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Un referendum di cui non si parla

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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 11/03/2016, 12:16

Il Manzoni già li definiva "azzeccagarbugli". Ma prima di lui Niccolò Machiavelli (nel 1510), scrive: “Voi sapete che i mercatanti vogliono fare le cose loro chiare e non azzeccagarbugli”.
Questi di oggi (geovernativi) i garbugli pero' non li azzeccano. Li creano.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 11/03/2016, 20:09

Che si tratti di "un referendum di cui non si parla" è dimostrato anche in questa sede dalle scarse e contraddittorie informazioni disponibili al riguardo.

Nei post precedenti c'è un bel campionario di cattiva e più o meno tendenziosa (dis)informazione.

In un articolo la eventuale vittoria del sì vine definita una "sciagura nazionale", mentre in un altro il referendum viene definito "una truffa" che cioè non servirebbe praticamente a nulla se non a decidere su un "braccio di ferro" tra stato e regione.

Quello che innanzitutto non si dice è che tutto è partito dal decreto "sblocca italia" che definiva “il carattere strategico delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, delineando quindi procedure chiare ma commisurate alla natura di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità”. Nel burocratese, "urgenza e indifferibilità" significa saltare tutta una serie di verifiche ed autorizzazioni tese a valutare la compatibilità ambientale, paesaggistica ed i relativi rischi connessi ad una certa opera.

Se dei sei referendum iniziali ne è rimasto in piedi solo uno, è perché, grazie all'impegno di diversi "azzeccagarbugli" il governo, con l'ultima legge di stabilità, è stato costretto a fare parzialmente macchina indietro, escludendo le nuove trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa, lasciando in essere quelli esistenti fino ad esaurimento dei giacimenti.

Il referendum superstite si limita quindi d imporre la chiusura dei pozzi, non all'esaurimento dei relativi giacimenti, ma dalla scadenza delle concessioni, che altrimenti sarebbero automaticamente rinnovabili di ulteriori 5 anni e successivi periodi di 2.

Delle 66 concessioni marine oggi in essere, quelle che si trovano entro le 12 miglia marine sono 21. Esse, in caso di vittoria del sì, dovrebbero chiudere mediamente tra i cinque ed i dieci anni (quelle più recenti hanno una durata di 20 anni, mentre le più vecchie hanno una vita residua di 2-5 anni).

Non si tratterebbe certamente di una "sciagura nazionale, visto che verrebbe interessato meno un terzo delle concessioni marine, che sono a loro volta solo una parte del totale, che riguarda anche quelle sulla terra ferma. Ma non si tratta neanche di "una truffa", visto che comunque si tratta di una quantità non insignificante delle 130 piattaforme oggi esistenti.

Quello che più colpisce è che nessuno al momento ha calcolato quale percentuale di gas e petrolio viene prodotta entro le 12 miglia marine, né quanto sono abbondanti le riserve che si trovano in quest’area.

Quanto al "senso politico" del referendum, la questione non può essere ridotta o peggio ridicolizzata come "un braccio di ferro tra stato e regioni", anche perché la riforma costituzionale in via di approvazione restituisce, in materia di energia, la competenza esclusiva allo stato. Quindi, se mai, il problema andrà posto in sede di referendum confermativo della riforma.

L'importanza dell'esito referendario consiste invece nel fatto che, in caso di una sua bocciatura, nulla impedirebbe all'attuale o ai prossimi governi, di cambiare ancora una volta posizione sull'argomento, dal momento che il limite delle 12 miglia, così come è stato posto nell'ultima legge di stabilità, potrebbe essere abolito o modificato da una qualunque altra legge. Cosa invece non consentita in caso di pronuncia referendaria.

Si tratta come si vede di questione importante e delicata, sulla quale possono aversi opinioni diverse, ma che non può certamente essere ridicolizzata.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 12/03/2016, 9:48

In effetti se consideriamo, solo sulla base del questito supertite in essere, la scarsità di gas estratto nelle 12 miglia e l'orizzonte temporale della cessazione delle perforazioni (5-10 anni) come spiegato da mariok, mi pare che stiamo spendendo milioni di denaro pubblico (i referendum costano, tra 200 e 400 milioni) per poco o nulla. Oltre le 12 miglia (se ricordo bene) la normativa non è referendabile; corretto?

