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Brexit

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Brexit

Messaggioda franz il 20/02/2016, 17:12

Se ne è parlato in modo sparso in diversi thread ma l'avvicinarsi del referendum (23.6.16) ed il recente controverso accordo impongono un thread tutto nuovo.


Brexit, l'accordo con l'Ue spacca il governo Cameron: in sei per il sì al referendum

L'accordo Ue per scongiurare l'ipotesi Brexit spacca il governo di David Cameron: sono almeno sei i componenti dell'esecutivo Tory - 5 ministri e un sottosegretario - che intendono votare a favore della Brexit e in dissenso dal premier al referendum annunciato oggi per il 23 giugno sulla permanenza o meno di Londra nell'Ue. Lo riferisce la Bbc. Il personaggio di maggior spicco è Michael Gove, titolare della Giustizia. Ma pesano anche i nomi di Iain Duncan Smith (Lavoro), di John Whittingdale (Cultura) e di Chris Grayling, capofila storico degli euroscettici nel gabinetto.

Sulla linea di Cameron, oltre a figure scontate come il cancelliere dello Scacchiere e alter ego del premier, George Osborne, si conferma invece la titolare dell'Interno, Theresa May, in passato in fama di euroscettica dura. Sicuro il sì all'Ue anche dell'emergente ministro della Attività Produttive, Sajid Javid, mentre non si è espresso - ma è ritenuto sul carro del premier salvo sorprese - il collega degli Esteri, Philip Hammond, altro euroscettico storico. Gove, da parte sua, ha detto che il suo no a Cameron, del quale è stato un fedelissimo ed è un amico di lunga data, è stato «doloroso».

«È una delle decisioni più difficili della mia vita», ha aggiunto il ministro della Giustizia, affermando tuttavia - quasi a riecheggiare in modo uguale e contrario le parole del premier - d'essere convinto che l'accordo di Bruxelles non sia sufficiente e che la Gran Bretagna possa essere «più libera, più giusta e più prospera fuori dall'Ue». Ora tutte le attese sono concentrate sul popolare sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson, che non ha ancora sciolto la sua riserva sul referendum: potrebbe farlo domani.

Gli elettori britannici saranno chiamati a votare il 23 giugno per il referendum sulla permanenza o meno del Regno Unito nell'Ue. Lo ha annunciato Cameron, a margine di una riunione straordinaria del governo svoltasi oggi dopo l'accordo di Bruxelles della scorsa notte su quello che Downing Street definisce «il nuovo status speciale della Gran Bretagna» all'interno del Club dei 28.

La Gran Bretagna sarà «più sicura, più forte e più prospera in un'Europa riformata» di quanto lo sarebbe uscendo dall'Ue, ha sottolineato Cameron, ammonendo poi che chi è a favore della Brexit, come viene chiamata l'uscita dall'euro in Gran Bretagna, rischia di danneggiare sia l'economia, sia la sicurezza del Regno Unito di fronte a criminalità e terrorismo. Ha quindi sottolineato di aver mantenuto «la promessa fatta tre anni fa», quando annunciò di voler negoziare una revisione dei rapporti con l'Ue e convocare poi un referendum sulla permanenza nell'Unione, sottolineando che il voto - fissato oggi per il 23 giugno prossimo - sarà un momento «storico». E ha infine confermato che i ministri del governo conservatore - in parte contrari all'accordo da lui raggiunto - avranno «libertà di voto».

«Il gabinetto ha convenuto che la posizione del governo sarà quella di raccomandare che la Gran Bretagna resti in un'Unione europea riformata», ha detto ancora il premier britannico. «Sono convinto - ha aggiunto - che la Gran Bretagna sarà più forte in un'Unione riformata, perché noi possiamo svolgere un ruolo guida in una delle organizzazioni più grandi del mondo dall'interno».

L'accordo tra Londra e l'Ue. Dopo una maratona negoziale di 40 ore, Cameron può cantare vittoria. «Ora potrò raccomandare di votare sì al referendum», aveva detto ieri, aggiungendo che lo avrebbe fatto con «tutto il cuore e l'impegno», cercando di convincere gli elettori che è meglio riformare l'Unione europea da dentro e restare nel mercato interno piuttosto che uscirne e rinegoziare 27 accordi bilaterali.

