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Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto pes

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Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto pes

Messaggioda gabriele il 17/08/2016, 8:25

Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto pesa più di Brexit"

Dal Wall Street Journal al New York Times, dal Financial Times al Paìs la stampa internazionale mette l'Italia al centro della crisi e vede nella consultazione autunnale il possibile epicentro di un nuovo shock politico per l'Ue
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI

NEW YORK - Il referendum italiano è "più importante di Brexit". Lo sostiente il Wall Street Journal nell'edizione di ferragosto. Mette l'Italia al centro della crisi europea: per ragioni di stagnazione economica, e non solo. L'analisi preoccupata del quotidiano Usa s'inserisce in un crescendo di attenzione sulla scadenza d'autunno: anche il New York Times e il Financial Times hanno lanciato segnali simili, additando nell'Italia l'anello debole della crescita europea (dati di venerdì).

Ma anche il possibile epicentro di un nuovo shock politico che indebolirebbe la già traballante Unione. L'allarme non è riservato ai media anglosassoni: il giornale spagnolo El Paìs ha definito l'Italia "la nuova malata d'Europa che potrebbe trascinare il continente in una ricaduta nella crisi". Diversi emissari della finanza e dell'industria globale, dagli uomini di George Soros a top manager della Silicon Valley, hanno confidato preoccupazioni analoghe in occasione delle loro visite in Italia. Da più parti si trae una conseguenza immediata: il governo Renzi deve ottenere da Bruxelles un margine di tolleranza più ampio, per lanciare una robusta manovra di bilancio a favore della crescita.

A riaccendere i riflettori sul caso Italia sono stati i pessimi dati che hanno chiuso la scorsa settimana: l'eurozona nell'insieme cresce, ancorché debolmente, perché è trainata da una performance della Germania migliore del previsto, ma l'Italia si è fermata e questa sua frenata rallenta tutti. L'analisi del Wall Street Journal sottolinea che siamo alle prese con un male antico, antecedente alla grande crisi globale del 2008, visto che "dal 1996 al 2011 la crescita italiana è stata in media dello 0,9% annuo contro +1,4% in Germania, +1,8% in Francia, +2,6% in Spagna". Le conseguenze del lungo ristagno italiano le pagano anzitutto i giovani. La disoccupazione giovanile da noi raggiunge il 36,5% contro una media europea del 20,8%.

La questione italiana non è scoppiata all'improvviso sulla stampa straniera di ferragosto. Un antefatto c'era stato un mese prima, con la copertina ansiogena dell'Economist: l'immagine di un autobus pericolante, in precario bilico sul ciglio di un precipizio, pronto a cadere nel burrone sottostante. La fiancata dell'autobus era dipinta col nostro tricolore. In quel caso la denuncia partiva dalle banche italiane in dissesto. Ma The Economist inseriva l'analisi nel contesto di un allarme-paese più generale, descrivendo l'Italia con questi tratti drammatici: "Quarta economia d'Europa, una delle più fragili col debito pubblico al 135% del Pil, con il tasso di occupazione adulta più basso dopo la Grecia, un'economia agonizzante da anni, soffocata da eccessi normativi e produttività debole".

Il Wall Street Journal nell'edizione del 15 agosto ha aggiunto a questo quadro fosco la variabile politica: "È questo scenario che rende il referendum vitale, probabilmente più importante di Brexit". Il giornale americano riferisce che "i mercati sono concentrati sulla posta in gioco politica del referendum", cioè il rischio che una bocciatura degli elettori travolga Renzi, "ma il vero costo per l'Italia sarebbe che l'economia resterebbe inchiodata nella sua stagnazione di lungo termine", rendendo più difficile la soluzione di tanti problemi: dal debito pubblico alle sofferenze bancarie.

