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TTIP, i retroscena

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

TTIP, i retroscena

Messaggioda flaviomob il 04/05/2016, 3:44

Greenpeace svela i retroscena del negoziato sul TTIP, il trattato di libero scambio tra Europa e Stati Uniti.

E’ stato il braccio olandese dell’associazione ambientalista a rendere pubblici documenti di cui è entrato in possesso con l’aiuto di un team di giornalisti investigativi. 248 pagine da cui emerge chiaramente come le regole europee a tutela della salute dei consumatori e dell’ambiente non piacciano ai negoziatori americani. E come le richieste delle lobby d’oltreoceano siano talmente pressanti da mettere in discussione la stessa sovranità degli Stati europei.

Ne abbiamo parlato con Andrea Carta, che fa parte dello staff legale di Greenpeace a Bruxelles e per questo ha letto i documenti riservati di cui l’ associazione è entrata in possesso.

“Questi documenti, che si chiamano ‘consolidati’, sono una fotografia dello stato dei negoziati al mese di aprile 2016 e contengono la posizione degli Stati Uniti e quella dell’Unione Europea su ogni capitolo (ad esempio agricoltura, misure fitosanitarie, cooperazione regolamentare) – spiega Carta .

“Ne emerge che gli Usa puntano a ridurre progressivamente, fino ad eliminarle, le nostre regole in materia di protezione della salute, dell’ambiente e di tutela dei consumatori in favore del libero commercio. Ad esempio, sugli Ogm si dice che le procedure per le autorizzazioni devono essere ben definite nei tempi e se una delle parti non rispetta quei tempi deve dare spiegazioni. Ma in Europa le procedure di autorizzazione all’uso degli Ogm richiedono molti anni perchè ci sono studi e valutazioni di impatto. Gli Stati Uniti chiedono anche di semplificare le regole per l’approvazione degli Ogm, e si vorrebbero inserire nel dibattito che al momento è di esclusiva pertinenza della Commissione Europea e dell’ Europarlamento. Ci vedo una sorta di ‘dirottamento’ dei processi decisionali, che in Europa su questo tema sono molto rigidi”.

“Un altro esempio è il principio della cooperazione regolamentare, con cui si vorrebbero inserire interessi non europei e non pubblici nel processo legislativo comunitario. Oggi le leggi europee vengono proposte dalla Commisisone e poi discusse dai Parlamenti nazionali e da quello di Strasburgo. Se passasse il principio della cooperazione regolamentare, la Commissione dovrebbe per prima cosa discutere le proposte di legge con gli Stati Uniti e le imprese interessate dalle norme in discussione – dunque le lobby – e poi sottoporre il risultato di quelle discussioni alle istituzioni democratiche europee”.

Ascolta l’intervista integrale con Andrea Carta di Lorenza Ghidini e Luigi Ambrosio

http://bbb.radiopopolare.it/2016/05/and ... ti-usa-ue/


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Re: TTIP, i retroscena

Messaggioda franz il 11/05/2016, 12:54

I retroscena sono sempre succulenti e gustosi, per attirare allocchi e click (che generano soldi) ma poi assomigliano a ceerti soufflè, che si sgonfiano o alle maionesi impazzite.

Comunque Ballarò ha deciso di cavalcare l'onda ... :lol:


TTIP e cibo. Arriva un bastimento carico di ormoni, pesticidi e OGM?

Il TTIP, trattato di libero scambio transatlantico tra Ue e Usa, attualmente in discussione, desta preoccupazione e alimenta le polemiche. [E quindi noi ci buttiamo a pesce, NdR]

Dopo mesi di trattative segrete, Greenpeace ha svelato importanti dettagli del negoziato commerciale.

Il punto chiave è il cibo. Gli Americani usano pesticidi vietati da noi, in America gli Ogm sono molto diffusi e anche ormoni e antibiotici per la crescita degli animali sono consentiti oltreoceano.

Quali i rischi?
Se ne parlerà questa sera, nel servizio di Marco Donadio.

