da mariok il 16/05/2016, 10:31
16/5/2016
l’emergenza in venezuela
Lo scenario.
Tassi di mortalità alle stelle, crollo dei servizi pubblici, 70% della popolazione in povertà
Il chavismo ha ucciso una nazione ricca questa è una vera crisi umanitaria
MOISÉS NAÍM
Le fabbriche chiudono Maduro invia l’esercito Oppositori: “ Alle urne”
Q UANDO un imprenditore venezuelano che conosco creò un’azienda manifatturiera nel Venezuela occidentale, vent’anni fa, non immaginava che un giorno avrebbe rischiato di finire in prigione per la carta igienica. Ma il Venezuela ha la capacità di trasformare l’impensabile di ieri nella normalità di oggi.
Le traversie dell’imprenditore sono cominciate più o meno un anno fa, quando il sindacato della fabbrica ha cominciato a insistere per far applicare un’oscura clausola del contratto collettivo che prescrive che i bagni della fabbrica siano costantemente riforniti di carta igienica. Il problema era che nella situazione corrente di scarsità di quasi tutti i prodotti di base (dal riso al latte) era quasi impossibile trovare anche solo un rotolo di carta igienica in Venezuela, figuriamoci un rifornimento sufficiente per centinaia di lavoratori.
E QUANDO l’imprenditore ci riusciva, i suoi lavoratori, comprensibilmente, la prendevano e se la portavano a casa. I furti di carta igienica possono sembrare una cosa da ridere, ma per l’imprenditore sono una faccenda seria: se non rifornisce i bagni della fabbrica viola l’accordo con il sindacato, con il rischio di uno sciopero prolungato che a sua volta potrebbe sfociare in una confisca dello stabilimento da parte del governo socialista, guidato dal sempre più impopolare presidente Nicolás Maduro. Così l’imprenditore si è rivolto al mercato nero, che gli ha consentito (così sembrava) di trovare una soluzione: un fornitore in grado di consegnargli un quantitativo di carta igienica sufficiente per qualche mese. Appena la carta igienica è arrivata in fabbrica, è spuntata la polizia segreta, che ha confiscato la merce proclamando di aver sventato una vasta operazione di accaparramento condotta nel quadro di una “guerra economica” spalleggiata dagli Usa all’origine, secondo il governo, della penuria di prodotti di base che affligge il Venezuela. L’imprenditore e tre dei suoi manager sono stati incriminati e ora rischiano il carcere. Tutto ciò per della carta igienica.
Questo imprenditore è una delle tante persone reali dietro a quei titoli della stampa internazionale sulla carta igienica che non c’è più in Venezuela, che sfruttano la crisi del Paese sudamericano per strappare risate e click. L’esperimento del «socialismo del XXI secolo» introdotto dal defunto presidente Hugo Chávez — autoproclamato paladino dei poveri che prometteva di distribuire fra le masse le ricchezze del Paese e ha finito invece per instradarlo, sotto la guida del successore da lui stesso selezionato, Maduro, verso la catastrofe che oggi è sotto gli occhi del mondo intero — è stato un drammatico fallimento.
I Paesi in via di sviluppo, come gli adolescenti, incorrono spesso in incidenti. Crac economici, crisi politiche o entrambe le cose insieme sono eventi che si verificano con una certa regolarità. Le notizie che arrivano dal Venezuela — oltre alla penuria di beni primari, i recentissimi tumulti per i blackout elettrici, l’imposizione di una settimana lavorativa di due giorni per i dipendenti pubblici, mirata teoricamente a risparmiare energia, e l’accelerazione delle iniziative per revocare il presidente — sono drammatiche, ma è facile liquidarle come l’ennesimo esempio di questi episodi ricorrenti.
Sarebbe un errore. Quello che sta vivendo il nostro Paese è mostruosamente fuori dal comune: stiamo assistendo, né più né meno, al collasso di una nazione grande e ricca, apparentemente moderna e apparentemente democratica, a poche ore di volo dagli Stati Uniti.