L'inquilino di Downing Street rivendica che grazie alla sua battaglia la Gran Bretagna avrà «uno statuto speciale», che «non farà mai parte del superstato europeo», né mai di «un esercito europeo». E ancora, sostiene che il Regno Unito ha costretto l'Europa a «tagliare la burocrazia», anche se è esattamente uno dei punti del programma di Jean Claude Juncker. E assicura che Londra ha «riconquistato il controllo» sulle sue frontiere, riuscendo a bloccare gli abusi dei lavoratori europei che «sfruttano il nostro sistema di welfare». Quello che ottiene è di poter limitare l'accesso ai benefici dello stato sociale britannico (spalmato su quattro anni) per 7 anni fino al 2024.

Concettualmente è uno strappo per l'Europa, che non ha mai ammesso discriminazioni. Aveva però chiesto uno freno d'emergenza di 13 anni. E a chi gli fa notare che ha avuto poco più della metà, replica che «nessuno pensava che sarei mai riuscito ad ottenere alcun limite». Cameron riesce a far passare anche l'indicizzazione degli assegni per i figli rimasti in patria dei lavoratori europei emigrati nel Regno Unito, che saranno pagati in base al reddito medio del paese di residenza.

Deve ingoiare che nessuno dei benefici sarà retroattivo, e che l'indicizzazione piena scatterà solo dal 2020. In compenso il premier britannico martella sul recupero di sovranità, sul fatto che in una futura riscrittura del Trattato sarà esplicitamente scritto che il concetto di «unione sempre più stretta», su cui si fonda la costruzione europea sin dai Trattati di Roma del 1957, non si applicherà più alla Gran Bretagna.

Nel testo finale dell'accordo resta un grado di autonomia per banche, assicurazioni e istituzioni finanziarie della City dal 'single rulebook' europeo. Era il punto più delicato del negoziato, quello su cui Francois Hollande ha fatto da testa di ariete, col sostegno di Germania, Italia, Lussemburgo e Belgio. L'autonomia alla fine è ridimensionata dal ripetuto richiamo all'obbligo di rispettare «condizioni di parità nel mercato interno». E la City non sarà esente da dover rispettare anche eventualmente aumentati poteri delle authority europee di controllo, come Eba e Esma.

«Credo sia un buon compromesso, il bicchiere è più pieno che vuoto, direi tre quarti pieno», commenta il premier Matteo Renzi, aggiungendo di non considerarlo «un pastrocchio». «Qualche cultore - aggiunge - può pensare che sia un precedente, ma penso sia stato meglio fare chiarezza con il Regno Unito che andare avanti con un atteggiamento ondivago». Per il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, «oggi abbiamo inviato il segnale che siamo disposti a sacrificare parte dei nostri interessi per il bene comune».

Per la presidente lituana, Dalia Grybauskaite, è stata tutta «una sceneggiata». E l'accordo, che si autodistruggerà se al referendum vincerà il no, da solo non basta a garantire la vittoria nel referendum-trappola ideato da Cameron per vincere le lezioni di maggio scorso battendo Labour ed euroscettici dell'Ukip. Proprio Nigel Farage, leader dell'Ukip, boccia l'accordo come «patetico»: «Andiamo via dall'Ue, è la nostra occasione d'oro», twitta in nottata. E anche i Tory sono pronti a dividersi. Non tutti seguiranno Cameron. Anche il ministro della Giustizia Michael Gove, un pezzo da novanta nel governo, farà campagna per il no. Un brutto colpo. Che Cameron mostra di assorbire con disinvoltura: «Lo conosco da una vita. Mi dispiace, ma non mi sorprende». Da domani per il premier parte un'altra sfida, quella che porta al referendum. E la strada si annuncia in salita: i sondaggi danno i fautori della Brexit in vantaggio di due punti.
Sabato 20 Febbraio 2016, 13:37 - Ultimo aggiornamento: 15:43

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/e ... 63860.html
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Re: Brexit

Messaggioda pianogrande il 20/02/2016, 20:28

Mi piacerebbe capire cosa succede a chi in UK ci vive già (ma non da sette anni) e già usufruisce di questo mitico welfare.
Molti italiani che stanno in UK o che hanno dei parenti che stanno in UK credo se lo chiedano.
Domanda ancora più difficile è cosa succede a chi sta in UK se il referendum portasse alla separazione.
Spero non succeda qualcosa di paragonabile agli italiani in Libia degli anni settanta.
Sto esagerando ma chissà; quando si scatena il peggio chi lo ferma?
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Re: Brexit

Messaggioda mariok il 20/02/2016, 20:58

Mi sembra di aver capito che a quelli che già ci sono non succede nulla, in quanto le nuove regole valgono per i futuri "immigrati".