A Ballarò.
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Re: TTIP, i retroscena

Messaggioda franz il 11/05/2016, 13:02

Un comune amico fin dai tempi di Gargonza, Pietro Graglia, così commenta la notizia su Facebook:

Il peggio della disinformazione mainstream. Qualcuno dovrebbe raccontare al cronista di Ballarò che:
1) il TTIP non comprende nel negoziato le questioni agricole (per espressa richiesta francese e italiana) e non si occupa di OGM, che sono stralciati dal negoziato da mesi. Quindi nessuna paura per l'invasione degli OGM, peraltro ampiamente già utilizzati nella produzione dei mangimi, in Italia e altrove.
2) I farmaci sono altrettanto esclusi dal negoziato, a parte le apparecchiature medicali, ma non sono compresi i principi attivi. Peraltro sarei molto più sicuro degli standard della FDA statunitense rispetto a quelli degli organismi di controllo dell'Unione, ma transeat...
3) La clausola ISDS è già attiva e funzionante da anni per regolare le dispute tra investitori e stati, e il TTIP non aggiunge nulla a questa pratica. Certo, bisogna mantenere la vigilanza su questa forma di ricorso che può essere utilizzata dalle multinazionali anche per scopi poco limpidi, ma non è che il TTIP abbia inventato la investor-State dispute settlement (ISDS).
4) E' una balla che il negoziato sia stato segreto: il Parlamento europeo è stato messo costantemente al corrente dei punti qualificanti del negoziato, e la supposta segretezza di tale negoziato è soprattutto dovuta al disinteresse e alla neghittosità dei parlamentari europei che solo occasionalmente hanno avuto il tempo e la competenza per affrontare i punti in discussione e dire la loro. Insomma, una marea di banalizzazioni che viaggiano sull'onda dell'antiamericanismo, dimenticandosi che il TTIP è soprattutto un invito a scrivere regole insieme, non annullarle. Le 240 pagine rivelate da greenpeace, sono da mesi presenti nei documenti di lavoro del parlamento europeo (Commissione commercio internazionale).
5) il TTIP è già morto, visto che né Hillary Clinton, né Bernie Sanders né infine Trump vogliono continuare questo negoziato, che per Obama sarà forse l'unico insuccesso dei suoi due mandati.

Il negoziato sulle regole condivise gli USA lo faranno a ovest, con l'Asia, non con la vecchia Europa isterica. Intanto la gente in piazza urla e strepita senza sapere bene di cosa si stia parlando, e francamente di proteste fatte a capocchia non ne abbiamo proprio bisogno: che ci si documenti prima di parlare, almeno; è il minimo. ‪#‎Ballarò‬
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Re: TTIP, i retroscena

Messaggioda flaviomob il 11/05/2016, 13:08

Beh ognuno crede agli allocchi che preferisce (c'è chi gradisce molto quelli con i falsi master e titoli di studio)

Non è neppur vero che i click portano sempre soldi, altrimenti dovremmo interrogarci sulle migliaia di accessi a perlulivo, per dire...

http://www.greenpeace.org/italy/Global/ ... l_TTIP.pdf

https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_ ... vestimenti

Motivazioni e critiche[modifica | modifica wikitesto]
Joseph Stiglitz sostiene che l'accordo comporterà una riduzione delle garanzie e una mancanza di tutela dei diritti dei consumatori[7][8][9].

I proponenti sostengono che l'accordo sarà causa di crescita economica per i paesi partecipanti[10], mentre i critici[9][11] sostengono che questo aumenterà il potere delle multinazionali e renderà più difficile ai governi il controllo dei mercati per massimizzare il benessere collettivo [12]. Uno studio della Tufts University del Massachusetts mette addirittura in discussione gli impatti positivi del trattato, evidenziando l'effetto di disarticolazione del mercato interno europeo, di depressione della domanda interna e della conseguente diminuzione del PIL europeo[13]. Il governo statunitense considera il TTIP come un accordo che accompagna un altro trattato proposto, conosciuto come Trans-Pacific Partnership[14]. Dopo la divulgazione di una bozza della proposta nel marzo 2014, la Commissione europea ha lanciato un giro di pubbliche consultazioni on line, aperte a tutti i cittadini della Comunità europea, su alcuni temi rilevanti del trattato, inclusa la contestata clausola ISDS (Investor-state dispute settlement)[15][16] con pubblicazione, nel gennaio 2015, di relazioni sulle consultazioni[17] e una panoramica generale[5].

