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Un referendum di cui non si parla

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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda Robyn il 03/04/2016, 18:19

mariok e tu ci credi?se fosse come dici tu cioè investire in nuovi processi di produzione e in ricerca scientifica per ridurre il costo unitario sono perfettamente d'accordo con te ti direi facciamolo.Invece al contrario penso che con la scusa dell'eliminazione degli incentivi si voglia solo dare spazio a scelte conservatrici che sono il petrolio e il nucleare
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 03/04/2016, 22:14

trilogy ha scritto:La "reiniezione" dell'acqua nei giacimenti esauriti o sterili è la procedura prevista dalla legge e adottata praticamente in tutti i paesi. Quando estrai petrolio, estrai anche molta acqua, spesso l'acqua estratta supera, e di molto la quantità petrolio. Quest'acqua difficilmente è pura, ma contiene frazioni di idrocarburi metalli pesanti ecc. Di conseguenza la procedura ambientalmente più corretta è reiniettarla da dove l'hai estratta. Prima di questa normativa in molti paesi la sversavano in mare...


Evidentemente un conto è "reiniettare" dell'acqua, un altro è stiparci rifiuti speciali tra cui "333mila metri cubi di acque di lavaggio delle cisterne della nave di stoccaggio del greggio denominata Vega Oil; e persino 14mila metri cubi di acque di sentina"."Inoltre, specifica la Procura, gli imputati avrebbero immesso «negli strati geologici profondi sostanze, tra cui acido cloridrico, che hanno modificato le caratteristiche morfologico-strutturali» del sottosuolo marino, con l'obiettivo di aumentare la ricettività del pozzo". Per giunta, come si legge nella perizia del tribunale, in un pozzo che "non avendo mai contenuto idrocarburi e non essendo mai stato produttivo, è risultato sterile e pertanto non idoneo alla reiniezione delle acque di strato".


A meno che non si voglia sostenere che il processo in corso sia basato sulle follie ideologiche dei magistrati e del ministero dell'ambiente che si è costituito parte civile. Ministero dello stesso governo che poi ha autorizzato il raddoppio dell'impianto.


Il caso della piattaforma "Vega" di Edison. Ministero Ambiente chiede danni, Governo autorizza raddoppio. E il processo finirà in prescrizione
L'Huffington Post | Di Salvatore Altiero, Manuele Bonaccorsi, Marcello Brecciaroli
Pubblicato: 02/04/2016 12:43 CEST Aggiornato: 02/04/2016 13:11 CEST

Prima ti chiedo i danni, poi ti premio. Il governo ha recentemente dato il via libera al raddoppio della piattaforma petrolifera Vega A, nel canale di Sicilia, gestita dalla società Edison, nonostante il ministero dell'Ambiente si sia costituito parte civile contro 6 manager e dirigenti del colosso energetico italo-francese in un processo per smaltimento illecito di rifiuti in corso presso la procura di Ragusa. Il ministero dell'Ambiente ha chiesto un risarcimento per ingiusto profitto pari a 69milioni di euro, come ha riportato il mensile siciliano “S”, diretto da Antonio Condorelli. Il procedimento giudiziario è aperto dal 2007, ma tra rinvii e vizi di forma non si è ancora chiuso il primo grado. Il 5 maggio a Ragusa si svolgerà l'udienza che probabilmente sancirà la prescrizione dei reati per i manager di Edison, difesi dagli avvocati Tullio Padovani e Marco De Luca, tra i più noti penalisti italiani.

