La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

l'ANPI voti sì

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda Robyn il 30/05/2016, 9:33

Le ricostruzioni fantasiose devono lasciare il tempo che trovano.M Renzi ha sbagliato a personalizzare il referendum ed è bene che abbia fatto marcia indietro.Ha fatto come Cristoforo Colombo dicendo ai suoi che se entro tre giorni non vedete la terraferma buttatemi a mare.Poi c'è il tema della min dem che chiede la legge elettorale per il senato.Ma l'osservazione è se sia possibile fare una legge elettorale sù una riforma che non è ancora passata.In ogni caso si potrebbe fare ma la legge entra in vigore dopo il referendum se passa altrimenti se non passa il referendum la legge è nulla.La legge potrebbe essere semplice.Viene designato a Pzzo Madama chi ha avuto più preferenze nell'ambito del partito di riferimento e per i sindaci il sindaco maggiormente eletto che ha avuto più preferenze.Questo evita l'arbitrarietà dell'elezione al senato
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11331
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda mariok il 30/05/2016, 18:35

LE MODIFICHE COSTITUZIONALI
Con la riforma entreremo nella «vera» Seconda Repubblica

Dobbiamo migliorare le capacità decisionali della nostra democrazia - l’efficienza delle istituzioni, la competitività dell’economia, il rispetto delle leggi — quali che siano le nostre idee politiche. Nelle intenzioni dei suoi estensori, questo è il fine del progetto
di Michele Salvati

«La riforma costituzionale è problema troppo serio per essere affidato ai soli costituzionalisti»: l’adattamento di questa famosa battuta mi è venuto spontaneo notando la piega che la discussione sta prendendo. Nessuno nega l’importanza del ruolo dei costituzionalisti, imprescindibile, ma il protagonismo che sinora hanno avuto nel dibattito è ingiustificato: la riforma è un grande problema storico-politico, che riguarda tutti i cittadini e richiede tutte le competenze — di storici, politologi, economisti, sociologi, e altri ancora — che sono necessarie per valutare le cause e soprattutto le conseguenze di un mutamente di tale rilievo.
Se il referendum passerà entreremo in una «vera» Seconda Repubblica: avere così definito l’assetto politico in cui siamo entrati più vent’anni fa, dopo la riforma elettorale del 1993 e le elezioni del 1994, è stata una semplificazione giornalistica che non corrisponde alle ragioni per le quali i francesi distinguono in questo modo i diversi regimi repubblicani. Entreremo — anzi, cominceremo a entrare — nella Seconda Repubblica, perché l’adattamento alla svolta impressa dalla riforma non sarà breve: le transizioni, come gli esami, non finiscono mai.
Partiamo dall’origine. Storici e giuristi hanno ampiamente documentato come la Costituzione del 1948 sia frutto non solo di un compromesso tra orientamenti ideologico-culturali diversi (democristiano, socialista, liberale) ma di un problema politico allora dominante: come porre limiti e freni all’azione dell’esecutivo nel caso — non improbabile — che le elezioni venissero vinte dal Partito Comunista e dai suoi alleati. Anche grandi personalità costituenti, che avevano a cuore l’obiettivo dell’efficacia dell’azione di governo e riconoscevano l’importanza di una democrazia capace di decidere, dovettero rassegnarsi al fatto che la cortina di ferro — ne aveva appena parlato Churchill — attraversava il nostro Paese e bisognava imbrigliare quanto possibile un partito anti-sistema che avesse ottenuto una maggioranza elettorale.
Non era solo l’anomalo bicameralismo paritetico e indifferenziato a rendere faticoso il processo decisionale. Erano la stessa struttura del processo legislativo, i regolamenti parlamentari, la legge elettorale proporzionale a produrre effetti di rallentamento che solo una mediazione politica quasi consociativa era in grado di superare: di questa fu maestro il Partito comunista quando divenne chiaro che la sua estromissione dal governo, la conventio ad excludendum, era un dato di fondo della Prima Repubblica.
Insomma, la lentezza e l’incoerenza delle decisioni, la moltiplicazione dei poteri di veto, gli ostacoli frapposti a riforme promosse dal governo e non condivise dall’opposizione, erano caratteri emergenti del modello di democrazia della nostra carta costituzionale, ai quali il sistema dei partiti si adattò e sostenne. Adattandosi, produsse esiti indesiderati: il debito che abbiamo sulle spalle, l’inefficienza delle istituzioni, la fatica a riformare e a reagire a mutamenti esterni, derivano in larga misura dalla Prima Repubblica.
E l’aspirazione alla Grande Riforma, il mito della Governabilità, rimasero aspirazioni e miti fino a quando la situazione politica non mutò radicalmente a seguito di fratture interne ed internazionali: l’implosione dell’Unione Sovietica e la scomparsa della minaccia comunista; la crisi politica italiana dei primi anni 90 che spazzò via i vecchi partiti; il nuovo regime economico neoliberale e globalizzato, che sostituì il tollerante regime di Bretton Woods che aveva accompagnato gran parte della Prima Repubblica; il trattato dell’Unione Europea e l’Unione Economica e Monetaria che trasformarono l’Europa da madre in matrigna, come molti pensano con qualche ragione. E’ ponendosi all’altezza di questi cambiamenti storici che va valutata l’opportunità di una riforma costituzionale, non ragionando sulla base di principi giuridici astratti e, sotto sotto, con il rimpianto per il lasco andare del vecchio regime.
Si tratta di cambiamenti che, in larga misura, sono avvenuti a livello internazionale o europeo: possiamo auspicare che in futuro possano modificarsi ancora, riportandoci al «mondo di ieri» della Golden Age e dei trent’anni gloriosi successivi alla guerra. Come Paese semi-periferico, possiamo fare poco per ottenere questo scopo. Nel frattempo dobbiamo andare avanti e migliorare le capacità decisionali della nostra democrazia - l’efficienza delle sue istituzioni, la competitività della sua economia, il rispetto delle sue leggi — quali che siano le idee politiche che professiamo.
Nelle intenzioni dei suoi estensori, questo è il fine della riforma costituzionale. Speriamo che alle intenzioni corrispondano i risultati, ma questo, se passa il referendum, lo vedremo tra molto tempo.
29 maggio 2016 (modifica il 29 maggio 2016 | 17:42)
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda pianogrande il 30/05/2016, 20:09

Basta con la democrazia sinonimo di inefficienza e ingovernabilità.