Tra le critiche più importanti sono quelle che riguardano il mondo del farmaco e dell'alimentare, essendo essi già da tempo oggetto di ampi e diffusi fenomeni di disease mongering, che potrebbero aumentare con la deregolamentazione che il TTIP produrrà.[1][18][19][20][21]

La bozza del trattato contiene limitazioni sulle leggi che i governi partecipanti potrebbero adottare per regolamentare diversi settori economici, in particolare banche, assicurazioni[22], telecomunicazioni e servizi postali[23].

Secondo la stessa Commissione Europea tra i contenuti del trattato di partnership commerciale ci sarà l'introduzione di un arbitrato internazionale (denominato ISDS-Investor-state dispute settlement) che permetterà alle imprese di intentare cause per «perdita di profitto» contro i governi dei paesi europei, qualora questi portassero avanti legislazioni che potenzialmente possano mettere in discussione le aspettative di profitto delle stesse imprese (come è capitato con il caso Vattenfal - Governo tedesco sulla chiusura delle centrali nucleari o il caso "Veolia contro Governo egiziano" sull'aumento del salario minimo dei lavoratori, quindi a favore dei diritti sociali).[24]

Qualsiasi soggetto economico privato, se danneggiato nei suoi investimenti, avrebbe diritto a compensazioni a valore di mercato, aumentate di interesse composto[25]. Sarà ammessa la libera circolazione dei lavoratori in tutte le nazioni firmatarie[26], ed è stato proposta l'ammissibilità, per i soggetti economici privati, di muovere azioni legali contro i governi in presenza di violazione dei diritti[27].attuali

Una critica metodologica al negoziato è la supposta mancanza di trasparenza: i vari stadi di avanzamento dell'accordo non sono resi pubblici e sono difficilmente accessibili agli stessi europarlamentari che dovranno approvarlo[28].


___


Ricordiamoci che la "deregolamentazione" fu alla base della grave crisi finanziaria del 2008.


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Re: TTIP, i retroscena

Messaggioda mariok il 11/05/2016, 13:27

A me pare che siamo alle solite.

Di un argomento o non se ne parla per niente sui media, per cui la gente finisce col non saperne nulla, o si parte sparati in polemiche e scontri tra opposte fazioni, entrambe fortemente ideologizzate.

Di vera informazione, per far capire bene di cosa si sta parlando, poca o nulla.

Intanto c'è una posizione netta della Francia contraria ai risultati attuali di questo negoziato. E' difficile capire dove stanno i torti e le ragioni. Certo che quando si afferma che "i mercati pubblici europei sono aperti al 90% e passa, quelli Usa a meno del 50%" o che "non possiamo neppure esportare yogurt e burro, noi, negli Usa!", qualche dubbio viene.

Anche perché a parlare è un ministro del governo francese, non un attivista di Greenpeace.
Il ministro Fekl: "Ecco perché all'Italia, come alla Francia, conviene dire no al Ttip"
Parigi è pronta a respingere il trattato di libero scambio tra Europa e Usa. "Per la qualità dei prodotti e la qualità della vita". Parla Matthias Fekl, il ministro che segue il dossier

di FRANCESCA DEBENEDETTI

11 maggio 2016

Il ministro Fekl: "Ecco perché all'Italia, come alla Francia, conviene dire no al Ttip""NOI francesi e voi italiani abbiamo molti interessi in comune, ma gli americani non vogliono ascoltare. E noi, possiamo forse accettare che le cose non cambino? Se le condizioni sono queste, allora diciamo di no al trattato di libero scambio tra Europa e Usa". Così parla la Francia, o meglio così parla Matthias Fekl, il 37enne che da Parigi regge le fila del dossier "Ttip". Il segretario di Stato per il commercio estero è al fianco di François Hollande in quella che chiama "la lotta", e che lui combatte, diplomaticamente, dal Quai d'Orsay. "Gli americani devono aprire di più i loro mercati", dice Fekl, che spiega le ragioni della contrarietà di Parigi al Ttip: le troppe poche concessioni fatte dagli Usa, la difesa del made in France (o del made in Italy) e di "una certa qualità della vita", la tutela dell'ambiente e dell'accordo sul clima, l'equità, la trasparenza dei negoziati.

