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Un referendum di cui non si parla

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda trilogy il 08/04/2016, 10:03

Si ma quello che dice Gabriele, e che condivido, ha anche un altro motivo.
Non c'è nella politica italiana un confronto anche duro per portare avanti politiche differenti, visioni differenti del futuro.
Tutto è finalizzato ad occupare il potere per gestirlo a proprio vantaggio. Per questo lo scontro non è su idee politiche ma è tutto a colpi di intercettazioni, dossier, trame più o meno oscure.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda gabriele il 08/04/2016, 10:52

franz ha scritto:
gabriele ha scritto:[Questo perché il giornalismo italiano è fatto per la maggioranza da inetti e collusi, soprattutto nei posti di comando. Invece di fare informazione fanno gossip, quando serve, o propizia disinformazione all'occorrenza, strumentale ovviamente a chi li ha incaricati.

Gabriele, hai sicuramente ragione ma considera anche che l'offerta è questa perché purtroppo questa è la domanda.


il tuo ragionamento sembra un po' cotraddittorio. Sarebbe vero se la stampa fosse inserita liberamente nel mercato dell'editoria, con un giusto scambio fra domanda-offerta. Tu mi dai informazione fresca e CREDIBILE, io ti do i quattrini. Come sappiamo però lo Stato elargisce più di un miliardo di euro a non so quante testate giornalistiche; così, perché è giusto. Per la libertà di stampa. Ovviamente ciò crea esattamente l'opposto: giornali al servizio della politica. Quale cane si sognerebbe mai di aggredire il padrone che lo sfama?
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda gabriele il 08/04/2016, 10:54

trilogy ha scritto:Non c'è nella politica italiana un confronto anche duro per portare avanti politiche differenti, visioni differenti del futuro.
Tutto è finalizzato ad occupare il potere per gestirlo a proprio vantaggio. Per questo lo scontro non è su idee politiche ma è tutto a colpi di intercettazioni, dossier, trame più o meno oscure.


Esattamente. Non solo. Non c'è chi ha il coraggio di agire di conseguenza.
Magari la classica "cagnara" all'italiana vien fuori, ma poi resta tutto lì, concludendosi a tarallucci e vino
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 08/04/2016, 11:19

gabriele ha scritto:il tuo ragionamento sembra un po' cotraddittorio. Sarebbe vero se la stampa fosse inserita liberamente nel mercato dell'editoria, con un giusto scambio fra domanda-offerta. Tu mi dai informazione fresca e CREDIBILE, io ti do i quattrini. Come sappiamo però lo Stato elargisce più di un miliardo di euro a non so quante testate giornalistiche; così, perché è giusto. Per la libertà di stampa. Ovviamente ciò crea esattamente l'opposto: giornali al servizio della politica. Quale cane si sognerebbe mai di aggredire il padrone che lo sfama?

Non è contraddittorio, caso mai è incompleto perché non considero le sovvenzioni.
Bisogna vedere quanto pesa quel miliardo sul budget totale.
Per me rimane vero che se gli italiani non volessero gossip, non lo leggerebbero nemmeno gratis, ultrasovvenzionato.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 08/04/2016, 12:42

Tornando al tema:

crude data lash
Referendum StopTrivelle: il Diavolo è nei Dettagli

https://crudedatalash.wordpress.com/201 ... -dettagli/
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 09/04/2016, 9:30

Secondo il rapporto Goletta Verde di Legambiente, che monitora l’inquinamento dei mari, in Puglia un campionamento su tre presenta cariche batteriche fuori norma: "Al centro della nostra analisi ci sono gli scarichi non depurati che arrivano in mare”. Naturalmente di questi interventi dovrebbe occuparsi la regione. Nella sua battaglia a difesa del mare, un po’ come Don Chisciotte, Emiliano ha invece costruito pericolosi nemici immaginari, le trivelle, tralasciando le reali cause dell’inquinamento, gli scarichi fognari non depurati. Il governatore pugliese lancia allarmi su possibili perdite petrolifere dalle piattaforme che farebbero comparire terribili macchie nere sulle acque pugliesi. Ma petrolio non ce n’è. Il vero problema del mare sono i depuratori e le macchie che dovrebbero allarmare Emiliano non sono nere, ma marroni

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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda Robyn il 09/04/2016, 11:31

