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Un referendum di cui non si parla

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 05/03/2016, 14:24

Referendum sulle trivellazioni in mare, il 17 aprile si avvicina. Ma chi sa che si voterà?
Legambiente accusa: “Tempi strettissimi per il coinvolgimento dei cittadini, il governo punta sulla mancata informazione e compromette la partecipazione democratica”

04/03/2016
franco brizzo

“La scelta del governo di far votare gli italiani il 17 aprile comporta che i tempi per informare i cittadini sul referendum sulle trivellazioni in mare e sull’importanza del quesito siano strettissimi, ma ce la metteremo tutta per coinvolgere gli italiani in questa partita importantissima”. Rossella Muroni, presidente di Legambiente, torna a sottolineare come la decisione del governo di fissare il referendum il 17 aprile, e di non averlo voluto accorpare alle elezioni amministrative che si terranno più avanti, limiti fortemente le possibilità di coinvolgimento e quindi di partecipazione degli italiani a una consultazione che interessa tutto il paese.



Per legge, la propaganda elettorale, con le sue regole e i suoi divieti, inizia infatti dal 30° giorno antecedente la votazione; in questo caso il 18 marzo, come riportato nella circolare del Ministero dell’Interno del 26 febbraio ai prefetti della Repubblica. “Sarebbe stato necessario avere più tempo a disposizione per spiegare che tutto il petrolio presente sotto il mare italiano basterebbe al nostro Paese per sole 7 settimane - prosegue Muroni - mentre già oggi produciamo più del 40% di energia da fonti rinnovabili. E che se si vuole mettere definitivamente al riparo i nostri mari dalle attività petrolifere occorre votare Sì, perché così le attività petrolifere in mare entro le 12 miglia andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento del rilascio delle concessioni”.



Tenendo presente, inoltre, che i promotori di questo referendum sono 9 Consigli Regionali e che, per legge, dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della Repubblica “è fatto divieto alla pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”, ci si può rendere conto di quanto siano ristretti i margini dell’informazione ai cittadini su questa consultazione popolare.



I promotori chiedono di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Nonostante, infatti, le società petrolifere non possano più richiedere per il futuro nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero più scadenza certa. Il testo del quesito è il seguente: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?». Si voterà in tutta Italia e non solo nelle Regioni che hanno promosso il referendum. Potranno votare anche gli italiani residenti all’estero. Sarà possibile votare soltanto nella giornata di domenica 17 aprile.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 05/03/2016, 14:33

Intanto le compagnie petrolifere abbandonano l'Italia.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 05/03/2016, 15:13

franz ha scritto:Intanto le compagnie petrolifere abbandonano l'Italia.

e qual è il danno? i quattro soldi di royalties che pagano sulle estrazioni?
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 05/03/2016, 15:42

mariok ha scritto:
franz ha scritto:Intanto le compagnie petrolifere abbandonano l'Italia.

e qual è il danno? i quattro soldi di royalties che pagano sulle estrazioni?

I miliardi che investono, gli stipendi che pagano.
Ma chi se ne frega.
Noi siamo superiori.
http://www.blitzquotidiano.it/economia/ ... o-2403197/
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 05/03/2016, 18:17

franz ha scritto:
mariok ha scritto:
franz ha scritto:Intanto le compagnie petrolifere abbandonano l'Italia.

e qual è il danno? i quattro soldi di royalties che pagano sulle estrazioni?

I miliardi che investono, gli stipendi che pagano.
Ma chi se ne frega.
Noi siamo superiori.
http://www.blitzquotidiano.it/economia/ ... o-2403197/


Qui parliamo di attività estrattive. In Basilicata dove si estrae il 70% del petrolio in Italia, gli occupati diretti sono poco meno di 300 e poco più di 2000 gli indiretti, a fronte della devastazione di intere aree di quella regione. Gli unici a beneficiarne sono i comuni dove risiedono gli impianti che hanno la possibilità di sperperare le royalties incassate, poca roba in valore assoluto ma grande bengodi per i loro miseri bilanci.