Perché la Francia dice "no" al Ttip?
"Gli europei danno la sensazione, a volte, di considerare un onore il fatto stesso di negoziare con gli Usa, senza considerare con concretezza e precisione se i negoziati vanno o no in una direzione favorevole per le nostre economie. Ad oggi, gli europei hanno fatto molte offerte assai precise, gli americani invece non hanno dato alcun segnale positivo. Allo stadio attuale dei negoziati, ci sono ragioni di fondo per dire forte e chiaro "no" al Ttip".

Potenzialmente l'accordo può essere vantaggioso per l'Europa?
"E' una battaglia diplomatica in cui Francia e Europa hanno interessi ben definiti. E' nostro interesse che Ue e Usa lavorino insieme per fissare i grandi standard commerciali del secolo, perciò negoziamo. Ma non ci sarebbe nulla di peggio che subire regole definite altrove, senza che Francia o Italia abbiano diritto di parola. L'Europa è la prima potenza commerciale al mondo: deve affermarsi come tale, far valere i suoi interessi e la sua idea di società. E' una lotta. Lo ha detto molto bene su Repubblica Carlo Petrini: spetta a noi difendere una certa idea di "qualità della vita". Spero che il dibattito sul Ttip avvii una presa di coscienza europea".

Anche l'Italia ha buoni motivi per dire no al Ttip? Quale presa di posizione auspica dal nostro governo?
"Francia e Italia hanno molti interessi in comune, interessi che non vengono tenuti abbastanza in conto. Anzitutto, entrambi abbiamo a cuore le denominazioni d'origine e le indicazioni geografiche. Questa è una gran posta in gioco, ma gli americani non ne vogliono sapere! L'Italia ha 280 prodotti a denominazione d'origine protetta (esclusi gli alcolici). E' il più gran numero d'Europa! E non sono protetti, negli Usa. Un rapporto di Montecitorio stima che, sui 24 miliardi di euro annui del giro d'affari di alimenti spacciati per essere italiani, solo 3 miliardi lo sono davvero. E' un problema che anche la Francia conosce bene. Possiamo accettare che le cose non cambino? Poi c'è la questione della reciprocità: i mercati pubblici europei sono aperti al 90% e passa, quelli Usa a meno del 50%. Si tratta di una sfida chiave per le piccole e medie imprese, per le Pmi e le Eti dei nostri Paesi. Perché i negoziati procedano, gli americani dovrebbero accettare di aprire di più il loro mercato. Non c'è abbastanza coscienza, in Europa, delle restrizioni imposte ai nostri prodotti: non possiamo neppure esportare yogurt e burro, noi, negli Usa!"

La Francia, nell'opporsi a "un certo tipo di libero scambio", invoca anche la questione ambientale.
"Le regole del commercio internazionale devono incorporare anche i vincoli per la protezione dell'ambiente: è cruciale. Non avrebbe alcun senso aver plaudito al successo diplomatico dell'accordo sul clima di COP21 se poi, poco tempo dopo, venisse firmato un trattato che di fatto lo smantella. L'ambiente è il tema del secolo: ho proposto ufficialmente alla Commissione che, negli accordi commerciali, le disposizioni ambientali e sociali vengano ritenute altrettanto vincolanti di quelle puramente commerciali".

Merkel ha detto che è favorevole ad accelerare i tempi dell'accordo. Come giudica questa presa di posizione?
"Per quel che ci riguarda, non abbiamo alcuna intenzione di sacrificare la sostanza in nome del calendario".

La Francia dice no, allo stadio "a noi noto" dei negoziati. E' come ammettere che c'è un problema di trasparenza dei negoziati?
"Alla crisi democratica europea bisogna rispondere con la trasparenza a tutti i livelli. Succede troppo spesso, oggi, che le lobby scavalchino i cittadini e persino i parlamentari nell'accesso alle informazioni. E' inaccettabile: io sono per gli "open data" nei negoziati commerciali. Se non puoi assumerti la responsabilità di un accordo davanti al popolo europeo, allora vuol dire che non va negoziato!"

Attivisti e intellettuali hanno ragione a sostenere che il Ttip rappresenti un problema anche in termini di equità e democrazia ? Con il Ttip, dicono, un privato potrà far causa a un governo se ritiene i suoi interessi lesi: il riferimento è ai tribunali privati Isds (Investor-State Dispute Settlement), e alla versione alternativa, gli Ics (Investment Court System). E' vero che il Ttip antepone gli interessi delle multinazionali ai diritti dei cittadini?
"Questo è uno dei temi su cui c'è ancora una forte divergenza con gli Stati Uniti. La Francia ha proposto di archiviare definitivamente il sistema "Isds", che non era più accettabile proprio per le ragioni che lei ha richiamato. Con l'aiuto di numerosi Stati membri tra cui l'Italia, la proposta alternativa francese è ormai nel cuore delle richieste europee, affinché vengano instaurate vere e proprie "Corti pubbliche d'investimento" (al posto dei tribunali privati). Con l'elezione di Trudeau in Canada, questa proposta progressista è stata accolta nel Ceta, l'accordo di libero scambio tra l'Ue e il Canada. Ci aspettiamo

che gli Usa facciano lo stesso, ovvero che accettino l'idea di una Corte pubblica multilaterale. Con la globalizzazione degli scambi, serve anche quella delle regole. Su questo l'Europa tiene saldo il proprio ruolo: dobbiamo far valere i nostri principi e valori per il futuro".
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Re: TTIP, i retroscena

Messaggioda mariok il 11/05/2016, 13:44

A me pare che siamo alle solite.

Di un argomento o non se ne parla per niente sui media, per cui la gente finisce col non saperne nulla, o si parte sparati in polemiche e scontri tra opposte fazioni, entrambe fortemente ideologizzate.

Di vera informazione, per far capire bene di cosa si sta parlando, poca o nulla.

Intanto c'è una posizione netta della Francia contraria ai risultati attuali di questo negoziato. E' difficile capire dove stanno i torti e le ragioni. Certo che quando si afferma che "i mercati pubblici europei sono aperti al 90% e passa, quelli Usa a meno del 50%" o che "non possiamo neppure esportare yogurt e burro, noi, negli Usa!", qualche dubbio viene.

Anche perché a parlare è un ministro del governo francese, non un attivista di Greenpeace.
Il ministro Fekl: "Ecco perché all'Italia, come alla Francia, conviene dire no al Ttip"
Parigi è pronta a respingere il trattato di libero scambio tra Europa e Usa. "Per la qualità dei prodotti e la qualità della vita". Parla Matthias Fekl, il ministro che segue il dossier

di FRANCESCA DEBENEDETTI

11 maggio 2016

Il ministro Fekl: "Ecco perché all'Italia, come alla Francia, conviene dire no al Ttip""NOI francesi e voi italiani abbiamo molti interessi in comune, ma gli americani non vogliono ascoltare. E noi, possiamo forse accettare che le cose non cambino? Se le condizioni sono queste, allora diciamo di no al trattato di libero scambio tra Europa e Usa". Così parla la Francia, o meglio così parla Matthias Fekl, il 37enne che da Parigi regge le fila del dossier "Ttip". Il segretario di Stato per il commercio estero è al fianco di François Hollande in quella che chiama "la lotta", e che lui combatte, diplomaticamente, dal Quai d'Orsay. "Gli americani devono aprire di più i loro mercati", dice Fekl, che spiega le ragioni della contrarietà di Parigi al Ttip: le troppe poche concessioni fatte dagli Usa, la difesa del made in France (o del made in Italy) e di "una certa qualità della vita", la tutela dell'ambiente e dell'accordo sul clima, l'equità, la trasparenza dei negoziati.

