«Musulmani domenica in chiesa»
L’appello degli imam francesi
fa esultare Avvenire: «Grande cosa»
La Coreis: facciamolo anche in Italia
«Abituati come siamo al cinismo e al pessimismo, quasi fatichiamo a crederci», scrive il quotidiano dei vescovi. Che riassume la posizione dialogante del pontefice, convinto che la «guerra mondiale» in corso non sia tra religioni. E la Cei apprezza la scelta della Comunità religiosa islamica di seguire l’esempio francese: «Gesto enorme»
di Gianluca Mercuri
«Sarebbe una cosa grande. Se anche solo uno su dieci dei cinque milioni di islamici che vivono in Francia rispondesse all’appello del Consiglio francese per il culto musulmano e domenica si recasse in una chiesa, nell’ora della Messa, in segno di solidarietà dopo Rouen, sarebbe davvero una cosa grande. Tanto grande che, abituati come siamo al cinismo e al pessimismo, quasi fatichiamo a crederci». Così Avvenire accoglie, in un editoriale firmato da Martina Corradi, l’iniziativa lanciata venerdì dall’organismo ufficiale dell’Islam francese, che chiede ai fedeli di esprimere «solidarietà e compassione» ai cattolici e a padre Jacques Hamel, il sacerdote massacrato martedì 26 luglio da due terroristi islamici nella sua chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray.
La scelta della Coreis e l’apprezzamento della Cei
La presa di posizione del quotidiano dei vescovi ha un effetto importante anche in Italia. La Coreis (Comunità religiosa islamica) annuncia che «darà seguito a questa iniziativa di testimonianza di fratellanza spirituale» e che domenica suoi delegati «porteranno il saluto in chiesa al vescovo e al parroco nelle seguenti città: Roma, Milano, Novara, Genova, Verona, Sondrio, Ventimiglia, Brescia, Vicenza, Fermo, Siena, Piacenza, Brindisi, Palermo e Agrigento». La nota della Coreis sembra esprimere la consapevolezza delle necessità di un gesto simbolico forte dopo l’ondata di attacchi terroristici di matrice islamista: «Ci sembra fondamentale in questo momento drammatico dare con questo saluto dei musulmani d’Italia un segno concreto di profondo rispetto della sacralità dei riti, dei ministri e dei luoghi di culto del Cristianesimo». Una scelta subito apprezzata da monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, teologo e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso: «Credo che sia un segno molto bello, un segno che aspettavamo e vuol dire che i credenti di tutte le religioni, in particolare cristiani e musulmani, condannano la violenza in nome di Dio, considerandola falsa e contraria ad ogni ispirazione religiosa». «È un gesto enorme, mette fuori gioco chi vuole dividere, chi vuole una strategia del terrore», conferma il portavoce Cei, don Ivan Maffeis, che ricorda che «il presidente Bagnasco aveva chiesto un segno, di far sentire la loro voce» perché «la strada non sono i muri», e il gesto «è arrivato».
La Grande Moschea di Roma: «Non basta»
Al contrario che in Francia, tuttavia, l’Islam italiano non ha un unico organismo che lo rappresenti, e le differenze di vedute (e di interessi, e di sponsor) si sono manifestate anche in questa occasione. La Grande moschea di Roma ha scelto infatti di dissociarsi. Il motivo? «Non basta», commenta il portavoce Omar Camiletti, che chiede più di un «gesto simbolico»: «Abbiamo bisogno di contrastare l’eccesso di separatezza. Per questo siamo andati con studenti e adolescenti in alcune chiese di Roma come San Pietro. Più che un gesto simbolico è necessario impostare un lavoro permanente di conoscenza e di avvicinamento ad un luogo della religione della maggior parte degli italiani: le chiese cattoliche».
Le critiche «sporadiche» e la posizione di Francesco
L’iniziativa della massima istanza dell’Islam francese è in ogni caso un passo senza precedenti e atteso da tempo, che rappresenta una prima risposta importante alle richieste che le comunità musulmane europee si vedono rivolgere da istituzioni e media affinché condannino senza ombre e senza distinzioni il terrorismo che agisce in nome della loro fede: nei giorni scorsi lo stesso Avvenire aveva definito troppo «sporadiche» le prese di distanza delle mondo islamico dalla sua ala jihadista. E il Corriere, in questo commento di Paolo Lepri, si era espresso in modo analogo. L’editoriale di oggi del quotidiano della Cei, d’altra parte, è un’ottima sintesi della posizione — culturale e spirituale — espressa dall’attuale pontificato sulla «guerra mondiale» in corso, che non è, afferma il Papa, una guerra di religione o tra religioni, ma una guerra dichiarata da organizzazioni di assassini in nome di un’interpretazione assassina dell’Islam.
Il no ad «accostamenti sommari»
La mossa degli imam francesi scalda dunque il cuore della Chiesa, perché — ribadisce Martina Corradi — «si può dire che già questo appello, dall’organismo che rappresenta in maniera ufficiale le 2.500 moschee del Paese, è ciò che si sperava, uno dei segni che si attendevano. Non solo la presa di posizione di un imam o di un altro, ma l’invito a un gesto corale». Il Papa — accusato dalla stampa di destra di immobilismo e di «non chiamare le cose con il loro nome» — si conferma leader concreto che guarda ai fatti e nemmeno nel frangente più drammatico rinuncia al dialogo, convinto che identificare un’intera comunità con il terrorismo sia il più grande assist possibile agli assassini. L’editoriale ne esprime il pensiero con chiarezza: «Bisognerà vedere se i musulmani di Francia raccoglieranno l’appello: se condividono la nostra volontà di pace o se già, sentendosi sommariamente accostati agli estremisti, non hanno maturato una posizione ostile o timorosa. Bisognerà vedere e bisogna pregare per questa domenica francese. Quale respiro buono verrebbe a tutti noi, se davvero accadesse, da una domenica francese di solidarietà e di pace». La Chiesa aspetta i musulmani ma non accuserà chi non verrà: sarà colpa dell’«accostamento sommario» tra gli assassini e un miliardo e mezzo di persone.
http://www.corriere.it/esteri/16_luglio ... a3a8.shtml