L'altro grande quotidiano americano, il New York Times, sempre a Ferragosto riprende l'analisi dettagliata dell'agenzia Reuters sulla "stabilità a rischio in Italia". Su quattro scenari relativi all'esito del referendum d'autunno, ben tre sono negativi. Primo: "Il referendum viene bocciato. Renzi si dimette e il Senato sopravvive. Il sistema elettorale si converte in una proporzionale che rende ancora più difficile capire chi comanda. Nuove elezioni, con Camera e Senato potenzialmente in mano a maggioranze diverse". Risultato: ingovernabilità a perdita d'occhio. Il secondo scenario New York Times-Reuters vede Renzi sconfitto ma capace di sopravvivere alleandosi con Forza Italia "per guadagnare tempo e riformare la legge elettorale prima di un'elezione parlamentare nel 2018". Un governo simile "trascurerà l'economia, mentre crescerà il consenso per i 5 stelle che vogliono un referendum sull'appartenenza all'euro". Terzo scenario, l'unico positivo: "Renzi vince e riesce a far passare la riforma della giustizia, della pubblica amministrazione, delle sofferenze bancarie". Ma c'è posto per un ultimo scenario in cui la vittoria dei sì al referendum non è affatto positiva: "Se Renzi non riesce a risanare l'economia, il M5S vince nel 2018, e non ha più limitazioni vista la debolezza del nuovo Senato".

Il New York Times conclude con un'esortazione identica a quella con cui si chiude l'articolo del Wall Street Journal: la necessità di un potente stimolo fiscale. Ed è la stessa lezione a cui il Financial Times dedica un intero editoriale. Intitolato: "Renzi deve lanciare un'offensiva per lo stimolo". Questa pressione ha come destinatari finali Bruxelles e Berlino. Anche il Financial Times considera come "un errore di Renzi l'aver personalizzato il referendum" e prevede che "molti italiani coglieranno l'occasione per votare contro un governo sempre più impopolare". Ma lo sbaglio è stato fatto, e a questo punto Renzi "deve ottenere libertà di manovra dall'Unione europea". In fatto di austerity, le regole non sono più applicate con la severità di un tempo. Molti osservatori ricordano che Bruxelles ha già dimostrato tolleranza verso la Francia, la Spagna e il Portogallo quando non hanno rispettato i vincoli di bilancio. Si potrebbe aggiungere che dopo Brexit l'incubo di altre defezioni ha ridotto ai minimi storici la disciplina interna, nonché la capacità di pressione della Germania sui propri partner. In fatto di lassismo europeo, stanno accadendo cose ben più gravi in campo extra-economico: l'impotenza dell'Unione di fronte agli abusi contro lo Stato di diritto in Polonia e Ungheria. Un po' di elasticità sulle manovre pubbliche a sostegno della crescita, sarebbe un segnale di rinsavimento per fermare in extremis l'onda anti-europea di tante opinioni pubbliche.

Le esortazioni a Renzi perché prima del referendum si svincoli dalla soggezione verso Bruxelles, si spiegano anche con la delusione per l'operato della Banca centrale europea. I dati di venerdì sulla crescita dell'eurozona, sempre fiacca se paragonata a quella americana (o a maggior ragione se confrontata con gli anni d'oro, dai Sessanta ai Novanta), hanno innescato nuove bordate di giudizi negativi sul "quantitative easing" in versione Bce. Quegli acquisti di titoli, pur mantenendo ai minimi storici i tassi d'interesse, non stanno rianimando la crescita come invece era avvenuto nella prima versione (made in Usa) del "quantitative easing" applicato dalla Federal Reserve tra il 2009 e il 2015. È la conferma di quanto sostengono da tempo gli economisti della sinistra neokeynesiana, da Paul Krugman a Joseph Stiglitz: la politica monetaria da sola non basta, ci vuole anche
una manovra di bilancio per rianimare un'economia così malata. Meno tasse, più investimenti pubblici. Renzi dia l'esempio, se non vuol perdere il referendum d'autunno e scatenare un effetto Brexit al quadrato: il messaggio è corale, dagli osservatori stranieri.

http://www.repubblica.it/politica/2016/ ... 146115431/
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Re: Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto

Messaggioda gabriele il 17/08/2016, 8:26

Lo scoppio della terza guerra mondiale dipenderà dall'esito del referendum...
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Re: Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto

Messaggioda pianogrande il 17/08/2016, 9:57

Non mi sembra la banalizazione un approccio utile ad affrontare un problema che tale è: un problema.