Negli ultimi due anni abbiamo sperimentato un’implosione che ha pochissimi precedenti, se non in caso di guerra, in un Paese a medio reddito com’è il Venezuela: i tassi di mortalità stanno schizzando alle stelle, i servizi pubblici stanno crollando uno dopo l’altro, un’inflazione a tre cifre ha precipitato oltre il 70 per cento della popolazione nella povertà, un’ondata di criminalità fuori controllo spinge la gente a barricarsi in casa di notte, fuori dai negozi ci sono file di ore per comprare generi alimentari, i bambini, e anche gli anziani e i malati cronici, muoiono in gran numero per la mancanza di medicine semplici e poco costose e di attrezzature negli ospedali.
Ma perché? Non sono i soldi che mancano al Paese. Forte delle più grandi riserve di petrolio a livello mondiale, nell’ultima fase di uno sfrenato boom dell’oro nero, il Governo guidato prima da Chávez e poi, dal 2013, da Maduro, ha incassato oltre mille miliardi di dollari in proventi petroliferi negli ultimi 17 anni, e poteva decidere come spendere questa manna senza precedenti libero, in pratica, da qualsiasi vincolo istituzionale. È vero che da quel momento in poi il prezzo del petrolio è sceso (un rischio che molti avevano preventivato e contro cui il Governo non si era cautelato in alcun modo), ma non può bastare a spiegare quello che è successo. L’eclatante implosione del Paese è cominciata molto prima che il prezzo del greggio sprofondasse: nel 2014, quando il petrolio veniva ancora scambiato a più di 100 dollari al barile, i venezuelani dovevano già fare i conti con una grave penuria di cose fondamentali come il pane o i prodotti da toilette.
Il vero colpevole è il chavismo, la filosofia di governo creata da Chávez e portata avanti da Maduro, e la sua sbalorditiva propensione alla malagestione (il Governo disseminava denaro arbitrariamente in investimenti scriteriati), alla distruzione istituzionale (via via che Chávez, e poi Maduro, diventavano sempre più autoritari azzoppando le istituzioni democratiche del Paese), all’adozione di politiche economiche insensate (come i controlli sui prezzi e sulle valute) e alle ruberie pure e semplici (con il proliferare della corruzione fra una classe di funzionari pubblici in grado di agire in perfetta impunità e i loro amici e parenti).
Un buon esempio sono i controlli sui prezzi, che si sono allargati a un numero sempre maggiore di prodotti: generi alimentari e medicine vitali, sì, ma anche servizi medici essenziali, pannolini e naturalmente la carta igienica. Lo scopo dichiarato era imbrigliare l’inflazione e mantenere le merci accessibili per i poveri, ma chiunque sia dotato di nozioni anche solo elementari di economia avrebbe potuto prevedere le conseguenze: quando vengono fissati prezzi inferiori al costo di produzione, i venditori non possono permettersi di garantire l’approvvigionamento. I prezzi ufficiali sono bassi: ma è un miraggio, perché i prodotti sono spariti.
Il Fondo monetario internazionale ora prevede che i prezzi quest’anno saliranno del 720 per cento, e del 2.200 per cento nel 2017. Esistono molte teorie sulle forze profonde che hanno distrutto l’economia venezuelana, lacerato la sua società e devastato le sue istituzioni, ma il risultato, alla fin fine, è una tragedia umana che rappresenta una delle crisi umanitarie più gravi nell’emisfero occidentale.
La siccità che sta costringendo a razionare le forniture idriche ha provocato un calo allarmante del livello dell’acqua nelle dighe delle centrali idroelettriche. I blackout prima risparmiavano almeno la capitale, ma in questi giorni colpiscono la nazione intera, con le società di servizio pubblico che fanno i salti mortali per mantenere nei serbatoi quantità d’acqua sufficienti a impedire il completo collasso della rete elettrica.
Non era inevitabile. Dal 2009 sono stati stanziati centinaia di milioni di dollari per costruire nuove centrali elettriche a gasolio e a gas, che dovevano servire proprio per allentare la pressione derivante dall’invecchiamento della rete di centrali idroelettriche. Ma gran parte della capacità prevista non è mai arrivata nella rete e nessuno ha mai dato conto dei soldi spesi. Due persone sono state incriminate negli Stati Uniti, ma in Venezuela nessuno sembra avere intenzione di aprire un’inchiesta. È emblematico dell’impunità che regna ormai a ogni livello dello Stato, dai reati più gravi fino alle massime cariche pubbliche.
( Traduzione di Fabio Galimberti)
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville