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L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono divi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda gabriele il 30/07/2016, 19:52

«Musulmani domenica in chiesa»
L’appello degli imam francesi
fa esultare Avvenire: «Grande cosa»
La Coreis: facciamolo anche in Italia
«Abituati come siamo al cinismo e al pessimismo, quasi fatichiamo a crederci», scrive il quotidiano dei vescovi. Che riassume la posizione dialogante del pontefice, convinto che la «guerra mondiale» in corso non sia tra religioni. E la Cei apprezza la scelta della Comunità religiosa islamica di seguire l’esempio francese: «Gesto enorme»
di Gianluca Mercuri

«Sarebbe una cosa grande. Se anche solo uno su dieci dei cinque milioni di islamici che vivono in Francia rispondesse all’appello del Consiglio francese per il culto musulmano e domenica si recasse in una chiesa, nell’ora della Messa, in segno di solidarietà dopo Rouen, sarebbe davvero una cosa grande. Tanto grande che, abituati come siamo al cinismo e al pessimismo, quasi fatichiamo a crederci». Così Avvenire accoglie, in un editoriale firmato da Martina Corradi, l’iniziativa lanciata venerdì dall’organismo ufficiale dell’Islam francese, che chiede ai fedeli di esprimere «solidarietà e compassione» ai cattolici e a padre Jacques Hamel, il sacerdote massacrato martedì 26 luglio da due terroristi islamici nella sua chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray.

La scelta della Coreis e l’apprezzamento della Cei

La presa di posizione del quotidiano dei vescovi ha un effetto importante anche in Italia. La Coreis (Comunità religiosa islamica) annuncia che «darà seguito a questa iniziativa di testimonianza di fratellanza spirituale» e che domenica suoi delegati «porteranno il saluto in chiesa al vescovo e al parroco nelle seguenti città: Roma, Milano, Novara, Genova, Verona, Sondrio, Ventimiglia, Brescia, Vicenza, Fermo, Siena, Piacenza, Brindisi, Palermo e Agrigento». La nota della Coreis sembra esprimere la consapevolezza delle necessità di un gesto simbolico forte dopo l’ondata di attacchi terroristici di matrice islamista: «Ci sembra fondamentale in questo momento drammatico dare con questo saluto dei musulmani d’Italia un segno concreto di profondo rispetto della sacralità dei riti, dei ministri e dei luoghi di culto del Cristianesimo». Una scelta subito apprezzata da monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, teologo e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso: «Credo che sia un segno molto bello, un segno che aspettavamo e vuol dire che i credenti di tutte le religioni, in particolare cristiani e musulmani, condannano la violenza in nome di Dio, considerandola falsa e contraria ad ogni ispirazione religiosa». «È un gesto enorme, mette fuori gioco chi vuole dividere, chi vuole una strategia del terrore», conferma il portavoce Cei, don Ivan Maffeis, che ricorda che «il presidente Bagnasco aveva chiesto un segno, di far sentire la loro voce» perché «la strada non sono i muri», e il gesto «è arrivato».

La Grande Moschea di Roma: «Non basta»

Al contrario che in Francia, tuttavia, l’Islam italiano non ha un unico organismo che lo rappresenti, e le differenze di vedute (e di interessi, e di sponsor) si sono manifestate anche in questa occasione. La Grande moschea di Roma ha scelto infatti di dissociarsi. Il motivo? «Non basta», commenta il portavoce Omar Camiletti, che chiede più di un «gesto simbolico»: «Abbiamo bisogno di contrastare l’eccesso di separatezza. Per questo siamo andati con studenti e adolescenti in alcune chiese di Roma come San Pietro. Più che un gesto simbolico è necessario impostare un lavoro permanente di conoscenza e di avvicinamento ad un luogo della religione della maggior parte degli italiani: le chiese cattoliche».

