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Elite contro perdenti?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Elite contro perdenti?

Messaggioda trilogy il 28/01/2016, 9:30

27 gennaio 2016
I perdenti economici in rivolta contro le élite
di Martin Wolf

Anche i perdenti possono votare. La democrazia è questo, ed è giusto che sia così. Se si sentono sufficientemente imbrogliati e umiliati, voteranno per Donald Trump negli Stati Uniti, per Marine Le Pen in Francia o per Nigel Farage nel Regno Unito. Sono quelle persone, specialmente negli strati popolari autoctoni, che si lasciano sedurre dalle sirene di politici che mettono insieme il nativismo dell'estrema destra, lo statalismo dell'estrema sinistra e l'autoritarismo di entrambe.

Sopra ogni altra cosa, queste persone rigettano le élite che dominano la vita economica e culturale dei loro Paesi: sono le stesse élite che la settimana scorsa si sono riunite a Davos per il Forum economico mondiale. Le possibili conseguenze fanno paura. Le élite devono elaborare risposte intelligenti, e potrebbe già essere troppo tardi.

L'ala destra della classe dirigente porta avanti da tempo un progetto fatto di aliquote fiscali basse, apertura all'immigrazione, globalizzazione, limitazione dei costosi programmi di welfare, deregolamentazione del mercato del lavoro e massimizzazione del valore per l'azionista. L'ala sinistra porta avanti un progetto fatto di apertura all'immigrazione (di nuovo), multiculturalismo, laicismo, diversità, libertà di scelta sull'aborto e uguaglianza di razza e di genere. I libertarians sposano le cause di entrambi gli schieramenti: è per questo che sono una minoranza minuscola.

Pian piano, le élite si sono distaccate dalle lealtà e dagli interessi nazionali, dando vita a una superélite globale. Non è difficile capire perché le persone comuni, in particolare se di sesso maschile e native del luogo, si sentono alienate. Loro sono i perdenti, almeno in senso relativo: non ricevono una parte equa dei benefici. Si sentono usati e abusati. Dopo la crisi finanziaria e il lento recupero del tenore di vita, le élite sono viste come una massa di predatori incompetenti. Non c'è da stupirsi che in tanti siano arrabbiati, c'è da stupirsi al contrario che in tanti non lo siano.

Branko Milanovic, ex economista della Banca mondiale, ha dimostrato che fra il 1988 e il 2008 solo due segmenti della distribuzione del reddito a livello mondiale non hanno guadagnato praticamente nulla, in termini reali: i 5 percentili più poveri e quelli situati fra il 75° e il 90° percentile. In quest'ultima fascia è compreso il grosso della popolazione dei Paesi ad alto reddito.

Analogamente, uno studio dell'Economic Policy Institute di Washington dimostra che la retribuzione dei lavoratori ordinari da metà anni 70 in poi è cresciuta molto meno della produttività. Le spiegazioni sono un miscuglio complesso di innovazione tecnologica, liberalizzazione degli scambi, cambiamenti nella governance delle aziende e liberalizzazione finanziaria. Ma il fatto è indiscutibile: negli Stati Uniti (ma anche, in misura minore, in altri Paesi ad alto reddito), i frutti della crescita si concentrano al vertice della piramide.

Infine, la quota di immigrati sulla popolazione è aumentata sensibilmente. È difficile sostenere che questo abbia portato importanti benefici economici, sociali e culturali alla massa della popolazione. Ma è indubbio che abbia portato benefici ai più ricchi, aziende comprese.

Nonostante sostenga prestazioni sociali che dovrebbero stare a cuore alle classi popolari autoctone, la sinistra rispettabile perde sempre di più il loro consenso. Vale in particolare per gli Stati Uniti, dove i fattori razziali e culturali hanno rivestito e rivestono particolare importanza. La southern strategy dell'ex presidente repubblicano Richard Nixon, che puntava a procurarsi il consenso dei bianchi del Sud, ha generato risultati politici. Ma la strategia di fondo dei dirigenti del suo partito (sfruttare la rabbia della classe media – in particolare gli uomini – di fronte ai cambiamenti nei rapporti tra le razze e i sessi e di fronte ai cambiamenti culturali) sta dando frutti avvelenati. L'ossessione per i tagli delle tasse e la deregolamentazione porta scarsi benefici alla larga maggioranza della base repubblicana.

Trump, lamentano gli ideologi del partito, non è un conservatore autentico. Ma è proprio questo il punto. Trump è un populista. Come gli altri candidati di primo piano, propone tagli delle tasse insostenibili, che fanno apparire assurda l'idea che i Repubblicani siano ostili ai disavanzi di bilancio. Ma – e questo è l'elemento cruciale – Trump è protezionista sui commerci e ostile all'immigrazione. Sono posizioni che fanno presa sui suoi sostenitori, consapevoli di avere un unico bene prezioso: la loro cittadinanza. Ed è un bene che non vogliono condividere con un numero indefinito di gente che viene da fuori. Lo stesso vale per i sostenitori della Le Pen o di Farage.

I populisti nativisti non devono vincere. È una storia che già conosciamo, e va a finire molto male. Nel caso degli Stati Uniti, l'esito avrebbe conseguenze preoccupanti per il mondo intero. L'America è stata la fondatrice e resta la garante del nostro ordine liberale globale. Il mondo ha un disperato bisogno che l'America sia governata da gente bene informata. Trump non risponde a questo profilo. I risultati potrebbero essere catastrofici.

Ma anche se per quest'anno si riuscisse a evitare un risultato simile, le élite sono avvertite. L'ala destra si sta prendendo grossi rischi ad attizzare la rabbia popolare per assicurarsi meno tasse, più immigrazione e meno regolamentazione. Anche l'ala sinistra si sta prendendo grossi rischi a dare l'impressione che sia disposta a sacrificare gli interessi e i valori di una massa di cittadini in difficoltà sull'altare del relativismo culturale e di un controllo lasco dei confini.

I Paesi occidentali sono democrazie. Sono gli Stati che forniscono le fondamenta legali e istituzionali dell'ordine economico globale. Se le élite occidentali non terranno in alcun conto i timori di tanti, quei tanti ritireranno il loro consenso ai progetti dell'élite. Negli Stati Uniti, le élite di destra hanno seminato vento e stanno raccogliendo tempesta. Ma è potuto succedere solo perché le élite di sinistra hanno perso la fedeltà di ampi strati della classe media autoctona.

Non da ultimo, democrazia significa governo di tutti i cittadini. Se i diritti di residenza, e ancor più di cittadinanza, non verranno tutelati, questo risentimento pericoloso crescerà. In molti posti è già cresciuto.

Copyright The Financial Times Limited 2016
(Traduzione di Fabio Galimberti)

fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/economia ... d=AC0DdLIC
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Re: Elite contro perdenti?

Messaggioda trilogy il 28/01/2016, 9:43

Analisi interessante perchè individua elementi politici comuni a molti paesi. Quello che segnala è uno scontro che emerge periodicamente nella storia. Lo scontro tra elite ed esclusi. Il potere delle elite in tutte le epoche è fondato sul convincere gli altri che stanno facendo gl'interessi di tutti, questo è un inganno molto bene mascherato, ma quando emerge si creano fatture dove emergono movimenti rivoluzionari, o in epoca contemporanea, nei sistemi democratici movimenti definiti "populisti" , che poi vengono riassorbiti dalle elite. Bella la sintesi: <<politici che mettono insieme il nativismo dell'estrema destra, lo statalismo dell'estrema sinistra e l'autoritarismo di entrambe.>> in Italia nei cinque stelle, nel fatto quotidiano, trovi unite culture di destra e di sinistra unite solo dalla passione autoritaria. Da noi il nativismo è un valore debole.
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Re: Elite contro perdenti?

Messaggioda pianogrande il 28/01/2016, 15:25

"Sono un bergamasco autentico" dichiarava orgogliosamente un intervistato nei mesi in cui appariva l'astro nascente della lega di Bossi.

La politica diffonde valori di bassissimo livello per cercare il consenso.

Il problema è sempre culturale e della popolazione; di furbi che ci marciano se ne trovano sempre.

Questo problema culturale ci dà una popolazione che si interessa di politica solo quando le cose gli vanno male per trasformarsi in conservatrice fino al fanatismo quando le cose gli vanno bene.
Vedere l'era Berlusconi quando le bandiere di Forza Italia sventolavano e la gente si spellava le mani di fronte a un ometto che era capace solo di fare discorsi da bar e sorrisi di sprezzante superiorità.

Quando questa gente, addormentata dall'interesse immediato e che di politica capisce poco o nulla si accorge che le cose cominciano ad andare storte e di non contare più molto, a quali partiti vogliamo che si rivolgano?
A quelli che gli dicono che loro non hanno colpe, loro sono sacri cittadini, loro sono sacri artigiani brianzoli o bergamaschi autentici.
Basta andare a Roma col lanciafiamme e tutto si risolve ==> ottanta minuti di applausi.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Elite contro perdenti?