Certamente, chi è per il no tenderà a banalizzare come hanno fatto (tanto per usare gli stesi parametri di riferimento dell'articolo) i sostenitori della Brexit che irridevano i timori relativi alle conseguenze (per poi tagliare la corda al momento cruciale ma quest'ultimo paragone sarebbe arbitrario).

Il problema della governabilità e dell'affidabilità di questo governo, non sarà "la terza guerra mondiale" ma è un problema di enorme rilevanza e non mi sembrano affatto esagerate le preoccupazioni degli osservatori internazionali che vedono, a fronte della criticità della Brexit, una Unione Europea già traballante di suo.

Questa mancata solidità, nella quale rientra e in modo rilevante la non solidità dell'Italia, apre la strada a ulteriori sconquassi che possono far piacere solo a chi non vuole una EU competitiva.

Riuscirà Renzi a dare una svolta positiva quando siamo ormai in dirittura di arrivo?

Continuo ad augurarmi di sì perché l'alternativa non mi piace e non mi fa neanche più sperare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto

Messaggioda gabriele il 17/08/2016, 10:50

pianogrande ha scritto:Non mi sembra la banalizazione un approccio utile ad affrontare un problema


Infatti banalizzo la propaganda irriverente, e un po' sciocca, di Repubblica
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Re: Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto

Messaggioda mariok il 17/08/2016, 13:03

Nell'articolo di Rampini non mi pare ci sia nulla di propagandistico.

Sono essenzialmente riportate le preoccupazioni della stampa internazionale per la situazione italiana che mi sembrano del tutto condivisibili.
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Re: Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto

Messaggioda gabriele il 17/08/2016, 13:45

mariok ha scritto:Nell'articolo di Rampini non mi pare ci sia nulla di propagandistico.

Sono essenzialmente riportate le preoccupazioni della stampa internazionale per la situazione italiana che mi sembrano del tutto condivisibili.


Certo, con la soluzione ultima che con il sì la referendum si scongiurerebbe la catastrofe, propugnata non a caso nelle primissime righe.

Commuovente anche il passaggio nel quale il WSJ, a dire del giornalista, scrive una "analisi preoccupata" per la situazione italiana. Con tutta l'empatia di casa nostrana

Semmai l'analisi è preoccupante .
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Re: Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto

Messaggioda mariok il 17/08/2016, 14:18

Non si sostiene che il sì scongiurerebbe la catastrofe, ma che una vittoria del no complicherebbe ancora di più una situazione già di per sé preoccupante (il termine "analisi preoccupata", dovuta appunto ad una situazione preoccupante, mi sembra grammaticalmente più che corretto).

E' un fatto incontrovertibile che le cose si metterebbero al peggio con la vittoria del no, seguita da un'inevitabile crisi di governo, senza una maggioranza alternativa a quella già scalcagnata di oggi, con un due leggi elettorali che riproporrebbero dopo eventuali elezioni la stessa situazione di confusione, con uno scenario politico del tutti contro tutti che non può certo far ipotizzare un accordo per una nuova legge elettorale.

Come pensiamo che reagirebbero i mercati ad una tale situazione? L'unica sarebbe quella di inventarci un altro governo tecnico e ripetere, se possibile ancora in peggio, l'esperienza del 2011. E questa volta non credo che ci verrebbe risparmiata un'altra troika tipo Grecia.