Tra l'altro ho letto che con le nuove tecnologie si puo' trivellare non solo in verticale ma anche obliquamente, fino a 60 gradi. Ci sono anche tecniche di perforazione orizzontale, leggo ora,
Quindi un pozzo potrebbe essere situato oltre le 12 miglia ma estrarre gas presso la costa. O anche sotto la costa stessa.
http://www.treccani.it/export/sites/def ... 54ITA3.pdf

Una cosa che noto è che i quesiti referendari furono promossi da Civati ma la raccolta di firme fallì.
Sono stati riproposti della regioni ma uno solo è sopravvissuto.

Qui una pagina che espone le ragioni dei si e del no.
http://www.ilpost.it/2016/03/08/guida-r ... -petrolio/
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda diffidente il 12/03/2016, 14:37

Secondo me bisognerebbe evitare di danneggiare le imprese, personalmente non vedo che male possano fare le trvellazioni per cercare idrocarburi, che,per inciso, danno lavoro VERO a molte persone. Non call center o tentata vendita, ma lavoro vero, dignitoso, di tecnici ed operai che operano su queste piattaforma. Massimo rispetto per chi vuole proteggere l'ambiente, ma ne ho le scatole piene di questi laureati in materie umanistiche che pontificano in materia di Scienza biologica senza aver dato nemmeno un esame di Biologia marina, né di economia. Scusate i toni, ma bisogna smetterla di creare problemi alle imprese ed a chi lavora. Io voto NO al referendum e spero che in tanti faccano lo stesso, sono favorevole alle trivellazioni e spero che rimangano per moltissimo tempo e che questi pseudoambientalisti vadan a rompere da un'altra parte.
PS, ho lavorato in una piattaforma
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 14/03/2016, 12:01

Monta l'onda del buon senso contro l'ideologia No Triv

A circa un mese dal referendum che intende bloccare l’estrazione di idrocaruburi a mare in Italia, sui social network e su internet stanno emergendo i primi movimenti di contrasto ai proclami dei comitati “No Triv”

di Alberto Brambilla | 11 Marzo 2016 ore 06:03

Roma. A circa un mese dal referendum che intende bloccare l’estrazione di idrocarburi a mare in Italia, sui social network e su internet stanno emergendo i primi movimenti di contrasto ai proclami dei comitati “No Triv” che in anni recenti hanno propalato tesi pseudo-ambientaliste grazie al passaparola in rete, catalizzando l’attenzione dei mass-media.
Con il referendum contro le estrazioni nelle acque territoriali italiane promosso per il 17 aprile da dieci regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Sardegna – di centrosinistra – e Liguria e Veneto – di centrodestra) si intende “eliminare la norma che consente di continuare l’attività produttiva dei giacimenti che si trovano entro le 12 miglia dalla costa italiana, fino alla durata della vita del campo”, scrive Staffetta Quotidiana. In caso di superamento del quorum e di vittoria del fronte del “sì” verrebbe prostrata l’intera filiera dell’estrazione degli idrocarburi dell’Emilia Romagna, regione che non aderisce al referendum ma che ne sarebbe penalizzata più di tutte.

Se dovesse cessare ogni attività produttiva dei giacimenti già scoperti e in corso di sfruttamento, verrebbe decimato l’ecosistema dell’industria estrattiva nazionale del gas naturale – non del petrolio, come erroneamente dicono i No Triv – che dalla metà del ’900 ha la sua roccaforte nella provincia di Ravenna e che in generale interessa la costa adriatica. La filiera dell’industria estrattiva gasiera del ravennate dà da vivere a oltre 6.000 famiglie e riguarda l’operatività di circa 50 aziende sia medie, che vendono macchinari e servizi per l’estrazione in tutto il mondo come eccellenza ingegneristica, sia piccole, che sono quintessenziali alla costruzione dei macchinari stessi (officine, carpenterie, ecc.), oltre a una miriade di subfornitori e all’indotto.

Tale è la preoccupazione che un gruppo di lavoratori anima con appelli e commenti la pagina facebook “Contro il referendum PER il lavoro” per spiegare perché il referendum è “sbagliato e strumentale”. E’ un’attività spontanea che riempie il vuoto di rappresentanza del sindacato più vecchio d’Italia, la Cgil che avverte del “rischio perdita di posti di lavoro” per via del referendum ma fatica ad affrancarsi dalla fascinazione ideologica della sinistra per l’ambientalismo militante; pieno culture-clash. I lavoratori scrivono sul social network che “l’unico ‘crimine’ che abbiamo compiuto negli ultimi trent’anni è quello di aver contribuito, con la produzione di gas nazionale, alla metanizzazione del paese e ad accendere la fiammella nei fornelli e nelle caldaie di milioni di italiani”.

