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Renzi Carrai e i maneggi

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Renzi Carrai e i maneggi

Messaggioda flaviomob il 24/04/2016, 13:43

RENZI Matteo (PD, non eletto, presidente del Consiglio dei ministri) – La Procura di Firenze ha aperto un’inchiesta senza indagati, per la vicenda di una casa nel capoluogo toscano, dove Renzi ha soggiornato frequentemente dal 2011 al 2013, il cui affitto è sempre stato pagato dall’imprenditore Marco Carrai (Carrai ha a sua volta ottenuto svariati incarichi in società controllate dal Comune e appalti dall’allora amministrazione Renzi). Quando era presidente della Provincia di Firenze la giustizia contabile gli ha contestato un danno erariale: l’assunzione presso la Provincia di 4 dirigenti, in violazione delle disposizioni riguardanti la contrattazione collettiva del comparto: avrebbe inquadrato nel suo staff 4 persone esterne all’amministrazione come funzionari, qualifica che richiede la laurea, pur non possedendola. L’indagine era nata da una denuncia sull’assunzione di Marco Carrai, sistemato nella segreteria del presidente nonostante fosse privo del diploma di laurea. Così per 5 anni i 4 fortunati avrebbero beneficiato di uno stipendio maggiorato e non dovuto. Una violazione che avrebbe prodotto un danno per l’amministrazione stimato in 2,1 milioni di euro. Renzi subisce 2 condanne (4 agosto 2011 e il 9 maggio 2012) dalla Corte dei Conti, insieme ad altre 20 persone, per danno erariale. Ma in appello viene assolto con una sentenza unica nella storia della giurisprudenza: i giudici della I sezione centrale di Appello di Roma il 4 febbraio 2015 sentenziano che: “Pur non ricorrendo gli estremi della cosiddetta ‘esimente politica’, questo Collegio ritiene di poter rilevare l’assenza dell’elemento psicologico sufficiente a incardinare la responsabilità amministrativa, in un procedimento amministrativo assistito da garanzie i cui eventuali vizi appaiono di difficile percezione da parte di un non addetto ai lavori”. In poche parole, Renzi, laureato in giurisprudenza e con a disposizione uno staff legale da presidente di Provincia, viene assolto perché non in grado di percepire le illegittimità del proprio operato. L’ignoranza della legge, mai ammessa in giurisprudenza, viene fatta valere eccezionalmente per il premier. Il giudice che emette la sentenza, 2 mesi dopo, viene nominato a capo della Corte dei Conti. Il 27 ottobre 2003, un giorno prima dell’ufficializzazione della sua candidatura a presidente della Provincia di Firenze, Renzi si fa ‘assumere’ dall’azienda di famiglia (la Chil Srl ora rinominata Eventi 6) che trasforma il suo contratto da Co.co.co (Collaborazione Coordinata Continuativa) in uno da dirigente. Da quel momento Renzi, in caso di elezione, avrà diritto ai contributi pensionistici figurativi. La legge infatti prevede che sia l’ente locale a pagare i contributi e a versare il TFR ogni anno. Grazie a quella ‘assunzione’, Provincia e Comune hanno già pagato (ovviamente con soldi pubblici) circa 43.000 mila euro di contributi fino all’inizio del 2014 per costruire la pensione e il TFR di Renzi. 10 anni dopo, quando un inchiesta del Fatto Quotidiano ne rivela la vicenda a livello nazionale, nel maggio 2014 Renzi annuncia che si sarebbe dimesso dalla società di famiglia. Ma nel luglio 2015 lo stesso giornale scopre che Renzi ha comunque incassato i 43.000 euro.

http://www.liberastampa.net/elenco-parl ... -renzi-pd/

In un paese civile lo avrebbero già dimesso.


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Re: Renzi Carrai e i maneggi

Messaggioda franz il 24/04/2016, 14:46

A proposito di mageggi toscani (in questo caso aurei ed etrurei) ...

Il giallo dei gettoni d’oro alla Rai «In ogni chilo 5 grammi in meno»

Report

L’inchiesta sui premi dei giochi in tv. Il fornitore? Banca Etruria.
Tutto inizia con la signora Maria nel 2013: ha vinto 100 mila euro e ne incassa poco più di 64 mila
di Sergio Rizzo

Dove vanno a finire quei cinque grammi spariti da ogni chilo d’oro fino che la Rai compra per distribuire fin dal lontano 1955 gettoni di metallo prezioso ai concorrenti dei giochi a premi, è mistero. Non meno misterioso è il modo in cui spariscono. Ma che qualche vincitore si sia ritrovato in mano gettoni d’oro taroccati, e che lui e la Rai abbiano subito una frode bella e buona, è fuor di dubbio. La sconcertante vicenda l’ha scoperta Sigfrido Ranucci, autore di un servizio televisivo che Report di Milena Gabanelli manda in onda stasera su Raitre.

Il caso
Tutto comincia quando alla signora Maria Cristina Sparanide, che nel 2013 ha vinto 100 mila euro alla trasmissione Red or Black su Raiuno arriva una lettera della Zecca, incaricata dalla Rai di coniare quattro gettoni d’oro del valore unitario di 20 mila euro per saldare il conto. Perché 80 mila euro e non 100 mila? Semplice: ci sono le tasse, ma questo il concorrente lo sa. Quello che invece apprende solo quando legge la lettera del Poligrafico dello Stato è che deve pagare pure l’Iva sebbene, spiega il servizio di Ranucci, l’imposta non sia dovuta sull’oro per investimento, cioè quello definito da una direttiva comunitaria come «lingotto o placca». E non ha ragione forse la Treccani a definire il gettone d’oro una «placca»? A questa domanda, però, a quanto pare nessuno sa, può o vuole rispondere. Non il ministero dello Sviluppo. Non le Finanze. Né l’Agenzia delle Entrate.

Oltre alle tasse
Oltre alle tasse, all’Iva e al costo del conio del gettone c’è poi un’altra voce a carico del vincitore: il calo del 2 per cento dovuto alla fusione. Come se su un chilo d’oro si perdessero 20 grammi ogni volta che si fonde il metallo. Decisamente curioso. A conti fatti, la vincita di 100 mila euro si riduce così a poco più di 64 mila. Ma se l’Iva e quel fantomatico calo, sono questioni legate a interpretazioni astruse di norme astruse, ben altra storia è quella della qualità del metallo. I gettoni che escono dalla Zecca sono marcati come oro fino: 999,9. Quando però la signora Sparanide li porta a un’azienda orafa per farli valutare, il risultato la lascia di stucco: non è oro purissimo. Lo conferma anche un laboratorio specializzato accreditato dal ministero per le analisi legali. Il risultato è identico: si tratta di oro 995. Significa che per ogni chilo ci sono 5 grammi di altro metallo non prezioso. Il bello è che la Rai, c’è scritto nero su bianco nel contratto, l’ha acquistato (e pagato) come oro 999,9. Dunque, in questa incredibile vicenda, è chiaramente parte lesa.

Banca Etruria
La faccenda è pelosissima. Milena Gabanelli precisa che la Rai compra ogni anno dai 6 ai 10 milioni di euro di gettoni d’oro dalla Zecca, che a sua volta si rifornisce del metallo in lingotti sul mercato. Da chi? Da Banca Etruria, fornitore storico degli orafi di Arezzo. Da quell’istituto travolto da una bufera nei mesi scorsi per le obbligazioni subordinate la Zecca ha acquistato «milioni di euro in lingotti d’oro per trasformarli in gettoni della Rai», dice Ranucci, «per anni e senza bando di gara». Perché «è la banca che ci fa il prezzo più basso», replica la Zecca. Aggiungendo che dei lingotti forniti da Banca Etruria «il 20 per cento è stato controllato in ingresso, secondo le nostre procedure di qualità, ed è risultato oro 999». Saranno dunque le procedure, ma resta il fatto che l’80 per cento non è stato controllato. A scanso di equivoci la Zecca si è premurata di presentare un esposto alla procura. E la cosa non finirà qui.
http://www.corriere.it/cronache/16_apri ... 61d8.shtml
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