Secondo le stime del ministero dello sviluppo le attività di estrazione su tutto il territolio nazionale potrebbero portare a 34.000 posti di lavoro. Non mi pare che il gioco valga la candela, a fronte degli impatti negativi su turismo, pesca e agricoltura.

Basta guardare la situazione nei paesi produttori. L'estrazione petrolifera non ha mai generato una sana crescita economica.

Senza contare che una volta esaurite i giacimenti, valutati in 129 milioni di tonnellate (equivalenti a 20 mesi del nostro consumo nazionale), le multinazionali se ne vanno ed a noi restano le devastazioni e la distruzione di intere economie locali.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 05/03/2016, 19:08

"devastazione"? Addirittura?
Prove o solo parole in libertà, magari pagate da chi (all'estero) ha tutto interesse a vendere il suo, di petrolio?
Non so i nordafricani ma i russi pagano bene. ;)

In soldoni siamo alle solite. Non nel mio giardino. La merda buttatela altrove. A noi il petrolio serve, per le macchine, per il riscaldamento e per la chimica ma sta merda estraetevela altrove, che noi tra sole e mandolini, siamo qui a grattarci lo scroto senza sporcarci le mani.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 05/03/2016, 19:34

Qui non si tratta di buttare la merda altrove, ma di convenienza economica e di un minimo di buon senso.

Distruggere con le vibrazioni delle trivellazioni la fauna marina di tratti di costa come quello di fronte alle Tremiti, come dobbiamo chiamarlo se non devastazione?

Che ne diresti se nella tua amata Svizzera decidessero di impiantare dei pozzi petroliferi vicino a St. Moritz? :lol:
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 05/03/2016, 19:44

mariok ha scritto:Che ne diresti se nella tua amata Svizzera decidessero di impiantare dei pozzi petroliferi vicino a St. Moritz? :lol:

Il problema non si pone, concretamente, perché a 1800 metri, sulle Alpi, non c'è petrolio da scavare.
Ma anche se ci fosse petrolio, visto che a St. Moritz hanno alternative e sono tra i piu' ricchi dell'occidente, forse potrebbero pesare i pro ed i contro. Ma in certi paesi arabi, grazie al petrolio, sono ancora piu' ricchi dei grigionesi di san moritz.

Dove invece sono miserabili o quasi, è crudo dirlo ...ma è oggettivo: direi che di alternative non ce ne sono.
O la minestra, o la finestra.
E si puo' sperare di diventare piu' ricchi degli svizzeri.
Anche solo per 5 anni, fossi in loro ci starei.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda mariok il 05/03/2016, 19:50

franz ha scritto:Ma anche se ci fosse petrolio, visto che a St. Moritz hanno alternative e sono tra i piu' ricchi dell'occidente, forse potrebbero pesare i pro ed i contro. Ma in certi paesi arabi, grazie al petrolio, sono ancora piu' ricchi dei grigionesi di san moritz.

Dove invece sono miserabili o quasi, è crudo dirlo ...ma è oggettivo: direi che di alternative non ce ne sono.
O la minestra, o la finestra.


Ma qui non stiamo parlando di uno di "certi paesi arabi", ma di alcune tra le più belle coste del mondo, dove grazie a dio non ci sono dei miserabili, ma un'economia, malgrado tutto, non certamente da terzo mondo ed ancora ricca di potenzialità di sviluppo.
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Re: Un referendum di cui non si parla

Messaggioda franz il 06/03/2016, 10:09

mariok ha scritto:Ma qui non stiamo parlando di uno di "certi paesi arabi", ma di alcune tra le più belle coste del mondo, dove grazie a dio non ci sono dei miserabili, ma un'economia, malgrado tutto, non certamente da terzo mondo ed ancora ricca di potenzialità di sviluppo.

