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A chi dà fastidio il superministro Ue

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda franz il 12/02/2016, 9:37

Di questo tema ritengo si parlerà a lungo, appena finito SanRemo e finita la discussione sulle unioni civili.
Merita quindi un post a se'.


A chi dà fastidio il superministro Ue
di EUGENIO SCALFARI

Domenica scorsa avevo anticipato la notizia che i due governatori delle Banche centrali di Germania e Francia avevano proposto la creazione d'un ministro del Tesoro unico per i paesi dell'Eurozona, ipotesi già formulata da Mario Draghi e motivata dalla situazione di crisi economica e sociale non soltanto europea ma di tutto il mondo. Per l'Europa tuttavia quella proposta aveva ed ha una motivazione aggiuntiva e ancora più determinata: un ministro del Tesoro unico non è limitato a render più forte la politica di crescita ma rappresenta anche un passo avanti verso gli Stati Uniti d'Europa, obiettivo fondamentale per affrontare i problemi d'una società globale come quella nella quale ormai da tempo viviamo.

Quando ho anticipato la notizia del documento stilato e firmato da quei due governatori disponevo soltanto d'una sintesi dell'articolo da loro pubblicato sulla Süddeutsche Zeitung e su Le Monde, ma ora ne ho sottomano il testo integrale, ufficialmente tradotto anche in italiano ed anche nelle altre lingue dei principali paesi dell'Ue. Vale la pena dunque di ritornarvi poiché approfondisce, dal punto di vista dei due banchieri in questione, la nostra crisi in corso e le varie possibilità di porvi riparo.

È opportuna tuttavia un'osservazione preliminare: il governatore della Banca centrale tedesca (Bundesbank) non è affatto un fautore della politica monetariamente espansiva adottata da Draghi; nel Consiglio della Bce rappresenta la minoranza dissenziente. Quanto al banchiere francese, il suo Paese continua ad essere dominato da quel mito della "grandeur" ormai terribilmente invecchiato ma al quale la Francia non sa e non vuole rinunciare; nonostante quel mito, la Banque de France sponsorizza la creazione del ministro del Tesoro europeo che comporterebbe per il suo governo una rinuncia di sovranità mai pensata.

La cosa che mi ha stupito in questi ultimi tre giorni è il silenzio totale delle varie stazioni televisive su questo tema e così pure quella di quasi tutti i giornali. Siamo stati i primi e i soli a dare la notizia e ad esaminarla. Ci fa piacere ma è comunque stupefacente.

***

Il testo integrale dell'articolo firmato dai due governatori, pubblicato integralmente nel nostro giornale di ieri, esamina meticolosamente la natura e le cause della crisi che sta ormai dilagando non solo in Europa ma anche in Russia, in Cina, in Brasile, in India, in Giappone, in Indonesia. E poi lancia la proposta del Tesoro dell'eurozona.

La materia è molto complessa e la riassumo così: questo rafforzamento dell'eurozona consentirebbe una politica di crescita diffusa in tutti i paesi che ne fanno parte. Quella politica cioè che la Bundesbank e il governo della Merkel hanno fin qui avversato. Questo passo dell'articolo merita una citazione.

"Si tratta d'un programma ambizioso di unione dei finanziamenti e degli investimenti. Infatti una delle sfide principali riguarda il prodursi d'un risparmio abbondante che non viene sufficientemente mobilitato per investimenti produttivi. L'Europa può fare di più per colmare questo divario. L'emissione di azioni come strumento di finanziamento delle imprese sembra l'evoluzione più promettente. Oggi è la metà degli Stati Uniti mentre il debito è il doppio... L'asimmetria tra sovranità nazionale e solidarietà comune costituisce una minaccia per la stabilità della nostra Unione monetaria. Una maggiore integrazione e una condivisione di sovranità e dei poteri a livello europeo dell'eurozona comporta una più grande responsabilità democratica".

I due firmatari della proposta in questione non si nascondono tuttavia che potrebbe non essere accettata dai diciannove governi dell'eurozona e ancor di più se fossero chiamati a valutarla anche i ventotto membri dell'Unione europea.