Tuttavia credo che in entrambi i casi (Si/No al referendum sull'uscita) le cose potranno cambiare, anche se in modo non del tutto prevedibile. Nell'accordo infatti si parla della possibilità di limitare "la libertà di movimento dei lavoratori", sia pur in casi eccezionali (chi ne stabilisce la sussistenza?).

A me sembra un passo indietro, che tuttavia si presta alle più diverse evoluzioni.

Mi sembra che, come al solito a parole, abbia ragione Renzi quando dice che il bello comincia adesso: che tradotto significa che molto dipenderà più che da quello che farà la GB, da quello che decideranno di fare quelli che restano.

Prenderanno coscienza che lungo questa strada si va verso una inesorabile disgregazione progressiva dell'unione e porteranno avanti un'opera di chiarificazione su dove si intende andare o proseguiranno su questa strada in attesa di nuovi casi Uk, che probabilmente, in considerazione dei diversi pesi economici, saranno più traumatici?

P.S. Non escluderei che, in caso di permanenza dell'Uk, in futuro qualcuno possa ricorrere alla corte europea per impugnare questi accordi che sono stati stipulati senza la copertura giuridica di una revisione dei trattati.
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Re: Brexit

Messaggioda Robyn il 20/02/2016, 22:24

le restrizioni al welfare non servono a niente perche uno al posto di pagare un'assicurazione pubblica ne paga una privata ed ha il welfare di cui ha bisogno
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: Brexit

Messaggioda pianogrande il 20/02/2016, 22:32

Grazie Mariok.

Credo che, se si prende quella piega, la corte europea e i trattati conteranno sempre meno.
Consistendo la piega nel fatto che l'Europa va bene quando prendo ma non va bene quando devo dare, la sua disgregazione mi sembra solo questione di tempo.

Come si può fare l'unione politica con chi ha un regime nazionalista e dittatoriale?
Quelli (Ungheria, Polonia) saranno i primi a saltare ed è stato un errore fatale farli entrare nell'Unione.
Poi si evidenzierà sempre di più la questione nord-sud e via via.

Cosa deve succedere per fermare la frana?

Classi politiche che pensino al futuro invece che ai sondaggi (e in contemporanea su più paesi).

Insomma ci vorrebbero dei politici veri e che pensino al paese.

Quelli attuali si stanno mangiano le riserve dopodiché non sarà sicuramente colpa loro.
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Re: Brexit

Messaggioda pianogrande il 20/02/2016, 22:41

Robyn ha scritto:le restrizioni al welfare non servono a niente perche uno al posto di pagare un'assicurazione pubblica ne paga una privata ed ha il welfare di cui ha bisogno


Ah!
Però!
Le cure mediche, gli aiuti alla famiglia, i sussidi ai più poveri etc.
Na bela assicurasiun...
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Re: Brexit

Messaggioda ranvit il 21/02/2016, 11:25

http://www.corriere.it/esteri/16_febbraio_20/londra-non-vuole-perdere-l-anima-ma-gli-affari-serve-l-europa-71991ba0-d81f-11e5-afdf-d68b3faa1595.shtml


INTERVISTA: VITTORIO COLAO

«Londra non vuole perdere l’anima Ma per gli affari serve l’Europa»

Sono un ottimista pro Europa ma sono anche molto pragmatico: la condizione speciale è riconoscere nei fatti quello che c’è già oggi e cioè una Gran Bretagna senza euro e che non vuole andare verso l’unione politica
di Massimo Sideri


Come voterà al referendum sulla Brexit Vittorio Colao, a capo di una delle più importanti multinazionali inglesi, il gruppo Vodafone?
«Io sono italiano, non voto in Gran Bretagna»
Allora come voterebbe?
Quello che posso dire è che sono gli elettori che devono decidere. Come azienda non esprimiamo un giudizio politico, ma certo per i nostri i clienti, i nostri azionisti e anche i nostri dipendenti è molto meglio che la Gran Bretagna faccia parte dell’Europa».
...............continua..............
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
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Re: Brexit

Messaggioda flaviomob il 21/02/2016, 16:35

Vogliono uscire? Prego, la porta è da quella parte. Diventerebbero un paese irrilevante.