Da piccolo andavo spesso in vacanza sulla costa romagnola e delle marche. Una delle escursioni preferite dai turisti, con barche organizzate, era alle torri di trivellazione lontane sulla costa. Alcune erano visibili nelle giornate limpide, lontane all'orizzonte. Mai capito perché i tedeschi volessero fare quel tipo di gita. Io preferivo la piadina sulla spiaggia. Ma una non escludeva l'altra. Non c'era conflitto. Non c'è conflitto. La costa adriatica caso mai fu rovinata in seguito dalle alghe, dovute all'eutrofizzazione, ai veleni scaricati dal Po (detersivi e dintorni). E naturalmente al discorso depuratori. Che è uno dei grossi problemi aperti per le coste italiane. Sto iniziando ad informarmi sul problema e leggo che le trivellazioni ci sono ancora oggi, sulla costa romagnola. Interessante l'articolo che propongo qui sotto. Non tutte le regioni sono contrarie.


Perché il Sì al referendum No Triv è una sciagura nazionale
Sveva Biocca Palazzi
Conversazione di Formiche.net con Gianni Bessi, consigliere regionale dell'Emilia Romagna

Le concessioni per la coltivazione di idrocarburi in mare possono avere o no la stessa durata dei giacimenti entro le 12 miglia marine? Questo, in parole semplici, è il quesito al quale gli italiani saranno chiamati a rispondere il 17 aprile, data del referendum fissato dal Consiglio dei ministri. Dunque, al contrario di quanto chiedevano i No-Triv, non ci sarà nessun accorpamento con le amministrative. La polemica, però, è doppia: oltre al non election day c’è anche la questione del “non risparmio”.

LA POLEMICA

“I principi fondamentali del Pd sono l’ascolto e la democrazia partecipata e, dato che il referendum è uno strumento di democrazia partecipata, quando viene invocato dovrebbe essere agevolato dal e non pregiudicato”, è stato l’affondo del presidente della regione Puglia Michele Emiliano verso il governo presieduto dal suo segretario di partito Matteo Renzi. Emiliano si è detto “addolorato” commentando la scelta del consiglio dei ministri di non accorpare il referendum sulle trivelle alle elezioni amministrative previste a maggio. La Stampa ha però ricordato che i referendum del 2011 su nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento, passarono ugualmente pur non coincidendo con le amministrative del maggio dello stesso anno. Lo “scorporo” della consultazione popolare dalle votazioni comunali sta sollevando però un’altra polemica di natura economica. “Il governo ha evidentemente così tanta paura di quello che pensano i cittadini italiani che, pur di far mancare il quorum fissato per il referendum, è disposto a buttare via 300 milioni di euro”, ha commentato Dante Caserta, vicepresidente del Wwf Italia.

IL REFERENDUM
Lo scorso settembre, 9 regioni italiane – Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise – presentarono sei quesiti referendari con l’intenzione di abrogare alcuni punti inseriti nella legge di stabilità 2016 riguardanti le estrazioni offshore. Il governo, per evitare il referendum, modificò la legge ma la Cassazione, i primi di gennaio, ritenne comunque valida una proposta referendaria. In seguito all’approvazione della Corte costituzionale, ieri, giovedì 11 gennaio, il Consiglio dei ministri si è trovato “costretto” a indire il referendum.

IL REFERENDUM (DELLA DISOCCUPAZIONE)
Proprio dalla regione che più contribuisce all’estrazione di gas da piattaforme marittime giunge una voce controcorrente rispetto alle ondate turbo ambientaliste e anti sviluppo: “L’Emilia Romagna estrae il 50% del gas prodotto in mare su tutto il territorio nazionale grazie a 60 piattaforme offshore e per questo migliaia di lavoratori sono occupati nel settore delle estrazioni di idrocarburi – afferma Gianni Bessi, consigliere regionale Pd della regione Emilia Romagna – Per la mia terra questo referendum, avrebbe conseguenze devastanti”. E le conseguenze stanno principalmente nell’occupazione: “Nel giugno 2015, 6.700 persone erano occupate nel settore estrattivo per un fatturato di circa 2 miliardi di euro. Negli ultimi 6 mesi se ne sono persi quasi 900. E se vincerà la logica dei No-Triv, nel 2016, altri 2.500 lavoratori si ritroveranno a spasso”.

