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E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda mariok il 28/06/2016, 18:09

In attesa di fantomatici «movimenti europei» la dimensione nazionale è del resto l’unica che può opporsi ai diktat economici delle élites, come dimostrano le piazze francesi in rivolta contro la loi travail che anche noi avremmo dovuto avere un anno fa, se disponessimo ancora di sindacati liberi e combattivi.

Questa sinistra è irrecuperabile. Continua ad illudersi e ad illudere.

Prima era la Grecia il focolaio da cui stava partendo un movimento capace di opporsi ai grandi poteri finanziari. I pellegrinaggi di Vendola, Fassina & C. erano dettati dalla fiducia in Syriza ed nella combattività del popolo greco.

Poi quando, come era inevitabile che accadesse, il popolo greco è tornato con i piedi per terra, lo hanno mollato alla ricerca di qualche altra bandierina da impugnare.

Com il flop di Podemos in Spagna, la cui (relativa) affermazione elettorale ha portato come unico effetto quello dell'ingovernabilità, oggi ci si attacca alle "piazze francesi in rivolta" raccontando la favola che bastino un po' di manifestazioni a bloccare un processo di cambiamento mondiale, che va certamente governato, ma non certo a livello di singoli ed irrilevanti frange minoritarie barricate nei loro impotenti staterelli.

È del tutto falso e propagandistico affermare che un recupero di sovranità, assolutamente necessario, porti a nazionalismi sfrenati o addirittura a guerre.
La cosa ancor più grave è che dalla storia non hanno mai imparato e mai impareranno nulla.
Perché è necessario un populismo di sinistra
La sinistra è subalterna al liberismo. Quasi dappertutto la bandiera della rivolta è brandita dalle destre. Bisogna parlare alle masse e opporsi alle politiche delle élite

Gianpasquale Santomassimo
http://ilmanifesto.info EDIZIONE DEL 28.06.2016
PUBBLICATO
27.6.2016, 23:59

Quando una grande Utopia mostra le prime crepe profonde, quando sembra avvicinarsi il suo crollo, quando le sue promesse sembrano ormai evaporate lasciando presagire solo un futuro di miseria e di rancori, è comprensibile che chi aveva creduto in essa tenda a negare la realtà. Come è ricorrente il richiamo alle idee originarie, fondative, che riesumate e attualizzate potrebbero invertire la tendenza. Solo a distanza di tempo e a mente fredda potrà maturare la necessaria riflessione sull’essenza stessa di quella idea iniziale, su quanto in essa accanto a nobili visioni fossero presenti anche un eccesso di semplificazione, un difetto di analisi realistiche, e un tasso preoccupante di generoso pressappochismo.

E’ accaduto per altre grandi Utopie novecentesche, sta accadendo ora per l’ideale europeistico, che è stato il più grande investimento delle classi dirigenti del continente in un arco ormai lunghissimo di anni. Era stato fin dall’inizio un matrimonio di interessi, ma si volle che sbocciasse anche l’amore tra i sudditi, e si organizzò la più massiccia opera di indottrinamento mai perseguita dalle élites, dalla culla alla bara, come si conviene a ogni idea totalitaria: dai mielosi temi per gli alunni delle elementari al martellamento quotidiano di politici, giornalisti, mezzi di comunicazione di massa.

Nell’arco della sua storia l’ideale europeistico ha conseguito risultati importantissimi, che non andranno lasciati cadere nel progressivo disfacimento dell’Unione: si pensi solo all’armonizzazione dei principi giuridici, all’abolizione della pena di morte che continua imperterrita a restare in vigore in molti Stati degli Usa; si pensi alle grandi conquiste sul terreno dei diritti civili e individuali, che hanno rappresentato del resto la frontiera pressoché unica della sinistra occidentale.

Ma da Maastricht in poi il potere delle élites europee ha proceduto con spietata determinazione a smantellare le fondamenta dello Stato Sociale europeo, vale a dire la creazione più alta che i popoli europei avevano conseguito nella seconda metà del Novecento, distruggendo quindi quello che era ormai l’elemento caratterizzante della stessa civiltà europea. Gruppi di potere che non sarebbero mai stati in grado di conquistare egemonia per via democratica hanno usato spregiudicatamente il «vincolo esterno» per conseguire quei risultati che i rapporti di forza in passato negavano. Il caso italiano è esemplare da questo punto di vista.