Qual è in tal caso l'alternativa? Eccola: "Un apparato decentralizzato, fondato sulla responsabilità individuale dei singoli Stati nazionali comporterebbe regole più stringenti, a cominciare dal fiscal compact e così pure il rischio delle esposizioni debitorie degli Stati... Andare in questa direzione consente di conservare la sovranità nazionale, con un livello di solidarietà inevitabilmente più basso e un riequilibrio tra responsabilità e controllo".

È un po' oscura la descrizione di questa alternativa al ministro del Tesoro unico, ma la sostanza comunque è chiarissima: se non si vuole rinunciare alla sovranità nazionale, allora le regole europee sui debiti sovrani e sulla flessibilità dovranno inevitabilmente diventare più rigide. Addio crescita diffusa, rigore e austerità torneranno ad imporsi.

Quale sarà la scelta tra queste due opzioni?

***

Se facciamo funzionare la logica e una certa conoscenza della crisi che ci circonda e ci incalza, credo che il governo tedesco sia favorevole al Tesoro unico dell'eurozona. Gli consentirebbe di uscire dalla politica del rigore che attualmente la Germania non adotta per la propria economia ma di fatto impone alle altre nazioni.

Il governatore della Bundesbank lo fa capire nel finale del documento. Finora la Merkel gli ha lasciato carta bianca ma di fatto è stata d'accordo con Draghi. Adesso sta con tutti e due perché su questo punto hanno lo stesso obiettivo. Attenzione però: se l'obiettivo non sarà raggiunto, allora la diatriba tra Bundesbank e Draghi tornerà e in questo caso la Bundesbank sarà più forte e la cancelliera l'appoggerà.

E Renzi? Che cosa farà il nostro presidente del Consiglio finora è un mistero. È impegnato sulla legge per le unioni civili, materia anch'essa molto importante che lo mette alla testa del fronte laico. L'esito è incerto ma il Pd è compatto con lui. Il fatto è positivo e per quel che vale gli auguriamo piena vittoria. Verrà però il momento - subito dopo - d'affrontare il tema del Tesoro unico per i paesi membri dell'eurozona. Ci auguriamo che Renzi faccia proprie le proposte di Draghi e dei due capi della Bundesbank e della Banque de France, ma temiamo di no. Il presidente del gruppo socialista al Parlamento europeo, che è l'italiano Pittella, ci ha mandato una lunga lettera nella quale, apparentemente, plaude alla creazione del ministro del Tesoro unico. Ma la sostanza di quella lettera (probabilmente concordata con Palazzo Chigi) è del tutto diversa. Il ministro del Tesoro unico non riguarda l'eurozona ma tutta l'Unione e altro non è che uno dei commissari della Commissione che dovrebbe avere le mansioni di Moscovici lievemente rafforzate. I suoi poteri sarebbero comunque di competenza della Commissione, del Parlamento di Bruxelles e, ovviamente, dei 28 paesi che siedono nell'Ecofin. Il fatto che gli diano quel nome non conta niente. Sarebbe più o meno, in fatto di economia, quello che la Mogherini è in fatto di Difesa e politica estera: consulente, presente ad alcune riunioni dei ministri nazionali. Ma Gentiloni gestisce la politica estera italiana e non certo la Mogherini.

Insomma non volete perdere un grammo di sovranità. Piuttosto sia lui, quel finto ministro del Tesoro, ad aiutarvi per ottenere maggiore flessibilità.

Attento però, egregio premier: il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, è stato molto chiaro su questo punto: il rigore imposto dalla Germania aumenterà, il debito sovrano sarà più sorvegliato e le procedure contro le infrazioni aumenteranno. Pagheremo un prezzo alquanto salato per consentire che la sovranità italiana non venga minimamente toccata.

http://www.repubblica.it/politica/2016/ ... ef=HRER1-1
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Re: A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda trilogy il 12/02/2016, 10:08

A me sembra un discorso completamente campato in aria.
Un Ministro del tesoro le gestisce entrate fiscali, le emissioni di titoli di debito, le uscite in termini di spesa.
Vogliamo fare questo a livello europeo? Va bene, ma devi mettere in comune entrate, uscite, debito altrimenti è l'ennesima fuffa europeista.