Tutto ciò non è un buon motivo per approvare una riforma su cui non si è d'accordo accettando di fatto un ricatto? Probabile. Ma ciò nulla cambia dello scenario che si prospetta.
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Re: Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto

Messaggioda trilogy il 17/08/2016, 18:42

Quello che fa impressione è la resilienza di alcuni paesi rispetto all'Italia. Qua ogni minima avversità si trasforma in una catastrofe biblica.

LONDRA - Brexit non pesa sul mercato del lavoro britannico, almeno per ora. Il numero di disoccupati è sceso di 52mila unità a 1,64 milioni nel trimestre aprile-giugno, il minimo da otto anni, secondo dati ufficiali resi noti oggi dall'Ufficio nazionale di statistica (Ons). Il tasso di disoccupazione resta invariato al 4,9%, mentre il tasso di occupazione (74,5%) ha toccato il massimo storico.

Contrariamente alle previsioni il numero di richieste di sussidi nel mese di luglio, il primo dopo il referendum, è sceso di 8.600 unità a 763.600, un altro segnale della buona salute del mercato del lavoro. Positivo anche l'aumento del 2,4% delle retribuzioni medie in giugno, in seguito all'entrata in vigore di un nuovo salario minimo più alto. Il rallentamento che molti economisti temevano dopo il voto a favore di lasciare l'Unione Europea non si è materializzato, ma secondo gli esperti è solo questione di tempo.[..]

[..]«L'aspettativa era che l'occupazione avrebbe sofferto dopo il referendum, con un aumento dei disoccupati e delle richieste di sussidi, mentre i dati di oggi sono una dimostrazione che forse le imprese non sono così convinte che Brexit porti a un rallentamento dell'economia - ha detto Joshua Mahony, analista di IG a Londra. – I dati potrebbero dissipare la convinzione della Banca d'Inghilterra di dover intervenire di nuovo nei prossimi mesi. Forse l'ulteriore taglio dei tassi accennato da Mark Carney diventerà realtà più tardi del previsto».[..]

fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... id=ADE5Mj6
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Re: Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto

Messaggioda mariok il 23/08/2016, 18:42

trilogy ha scritto:Quello che fa impressione è la resilienza di alcuni paesi rispetto all'Italia. Qua ogni minima avversità si trasforma in una catastrofe biblica.

LONDRA - Brexit non pesa sul mercato del lavoro britannico, almeno per ora. Il numero di disoccupati è sceso di 52mila unità a 1,64 milioni nel trimestre aprile-giugno, il minimo da otto anni, secondo dati ufficiali resi noti oggi dall'Ufficio nazionale di statistica (Ons). Il tasso di disoccupazione resta invariato al 4,9%, mentre il tasso di occupazione (74,5%) ha toccato il massimo storico.


Forse perché abbiamo un debito superiore a quello Uk di oltre 40 punti di Pil? :?:
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Re: Referendum, l'allarme negli Usa e in Europa: "Quel voto

Messaggioda pianogrande il 08/09/2016, 17:03

OK.
Ognuno faccia gli "incontri" che vuole anche se continuo a non capire perché l'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) debba avere una unica posizione su un referendum politico pur essendo (o forse solo essendo nata come) associazione di tutti i partigiani tra i quali le opinioni politiche non erano certamente omogenee pur essendo uniti dall'ideale anti fascista.

http://www.repubblica.it/politica/2016/ ... ef=HREC1-3

Adesso scopro, dall'articolo, che anche la CGIL (Confederazione Generale Italiana Lavoratori) si sta attivando per avere "una posizione ufficiale".

Ma perché?
Perché un sindacato dei lavoratori deve avere una posizione ufficiale su un referendum politico?

Aumenta la lista di chi si vuole intestare il referendum?

Mi viene anche una risposta diversa.
Aumenta l'ingorgo a sinistra del PD dove tutti si vogliono posizionare in attesa di veder passare il cadavere del governo.
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