Perché la Francia dice "no" al Ttip?
"Gli europei danno la sensazione, a volte, di considerare un onore il fatto stesso di negoziare con gli Usa, senza considerare con concretezza e precisione se i negoziati vanno o no in una direzione favorevole per le nostre economie. Ad oggi, gli europei hanno fatto molte offerte assai precise, gli americani invece non hanno dato alcun segnale positivo. Allo stadio attuale dei negoziati, ci sono ragioni di fondo per dire forte e chiaro "no" al Ttip".

Potenzialmente l'accordo può essere vantaggioso per l'Europa?
"E' una battaglia diplomatica in cui Francia e Europa hanno interessi ben definiti. E' nostro interesse che Ue e Usa lavorino insieme per fissare i grandi standard commerciali del secolo, perciò negoziamo. Ma non ci sarebbe nulla di peggio che subire regole definite altrove, senza che Francia o Italia abbiano diritto di parola. L'Europa è la prima potenza commerciale al mondo: deve affermarsi come tale, far valere i suoi interessi e la sua idea di società. E' una lotta. Lo ha detto molto bene su Repubblica Carlo Petrini: spetta a noi difendere una certa idea di "qualità della vita". Spero che il dibattito sul Ttip avvii una presa di coscienza europea".

Anche l'Italia ha buoni motivi per dire no al Ttip? Quale presa di posizione auspica dal nostro governo?
"Francia e Italia hanno molti interessi in comune, interessi che non vengono tenuti abbastanza in conto. Anzitutto, entrambi abbiamo a cuore le denominazioni d'origine e le indicazioni geografiche. Questa è una gran posta in gioco, ma gli americani non ne vogliono sapere! L'Italia ha 280 prodotti a denominazione d'origine protetta (esclusi gli alcolici). E' il più gran numero d'Europa! E non sono protetti, negli Usa. Un rapporto di Montecitorio stima che, sui 24 miliardi di euro annui del giro d'affari di alimenti spacciati per essere italiani, solo 3 miliardi lo sono davvero. E' un problema che anche la Francia conosce bene. Possiamo accettare che le cose non cambino? Poi c'è la questione della reciprocità: i mercati pubblici europei sono aperti al 90% e passa, quelli Usa a meno del 50%. Si tratta di una sfida chiave per le piccole e medie imprese, per le Pmi e le Eti dei nostri Paesi. Perché i negoziati procedano, gli americani dovrebbero accettare di aprire di più il loro mercato. Non c'è abbastanza coscienza, in Europa, delle restrizioni imposte ai nostri prodotti: non possiamo neppure esportare yogurt e burro, noi, negli Usa!"

La Francia, nell'opporsi a "un certo tipo di libero scambio", invoca anche la questione ambientale.
"Le regole del commercio internazionale devono incorporare anche i vincoli per la protezione dell'ambiente: è cruciale. Non avrebbe alcun senso aver plaudito al successo diplomatico dell'accordo sul clima di COP21 se poi, poco tempo dopo, venisse firmato un trattato che di fatto lo smantella. L'ambiente è il tema del secolo: ho proposto ufficialmente alla Commissione che, negli accordi commerciali, le disposizioni ambientali e sociali vengano ritenute altrettanto vincolanti di quelle puramente commerciali".

Merkel ha detto che è favorevole ad accelerare i tempi dell'accordo. Come giudica questa presa di posizione?
"Per quel che ci riguarda, non abbiamo alcuna intenzione di sacrificare la sostanza in nome del calendario".

La Francia dice no, allo stadio "a noi noto" dei negoziati. E' come ammettere che c'è un problema di trasparenza dei negoziati?
"Alla crisi democratica europea bisogna rispondere con la trasparenza a tutti i livelli. Succede troppo spesso, oggi, che le lobby scavalchino i cittadini e persino i parlamentari nell'accesso alle informazioni. E' inaccettabile: io sono per gli "open data" nei negoziati commerciali. Se non puoi assumerti la responsabilità di un accordo davanti al popolo europeo, allora vuol dire che non va negoziato!"