Cosa centra poi il confronto con gli USA sul risparmio e il mercato azionario? Il Ministro Tesoro gestisce forse gli investimenti azionari? Sembra un minestrone fatto con verdure scadenti. Gli investimenti produttivi e speculativi vanno dove ci sono i "rendimenti", più elevati.
Qua ogni volta che aprono bocca introducono una nuova tassa, un nuovo burocrate da mantenere, una nuova normativa inutile.

[..]Si tratta d'un programma ambizioso di unione dei finanziamenti e degli investimenti. Infatti una delle sfide principali riguarda il prodursi d'un risparmio abbondante che non viene sufficientemente mobilitato per investimenti produttivi. L'Europa può fare di più per colmare questo divario. L'emissione di azioni come strumento di finanziamento delle imprese sembra l'evoluzione più promettente.[..]
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Re: A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda mariok il 12/02/2016, 10:50

Confesso di avere le idee alquanto confuse e non mi sembra che l'articolo di Scalfari contribiusca a chiarirle.

Forse la lettura dell'articolo dei due banchieri aiuta a capirci un po' di più.

Innanzitutto mi sembra che le proposte siano più complesse ed articolate della semplice ipotesi di un nuovo superburocrate a guardia delle regole.

L'ovvia osservazione di Renzi, per esempio, nella sua lettera a Repubblica, secondo cui non serve un ministro unico del tesoro se non si discute della politica economica dell'Europa, sembra provenire da chi questo articolo non lo ha nemmeno letto.

Forse anche noi faremmo meglio a parlarne con un po' più di cognizione di causa.

Cercansi disperatamente aiuti in tal senso.


Un'unica autorità per governare l'euro
di JENS WEIDMANN e FRANCOIS VILLEROY DE GALHAU *
09 febbraio 2016