LE ESTRAZIONI
Le principali piattaforme di trivellazione offshore si trovano nel mar Adriatico “alto”, quindi quello che bagna le coste di Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna (in fondo all’articolo le cartine di riferimento) e la maggior parte di queste si trovano in Emilia Romagna tra le 6 e le 12 miglia di distanza dalla costa. “L’estrazione di gas e metano nell’Emilia Romagna – afferma Bessi – sono iniziate negli anni ’60 arrivando a metanizzare quasi al 100% della pianura Padana, riducendo così i rischi di trasporto e le bollette dei consumatori. Negli stessi anni, nella mia regione, si è concretizzato il distretto turistico, polo attrattivo per tutta Europa… dimostrazione che il conflitto trivellazioni-turismo non esiste”.

LA LEGISLAZIONE
“La colpa del calo dell’occupazione – continua il consigliere regionale del Pd – deve essere ricercata non solo nella situazione geopolitica internazionale, ad esempio nei rapporti con la Russia, ma anche nel cambio delle legislazioni”. Negli ultimi anni sono cambiate tre legislazioni: nel 2000, nel 2004 e nel 2010 e proprio quest’ultima ha limitato le attività di esplorazione, ricerca ed estrazione degli idrocarburi in mare, lungo le coste italiane. “Se ci fossero ulteriori limitazioni, sarebbe come se si cancellasse l’industria automobilistica a Detroit o a Stoccarda, oppure quella della moda a Milano o Parigi, o ancora delle filiere del food dell’Emilia, o infine la produzione dello champagne nell’omonima area geografica della Francia” chiosa il consigliere.

Le legislazioni sulle attività estrattive via mare e via terra sono regolate differentemente: nelle prime le funzioni di verifica della compatibilità ambientale delle attività upstream sono svolte dal ministero dell’Ambiente, mentre per le attività in terraferma la competenza è regionale ed è quindi trattata, in ogni regione, da una legge regionale.

L’AMBIENTE
La principale ragione che muove chi è contrario alla trivellazione è la questione ambientale, “ma – afferma Bessi – pensare che con questo referendum l’Italia preferisca i combustibili fossili alle ricerche sulle fonti di energia rinnovabili è sbagliato, le cose devono andare avanti insieme”. La proposta del consigliere è quella di portare avanti una triplice strategia per migliorare la produzione energetica nazionale. “Faccio l’esempio della Gran Bretagna, Paese non meno ambientalista nostro il cui governo ha deciso di mettere insieme una task force a cui partecipano politici, esperti del settore energia, per capire quali mosse compiere al fine di salvaguardare il settore oil and gas che porta lavoro a 5mila persone. La mia proposta è di costituire anche in Italia un gruppo di lavoro basato su tre pilastri: rinnovabili, efficientamento energetico e transizione del gas metano nazionale”. Bessi ha ricordato che proprio le aziende maggiormente impegnate nell’attività estrattiva portano avanti, da anni, progetti di ricerca che “porteranno, si spera il prima possibile, a utilizzare esclusivamente fonti rinnovabili per la produzione energetica. Proprio a Ravenna, il 9 e 10 marzo, si terrà la conferenza sulle fonti di energia rinnovabili, la REM (Renewable Energy Mediterranean)”, conclude Bessi. Insomma, protezione ambientale e attività estrattiva davvero si escludono a vicenda?

[Mappe ed ulteriori link nell'articolo originale]
http://formiche.net/2016/02/15/referend ... a-no-triv/
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