,1. Il programma 2020 aveva l’obbiettivo di limitare le spese eccessive e di riportare la manifestazione a una dimensione più equilibrata. Le Olimpiadi del 2024, le prime che dovrebbero implementare completamente la nuova agenda, in teoria sarebbero state perfette per Boston, una città di poco meno di 650 mila abitanti: il progetto presentato dal comitato promotore andava proprio in questa direzione e prevedeva spese basse e strutture a impatto ridotto, tra cui per esempio uno stadio temporaneo, da smontare a fine manifestazione.
Ma per quanto tutto sembrasse a favore dei giochi di Boston, Dempsey racconta che più ci pensava, più l’idea gli sembrava assurda. Per quanto ridotte e sostenibili, le Olimpiadi sono pur sempre le Olimpiadi. Una vittoria della candidatura di Boston avrebbe significato «togliere tempo e attenzione a temi come l’educazione e le abitazioni per i più poveri e spenderlo su questioni come: “Dove andrà il velodromo? Chi lo pagherà?” Per me divenne molto chiaro che, se avesse vinto il Comitato 2024, per i dieci anni successivi l’unico tema su cui si sarebbe discusso sarebbero state le Olimpiadi». Dempsey, invece, ritiene che la città di Boston abbia altri problemi che meritano l’attenzione della politica e della cittadinanza, come ad esempio il suo sistema dei trasporti pubblici in crisi e la mancanza di alloggi popolari. Così, alla fine del 2014, Dempsey insieme al suo amico Liam Kerr, responsabile dell’educazione per il partito democratico del Massachusetts, formò il comitato “No Olimpiadi di Boston 2024″.
La loro era una battaglia che sembrava destinata a fallire: «Con un budget virtualmente inesistente – scrive Carioli – e un team di tre volontari, l’organizzazione si preparava ad affrontare una coalizione che includeva i principali uomini d’affari della città, filantropi, politici e leggende dello sport locale». Il loro arsenale, continua Carioli, comprendeva poco più di «un account Twitter, un sito e una presentazione Power Point». Ma nella loro battaglia avevano anche degli alleati importanti: «un crescente numero di ricerche accademiche che dimostrano come le Olimpiadi sono veleno per le città». Gli spettacolari fallimenti delle Olimpiadi di Atene, il costo immenso di Pechino e l’insuccesso di altre grandi manifestazioni internazionali, come l’Esposizione Universale di Hannover, hanno attirato l’interesse di accademici ed esperti che hanno iniziato a studiare gli effetti di questi eventi sulle città che le ospitano. Uno dei principali studi è stato realizzato proprio da un ricercatore del Massachusetts, Andrew Zimbalist, autore di “Circus Maximus: The Economic Gamble Behind Hosting the Olympics and the World Cup“, nominato dall’Economist miglior saggio di economia del 2015.
Il libro di Zimbalist è stato pubblicato proprio mentre il comitato di Dempsey riusciva ad attirare attenzione sul dibattito sull’opportunità di ospitare la manifestazione, e smentisce quasi tutti i più diffusi luoghi comuni sulle Olimpiadi. I guadagni dichiarati dai comitati organizzatori, ad esempio, spesso sono frutto di sussidi pubblici mascherati. Le maggiori presenze turistiche in genere vengono compensate dai costi per le misure di sicurezza aggiuntive e dai problemi causati dalla congestione. Inoltre, le Olimpiadi spesso producono un aumento delle disuguaglianze, perché le strutture sportive vengono costruite in zone destinate all’edilizia popolare. Infine, Zimbalist scrive che non è dimostrato un collegamento tra Olimpiadi e aumento degli investimenti esteri a lungo termine.
All’inizio, Dempsey e gli altri membri del comitato usarono gli argomenti economici per persuadere i gruppi di interesse, come gli albergatori, mentre con il grande pubblico usarono soprattutto l’argomento del costo/opportunità: organizzare le Olimpiadi avrebbe distolto l’attenzione dai veri problemi della città. Ma dopo aver ricevuto il consiglio di alcuni amici, cambiarono in parte la loro linea d’attacco e iniziarono a sottolineare una clausola che il Comitato Olimpico Internazionale è quasi sempre riuscita a imporre alle città ospitanti, ossia che qualunque aumento di costi imprevisto della manifestazione debba essere coperto dall’amministrazione locale.
Si tratta di una tra le più importanti clausole con cui lo IOC si assicura un elevato controllo sulla gestione e sul finanziamento delle Olimpiadi e deriva dal fatto che ci sono molte città in competizione le une tra le altre e quindi per il Comitato Olimpico è relativamente facile imporre condizioni ad esso vantaggiose. Sono clausole spesso tenute nascoste al pubblico durante i negoziati tra le amministrazioni locali e lo IOC, che restano a lungo riservati. Quando però al pubblico diviene chiaro che spetterà ai contribuenti ripianare le perdite delle Olimpiadi andate male, in genere l’appoggio per la manifestazione precipita. Il 75 per cento degli abitanti di Chicago era a favore della candidatura alle Olimpiadi del 2016, ma il sostegno è crollato sotto il 50 per cento quando è diventato chiaro che l’amministrazione avrebbe dovuto garantire le spese della manifestazione.
A Boston, il supporto per Olimpiadi non è mai stato particolarmente forte: il livello più alto è stato il 51-55 per cento del gennaio 2015. Da allora non ha fatto che calare. Il lavoro del comitato di Dempsey e la gestione maldestra dei negoziati da parte del comitato “Boston 2024″, con dettagli riservati e scomodi pubblicati regolarmente dai giornali locali e dai giornalisti d’inchiesta, hanno eroso costantemente il consenso alla manifestazione. La campagna è stata breve e combattuta duramente. Il presidente del Comitato Olimpico degli Stati Uniti, Scott Balckmun, schierato a favore della manifestazione, descrisse quel periodo come: «Il momento più impegnativo e faticoso della mia carriera professionale». A luglio del 2015, appena sette mesi dopo la presentazione formale della candidatura, la città annunciò ufficialmente che si sarebbe ritirata dalla gara.
Gli attivisti di Boston hanno trascorso i mesi successivi a consigliare i loro omologhi di Amburgo, un’altra città candidata alle Olimpiadi del 2024. Lo scorso novembre, gli abitanti della città hanno votato per ritirare la candidatura. Negli ultimi anni Cracovia, in Polonia, e St. Moritz, in Svizzera, hanno tutte seguito percorsi simili. Sempre più esperti sostengono che l’unico modo per rendere redditizie le Olimpiadi è costruire delle strutture permanenti dove far ritornare i giochi ogni quattro anni. La storia di Boston, conclude Carioli, sembra essere un’ulteriore dimostrazione di questa teoria: «Il sogno di fare delle Olimpiadi che siano allo stesso tempo più accessibili e più egualitarie sembra essere destinato a rimanere irraggiungibile».