OGGI l’Europa si trova a un bivio. La crisi del debito non è del tutto terminata, e in molti Stati membri la disoccupazione rimane elevata. L’ascesa del terrorismo e l’ingente afflusso di profughi sono dei problemi che non potranno rimanere senza risposta. In Francia come in Germania, qualcuno può avere la percezione che la solidarietà europea, su questi due punti, sia carente. Altri arrivano addirittura a rimettere in discussione il progetto europeo, e le tendenze nazionaliste in diversi Stati membri si stanno accentuando. Tuttavia, come cittadini europei impegnati, noi siamo del parere che il futuro dell'Europa non possa poggiare su una rinazionalizzazione, ma al contrario debba passare attraverso un rafforzamento delle sue basi. Gli europei condividono valori forti, un modello sociale equo e una moneta solida. È questo il patrimonio su cui dobbiamo costruire. Premesso ciò, va detto che la crisi del debito sovrano ha scosso la fiducia nell'Unione economica e monetaria europea. Malgrado le differenti misure in atto per migliorare la stabilità della moneta unica, il quadro strutturale presenta insufficienze gravi. Non solo: la zona euro patisce la debolezza della crescita economica. Se è vero che la politica monetaria ha apportato sostegno all'economia della zona euro, è vero anche che non è in grado di generare una crescita duratura, dunque non costituisce l'argomento principale di questo editoriale. Sono necessare altre politiche economiche. Per rafforzare la prosperità e la stabilità della zona euro è necessario erigere tre pilastri economici: programmi di riforme strutturali nazionali portati avanti con determinazione, un'unione ambiziosa di finanziamenti e investimenti e una gestione migliore dell'economia.
Il fardello demografico. Programmi di riforme strutturali condotti con determinazione sono essenziali per rafforzare crescita e occupazione. Cominciamo dalla Francia: il funzionamento del mercato del lavoro necessita di miglioramenti e va affrontato il dualismo fra contratti a tempo determinato e indeterminato; al di là del credito di imposta per competitività e occupazione, sono necessarie altre misure per ridurre il costo degli impieghi non qualificati; il sistema di istruzione e formazione va riorganizzato per creare vie d'accesso al lavoro per i giovani, la promozione dell'apprendistato potrebbe rappresentare la via migliore. Sui mercati di beni e servizi, la concorrenza va rafforzata sopprimendo le barriere in entrata e in uscita, in particolare nei servizi. Sul debito pubblico, si dovrebbero proseguire gli sforzi intrapresi per raggiungere livelli più sostenibili: la disciplina di bilancio va rafforzata con una gestione più rigorosa delle spese.
Anche la Germania, a dispetto della situazione economica più favorevole, deve proseguire sulla strada delle riforme: le tendenze demografiche dovrebbero comportare una diminuzione della popolazione attiva, e l'afflusso di rifugiati a cui assistiamo non cambierà le cose in modo significativo. Il risultato sarà un rallentamento della crescita nel lungo periodo. Due sono le leve principali per agire: innalzare l'età di pensionamento, per allinearla all'aspettativa di vita, e accrescere il tasso di attività, in particolare incoraggiando più donne a prendere parte al mercato del lavoro. I servizi per l'infanzia e i servizi educativi vanno migliorati e sviluppati. Il sistema fiscale e di ridistribuzione tedesco può essere modificato per stimolare la ricerca di un impiego retribuito. È necessario varare misure decise per garantire ai rifugiati che resteranno nel Paese le conoscenze linguistiche e le competenze professionali necessarie per trovare lavoro. Inoltre, gli ostacoli all'aumento della produttività potrebbero essere eliminati riducendo le barriere in entrata, per esempio con la liberalizzazione e la deregolamentazione delle professioni, o con la rimozione dei vincoli alla creazione di un'impresa.
Un'insufficiente mobilizzazione del risparmio.
Oltre a riforme strutturali su scala nazionale, sono necessarie misure a livello europeo per rafforzare la crescita. La soppressione delle barriere esistenti alla creazione di un mercato comune nei servizi e nel digitale consentirebbe di moltiplicare i benefici prodotti dall'integrazione dei mercati dei beni.
La seconda tappa importante sulla strada del rafforzamento della zona euro riguarda l'implementazione di un programma ambizioso di "unione dei finanziamenti e degli investimenti". Infatti, una delle sfide principali riguarda il paradosso di un risparmio abbondante che non viene sufficientemente mobilizzato per investimenti produttivi. L'Europa può fare di più per colmare il divario, l'emissione di azioni sembra l'evoluzione più promettente. In Europa il peso dell'emissione di azioni fra gli strumenti di finanziamento delle imprese è la metà che negli Stati Uniti, mentre il finanziamento attraverso il debito è il doppio. Questo è un problema, perché il finanziamento attraverso l'emissione di azioni è il modo migliore per condividere i rischi e le opportunità, e per sostenere l'innovazione. Per esempio, il mercato borsistico americano, caratterizzato da una forte integrazione, è in grado di ammortizzare il 40% di uno shock economico che interessa un singolo Stato, perché i guadagni e le perdite delle imprese vengono distribuiti fra i proprietari sull'insieme del territorio.
Condivisione di sovranità. Nella zona euro, questa forma di condivisione dei rischi è quasi inesistente. Avvicinarsi ai livelli Usa consentirebbe di diventare un'unione monetaria più solida. Il progetto della Commissione europea di creare una "unione dei mercati dei capitali" offre risposta ad alcuni problemi. Prese singolarmente, iniziative come "l'unione dei mercati dei capitali", il piano Juncker per gli investimenti e il completamento dell'unione bancaria (una volta soddisfatte le condizioni preliminari) non sarebbero realmente significative, mentre sotto una forma più razionalizzata e ribattezzata "unione dei finanziamenti e degli investimenti" riuscirebbero, collettivamente, a canalizzare meglio il risparmio verso investimenti produttivi.
Infine, sulla politica economica e di bilancio, è necessario rafforzare la governance della zona euro. L'asimmetria fra sovranità nazionale e solidarietà comune costituisce una minaccia per la stabilità della nostra unione monetaria. Sfortunatamente, il quadro di coordinamento che era stato istituito come meccanismo di salvaguardia non è bastato a evitare il deterioramento delle finanze pubbliche e l'accumulo di squilibri economici, come ha dimostrato in particolare la crisi greca. Ci troviamo a un bivio e la domanda a cui rispondere ora è: come uscire da questa situazione subottimale? Una maggiore integrazione appare la soluzione più semplice per ripristinare la fiducia nell'euro, perché favorirebbe strategie comuni su finanze pubbliche e riforme e, di conseguenza, favorirebbe la crescita. A tal fine, sarebbe necessario che gli Stati membri della zona euro acconsentissero a una condivisione della sovranità e dei poteri a livello europeo, cosa che comporterebbe una più grande responsabilità democratica.
In questo nuovo contesto, la zona euro poggerebbe su una base istituzionale più solida, che dovrebbe fondarsi sull'idea centrale dell'integrazione monetaria europea, quella per cui l'Unione economica e monetaria apporta stabilità e crescita. Concepire il nuovo quadro è un compito che spetta ai leader politici, ma potrebbero partire, per esempio, dai seguenti elementi: un'amministrazione europea efficace e meno frammentata per costruire un Tesoro unico per la zona euro, con un consiglio di bilancio indipendente; un organo politico più forte per prendere le decisioni politiche, sotto il controllo del Parlamento. Queste nuove istituzioni consentirebbero di ristabilire l'equilibrio fra responsabilità e controllo.
Responsabilità e controllo. Tuttavia, se i governi e i Parlamenti della zona euro dovessero tirarsi indietro sulle implicazioni politiche di un'Unione vera e propria, l'unica opzione rimarrebbe un approccio decentralizzato fondato sulla responsabilità individuale e su regole più stringenti. In questo scenario, le regole di bilancio, già rafforzate, con il fiscal compact e il semestre europeo, dovrebbero essere completate. In questo sistema di maggiore responsabilità individuale, dovremmo assicurarci anche che il rischio, compreso quello legato alle esposizioni debitorie degli Stati, venga tenuto in considerazione da tutti gli operatori, non foss'altro che per ridurre la vulnerabilità delle banche in caso di turbolenze che interessano il debito sovrano.
Inoltre, sarebbe necessario esaminare come coinvolgere meglio gli investitori privati nei piani di salvataggio previsti nel quadro del Meccanismo europeo di stabilità, e come concepire un processo di ristrutturazione del debito sovrano che non metta a rischio la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso. Andare in questa direzione consentirebbe di conservare la sovranità nazionale in seno alla zona euro, con un livello di solidarietà conseguentemente più basso. È questa
l'altra opzione nella direzione di un riequilibrio fra responsabilità e controllo.

* Jens Weidmann è presidente della Bundesbank, François Villeroy de Galhau è governatore della Banca di Francia
(Traduzione di Fabio Galimberti)
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Re: A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda ranvit il 12/02/2016, 11:58

Forse anche noi faremmo meglio a parlarne con un po' più di cognizione di causa.


Appunto! ;)


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Un altro parere:

Martin Schulz: "Bene Renzi, ha le idee chiare, l'austerità non basta più"

http://www.huffingtonpost.it/2016/02/12 ... _ref=italy
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda franz il 12/02/2016, 19:43

Un'unica autorità per governare l'euro
di JENS WEIDMANN e FRANCOIS VILLEROY DE GALHAU

Triste constatare che Francia e Germania si fanno promotori e l'Italia resta al palo.
Roma, Parigi, Berlino e Londra dovrebbero essere gli assi portanti.
Invece Londra discute se andarsene e Roma non è della partita.
Sarebbe stato meglio leggere anche il nome di Ignazio Visco.
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Re: A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda trilogy il 12/02/2016, 21:00

Sono oltre 20 anni dalla formulazione della strategia di lisbona che ad ogni crisi si dice "serve più europa" ed alla crisi successiva il divario con il resto del mondo è aumentato e riparte il lamento "serve più europa". E se ne servisse meno?
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Re: A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda mariok il 12/02/2016, 21:17

trilogy ha scritto:Sono oltre 20 anni dalla formulazione della strategia di lisbona che ad ogni crisi si dice "serve più europa" ed alla crisi successiva il divario con il resto del mondo è aumentato e riparte il lamento "serve più europa". E se ne servisse meno?

A questo punto tutto è possibile. Ma occorrerebbe discuterne e chiarire le rispettive posizioni con chiarezza.

Paradossalmente è più chiara la posizione di Salvini che quella di Renzi.

E' vero che ad ogni crisi si dice "serve più europa" ma poi non si opera coerentemente. Solo i soliti slogan.
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Re: A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda franz il 12/02/2016, 21:18

trilogy ha scritto:Sono oltre 20 anni dalla formulazione della strategia di lisbona che ad ogni crisi si dice "serve più europa" ed alla crisi successiva il divario con il resto del mondo è aumentato e riparte il lamento "serve più europa". E se ne servisse meno?