Trilogy a me pare di essere tornati ai tempi della dc nella quale si spartivano gli interessi sulla base delle correnti.Il merito,la concorrenza,che cosa furono?non ne sentii mai pallare,cose superate furono.M Renzi deve fare un tagliando con Cuperlo per rendere più efficace e trasparente l'azione del governo.In merito a fauna marina e pesci ricoperti di petrolio,il problema è più di strategia ambientale di aria e di ambiente pulito di passaggio progressivo ad uno sviluppo basato sul grean deal.Pannelli solari,fotovoltaici,recupero di spazi di verde,raccolta differenziata,materiale biodegradabile,strade a scorrimento veloce linea ad alta velocità per le merci in perfetta armonia con l'ambiente e il paesaggio.Aeroporti e una pluralità di compagnie low coast in concorrenza fibra ottica
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda pianogrande il 09/04/2016, 12:06

franz ha scritto:Secondo il rapporto Goletta Verde di Legambiente, che monitora l’inquinamento dei mari, in Puglia un campionamento su tre presenta cariche batteriche fuori norma: "Al centro della nostra analisi ci sono gli scarichi non depurati che arrivano in mare”. Naturalmente di questi interventi dovrebbe occuparsi la regione. Nella sua battaglia a difesa del mare, un po’ come Don Chisciotte, Emiliano ha invece costruito pericolosi nemici immaginari, le trivelle, tralasciando le reali cause dell’inquinamento, gli scarichi fognari non depurati. Il governatore pugliese lancia allarmi su possibili perdite petrolifere dalle piattaforme che farebbero comparire terribili macchie nere sulle acque pugliesi. Ma petrolio non ce n’è. Il vero problema del mare sono i depuratori e le macchie che dovrebbero allarmare Emiliano non sono nere, ma marroni

(da amici su FB)


E questo è il discorso giusto da fare.
Si continua sui social a mostrare foto di macchie nere e incendi di piattaforme e petroliere etc. ma di quel materiale marrone non si vede traccia.
I difensori del mare, l'importante che serva ad attaccare il governo, dovrebbero attaccare Emiliano con la stessa protervia ma è più facile parlare di emissioni che richiedono una concessione, di multinazionali, di banche etc. dove il terreno è ormai ampiamente preparato.
Parlare di depuratori degli scarichi umani fa molto meno figo.

Anche io ritengo di essere un ambientalista e guardo alle piattaforme come a qualcosa non da chiudere ma da tenere sotto stretto controllo.
Questo però deve valere per tutto e in proporzione.

Per quanto riguarda le piattaforme, la prima critica pesante che mi viene da fare è, semmai, sui proventi (royalties) delle concessioni che in Italia sono davvero miseri tanto da essere diventati strumento di propaganda (mica tutta sbagliata) per il fatto che prolungare le concessioni può significare anche ridurre ulteriormente questi proventi e beccarci solo l'inquinamento (quando questo c'è come per i fatti che si stanno discutendo da un'altra parte a proposito della Guidi).

Fermare le trivelle sarebbe però una resa e non una vittoria.

Mandare in galera i colpevoli dei fatti detti sopra e farsi pagare i danni.
Quella sì sarebbe una vittoria.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda flaviomob il 10/04/2016, 2:12

http://ilmanifesto.info/svolta-francese ... forazioni/

Svolta francese: stop subito alle trivelle
Francia. La ministra dell’ambiente dell’Ambiente e dell’Energia, Ségolène Royal, annuncia una moratoria immediata sulla ricerca di idrocarburi in mare. Troppo alti i rischi ambientali, Parigi chiederà che il bando alle perforazioni sia esteso a tutto il Mediterraneo. Meglio puntare su «strade solari», eolico off-shore e dimezzamento dei consumi entro il 2050


La ministra dell’Ambiente e dell’Energia, Ségolène Royal, ha comunicato ieri la decisione di mettere immediatamente in atto una moratoria sulle ricerche d’idrocarburi nel Mediterraneo. Il provvedimento è stato reso noto nel corso della seconda Conferenza Nazionale sulla Transizione Ecologica del Mare e dell’Oceano, tenutasi a Parigi. Il comunicato della ministra non lascia spazio ai dubbi. «In considerazione delle drammatiche conseguenze che potrebbero colpire tutto il Mediterraneo in caso d’incidente dovuto alle perforazioni petrolifere – si legge nel testo diffuso dal dicastero dell’ambiente – Ségolène Royal decide di applicare una moratoria immediata sulle ricerche di idrocarburi nel Mediterraneo, sia nelle acque territoriali francesi, sia nella zona economica esclusiva». Inoltre, la ministra Royal «chiederà che questa moratoria sia estesa all’insieme del Mediterraneo, nel quadro della Convenzione di Barcellona sulla Protezione dell’Ambiente Marino e del Litorale Mediterraneo».

La conferenza nazionale di ieri costituiva la seconda edizione di quella già tenutasi, sempre sul tema della transizione ecologica del mare, nell’agosto scorso. Come allora, anche ieri erano invitate Ong, accademici e vari operatori ed esperti. In quell’occasione erano state stabilite le cosiddette «dieci azioni per una crescita blu».