Le critiche «sporadiche» e la posizione di Francesco

L’iniziativa della massima istanza dell’Islam francese è in ogni caso un passo senza precedenti e atteso da tempo, che rappresenta una prima risposta importante alle richieste che le comunità musulmane europee si vedono rivolgere da istituzioni e media affinché condannino senza ombre e senza distinzioni il terrorismo che agisce in nome della loro fede: nei giorni scorsi lo stesso Avvenire aveva definito troppo «sporadiche» le prese di distanza delle mondo islamico dalla sua ala jihadista. E il Corriere, in questo commento di Paolo Lepri, si era espresso in modo analogo. L’editoriale di oggi del quotidiano della Cei, d’altra parte, è un’ottima sintesi della posizione — culturale e spirituale — espressa dall’attuale pontificato sulla «guerra mondiale» in corso, che non è, afferma il Papa, una guerra di religione o tra religioni, ma una guerra dichiarata da organizzazioni di assassini in nome di un’interpretazione assassina dell’Islam.

Il no ad «accostamenti sommari»

La mossa degli imam francesi scalda dunque il cuore della Chiesa, perché — ribadisce Martina Corradi — «si può dire che già questo appello, dall’organismo che rappresenta in maniera ufficiale le 2.500 moschee del Paese, è ciò che si sperava, uno dei segni che si attendevano. Non solo la presa di posizione di un imam o di un altro, ma l’invito a un gesto corale». Il Papa — accusato dalla stampa di destra di immobilismo e di «non chiamare le cose con il loro nome» — si conferma leader concreto che guarda ai fatti e nemmeno nel frangente più drammatico rinuncia al dialogo, convinto che identificare un’intera comunità con il terrorismo sia il più grande assist possibile agli assassini. L’editoriale ne esprime il pensiero con chiarezza: «Bisognerà vedere se i musulmani di Francia raccoglieranno l’appello: se condividono la nostra volontà di pace o se già, sentendosi sommariamente accostati agli estremisti, non hanno maturato una posizione ostile o timorosa. Bisognerà vedere e bisogna pregare per questa domenica francese. Quale respiro buono verrebbe a tutti noi, se davvero accadesse, da una domenica francese di solidarietà e di pace». La Chiesa aspetta i musulmani ma non accuserà chi non verrà: sarà colpa dell’«accostamento sommario» tra gli assassini e un miliardo e mezzo di persone.

http://www.corriere.it/esteri/16_luglio ... a3a8.shtml
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Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda mariok il 02/08/2016, 22:55

Questo incontro tra religioni non mi tranquillizza per niente e non mi sembra rappresenti la giusta soluzione ai fondamentalismi.

C'è un grande assente: la libertà di credere ma anche di non credere.

Questione non banale, ove si consideri che in ben 13 paesi nel mondo, per lo più islamici, la non-credenza è un reato punibile con la pena di morte. Ma anche in occidente non sono infrequenti le discriminazioni verso i non-credenti.

http://www.termometropolitico.it/122713 ... itati.html

Un conoscente musulmano, al quale facevo osservare che il corano non è assolutamente tenero con i "miscredenti", ha creduto di tranquillizzarmi dicendo che noi cristiani, definiti come "quelli del libro", non siamo considerati miscredenti. Come se la fede in una religione piuttosto che in un'altra, o la mancanza di fede, fosse un criterio per classificare le persone e determinare il trattamento da riservargli.

Il concetto di laicità in certe culture è ancora qualcosa di inconcepibile.
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Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda pianogrande il 03/08/2016, 1:51

Proclamare in modo così evidente che non c'è in corso nessuna guerra di religione è già un passo avanti enorme.

Questo non significa che, allora, ognuna di queste due religioni concorda con i comandamenti dell'altra ma semplicemente che le due religioni non sono in guerra.
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Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda mariok il 03/08/2016, 7:51

Non dico che questo incontro tra religioni non sia positivo.

Penso solo che non sia la soluzione e, da ateo, non mi sento affatto più tranquillo.

Anche se gli islamici cosiddetti moderati non ce l'hanno con i cristiani, resta il fatto che per il corano l'apostasia è una grave colpa da combattere anche con la violenza.

Resto convinto che il problema riguardi solo in minima parte il rapporto tra religioni diverse ed in massima parte tra due concezioni diverse dei rapporti umani: quella confessionale, secondo cui le convinzioni religiose hanno una dimensione sociale e politica, e quella laica, secondo cui tali convinzioni riguardano esclusivamente la sfera della libertà individuale.