Fin qui la cronaca giudiziaria. Poi viene quella politica: il 16 aprile 2015 il ministero dell'Ambiente ha dato parere positivo alla Valutazione di impatto ambientale per il raddoppio della piattaforma e il 13 novembre dello stesso anno il ministero dello Sviluppo economico ha concesso il rinnovo del permesso per 10 anni. A meno di 12 miglia dalla riserva naturale del fiume Irminio, tra Ragusa e Scicli, Edison potrà costruire una seconda piattaforma petrolifera offshore, Vega B, per continuare a sfruttare il giacimento, attivo dal lontano 1984. L'autorizzazione è arrivata subito prima dello stop alle nuove perforazioni sotto le 12 miglia deciso dal governo con l'ultima legge Finanziaria, entrata in vigore il primo gennaio 2016. Le motivazioni del via libera ministeriale appaiono paradossali: “La società ha ottemperato ai termini di buona gestione del giacimento...”, scrive il Mise in una nota del 12 dicembre 2014. Lo stesso governo che chiede ad Edison i danni in giudizio, la promuove a pieni voti nel momento in cui concede il rinnovo del permesso. In sintesi: grazie alla prescrizione Edison non pagherà i danni procurati, ma incassa dal governo un rinnovo della concessione per un decennio, alla modica cifra di un canone di appena 87 euro l'anno a chilometro quadrato, e con royalties da pagare allo Stato pari ad appena il 7% dei proventi (le royalties italiane sono le più basse d'Europa).

Il danno
A scoprire il presunto reato è stato il comandate Antonio Donato, allora al vertice della capitaneria di Pozzallo, oggi comandante ad Augusta, che nel 2007, durante una verifica ordinaria, notò che la società Edison non aveva riportato nei registri lo smaltimento dei rifiuti della piattaforma. Secondo i documenti dell'Ispra, redatti da Luigi Alcaro e Ezio Amato e finiti agli atti del processo di Ragusa, confermati dalla perizia della procura l'Edison tra il 1989 e il 2007 avrebbe iniettato illegalmente nel pozzo sterile V6, a 2.800 metri di profondità, ingenti quantità di rifiuti petroliferi altamente inquinanti: 147mila metri cubi di acque di strato, liquidi che si trovano nel sottosuolo insieme agli idrocarburi, contenenti alte concentrazioni di metalli pesanti e idrocarburi; 333mila metri cubi di acque di lavaggio delle cisterne della nave di stoccaggio del greggio denominata Vega Oil; e persino 14mila metri cubi di acque di sentina. In totale quasi mezzo milione di metri cubi di liquidi altamente inquinanti, definiti dalla legge “rifiuti speciali”. Mezzo miliardo di litri, l'equivalente del contenuto di 12.500 autocisterne. Secondo Ispra, se Edison avesse smaltito questi rifiuti seguendo le indicazioni di legge, avrebbe dovuto spendere ben 69milioni di euro. Secondo la procura «gli imputati si sono resi responsabili di gravi e reiterati attentati alla salubrità dell'ambiente e dell'ecosistema marino», mettendo in pratica «per pura finalità di contenimento dei costi e quindi di redditività aziendale, modalità criminali di smaltimento dei rifiuti pericolosi». Inoltre, specifica la Procura, gli imputati avrebbero immesso «negli strati geologici profondi sostanze, tra cui acido cloridrico, che hanno modificato le caratteristiche morfologico-strutturali» del sottosuolo marino, con l'obiettivo di aumentare la ricettività del pozzo.
I documenti citati si possono consultare integralmente in coda all'articolo
Le conseguenze ambientali elencate dal Pm Francesco Puleio appaiono molto gravi: "dispersione e sversamento di idrocarburi e sostanze inquinanti nelle acque marine: contaminazioni ambientali per l'ecosistema marino, inquinamento delle falde idriche profonde, rischio di sismicità indotta". Il problema, conferma Alessandro Giannì direttore delle campagna di Greenpeace è che il pozzo in cui i rifiuti sono stati iniettati è sterile proprio perché potrebbe non essere a tenuta stagna. "Un giacimento petrolifero è come una botte, che è piena di idrocarburi solo se c'è un coperchio che la impermeabilizza. Il pozzo in cui sono stati iniettati questi rifiuti non ha il tappo, è come se fosse una botte con un buco". Secondo Giannì la vicenda di Vega potrebbe aver creato un danno ambientale molto grave: "I liquidi iniettati potrebbero disperdersi per anni nell'ambiente: praticamente abbiamo creato sul fondo del mare una discarica abusiva che potrebbe rilasciare veleni nell'ambiente per un periodo di tempo che non possiamo definire con esattezza, forse secoli". Non solo. Secondo Giannì "Edison sapeva di iniettare inquinanti in un pozzo non a tenuta, come dimostra il fatto che l'azienda abbia usato degli acidi per “allargare il buco", peggiorando una situazione già compromessa".