L’acquiescenza della sinistra a questo disegno, la sua rinuncia ad opporsi, e in molti casi la sua partecipazione attiva al processo di «normalizzazione» liberista, ha fatto sì che la bandiera della rivolta contro l’establishment sia stata quasi dappertutto brandita dalle destre, che hanno imposto come ossessione dominante il tema, da ogni punto di vista secondario in termini realistici, delle politiche di immigrazione, col rigurgito di xenofobia e nazionalismo risorgente. Sono populismi, si dirà con quella punta di disprezzo delle «folle» che ormai caratterizza il linguaggio delle sinistre come delle élites. Ma in realtà avremmo bisogno di un serio populismo di sinistra, capace di parlare alle masse e di opporsi alle politiche dell’establishment.
Credo che sia illusorio e autolesionistico, per tutti, rilanciare a questo punto le nobili idee originarie, alzare la posta proponendo Stati Uniti d’Europa che non verranno mai e che – a parte piccole cerchie di adepti – nessuno seriamente vuole. Ogni volta che un politico di sinistra dice: “Più Europa”, un uomo del popolo vota Salvini o Le Pen. E ormai la mitica Generazione Erasmus è sommersa dalla Generazione Voucher, che sperimenta sulla sua pelle l’incubo della precarietà in cui si è convertito il «sogno» europeo.

Nell’immane campionario di frasi fatte che costituisce il nerbo dell’ideologia europeistica, accanto all’affermazione ipocrita sull’Europa che avrebbe impedito 70 anni di guerre (la guerra alla Serbia è stata fatta probabilmente dagli esquimesi), spicca anche l’asserito superamento degli Stati-nazione. Si tratta con ogni evidenza di una illusione ottica, perché gli stati nazionali esistenti (e quelli che si aggiungeranno, a partire dalla Scozia per finire probabilmente con la Catalogna) sono l’unica realtà in campo, e ciò che chiamiamo Europa è il risultato della mediazione di interessi ed esigenze tra essi, con una evidente penalizzazione degli stati dell’Europa mediterranea dovuta ai rapporti di forza instaurati dopo Maastricht. In attesa di fantomatici «movimenti europei» la dimensione nazionale è del resto l’unica che può opporsi ai diktat economici delle élites, come dimostrano le piazze francesi in rivolta contro la loi travail che anche noi avremmo dovuto avere un anno fa, se disponessimo ancora di sindacati liberi e combattivi.

È del tutto falso e propagandistico affermare che un recupero di sovranità, assolutamente necessario, porti a nazionalismi sfrenati o addirittura a guerre. Come italiani non dovremmo certo proporci di tornare a Crispi e Mussolini, ma dovremmo guardare piuttosto a Enrico Mattei.

Ciò che resta della sinistra europea dovrebbe affrontare con realismo e con umiltà il trauma del dopo-Brexit, in nessun caso confondendo le sue ragioni con quelle dell’establishment dominante, e tentando con ogni mezzo di imporre una politica diversa, di sviluppo e di sostegno al lavoro, senza accontentarsi di strappare decimali di «austerità compassionevole» che potranno a questo punto venire concessi.

Si tratta di verificare, e per l’ultima volta, se esistono margini di riformabilità di questa Unione Europea, blindata da trattati che sembrano escludere ripensamenti o inversioni di rotta. Se questo non sarà possibile, e la disgregazione procederà tra stagnazione e conflitti, gioverà ricordare che il mondo è molto più grande e più vario rispetto alla prospettiva che si può osservare da Strasburgo e da Bruxelles.
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Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda pianogrande il 28/06/2016, 18:25

Bellissimo il finale.

.....gioverà ricordare che il mondo è molto più grande e più vario rispetto alla prospettiva che si può osservare da Strasburgo e da Bruxelles.

Sì.
Gioverebbe tantissimo.
Sopratutto gioverebbe se lo ricordassero i sostenitori delle divisioni, delle uscite e delle "sovranità" varie.

Si potrebbe arrivare alla conclusione che "la prospettiva che si può osservare" da Madrid o da Atene o dal'Emilia Romagna o da Pescasseroli è (nell'ordine) ancora più limitata
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Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda mariok il 29/06/2016, 11:39

Un altro mito della sinistra che finisce a fetecchia.

Si dirà ovviamente che è un voto che legalmente non vale nulla e che quindi non è tenuto a dimettersi.

Immaginiamo cosa direbbero gli stessi se ad essere sfiduciato dal gruppo parlamentare fosse Renzi. :mrgreen:

Brexit, Corbyn sfiduciato dai deputati labour. Annuncio successore Cameron il 9 settembre

L'81% si è espresso contro il leader del partito: 172 a 40, quattro le astensioni. Il partito conservatore posticipa la data, le nomination per la leadership dovranno essere presentate entro giovedì. Bbc, ex sindaco Johnson non pensa a elezioni anticipate

LONDRA - I parlamentari laburisti hanno approvato la mozione di sfiducia nei confronti del loro leader, Jeremy Corbyn, con 172 voti a 40,quattro gli astenuti. Questo significa che l'81 per cento dei deputati del labour si è espresso contro la fiducia.

A riportare per prima la notizia è stata l'emittente britannica Skynews, subito confermata via Twitter dal giornalista del Sunday Times James Lyons che ha specificato che i voti sono stati 176 a 44.

Il voto non è vincolante e l'allontanamento di Corbyn deve essere ancora approvato dai membri del partito. Il leader laburista ha emesso un comunicato in cui rifiuta di dimettersi e sostiene che il voto di sfiducia "non ha alcuna legittimità costituzionale".

"Sono il leader del nostro partito eletto democraticamente per un nuovo modo di fare politica con il 60% dei voti dei membri del labour e dei sostenitori e non li tradirò dimettendomi".

Secondo Sky News, ora si devono incontrare Tom Watson, vice leader, e Angela Eagle, che si è dimessa dall'incarico di ministro ombra per le Attività produttive in aperto contrasto con Corbyn, per discutere chi dei due dovrà lanciare la sfida alla leadership. In teoria Corbyn potrebbe anche ignorare il voto e andare avanti ma la sua posizione sta diventando sempre più difficile da difendere nonostante possa contare sul sostegno della base.

In questi giorni di scosse di assestamento è stata rinviata anche la data in cui il Regno Unito nominerà il successore del premier David Cameron, posticipata al 9 settembre, una settimana dopo quella prevista inizialmente. Lo ha annunciato il partito conservatore in una nota: "Per garantire che ci sia piena partecipazione dei membri, il board del partito raccomanda che la data della dichiarazione del leader sia il 9 settembre 2016". Le nomination per la leadership dovranno essere presentate entro giovedì.

Ieri il comitato per l'elezione della leadership del partito conservatore aveva raccomandato che "il processo per l'elezione di un nuovo leader del partito cominci la prossima settimana per concludersi non più tardi del 2 settembre", aveva spiegato il responsabile del comitato, Graham Brady.

Le nomination per la leadership dei Tories dovranno quindi essere presentate entro giovedì. In gara oltre al favorito Boris Johnson, portavoce della campagna vincente al referendum, potrebbe esserci Theresa May, attuale ministro degli Interni, schierata in campo opposto nella campagna referendaria e possibile volto della fazione "stop Boris". In una mail ai deputati Tory è già arrivata la candidatura ufficiale di Stephen Crabb, attuale segretario per il Lavoro e le Pensioni, anche lui schierato per il remain al referendum.

Ma l'ex sindaco di Londra non è intenzionato a convocare un voto politico anticipato nel Paese, a dispetto delle aspettative, se fosse eletto leader del Partito Conservatore al posto del dimissionario David Cameron. Lo ha detto una fonte a lui vicina alla Bbc, precisando che secondo Johnson la vittoria referendaria gli garantisce già un mandato popolare.
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Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda pianogrande il 29/06/2016, 16:23

"La vittoria referendaria gli garantisce il mandato popolare".
Pensare che la gente credeva di votare per l'uscita dall'unione.
E' però riuscito a fregare sul tempo sia Cameron che Farage.

Corbyn che non si dimette per non tradire gli elettori.
Nobile pensiero ma anche riconoscere di non essere l'uomo giusto al posto giusto lo sarebbe altrettanto.

Se c'è un giudizio del Labour che condivido è che il sostegno di Corbyn al Remain è stato debole ma direi anche peggio.

Insomma, le parole per farla franca si trovano sempre e intanto il tempo passa e si rimane in sella.
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Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda flaviomob il 29/06/2016, 21:58

Immaginiamo cosa direbbero gli stessi se ad essere sfiduciato dal gruppo parlamentare fosse Renzi.


Basta aspettare :mrgreen:


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Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda mariok il 30/06/2016, 12:21

Intanto, con Corbyn, si è bruciato, dopo Tsipras e Iglesias, un altro leader di una inesistente sinistra europea. :mrgreen:
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Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda flaviomob il 01/07/2016, 0:50

La "sinistra europea" è un ossimoro da venti - trent'anni.

Blair ha inseguito nientemeno che i Bush e le loro amate, armate lobby in una guerra basata su prove fasulle.

Schroeder ha realizzato la sua "Agenda" dopo la quale i socialdemocratici teutonici non hanno più vinto mezza elezione, infine ora collabora come consulente alle aziende dello zar di Russia.

In Italia la sinistra è stata attaccata sul fronte esterno dalla corazzata mediatica Berlusconi - Dell'Utri, su quello interno dalla vocazione all'harakiri dei liberomercatisti e alla cattolicissima vendetta postuma degli ex DC (ultimo Renzi, ma non unico). Essere stati del PCI diventava in se' fonte di colpa inestinguibile: dovevano chiedere scusa per essere sopravvissuti al muro.

Quelli ancora buoni, i socialdemocratici scandinavi, avendo governato per novant'anni cedevano, per motivi perlomeno legati al ricambio di governo, ai conservatori, mantenendo comunque questi paesi ad un livello civico per noi inimmaginabile.

Il risultato è questo, l'Europa che abbiamo sotto i nostri occhi. Dopo una crisi economica di portata simile ad una guerra mondiale, ancora impossibilitata al cambio di paradigma. Nella coazione a ripetere errori di ottant'anni fa.


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Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda Robyn il 01/07/2016, 19:07

La crisi del liberismo sfrenato e dell'europa cosi come la conosciamo dice che c'è bisogno di sinistra,ma non più di una sinistra declinata al passato.La demonizzazione della sinistra in Italia e in altri paesi europei ha aperto solo la strada al populismo che crea guasti alla democrazia e ai più deboli ed è stata una demonizzazione assimilabile al maccartismo di origine statunitense degli anni cinquanta,come a dire ogni tanto i morti resuscitano
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda flaviomob il 02/07/2016, 0:16

La sinistra si declina nella solidarietà. Punto.

In Europa, continente più ricco del pianeta, ci sono 123 milioni di persone a rischio povertà a fronte di 342 miliardari.


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Re: E la cosiddetta sinistra-sinistra?

Messaggioda mariok il 02/07/2016, 14:34

Invece, nel Venezuela del dopo Chaves un 30% di cittadini mangia solo due volte se non una al giorno, il 70% ha proprio rinunciato ad almeno un alimento base come latte, riso, zucchero o simili perché non lo trova – o perché è troppo caro.

Evo Morales, da dieci anni presidente della Bolivia, quello che, per intenderci, ha regalato al papa una croce con la falce e il martello, è noto per aver dichiarato:
« Bisogna pensare a modelli diversi di società rispetto al capitalismo. Non è accettabile che nel XXI secolo alcuni paesi e multinazionali continuino a provocare l'umanità e cerchino di conquistare l'egemonia sul pianeta. Sono arrivato alla conclusione che il capitalismo è il peggior nemico dell'umanità perché crea egoismo, individualismo, guerre mentre è interesse dell'umanità lottare per cambiare la situazione sociale ed ecologica del mondo. »

Una delegazione di Rifondazione Comunista, formata da Giovanni Russo Spena e Maurizio Messina, lo ha incontrato lo scorso novembre in occasione della sua visita ufficiale in Italia.
«Abbiamo portato il saluto del nostro partito al Presidente Morales – dichiara Russo Spena – ricordando e confermando il nostro pieno sostegno al suo percorso politico e alla lotta del popolo boliviano. Il Presidente ha ricambiato il nostro messaggio di affetto e stima: continuiamo a supportare le scelte di Morales e il laboratorio latinamericano dove continua la rivoluzione bolivariana».

Intanto il 45% dei boliviani è al di sotto (non a rischio) della linea di povertà, già da qualche anno è stata approvata una legge che consente ai bambini di entrare nel mercato del lavoro sin dai dieci anni, il 45% della popolazione economicamente attiva in Bolivia è rappresentato da bambini e adolescenti tra i 7 e i 17 anni ed uno su tre bambini e adolescenti deve lavorare per vivere.

Un ottimo esempio di "declinazione" della solidarietà. Punto.
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