Ségolène Royal non è nuova a prese di posizione contro le energie non rinnovabili. Basti ricordare il suo intervento all’Assemblea Nazionale del 12 gennaio scorso, al suo rientro da New York, dove aveva incontrato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, per dare corpo alle decisioni prese alla Cop 21 di dicembre. In quell’occasione, la ministra del governo Hollande aveva affermatoche nessun ulteriore permesso di ricerca d’idrocarburi sarebbe stato accordato dall’esecutivo. «Se bisogna ridurre la quota di energie fossili, perché continuare ad autorizzare ricerche d’idrocarburi convenzionali?» si domandava allora la responsabile dell’ambiente. Secondo i dati del ministero, il 1° luglio 2015 si contavano 54 permessi di ricerca attivi e 130 domande di permesso in corso di valutazione.

Le sue parole non erano rivoluzionarie, ma davano semplicemente seguito agli obiettivi previsti dalla legge sulla transizione energetica dell’agosto 2015. Il provvedimento punta a dimezzare entro il 2050 il consumo totale d’energia della Francia, oltre a diminuire sino alla soglia del 30% entro il 2030 la percentuale di energia prodotta da fonti fossili non rinnovabili. Sempre per il 2030, al contrario, dovrà essere del 32% sul totale nazionale l’energia prodotta da fonti rinnovabili. In questa prospettiva, la ministra sta lavorando per una grande campagna di sostegno al fotovoltaico e all’eolico. Per quel che riguarda l’energia solare, meno di tre settimane fa, Ségolène Royal ha lanciato a Marsiglia il progetto delle «strade solari», cui saranno consacrati, per il momento, 5 milioni di euro, con l’ambizione di arrivare in cinque anni ad avere 1000 chilometri di pannelli fotovoltaici, su tutto il territorio nazionale.

Rispetto all’energia eolica, invece, il documento finale della conferenza di ieri, mostra una determinazione nell’implementare parchi eolici off-shore. Dieci progetti hanno vinto una gara d’appalto in questo settore specifico nel 2015. Un’altra gara d’appalto è stata lanciata per l’anno in corso. La zona individuata per l’installazione degli impianti fissi è a largo di Dunkerque, sul canale della Manica. L’Atlantico davanti alle coste bretoni e il Mediterraneo, ospiteranno, invece. delle fattorie eoliche sperimentali galleggianti, si legge ancora nel documento conclusivo della conferenza.

Al di là della questione strettamente ambientale, quello che sembra, almeno sulla carta, un cambio di passo nell’approccio alla questione della protezione del mare, potrebbe avere ripercussioni interessanti per il settore della pesca. La moratoria, infatti, disinnescherebbe de facto una recente tesi, frutto della bizzarra convergenza tra petrolieri e alcune Ong ambientaliste, in base alla quale la pesca, senza distinzioni, sarebbe dannosa per l’ambiente marino.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda trilogy il 10/04/2016, 8:15

flaviomob ha scritto:http://ilmanifesto.info/svolta-francese-stop-subito-alle-perforazioni/

Svolta francese: stop subito alle trivelle


....Rispetto all’energia eolica, invece, il documento finale della conferenza di ieri, mostra una determinazione nell’implementare parchi eolici off-shore. Dieci progetti hanno vinto una gara d’appalto in questo settore specifico nel 2015. Un’altra gara d’appalto è stata lanciata per l’anno in corso. La zona individuata per l’installazione degli impianti fissi è a largo di Dunkerque, sul canale della Manica. L’Atlantico davanti alle coste bretoni e il Mediterraneo, ospiteranno, invece. delle fattorie eoliche sperimentali galleggianti, si legge ancora nel documento conclusivo della conferenza....


Eolico offshore? Non abbiamo neanche un impianto del genere, tutto bloccato. In compenso abbiamo molti conti e fondi offshore :mrgreen:

Eolico offshore, perché l’Italia non ha nemmeno un impianto?
L’Italia non ha impianti eolici off-shore. I progetti esistono: tra il 2006 e il 2013 ne sono stati presentati 15. Ma nessuno è stato realizzato e uno soltanto ha ricevuto l’ok del Consiglio dei ministri dopo la bocciatura da parte di Regione, Comuni e ministero dei Beni culturali.....

http://www.lastampa.it/2015/06/24/scien ... agina.html


È ormai evidente che le centrali eoliche in mare aperto (eolico offshore) non hanno un gran successo in Italia. Non si riesce a costruirne una.
L’unica eccezione è quella progettata nella rada grande del porto di Taranto: lo scorso 3 luglio ha praticamente avuto il via libera dal Consiglio di Stato, il quale ha respinto l’ultimo ricorso del Comune di Taranto, che aveva in tutti i modi cercato di impedirne l’autorizzazione. Se davvero verrà realizzata (a nostro avviso il condizionale è comunque d’obbligo), sarà il primo impianto eolico offshore non solo dell’Italia, ma dell’intero Mediterraneo.....

- See more at: http://www.enerblog.it/eolico-offshore- ... izW8X.dpuf
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