Il rinnovo
Nonostante questi precedenti, le pratiche per il rinnovo della concessione e per la costruzione della nuova piattaforma VegaB, inoltrate ai ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo dalla società Edison non hanno avuto particolari intoppi. Eppure la richiesta ha un problema immenso: l'area scelta per la realizzazione della piattaforma VegaB ricade all'interno della fascia di protezione delle 12 miglia dal sito di interesse comunitario (Sic) “Fondali e foce del fiume Irminio”. La legge impedirebbe di costruire nuove piattaforme così vicino a un'area protetta. Ma secondo i due ministeri la nuova piattaforma sarebbe nient'altro che il completamento del vecchio programma di lavori, approvato nel 1984, 32 anni fa. Sulle autorizzazioni concesse dal governo, Legambiente, Greenpeace e il Touring club hanno presentato ricorso al Tar del Lazio. A detta delle organizzazioni ambientaliste il governo avrebbe dovuto rigettare al mittente le richieste di autorizzazioni per numerosi inesattezze e irregolarità.

Il referendum
La vicenda di Vega incrocia anche il referendum sulle piattaforme offshore del 17 aprile, che riguarda la prorogabilità dei permessi petroliferi sotto le 12 miglia. Se nelle urne dovesse prevalere il “sì” l'investimento previsto da Edison per il raddoppio della piattaforma, circa 100 milioni di euro, potrebbe essere bloccato. Il rinnovo del permesso, infatti, scadrà nel 2022, e poiché si tratta di una concessione sotto le 12 miglia, in caso di vittoria dei “sì” non potrebbe più essere rinnovato: una durata troppo breve per ammortizzare i costi di costruzione e sviluppo di una nuova piattaforma offshore.

Salvatore Altiero, Manuele Bonaccorsi, Marcello Brecciaroli fanno parte di Italian Offshore un gruppo di inchiesta che ha vinto il premio Dig (Documentari, Inchieste, Giornalismi) del 2015, con un progetto di documentario sulle trivellazioni petrolifere nei mari italiani. Il gruppo ha lanciato una campagna di crowdfunding, sulla piattaforma indiegogo

Leggi la nota dell'Ispra
http://www.huffingtonpost.it/2016/04/01 ... 92038.html
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda gabriele il 04/04/2016, 8:09

mariok ha scritto:Evidentemente un conto è "reiniettare" dell'acqua, un altro è stiparci rifiuti speciali tra cui "333mila metri cubi di acque di lavaggio delle cisterne della nave di stoccaggio del greggio denominata Vega Oil; e persino 14mila metri cubi di acque di sentina".


una riduzione di costi esorbitante rispetto al legale smaltimento in impianti autorizzati
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 04/04/2016, 12:08

gabriele ha scritto:una riduzione di costi esorbitante rispetto al legale smaltimento in impianti autorizzati

Se ho inteso bene quello che ha spiegato trilogy pero' quel genere di reiniezione è legale ed autorizzata. Che differenza c'è tra l'acqua che si estrae insieme al petrolio e l'acqua di lavaggio delle cisterne di stoccaggio del petrolio?
http://www.eni.com/eni-basilicata/ambie ... ione.shtml
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 04/04/2016, 12:59

eni ha scritto:La tecnica non crea problemi di inquinamento del sottosuolo poiché l’acqua di strato, prodotta dai pozzi con petrolio e gas e separata dagli idrocarburi in superficie attraverso un processo fisico, viene reimmessa nello stesso giacimento di provenienza senza interagire con le falde superficiali.