Messaggioda franz il 28/01/2016, 18:35

trilogy ha scritto:Analogamente, uno studio dell'Economic Policy Institute di Washington dimostra che la retribuzione dei lavoratori ordinari da metà anni 70 in poi è cresciuta molto meno della produttività. Le spiegazioni sono un miscuglio complesso di innovazione tecnologica, liberalizzazione degli scambi, cambiamenti nella governance delle aziende e liberalizzazione finanziaria. Ma il fatto è indiscutibile: negli Stati Uniti (ma anche, in misura minore, in altri Paesi ad alto reddito), i frutti della crescita si concentrano al vertice della piramide.

Strano che al sole24ore non sappiano inserire, nell'elenco delle possibili spiegazioni, la causa piu' determinante. Dal 1970 ad oggi è gradualmente ed inesorabilmente cresciuta la % di prelievo fiscale e contributivo sui redditi da lavoro. La retrubuzione netta è quindi crescita meno ma a vantaggio degli introiti stratali, che sono diventati, penso all'Italia ma non solo, mostruosi. Questa massa economica pubblica diventa poi a sua volta merce per voto di scambio, soprattutto da parte di partiti populisti.
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Re: Elite contro perdenti?

Messaggioda flaviomob il 29/01/2016, 14:55

SE una sessantina di persone controllano la metà delle risorse economiche del pianeta significa che siamo tutti perdenti e che le élite saranno sempre più ristrette. Per mantenere il controllo sarà quindi sempre più necessario usare la forza o manipolare l'opinione pubblica: più verosimilmente entrambe le cose. Terrorismo e paura, bombe intelligenti e "contingenti di pace" sono evidentemente funzionali allo scopo, insieme alle "guerre giuste".
* * *
Ricordiamoci che nell'antica grecia i tiranni ottenevano il potere (dittatura) grazie alle classi popolari, proprio in contrapposizione alle élite (aristocrazia), quando gli interessi divergevano generando crisi. Una situazione sovrapponibile, mutatis mutandis, al presente?


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Re: Elite contro perdenti?

Messaggioda ranvit il 29/01/2016, 15:47

Una situazione sovrapponibile, mutatis mutandis, al presente?


E' sempre stato cosi! Solo che ora è globale.
Ma non si conosce un sistema alternativo..... :roll:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Elite contro perdenti?

Messaggioda flaviomob il 29/01/2016, 15:52

Il sistema alternativo è la democrazia. Se la si svuota di significato, rendendola oligarchica, poi torna la dittatura.


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Re: Elite contro perdenti?

Messaggioda ranvit il 29/01/2016, 18:10

Immagino tu abbia idea di come non svuotarla :D E io ho una vaga sensazione di averne un'idea ;)

Ma forse è meglio se ce la illustri tu direttamente 8-)
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Re: Elite contro perdenti?

Messaggioda flaviomob il 30/01/2016, 2:31

Ad esempio: con motivazioni basate su dati e cause falsi, Bush e Blair hanno scatenato guerre sanguinarie i cui devastanti effetti hanno prodotto, oltre a migliaia di morti, l'espansione dell'estremismo e del cosiddetto Califfato. Una democrazia sana dovrebbe prevenire e, se non ci riesce, sanzionare in modo esemplare comportamenti simili. Mentire ai parlamenti per indurli a votare ingenti azioni militari equivale a un colpo di stato.

Rinunciare al controllo delle banche e della finanza è un altro colpo di stato: anzi, nel ribaltamento dei poteri sono questi lobbisti a controllare molti deputati.

Far pagare la crisi a persone oneste e lavoratrici, mentre i dirigenti che hanno portato il marcio ovunque prendono buonuscite milionarie, è uccidere la democrazia.

La demagogia che invece di risalire a queste cause autentiche rivolge i bassi istinti della plebe contro poveri, immigrati, diversi è un altra pallottola nell'arma che ci riporterà alla tirannide e alla barbarie.

Quando alla gente manca il pane, manca la casa, può succedere di tutto.


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Re: Elite contro perdenti?

Messaggioda ranvit il 30/01/2016, 8:31

Concordo su quasi tutto, ma chi dovrebbe/potrebbe ottenere questi comportamenti/decisioni? :roll:

Francamente io non ho una soluzione...

Fin'ora, lo racconta la Storia, le scosse di assestamento/rimescolamento le ha date una rivoluzione cruenta (es tra le piu' recenti la Rivoluzione francese e la presa del potere dei soviet in Russia). Roba che avviene ogni paio di secoli.... :roll:
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