Dice Nunzio M., veterano del settore in pozzi su terra e mare in diverse regioni, che “ho sempre fatto il mio dovere nel rispetto della natura prima e del lavoro dopo. La demonizzazione di questo settore proviene da coloro che non sanno cosa sia un solo giorno di ‘fatica’ e che con le loro pippe mentali hanno già messo in ginocchio migliaia di famiglie”. Annamaria non capisce il clamore attorno alle “trivelle” dei No Triv (“ma quando tornano a casa, ammesso che ne hanno una, non mangiano, e quando fa freddo non si riscaldano?”) mentre Giorgio V. si domanda quali siano le proposte alternative. Dall’8 marzo, data di creazione della pagina, c’è stato un aumento di adesioni (1.461 “mi piace”) e cresce la visibilità ogni giorno (172.777 visualizzazioni).

Il movimento No Triv affiorò per la prima volta il 6 maggio 2011 (“Marea contro il petrolio off-shore”, Italia Oggi) per un equivoco: l’allarme per “l’estrazione di petrolio” a largo di Termoli, invece si trattava di prospezioni geofisiche dell’irlandese Petroceltic, che di recente ha abbandonato il progetto. Da allora i No Triv hanno conquistato spazio mediatico anche attraverso manifestazioni, in località della costa ionica soprattutto, sotto lo slogan “liberiamo il mare dalle trivelle”. Ma più cresce la politicizzazione, più il movimento perde aderenza con la realtà; deriva comune a molti movimenti ambientalisti globali.

In risposta, il 16 marzo verrà presentato a Roma, con i lavoratori ravennati, il “Comitato contro il referendum” promosso dal collettivo “Ottimisti & Razionali” formato da intellettuali, imprenditori e politici che oppone “al catastrofismo, ai luoghi comuni e alle bugie nella salvaguardia dell’ambiente” storie e fatti a “supporto della ricerca, della scienza e della tecnica” raccolti sul sito ottimistierazionali.it. L’onda del buon senso emerge, finalmente.
http://www.ilfoglio.it/economia/2016/03 ... e_c220.htm


Alcuni dati interessanti, tra gli articoli correlati: http://www.ilfoglio.it/economia/2016/03 ... e_c108.htm
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 14/03/2016, 14:37

Il movimento No Triv affiorò per la prima volta il 6 maggio 2011 (“Marea contro il petrolio off-shore”, Italia Oggi) per un equivoco: l’allarme per “l’estrazione di petrolio” a largo di Termoli, invece si trattava di prospezioni geofisiche dell’irlandese Petroceltic, che di recente ha abbandonato il progetto.


Quanta cattiva e tendenziosa propaganda (il termine informazione è inappropriato)!

Addirittura si parla di "equivoco" a proposito dell'allarme per “l’estrazione di petrolio” a largo di Termoli, invece si trattava di prospezioni geofisiche dell’irlandese Petroceltic, che di recente ha abbandonato il progetto.

A che servivano, secondo l'autore dell'articolo, le "prospezioni geofisiche" se non alla eventuale successiva estrazione? O si vuol dare ad intendere che la Petroceltic stava lì a perdere tempo e denaro?

Per la cronaca, ecco il decreto di autorizzazione:

DECRETI DI CONFERIMENTO NUMERO DI PUBBLICAZIONE: 176.
Conferimento del permesso di ricerca «B.R274.EL» alla Società Petroceltic Italia S.r.l. (…)

VISTA l’istanza presentata in data 31 ottobre 2006, con la quale la Società Petroceltic Elsa S.r.l., ha chiesto il rilascio del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, denominato convenzionalmente «d494B.R-.EL», ricadente nel Mare Adriatico (zona “B”) di km2 317,093;

VISTA l’istanza presentata in data 31 ottobre 2006, con la quale la Società Petroceltic Elsa S.r.l., ha chiesto il rilascio del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, denominato convenzionalmente «d497B.R-.EL», ricadente nel Mare Adriatico (zona “B”) di km2 412,18;

VISTA l’istanza presentata in data 31 ottobre 2006, con la quale la Società Petroceltic Elsa S.r.l., ha chiesto il rilascio del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, denominato convenzionalmente «d498B.R-.EL», ricadente nel Mare Adriatico (zona “B”) di km2 533,646; (…)

D E C R E T A:

Art. 1. (Conferimento del permesso di ricerca) 1. Ai sensi del combinato disposto dell’art. 8, comma 1, del D.P.R. 18 aprile 1994, n. 484, dell’art. 6, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 9 e dell’art. 1, comma 79) della legge 23 agosto 2004, n. 239 e successive modifiche alla Società PETROCELTIC ITALIA S.R.L., (c.f. n. 08662141004), con sede legale Roma, Via Paola n. 24, int. 7, (C.a.p. 00186), è conferito per la durata di anni sei, a decorrere dalla data del presente decreto, il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi convenzionalmente denominato «B.R274.EL », ricadente nel Mar Adriatico (Zona B).