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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda gabriele il 23/09/2016, 9:21

flaviomob ha scritto:Tutti le vogliono, nessuno le piglia :mrgreen: :mrgreen:


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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda pianogrande il 23/09/2016, 12:05

Queste sono considerazioni anche interessanti ma che non rappresentano lo spirito con cui i 5S hanno condotto la questione.

La loro linea è stata, più o meno,
Se vinciamo le facciamo =>Facciamo il referendum => Diktat di Grillo => Non le facciamo => Ricerca di argomenti a sostegno del NO.

Il tutto con vivace contorno (una costante) di attacchi mediatici contro qualsiasi giornalista o giornale che non si chiamasse Travaglio il primo e il Fatto Quotidiano il secondo.

Mi viene in mente quando, da bambino, mi raccontavano di quel tale che prima tirava la freccia e poi disegnava il bersaglio.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda Robyn il 23/09/2016, 16:22

La Grecia è fallita per fare le olimpiadi.In epoca liberale prefascita lo sport non aveva tanta rilevanza come adesso poi ci fù il fascismo che dava molto spazio allo sport ma lo sport è rimasto connotato dalla violenza e dal fanatismo e d è diventato tutto un buisinnes.Sono alquanto ridicole le difese che si prendono per quei poteri che vorrebbero farle.Poi Roma ha bisogno di asili nido di welfare di diventare una capitale europea della cura dei suoi beni artistici e monumentali.Lo sport è meglio farlo più che guardarlo.Bacio e mani?come è messa male la classe dirigente di roma
ao forza lazio,ma de che,ma che sta di,mò te metto e mani addosso
lazio ale ale, lazio ale ale,forza lazio lazio ale ale,ao sò tifoso daa roma
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda flaviomob il 24/09/2016, 12:39

Virginia Raggi ha fatto bene: le Olimpiadi a Roma sarebbero state un disastro

I giochi di Roma 2024 sarebbero stato un rischio insensato per una città in crisi. E poco importano le polemiche con Malagò sui trentacinque minuti di ritardo e sulla diretta streaming del loro incontro. C’era da prendere una decisione ed è stata presa quella giusta
di Francesco Cancellato

Per una volta, evitiamo di bordeggiare con polemicucce stucchevoli e create ad arte, dai trentacinque minuti di ritardo del sindaco all’incontro con la delegazione del Coni guidata dal presidente Malagò sino alla richiesta che l’incontro tra le due delegazione avvenisse in streaming, che è una pagliacciata senza senso sia che a chiederlo siano i Cinque Stelle, sia che siano i loro oppositori.

Andiamo dritti al punto, per una volta: aveva senso o no fare le olimpiadi a Roma? La risposta, l’unica sensata, è no. Senza alcun se o ma. E i motivi di una scelta simile sono sensati e perfettamente razionali sia che li esponga un tecnico come Mario Monti sia che a farlo sia una giovane politica probabilmente catapultata in un gioco più grande di lei come Virginia Raggi.

Il primo motivo è di ordine strettamente contabile. Il conto economico di qualunque edizioni dei giochi olimpici - con la lodevole eccezione di Los Angeles 1984, edizione realizzata interamente con fondi privati - è vergato con una matita rosso fuoco. Barcellona 1992 perse 6 miliardi di dollari, Atene nel 2004 ne perse 10, Pechino nel 2008 addirittura 40. E se vogliamo andare ancora indietro nel tempo furono disastri economici anche le olimpiadi di Monaco 1972 e di Montreal 1976, in cui i costi lievitarono da 250 milioni a 2 miliardi di dollari.

Tutti passivi, questi, al netto dei ricavi e dei contributi del Comitato Olimpico e degli sponsor. Costi sulla collettività, in altre parole. Ha senso farlo, in un Paese in cui pare non ci siano soldi per abbassare le tasse, per un fondo contro la povertà degno di questo nome, per la banda larga, per l’istruzione e la ricerca? Quale assurdo entusiasmo infantile e cieco patriottismo - ”facciamogliela vedere noi, di cosa siamo capaci“ - può non tenere conto del rischio enorme che si addossa a chi dovrà ripianare il più che probabile buco che i giochi olimpici scaveranno? Non è un caso che anche Boston e Amburgo, città che in confronto a Roma scoppiano di salute, abbiano ritirato la loro candidatura dopo un referendum popolare. Americani e tedeschi anti-patriotici? No, semplicemente razionali.

Barcellona 1992 perse 6 miliardi di dollari, Atene nel 2004 ne perse 10, Pechino nel 2008 addirittura 40. E se vogliamo andare ancora indietro nel tempo furono disastri economici anche le olimpiadi di Monaco 1972 e di Montreal 1976, Non è un caso che anche Boston e Amburgo, città che in confronto a Roma scoppiano di salute, abbiano ritirato la loro candidatura dopo un referendum popolare. Americani e tedeschi anti-patriotici? No, semplicemente razionali
Questo in generale. Poi c’è un problema Italia, che non può essere sottovalutato, né rubricato a un sentimento di rassegnazione nei confronti della mafia, della corruzione, delle inefficienze di burocrazia e giustizia. Perché ci sono, negarlo è da finti tonti. E con buona pace degli inguaribili ottimisti, se non li abbiamo risolti negli ultimi settant’anni non sarà un olimpiade a Roma a farci improvvisamente diventare scandinavi. Anche perché, al contrario, è proprio nei grandi eventi - meglio se sportivi - che diamo il peggio di noi.

Due esempi? Nel bilancio di previsione 2014 di Palazzo Chigi, tra le passività, c’erano ancora 61,2 milioni di euro da pagare relativi ai mondiali di calcio di Italia ’90 - presidente del comitato organizzatore Luca di Montezemolo. Si tratta di rate di mutui accesi nel 1987 per impianti che nel frattempo sono già stati demoliti come il Friuli di Udine e il Delle Alpi di Torino. E che dire delle mitiche Vele di Calatrava di Roma, simbolo di una cittadella dello sport che doveva costare 60 milioni di euro e ospitare i mondiali di nuoto del 2009 - presidente del comitato organizzatore Giovanni Malagò, per la cronaca - e che invece non ha ospitato un bel niente - per i mondiali è stato riadattato il Foro Italico - visto che è l’opera è ancora incompiuta e i costi per ultimarla sono lievitati a 462 milioni?