Attivisti e intellettuali hanno ragione a sostenere che il Ttip rappresenti un problema anche in termini di equità e democrazia ? Con il Ttip, dicono, un privato potrà far causa a un governo se ritiene i suoi interessi lesi: il riferimento è ai tribunali privati Isds (Investor-State Dispute Settlement), e alla versione alternativa, gli Ics (Investment Court System). E' vero che il Ttip antepone gli interessi delle multinazionali ai diritti dei cittadini?
"Questo è uno dei temi su cui c'è ancora una forte divergenza con gli Stati Uniti. La Francia ha proposto di archiviare definitivamente il sistema "Isds", che non era più accettabile proprio per le ragioni che lei ha richiamato. Con l'aiuto di numerosi Stati membri tra cui l'Italia, la proposta alternativa francese è ormai nel cuore delle richieste europee, affinché vengano instaurate vere e proprie "Corti pubbliche d'investimento" (al posto dei tribunali privati). Con l'elezione di Trudeau in Canada, questa proposta progressista è stata accolta nel Ceta, l'accordo di libero scambio tra l'Ue e il Canada. Ci aspettiamo

che gli Usa facciano lo stesso, ovvero che accettino l'idea di una Corte pubblica multilaterale. Con la globalizzazione degli scambi, serve anche quella delle regole. Su questo l'Europa tiene saldo il proprio ruolo: dobbiamo far valere i nostri principi e valori per il futuro".
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Re: TTIP, i retroscena

Messaggioda franz il 11/05/2016, 14:12

flaviomob ha scritto:Beh ognuno crede agli allocchi che preferisce.

Beh, Piero mi pare fosse anche amico tuo.
Quello che dice ha senso.

Altri sostengono anche che un 'Italia che esporta 34 miliardi in un mese, con un avanzo di 4, ha tutto da guadagnare da accordi di libero scambio con tutti, UDA in testa. Ecco, magari la Francia protezionista, ostaggio dei vari José Bové, ha qualche interesse in piu' a frenare le importazioni piuttosto che favorire le esportazioni. Ed in effetti (grazie Google!) vedo che l'ultimo dati disponibile per la francia parla di 436.633 milioni di esportazioni e di 512.720 di importazioni (già troppe).
http://www.infomercatiesteri.it/bilanci ... d_paesi=68
Insomma bisogna anche ragionare su perché di certi mal di pancia nei confronti del libero scambio.
Da che ambienti provengono, chi ci perde, chi ci guadagna?
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Re: TTIP, i retroscena

Messaggioda gabriele il 11/05/2016, 14:24

Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: TTIP, i retroscena

Messaggioda mariok il 11/05/2016, 14:39

Pietro Graglia ha scritto:Il peggio della disinformazione mainstream. Qualcuno dovrebbe raccontare al cronista di Ballarò che:
1) il TTIP non comprende nel negoziato le questioni agricole (per espressa richiesta francese e italiana) e non si occupa di OGM, che sono stralciati dal negoziato da mesi.


E allora questo cos'è?

http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2 ... 154371.pdf
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Re: TTIP, i retroscena

Messaggioda franz il 11/05/2016, 15:04

mariok ha scritto:
Pietro Graglia ha scritto:Il peggio della disinformazione mainstream. Qualcuno dovrebbe raccontare al cronista di Ballarò che:
1) il TTIP non comprende nel negoziato le questioni agricole (per espressa richiesta francese e italiana) e non si occupa di OGM, che sono stralciati dal negoziato da mesi.


E allora questo cos'è?

http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2 ... 154371.pdf

Mi pare sia quello che c'è scritto: una proposta europea sul tema che riafferma il comune intendimento sotto l'egida WTO (e ci mancherebbe altro) riconosce le differenze dei rispettivi modelli agricoli (innegabili) e quindi propone temi sulla cooperazione e su come procedere per la competizione (cosa sia lecito e cosa no). Il che è molto diverso da un accordo di libero scambio. Mancando il quale ci si accorda almeno su alcune minimali.
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