Siamo in realtà in presenza non di una guerra tra religioni, ma di culture.
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Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda pianogrande il 03/08/2016, 10:36

mariok ha scritto:......... Resto convinto che il problema riguardi solo in minima parte il rapporto tra religioni diverse ed in massima parte tra due concezioni diverse dei rapporti umani: quella confessionale, secondo cui le convinzioni religiose hanno una dimensione sociale e politica, e quella laica, secondo cui tali convinzioni riguardano esclusivamente la sfera della libertà individuale.

Siamo in realtà in presenza non di una guerra tra religioni, ma di culture.


Differenza (profonda differenza) di culture ma non vedo la "guerra".

O, meglio, vedo la guerra ma una guerra dove la religione viene presa a pretesto; viene strumentalizzata e questo sia da una parte che dall'altra.
I santi e fanatici difensori dei crocifissi negli edifici pubblici (tanto per fare un esempio dalla nostra parte, strumentalizzano la religione a fini di potere così come gli stati confessionali del mondo arabo.

La vera guerra santa (guerra culturale, per carità) va fatta alle strumentalizzazioni.
Va fatta a partire dal massimo livello del millantato credito e cioè alla più falsa e fanatica delle dichiarazioni che si riassume in "Dio è con noi".
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Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda gabriele il 03/08/2016, 13:17

mariok ha scritto:Penso solo che non sia la soluzione


Non è la soluzione ma è un tassello essenziale per la soluzione.

“La guerra è una contesa morale che viene vinta nel tempio prima di essere combattuta”
Sun Tzu

Imam e mussulmani che pregano nella Chiese è un togliere la terra sotto i piedi ai fondamentalisti islamici, e non solo islamici
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Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda pianogrande il 03/08/2016, 14:54

gabriele ha scritto:
mariok ha scritto:Penso solo che non sia la soluzione


Non è la soluzione ma è un tassello essenziale per la soluzione.

“La guerra è una contesa morale che viene vinta nel tempio prima di essere combattuta”
Sun Tzu

Imam e mussulmani che pregano nella Chiese è un togliere la terra sotto i piedi ai fondamentalisti islamici, e non solo islamici


....... e non solo islamici.
Questo è un punto importantissimo che spesso viene dimenticato dal fanatismo di casa nostra.
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Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda mariok il 10/08/2016, 12:18

Il problema è che i fondamentalismi religiosi non sono solo quelli del terrorismo. E quando ce li troviamo davanti, come dobbiamo comportarci?

Non credo che basti chiedere ai musulmani di prendere le distanze dal terrorismo e di rispettare i cristiani.

C'è una lunga serie di valori laici per i quali ci siamo battuti (ed in parte siamo costretti a batterci ancora) anche contro i nostri confessionalismi. Non capisco perché dovremmo far finta di non vedere quando vengono calpestati da altre culture.

Corrado Ocone
Filosofo, liberale

Ma quella tunica nera e il nijab sul campo da gioco mi lasciano perplesso
Pubblicato: 09/08/2016 18:08 CEST Aggiornato: 09/08/2016 18:08

La foto della giocatrice egiziana di beach volley, che alle Olimpiadi di Rio indossa una lunga tunica nera e il nijab, cioè il velo che copre quasi tutta la testa, ha fatto il giro del web ed è stata riprodotta dai giornali di tutto il mondo. Soprattutto perché le altre giocatrici di beach volley giocano ordinariamente in bikini.

È una foto significativa, che interroga le nostre coscienze. E che genera reazioni di diverso tipo. La prima reazione, la più immediata e ingenua, è quella di chi osserva con piacere non celato la coesistenza, in una competizione sportiva, di varie culture, tutte diverse, ognuna con il suo ordine di valori. Un mondo colorato, vario, e perciò bello, che sembra l'apoteosi del liberalismo interpretato come relativismo morale e multiculturalismo. Cioè interpretato male, alla maniera liberal. "Sogno un mondo....", diceva John Lennon nella sua Imagine, la canzone che ha forgiato l'immaginario di molti di noi.