Nel bilancio di previsione 2014 di Palazzo Chigi, tra le passività, c’erano ancora 61,2 milioni di euro da pagare relativi ai mondiali di calcio di Italia ’90. Si tratta di rate di mutui accesi nel 1987 per impianti che nel frattempo sono già stati demoliti come il Friuli di Udine e il Delle Alpi di Torino. E che dire delle mitiche Vele di Calatrava di Roma?
Già, perché c’è pure un problema Roma. Città allo sbando da almeno un decennio, con un fardello di 13 miliardi di debiti, con una manutenzione ordinaria che grida allo scandalo, municipalizzate come Atac e Ama con voragini contabili da ripianare, che impallidiscono nel confronto impietoso con le loro corrispettive milanesi Atm e A2A. E se non bastasse, con un’associazione a delinquere scoperta dall’inchiesta Mafia Capitale del 2014, che secondo gli inquirenti controllava ogni appalto che passasse per l’Urbe, grazie al canale privilegiato che si era costruita con le amministrazioni pubbliche.

Da domani Raggi potrà concentrarsi sui problemi della città, che sono tanti. Dovrà farlo circondata dai nemici, che sono tanti e forti. Avesse aggiunto pure il carico delle Olimpiadi sarebbe stato da pazzi. Fortunatamente ieri ha dimostrato di non esserlo. Buon per lei, per Roma e per l’Italia.
E a ben vedere c’è pure un problema Movimento Cinque Stelle. Che con Virginia Raggi guidano la Capitale da pochi mesi. E che, con tutte le indulgenze che si devono a chi si ritrova senza alcuna esperienza pregressa a gestire una situazione disperata come quella in cui versa Roma, hanno dimostrato in questi mesi tutte le loro debolezze, la loro idiosincrasia con il potere e la sua gestione, le loro guerre interne. Da domani Raggi potrà concentrarsi sugli assessori che ancora mancano alla sua giunta, sulle deliberazioni lasciate in sospeso per troppo tempo, su una città che di fatto è oggi senza una guida, né un indirizzo chiaro. Dovrà farlo circondata dai nemici, che sono tanti e forti e che le tenderanno tranelli ogni volta che possono. Avesse aggiunto pure il carico delle Olimpiadi sarebbe stato da pazzi. Fortunatamente ieri ha dimostrato di non esserlo. Buon per lei, per Roma e per l’Italia.

http://www.linkiesta.it/it/article/2016 ... -di/31848/


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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda Robyn il 24/09/2016, 14:05

Anche io avrei fermato le olimpiadi ed in tutto questo i ladri non c'entrano nulla,perche i ladri si possono fermare.Queste sono tipi di opere che fai un preventivo programmi dei costi e te li trovi triplicati e i ladri non c'entrano nulla.Le infrastrutture necessarie vanno fatte.Poi concorrono al no altre cose come ad esempio al posto di pensare alle olimpiadi pensare a Roma come capitale europea con servizi funzionanti città pulita dai grafiti strade scorrevoli e con poco traffico welfare e asili nido.Quella di Virginia Raggi è stata una scelta legittima e la critica acritica dei poteri forti non fà altro che portare acqua al mulino dei pentastelle.Da oggi nessun potere forte può imporre un'agenda su cosa fare ai partiti.Se le infrastrutture sono necessarie si fanno altrimenti non si fanno.Per ex la messa in sicurezza delle abitazioni antiche con criteri antisismici è necessaria e si fà
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda pianogrande il 24/09/2016, 15:55

Per i 5 Stelle, gli avversari politici sono "nemici".
Vabe'...
Naturalmente, solo a loro è permesso questo linguaggio.

Se invece ci sono nemici veri, nel senso di minacce fisiche e quant'altro, quelli come si chiamano?

Comunque, fino a questo momento ed augurando momenti migliori, questi nemici dovrebbero solo fregarsi le mani.

Non credo ci sia mai stato un Campidoglio così debole a Roma e il motto mussoliniano (molti nemici etc.) non mi sembra assolutamente applicabile a questa situazione.
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Re: Il M5S, la monnezza ed i conflitti di interesse

Messaggioda Robyn il 24/09/2016, 16:55

M Renzi è andato a dire sù indicazione dei poteri forti a Virginia Raggi di cambiare mestiere come se loro fossero capaci e intelligenti.I partiti sono indipendenti dai poteri forti agiscono in piena autonomia e i poteri forti non possono pretendere di imporre la loro agenda non si devono mettere in mezzo
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