Scrive Ennio Di Nolfo, professore emerito di Storia delle relazioni internazionali:

Mentre si discetta sulla prospettiva prossima di una eventuale uscita del Regno Unito dall'Unione europea, si dimentica una cosa - e forse la dimenticano anche i britannici, pur conoscendola benissimo: senza l'integrazione europea la Gran Bretagna sarebbe uno sputo di Paese in mezzo al Mare del Nord senza alcun tipo di significativa relazione economica col resto del mondo. Basta dare un'occhiata ai dati statistici sulla bilancia commerciale del Regno Unito nel 1961 per capire cosa spinse Londra a fare il gran passo della richiesta di aprire un tavolo di discussione per un eventuale ingresso, e a quali condizioni, nella Comunità Economica Europea. Il grande impero britannico, il tanto celebrato Commonwealth che ormai sopravvive solo sui francobolli australiani e canadesi rappresentava per Londra il 12% del commercio estero, mentre il 55% era con i Paesi della CEE. L'adesione all'inizio degli anni Sessanta alla CEE permise a Londra di svecchiare il sistema industriale, di ampliare le basi della sua attività commerciale ormai asfittica, di mantenere e rafforzare i rapporti con le ex colonie. Londra deve tutto all'integrazione europea, e noi italiani, dal 1984 in poi, abbiamo pagato gran parte della restituzione pretesa da Margaret Thatcher, di quanto il Regno Unito aveva versato al bilancio comunitario dal 1973 in poi. Se avessimo un minimo di nerbo come europei, dovremmo dire a Cameron e ai furbastri come lui che cavalcano i vecchi sogni imperiali veicolati dalla cultura popolare: "cari amici, avete rotto le scatole col vostro concetto di exceptionalism. Andatevene pure, così ritornerete nel 2030 col cappello in mano così come vi presentaste a De Gaulle e agli altri nel 1961. Magari nel frattempo imparate cosa significhi essere parte di un gioco di squadra e disimparate e giocare da soli in un contesto impossibile". Peccato che non vi sia un leader così diretto e schietto da dirgli queste poche piccole verità...
Ennio Di Nolfo


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Brexit

Messaggioda mauri il 21/02/2016, 20:21

un compromesso si cerca sempre e grazie a cameron ora tutti i paesi uè possono sventolare lo spauracchio referendum per ottenere compromessi che diano benefici al proprio orticello, peccato però che cosi si perda di vista l'obiettivo di una unione europea ove finalmente si perdano i personalismi nazionali in favore di uno stato unico europeo
ciao mauri

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... e/2481352/
In compenso il premier britannico martella sul recupero di sovranità, sul fatto che in una futura riscrittura del Trattato sarà esplicitamente scritto che il concetto di “unione sempre più stretta”, su cui si fonda la costruzione europea sin dai Trattati di Roma del 1957, non si applicherà più alla Gran Bretagna.
mauri
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Re: Brexit

Messaggioda mariok il 21/02/2016, 21:01

A mio parere è stato commesso l'ennesimo errore.

Che la Gb non avesse mai avuto l'intenzione di partecipare ad "un'unione sempre più stretta", non è certo una novità.
(detto per inciso: la stessa domanda andrebbe posta agli altri paesi, a cominciare dai fondatori)

Io avrei aperto un negoziato per una sua graduale uscita dall'unione e per una serie di accordi, su base di reciproca convenienza, per il "dopo".

La sostanza non sarebbe stata molto diversa: di fatto l'Uk è già fuori dall'Ue. Se non altro si sarebbe tolta a Cameron l'arma (scarica) del ricatto: "o accogliete le nostre richieste o ce ne andiamo".
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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