Piano piano, lemmi lemmi, gatton gattoni, stiamo discutendo - alcuni timidamente, altri più esplicitamente - di quello che fino ad uno, due, tre o dieci anni fa non si poteva dire senza essere accusati di giacobinismo, catastrofismo, radicalismo: il pericolo di un Regime - intendendo come tale una riproposizione dell'antico e ritornante tema del peronismo, o cesarismo, o fascismo, a seconda delle sfumature.
A mio parere - e lo dico da anni - quello che succede a livello di palcoscenico politico, è già molto più avanzato a livello di platea, ossia di "opinione pubblica" e di in-cultura diffusa: e non è solo un evento "naturale", un "pendolo della storia", ma una degenerazione dolosa e ben coltivata, alla quale la sinistra e i cosiddetti "moderati" hanno dato una gagliarda mano, persa la prima nelle sue inconcludenti sindromi di ammodernamento, e persi i secondi nella loro illusione di essere depositari di un'equidistanza virtuosa.
Alla fine - perché, se non è proprio una fine assoluta, questo momento segna comunque una tappa significativa - si vede bene che l'ultimo chiodo istituzionale che resiste deriva dall'impianto della vituperata "prima repubblica", ossia la Costituzione e l'extrema ratio dei poteri del Presidente di Garanzia della Repubblica.
Per il resto, l'unico baluardo è l'altra metà - meno della metà, a dire il vero - della platea: quello che ancora rimane del "popolo intelligente" della sinistra, e qualche idea che in cinquant'anni è riuscita a sovrapporsi e a mettere sottili radici nell'humus intimamente e prevalentemente fascista di questa nazione.
Però - a meno di non immaginare da subito uno scontro che si trasferisce nelle piazze - sarebbe necessario che la forza di questa "resistenza culturale" fosse rappresentata nelle istituzioni politiche, vale a dire da uno o più partiti.
Invece assistiamo alla situazione surreale di un'opposizione che riserva le energie più fervide a fare una serie di guerre intestine, che hanno come principale parametro di giudizio e di scontro la "necessità" di dialogare e di stare vicini alle posizioni di questa destra eversiva.
E assistiamo anche alla surreale continuazione di una spinta - ideologica e pratica - verso la difesa e la più completa realizzazione di un sistema politico-istituzionale che ha favorito e reso micidiale la tentazione eversiva che sta dominando in questo momento.
Io francamente non so se sia possibile trovare una definizione per la "pazzia politica": se esiste una tale definizione, credo che il comportamento di questa "sinistra" e di questi "moderati" possa concorrere con successo al primo posto.
PS
Si stanno sviluppando almeno due o tre argomenti, sotto titoli diversi, sul medesimo fenomeno.
Visto che c'è una lodevole tendenza ad accorpare, mi sembrerebbe questo un caso tipico per farlo - possibilmente non in un forum tematico, ma in quello più generale.