Il piu' ed il meno vanno chiariti in funzione di quale Europa.
Di questa, francamente, meno.
Di un'altra, assai di più.
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Re: A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda ranvit il 13/02/2016, 11:20

franz ha scritto:
Un'unica autorità per governare l'euro
di JENS WEIDMANN e FRANCOIS VILLEROY DE GALHAU

Triste constatare che Francia e Germania si fanno promotori e l'Italia resta al palo.
Roma, Parigi, Berlino e Londra dovrebbero essere gli assi portanti.
Invece Londra discute se andarsene e Roma non è della partita.
Sarebbe stato meglio leggere anche il nome di Ignazio Visco.



Se e quando la germania la finirà di proporre cose solo ed esclusivamente a proprio vantaggio, allora ne potremo discutere! Praticamente, chiede un ministro delle finanze che blocchi ogni iniziativa dei Paesi per rilanciarsi... :twisted:

Il triste, invece, è che molti italiani facciano il tifo per una Germania che sta strangolando l'Unione Europea pretendendo sempre e solo vantaggi per se'.....come il raddoppio del gasdotto del Nord (mentre impone sanzioni costosissime all'Italia e soprattutto la chiusura del gasdotto South Stream), il salvataggio delle sue banche in Grecia con i soldi di tutti, etc etc, strafottendosene del fallimento di interi popoli!

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http://www.repubblica.it/economia/rubriche/eurobarometro/2016/02/13/news/stress_test_eurobarometro-133284152/
La miopia degli stress test su Deutsche Bank. Così la Ue dei due pesi bastona l'Italia

http://www.repubblica.it/economia/2016/ ... ef=HREC1-8
Gli scandali di Deutsche Bank: così vacilla il simbolo tedesco
Metà del valore bruciato sui listini. Pesano il coinvolgimento in manipolazioni di tassi e materie prime e i sospetti di evasione fiscale


Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: A chi dà fastidio il superministro Ue

Messaggioda mariok il 13/02/2016, 12:14

ranvit ha scritto:
Il triste, invece, è che molti italiani facciano il tifo per una Germania che sta strangolando l'Unione Europea pretendendo sempre e solo vantaggi per se'.....come il raddoppio del gasdotto del Nord (mentre impone sanzioni costosissime all'Italia e soprattutto la chiusura del gasdotto South Stream), il salvataggio delle sue banche in Grecia con i soldi di tutti, etc etc, strafottendosene del fallimento di interi popoli!

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Ma cos'è l'Europa,? Una partita di calcio? Dobbiamo per forza fare il tifo per una squadra o un'altra?

Tutte qui le argomentazioni a sostegno di Renzi?

E' inutile girare intorno al problema. Nell'attuale Europa "delle patrie" è inevitabile che ognuno cerchi di tirare l'acqua al proprio mulino. Lezioni morali non può darle la Germania agli altri, così come non può certo darle l'Italia.

In questa situazione vale la legge del più forte e ci piaccia o no la Germania, pur con i suoi scandali o con i suoi scheletri nell'armadio (che hanno tutti), è la più forte.

Persone razionali (non tifosi) dovrebbero porsi il problema in termini molto pratici: se questa è la situazione, che pensiamo di fare?

Le opzioni sono essenzialmente due: o facciamo marcia indietro ed ognuno se ne va per la sua strada, mantenendo il minimo possibile di rapporti commerciali reciprocamente vantaggiosi, o rivediamo il progetto (o più precisamente quello che è diventato oggi) per ridefinire nuovi equilibri basati su principi più democratici e non su quello dei rapporti di forza tra gli strati.

La prima opzione è quella perseguita coerentemente da Cameron: mettere sul tappeto le cose che non convengono al proprio paese e porre il ricatto, o rinegoziamo o ce ne andiamo.

Non so come andrà a finire, quello su cui dubito fortemente è che l'Italia sia realisticamente in grado di porre lo stesso aut-aut.

L'altra opzione è solo una: essere disposti a rinunciare a quote importanti di sovranità nazionale in cambio di un governo europeo basato sulla forza delle idee e del consenso che ciascuna forza in campo riesce democraticamente a raccogliere.

Altre strade non ce ne sono: è inutile illudersi o peggio illudere la gente.
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