Si continua a parlare in termini catastrofici delle conseguenze sciagurate del referendum che "intende bloccare l’estrazione di idrocarburi a mare in Italia", sorvolando o lasciando sullo sfondo il fatto che l'oggetto del contendere sono le piattaforme entro le 12 miglia dalla costa.

Referendum inutile e strumentale? Non mi pare.

Il progetto petrolifero Ombrina mare , proposto dalla società inglese Rockhopper (ex Medoilgas), prevede la trivellazione di 4-6 pozzi di fronte alla costa di S. Vito chietino (Ch), a 7 km dalle spiagge. Inoltre è previsto il posizionamento a circa 11 km di una grande nave raffineria FPSO per il primo trattamento del greggio (desolforazione). Piattaforma e nave saranno collegate da oleodotti e gasdotti. La durata prevista del progetto è di 25 anni.

Problema superato? Direi di no, dal momento che nel "bollettino degli idrocarburi" pubblicato il 31 dicembre scorso, si legge che il progetto è solo "prorogato" fino all'eventuale conferimento della concessione e "in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2016".:

"1. La sospensione del decorso temporale del permesso di ricerca “B.R269.GC”, di cui è titolare la società ROCKHOPPER ITALIA S.p.A. (c.f. n. 08344911006), con sede in Roma, via Cornelia, 498 (c.a.p. 00166), è prorogata a decorrere dal 1 gennaio 2016 e fino alla data dell’eventuale conferimento della concessione di coltivazione di idrocarburi a mare di cui all’istanza “d 30 B.C-.MD” e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2016".

E' la riprova che su questa materia c'è volutamente una grande confusione (e grandi menzogne), per cui una vittoria del sì al referendum è quanto mai necessaria (anche se improbabile vista la persistente disinformazione al riguardo).
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda diffidente il 14/03/2016, 20:12

Con tutto il rispetto, ma questi intellettuali di Lettere e Filosofia che, senza aver mai dato esalmi di Biologia Marina, hanno promosso questo referendum mostrano di odiare i lavoratori e le imprese, le imprese vanno incoraggiate, non distrutte! Temo sia lo stesso gruppo di intellettuali che si oppone alle metropolitane, ai fili del tram d Firenze perché "dturpano il paesaggio" -, le automobili non deturpano il paesaggio, vero?- , che s oppone alle pale eoliche erché "uccidono le aquile" -come se le aquile volassero tutte intorno alle pale eoliche, tutti uniti dalla volontà di dstruggere, che si oppone alle ferrovie, ma quando nella stessa vallata si costruiscono autostrade piene di camion, allora va tutto bene.
Ma cosa hanno contro chi lavora?
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 15/03/2016, 8:16

mariok ha scritto:1) A che servivano, secondo l'autore dell'articolo, le "prospezioni geofisiche" se non alla eventuale successiva estrazione? O si vuol dare ad intendere che la Petroceltic stava lì a perdere tempo e denaro?

Per la cronaca, ecco il decreto di autorizzazione:
...
è conferito per la durata di anni sei, a decorrere dalla data del presente decreto, il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi convenzionalmente denominato «B.R274.EL », ricadente nel Mar Adriatico (Zona B). [/i]
...
Referendum inutile e strumentale? Non mi pare.

2) Il progetto petrolifero Ombrina mare , proposto dalla società inglese Rockhopper (ex Medoilgas), prevede la trivellazione di 4-6 pozzi di fronte alla costa di S. Vito chietino (Ch), a 7 km dalle spiagge. Inoltre è previsto il posizionamento a circa 11 km di una grande nave raffineria FPSO per il primo trattamento del greggio (desolforazione). Piattaforma e nave saranno collegate da oleodotti e gasdotti. La durata prevista del progetto è di 25 anni..