Queste ultime non hanno alcun tipo di contatto con le unità geologiche profonde, dato che sono separate fra loro da strati di terreni e rocce in gran parte impermeabili per spessori fino a 3.000/4.000 metri.

È solo nella formazione geologica d’origine, a chilometri di profondità, che queste acque tornano in contatto con l’ambiente. Così come il pozzo di perforazione e quello di produzione, anche il pozzo di reiniezione, avendo il medesimo assetto dei precedenti, costituisce un sistema chiuso, che impedisce qualsiasi interazione tra l’interno del pozzo e le formazioni geologiche attraversate, di conseguenza non consente alcun contatto con le acque superficiali o sotterranee.


perizia d'ufficio tribunale di Modica ha scritto:...si osservi che il pozzo Vega 6, non avendo mai contenuto idrocarburi e non essendo mai stato produttivo, è
risultato sterile (si veda ancora l‟Allegato n. 2) e pertanto non idoneo alla
reiniezione delle acque di strato
.
Inoltre i succitati art. 30 del D.lgs 152/99 e art. 104 del D.lgs 152/06 specificano che “… Lo scarico non deve contenere altre acque di scarico o altre sostanze pericolose diverse, per qualità e quantità, da quelle derivanti dalla separazione degli idrocarburi

Con l‟entrata in vigore del D.lgs. 152/99, in data 26/05/2003 Edison richiedeva autorizzazione al Ministero dell‟Ambiente e della Tutela del Territorio alla reiniezione delle sole acque di strato in unità geologiche profonde attraverso il pozzo Vega 6; a tale richiesta facevano seguito richieste di integrazioni di documentazione da parte del Ministero, ma anche a seguito
dell‟entrata in vigore nel 2006 del D.Lgs. 152/06, non risulta agli atti alcuna autorizzazione alla reimmisione delle acque di strato nel pozzo Vega 6.

Come sopra specificato, le acque di lavaggio sono da intendersi quelle prodotte nelle operazioni di pulizia delle cisterne che hanno contenuto idrocarburi e quelle di sentina sono quelle contenenti miscele oleose derivanti dagli scoli dei motori

Tali attività di reiniezione delle acque di sentina e lavaggio nel sottosuolo, in questo caso nel pozzo Vega 6, sono vietate secondo quanto disposto dall‟art. 30 comma 1 del D.Lgs. 152/99 e dall‟art. 104 comma 1 del D.Lgs. 152/06.
Nondimeno tali acque, identificate come rifiuti così come definite nel D.Lgs. n. 182/03, art. 2, comma 1, lett. c e d, devono essere corrisposte agli impianti a terra per gli opportuni trattamenti e smaltimenti.


Mi sembra abbastanza chiaro.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda gabriele il 04/04/2016, 13:15

franz ha scritto:
gabriele ha scritto:una riduzione di costi esorbitante rispetto al legale smaltimento in impianti autorizzati

Se ho inteso bene quello che ha spiegato trilogy pero' quel genere di reiniezione è legale ed autorizzata. Che differenza c'è tra l'acqua che si estrae insieme al petrolio e l'acqua di lavaggio delle cisterne di stoccaggio del petrolio?
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Da quello che leggo, da quanto ha postato mariok, non hanno eseguito un corretto trattamento delle acque di sentina. Acque che devono essere trattate come rifiuti liquidi e quindi non possono essere stoccate nel sottosuolo. Oltre al fatto che, da quello che scrive la procura, non erano autorizzati a reimmettere le acque nel sottosuolo.