Un bel sogno, quello di un mondo ove tutti vivono pacificamente e si esprimono a modo loro, in piena libertà. Ma un sogno, appunto. Passato il momento della gioiosa meraviglia, è probabile che in alcuni, ma solo in alcuni, sia sorta una riflessione, che ha messo capo a una serie di domande. Eccone alcune: ma non abbiamo da sempre criticato, noi progressisti e uomini emancipati, la morale cattolica, almeno così come essa veniva ancora interpretata fino a qualche decennio fa in certe sacche di bigottismo presenti nella provincia italiana? Non abbiamo combattuto, insieme alle nostre donne, per la liberazione del loro corpo, per una diversa morale sessuale? Perché dovremmo concedere alle donne di un'altra cultura quello che in passato non abbiamo concesso alla nostra?

A questo punto le strade dei così riflettenti si divaricano: c'è chi, francamente la minoranza (anche fra le femministe), riconosce la contraddizione; e c'è chi, la più parte, afferma che poi, in fin dei conti, anche la donna occidentale non è così libera. E deve sottostare a una serie di canoni di bellezza e comportamentali di tipo maschilista. O, semplicemente alle mode, pena suscitare l'ilarità dei più. Ma, a parte il fatto, che alla moda si può anche non rispondere, o interpretarla con creatività, non mi sembra che presso di noi ci sia alcuna imposizione. La retorica di stampo francofortese ha fatto il suo tempo. E, ammesso e non concesso che esista qualcosa come l'"industria culturale", il rapporto con le scelte dei singoli è, come sanno le menti più raffinate, molto dialettico e non certo biunivoco.

Un'atleta che non voglia mettersi la divisa nazionale, forse rischierebbe da noi l'epurazione dalla squadra, ma probabilmente la pressione dell'opinione pubblica sarà poi così forte che dovrà essere subito riammessa in squadra. E, sempre con molta probabilità, diventerebbe anche un'eroina pubblica. Sono le dinamiche mediatiche delle nostre società pluraliste, bellezza! Cosa accadrebbe invece a una campionessa di un paese musulmano se si rifiutasse di vestire in un certo modo, lo lascio a voi solo immaginare.

Il problema serio, a mio avviso, è non semplicemente la radicalizzazione, come suol dirsi, dei terroristi, ma la radicalizzazione in senso teocratico, e quindi illiberale, di tutte le società musulmane negli ultimi decenni. È con questo fenomeno epocale che dovremmo cominciare a fare i conti, ma non credo che ne saremo all'altezza. Mi auguro di sbagliarmi.
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Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda gabriele il 10/08/2016, 13:46

mariok ha scritto:Il problema è che i fondamentalismi religiosi non sono solo quelli del terrorismo.


e non esistono solo fondamentalismi religiosi. i peggiori li abbiamo visti nel 900. Hanno causa la sofferenza e la morte di milioni di persone.

Quindi la domanda è piuttosto come comportarsi di fronte al "fondamentalismo", in generale.

Con la conoscenza, lo studio e la scuola. Non c'è altro antidoto a chi usa i paraocchi come stile di vita
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Re: L'imam di Saint-Etienne: "Così i nuovi barbari vogliono

Messaggioda pianogrande il 10/08/2016, 13:55

vedo la giocatrice in tunica nera e nijab come un passaggio, comunque positivo, verso un certo progresso culturale e politico.

Al di là di ogni laicismo che vuole tutti laici e quindi anche lui vuole imporre qualcosa, questa drammatizzazione della arretratezza (direi meglio, della barbarie) di certi paesi; questa immagine di penalizzazione delle donne trasmessa in mondo visione, può far sorridere, incazzare, scandalizzare quanto si vuole ma porta acqua al mulino di chi a questa barbarie si oppone.

Potrebbe perfino far venire qualche sano dubbio all'intelligenza (ne avranno pure qualche grammo) di chi questa solenne stupidaggine l'ha imposta.

Lasciamole pure gareggiare in mondovisione in divisa da carcerate queste donne che chissà cosa avranno passato per arrivare a quel punto.

Non può che risultarne qualche risveglio di coscienze.
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