1) appunto, servivano alla ricerca, come sta scritto, non all'estrazione ed il fatto che poi il progetto sia stato abbandonato significa che la quantità trovata ed i costi estrattivi, relativamente al prezzo sul mercato, non rendevano economica l'impresa.
Sì, ha perso tempo e denaro. Si chiama rischio d'impresa.
Fai 10 ricerche e basta che una o due diano frutti per pagare i costi anche di quelle infruttuose.

2) questo è interessante. A proposito della disinformazione è stato detto piu' volte (credo anche qui ma non ritrovo la frase) che il referendum riguarda solo le concessioni di estrazione già in essere, non quelle nuove - entro le 12 miglia - in quanto queste ultime sono già vietate.
A quanto leggo il progetto ombrina è già saltato proprio perché il governo ha introdotto il divieto di nuove ricerche entro le 12 miglia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... m/2303584/
Usare quindi il caso Ombrina come argomento per il referendum superstite è decisamente strumentale e nel caso Ombrina la vittoria del SI è puramente inutile.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 15/03/2016, 9:46

1) appunto, servivano alla ricerca, come sta scritto, non all'estrazione ed il fatto che poi il progetto sia stato abbandonato significa che la quantità trovata ed i costi estrattivi, relativamente al prezzo sul mercato, non rendevano economica l'impresa.
Sì, ha perso tempo e denaro. Si chiama rischio d'impresa.
Fai 10 ricerche e basta che una o due diano frutti per pagare i costi anche di quelle infruttuose.


Ineffabile! E' chiaro che c'è sempre il rischio di impresa. Ma questo che c'entra? Il punto è che, anche se successivamente si è valutata la non convenienza di procedere con le estrazioni, ciò non significa che le preoccupazioni espresse dai cosiddetti ambientalisti fossero dovute ad un "equivoco"!

A quanto leggo il progetto ombrina è già saltato proprio perché il governo ha introdotto il divieto di nuove ricerche entro le 12 miglia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... m/2303584/
Usare quindi il caso Ombrina come argomento per il referendum superstite è decisamente strumentale e nel caso Ombrina la vittoria del SI è puramente inutile.


Strumentali mi sembrano le argomentazioni tese a dimostrare che il problema non esiste.

La concessione per il progetto "Ombrina mare" è datata 7/8/2015, la modifica al decreto legislativo del 2006, con la quale si introduce il divieto entro le 12 miglia, è di appena quattro mesi dopo, guarda caso dopo che erano stati depositati i sei quesiti referendari, per giunta all'interno della legge di bilancio dell'anno 2016 (che c'entra come il cavolo a merenda). E' evidente che la strategia del governo è quella di evitare i referendum, modificando strumentalmente la norma in modo da farli decadere.

Non credo che ci voglia chi sa quale acume per capire che una volta saltato il referendum, "calmatesi le acque", si ricomincerà con le concessioni fuori e dentro le 12 miglia, eventualmente anche in deroga alla norma della finanziaria 2016 (norma comunque sempre modificabile, magari con la legge di stabilità 2017!).

D'altra parte è noto che purtroppo l'unico referendum previsto dalla costituzione è quello abrogativo ed è quindi il solo modo che come cittadini abbiamo di dire la nostra sull'argomento.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 15/03/2016, 10:01

mariok ha scritto:Ineffabile! E' chiaro che c'è sempre il rischio di impresa. Ma questo che c'entra? Il punto è che, anche se successivamente si è valutata la non convenienza di procedere con le estrazioni, ciò non significa che le preoccupazioni espresse dai cosiddetti ambientalisti fossero dovute ad un "equivoco"!

Certo: l'equivoco era che si diceva no a estrazione me era una concessione per ricerca.
mariok ha scritto:Non credo che ci voglia chi sa quale acume per capire che una volta saltato il referendum, "calmatesi le acque", si ricomincerà con le concessioni fuori e dentro le 12 miglia, eventualmente anche in deroga alla norma della finanziaria 2016 (norma comunque sempre modificabile, magari con la legge di stabilità 2017!).

D'altra parte è noto che purtroppo l'unico referendum previsto dalla costituzione è quello abrogativo ed è quindi il solo modo che come cittadini abbiamo di dire la nostra sull'argomento.

Beh, qui scadiamo nel processo alle intenzioni, direi.
Poi che il sistema referendario italiano sia pessimo (e si presta a lotte politiche strumentali) sono d'accordo ma come mai non è mai stato migliorato durante i vari governi di ogni colore e lato politico?
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