Però qui siamo alle fasi intermedie del procedimento giudiziario. Il dibattimento chiarirà i ruoli e i fatti
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 04/04/2016, 13:51

gabriele ha scritto:Da quello che leggo, da quanto ha postato mariok, non hanno eseguito un corretto trattamento delle acque di sentina. Acque che devono essere trattate come rifiuti liquidi e quindi non possono essere stoccate nel sottosuolo. Oltre al fatto che, da quello che scrive la procura, non erano autorizzati a reimmettere le acque nel sottosuolo.

Però qui siamo alle fasi intermedie del procedimento giudiziario. Il dibattimento chiarirà i ruoli e i fatti


Purtroppo il processo è avviato alla prescrizione per cui una verità giudiziaria non ci sarà.

D'altra parte il penale, come si sa, è finalizzato all'accertamento delle responsabilità personali ed a me sinceramente non importa più di tanto se i dirigenti dell'azienda non verranno condannati.

Quello che più preoccupa è che, in questo quadro almeno dubbio, il governo ha già autorizzato il progetto di ampliamento che prevede la trivellazione di ulteriori 12 pozzi a meno di 12 miglia da una riserva naturale, a meno che (cosa improbabile) non passi il referendum, che come si vede non è poi tanto inutile.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda gabriele il 04/04/2016, 14:07

da: http://www.sondaggipoliticoelettorali.it

31/03/2016 Istituto Piepoli

interviste complete metodologia C.A.T.I.: 351
interviste complete metodologia C.A.W.I.: 154
totale complete: 505
non rispondenti/rifiuti/fuori quota (C.A.T.I.): 6.390
totale contatti (C.A.T.I./C.A.W.I.): 6.895


Area Scheda Domanda e Risposta
Testo Domanda

IL 17 APRILE PROSSIMO IN ITALIA SI VOTA IL REFERENDUM POPOLARE ABROGATIVO SULLE TRIVELLAZIONI IN MARE. VOLUTO DA NOVE REGIONI (BASILICATA, CALABRIA, CAMPANIA, LIGURIA, MARCHE, MOLISE, PUGLIA, SARDEGNA, VENETO) CHE SI AFFACCIANO SULL'ADRIATICO E CHE TEMONO PER CONSEGUENZE SULL'AMBIENTE E SUL TURISMO. IL REFERENDUM CHIEDE DI SCEGLIERE SE ABROGARE LA NORMA CHE CONSENTE ALLE SOCIETÀ PETROLIFERE DI CERCARE ED ESTRARRE GAS E PETROLIO, ENTRO LE 12 MIGLIA MARINE DALLA COSTA, SENZA LIMITI DI TEMPO ALLA DURATA DELLE CONCESSIONI, CIOÈ SINO ALL'ESAURIMENTO DEL GIACIMENTO. LEI PENSA CHE ANDRÀ A VOTARE AL REFERENDUM DEL 17 APRILE?
Testo Risposta


Area Allegato

%
Si 75
No 19
Senza Opinione 6
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 04/04/2016, 14:19

gabriele ha scritto:Però qui siamo alle fasi intermedie del procedimento giudiziario. Il dibattimento chiarirà i ruoli e i fatti

Mi pare che come al solito si arriverà alla prescrizione.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda flaviomob il 05/04/2016, 5:16

http://www.valigiablu.it/quiz-trivelle/

Il quiz: cosa sai davvero sul referendum del 17 aprile?

::::

“Io rovinato per aver fatto il mio dovere. E per aver raccontato i veleni del petrolio in Basilicata prima di tutti”

In un colloquio con Il Fatto Quotidiano lo sfogo di Giuseppe Di Bello, tenente di polizia provinciale ora spedito a fare il custode al museo di Potenza per le sue denunce sull'inquinamento all'invaso del Pertusillo

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... i/2607697/

____
Basilicata, il sindaco di Pisticci: “Noi lucani sommersi da rifiuti pericolosi”

Vito Pisticci, primo cittadino del paese lucano: "Non rinnovo più la tessera del Partito Democratico". In seguito alle sue denunce intimidazioni e avvertimenti, ma lui risponde: "Li respingo al mittente"

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... i/2606362/


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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