Questo concetto (vero, purtroppo, nel nostro paese) ha sempre fatto il gioco delle tendenze autoritarie nei momenti difficili.
Ha sempre fatto e fa ancora il gioco delle tendenze autoritarie quando si parla di criminalità o di disordini in genere.

Una democrazia che ci dia uno stato che funziona dovrebbe essere un desiderio di tutti i veri democratici.

Queste riforme non sono il massimo ma almeno sono un inizio valido e cominciamo a muoverci.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda Robyn il 31/05/2016, 18:55

Matteo Renzi dice che in Italia abbiamo troppi politici.Anche qui il rischio è quello di dimenticarsi che la democrazia è fatta di tante persone.L'origine della democrazia è il decentramento del potere dal Re a più persone da qui la nascita della democrazia parlamentare e della distribuzione del potere.In Francia abbiamo 1000 parlamentari ,la Gran Bretagna ha 650 deputati alla camera bassa e 1000 membri alla camera alta che in tutto fanno 1650.Ma poi dicendo che abbiamo troppi rappresentanti si rischia di aprire grandi praterie all'antipolitica
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11331
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda pianogrande il 01/06/2016, 0:00

Comunque, la democrazia non si misura dal numero di rappresentanti ma da come vengono mandati al potere e (forse sopratutto) da come vengono controllati e legittimati a restarci.

In Inghilterra, almeno nella zona da me conosciuta, da quest'anno eleggono anche il capo della polizia della contea, cosa sulla quale non sono per niente d'accordo perché non dovrebbe assolutamente essere una carica alla ricerca di consenso e questa, quindi, non è espressione di maggior democrazia ma di maggior confusione e di maggior incertezza sull'attività delle forze dell'ordine.

In altre parti del mondo eleggono perfino i giudici e (sempre secondo la mia modesta opinione) è una cosa tutta da ridere.

I politici sono indispensabili ma non si può politicizzare tutto.

Tra l'altro, nel nostro paese possiamo eleggerne a milioni di politici ma a comandare (e mica poco) sono i funzionari eletti da nessuno e intoccabili.

E' complicata la democrazia.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda flaviomob il 01/06/2016, 0:10

Uhm... quindi con il referendum rimuoveremo i funzionari disfunzionali? Se fosse così, sì sì, voterei sì anche domani.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda pianogrande il 01/06/2016, 0:59

flaviomob ha scritto:Uhm... quindi con il referendum rimuoveremo i funzionari disfunzionali? Se fosse così, sì sì, voterei sì anche domani.


Non mi sembra di aver detto questo (anche se ne sarei felicissimo ma così non è).
Era solo una risposta a Robyn sul numero di rappresentanti e sul controllo democratico.

La rimozione dei funzionari che non funzionano è compito del potere politico che invece si sottomette e subisce e questo fatto toglie molti punti alla nostra democrazia.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda Robyn il 01/06/2016, 11:23

pianogrande non bisogna cadere nell'illusione di alcuni secondo cui non sono le istituzioni a non funzionare ma è chi ci abita che non le fà funzionare.Il problema è più complesso servono istituzioni che funzionano e persone che le fanno funzionare.Il numero dei parlamentari è importante per le garanzie e gli equilibri e possono esserci persone che fanno funzionare le istituzioni ma non mancherà mai chi cercherà di approfittare delle disfunzionalità delle istituzioni.Pensare che tutto si risolva nel mettere persone che fanno funzionare le istituzioni equivale a dire che siamo nella perfezione che la corruzione è nulla ma questa è e rimane un'illusione che si illude che il problema non sono le istituzioni
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11331
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda pianogrande il 01/06/2016, 13:03

Hai ragione.
Sono le istituzioni che debbono funzionare.
Istituzioni che funzionano non si fanno mettere i piedi in testa da funzionari che dovrebbero essere al loro servizio.
Dove sta il contraddittorio?

Pensare che gli equilibri dipendano dal numero di parlamentari non è una pia illusione?

Dipendono semmai dalla loro qualità (selezione e legittimazione o delegittimazione) e questi ultimi sono i meccanismi da sviluppare.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: l'ANPI voti sì

Messaggioda mariok il 01/06/2016, 13:14

pianogrande ha scritto:Comunque, la democrazia non si misura dal numero di rappresentanti ma da come vengono mandati al potere e (forse sopratutto) da come vengono controllati e legittimati a restarci.


E' senz'altro vero, ma una certa influenza del rapporto tra numero di elettori e numero di eletti per una certa assemblea, esiste.

Credo per esempio che sia sbagliata la proposta, se non sbaglio del M5S, che vorrebbe la riduzione del n. dei parlamentari tagliando quelli della camera e lasciando il senato così com'è.

Un'assemblea nazionale per esempio di 300 eletti ha un numero di elettori per seggio, e quindi per collegio, troppo alto. Ciò contribuisce ad aumentare la distanza tra rappresentanti e rappresentati, che peggiora anche qualitativamente la democrazia.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 58 ospiti