LA NOTA
I democratici pensano a nuove alleanze nelle Regionali 2010
La soglia del 4% alle Europee vuole impedire che rinasca l'Unione
Per Walter Veltroni si tratta di una specie di «questione di fiducia». Per questo, la riunione odierna dei parlamentari del Pd sulla soglia di sbarramento del 4 per cento alle elezioni europee, è considerata dal segretario uno spartiacque. Ma la riforma va oltre la campagna per il Parlamento di Strasburgo. Si proietta sulle Regionali del 2010. È una sorta di seconda tappa sulla strada dell'archiviazione delle esperienze di governo, nazionale e locale, con l'estrema sinistra, dopo il crollo dell'Unione prodiana nel 2008. Può apparire un paradosso, perché la conseguenza è la riduzione delle alleanze all'Idv di Antonio Di Pietro che già perde pezzi; ed a qualche scheggia moderata del vecchio «antagonismo » di sinistra.
Ma nell'ottica veltroniana l'unico modo per non far risucchiare il Pd nel passato è lo smantellamento e lo smaltimento di quelle che considera realtà ormai residuali. Il rischio di ritrovarsi dopo le Europee con un partito ridimensionato e con l'Idv in ascesa è reale. Non a caso Di Pietro ieri ha incassato la soglia del 4 per cento, attribuendola all'«accordo Pdl-Pd»: ne prende i benefici ma non la responsabilità. Eppure, si preferisce una ristrutturazione netta del sistema, rispetto ad una frantumazione dominata da un pulviscolo che Veltroni osserva come una minaccia. Il problema è che di questa «polvere» sono coperte le giunte di sinistra.
Le minacce di rottura arrivate da Prc e Pdci probabilmente non avranno seguito. Una volta approvata la legge, si tratterà non tanto di destabilizzare i governi locali, ma di non perderli, in attesa che maturino nuove alleanze. L'azzardo, tuttavia, è vistoso. E gli altolà di esponenti dello stesso Pd riflettono la paura di un «effetto domino» negativo. Eppure non basterà a fermare un progetto basato sulla convinzione che città e regioni governate sul modello dell'Unione siano scorie del passato; e che alcuni gruppi dirigenti siano un ostacolo alla metamorfosi del centrosinistra. Dietro le polemiche violente fra Rifondazione e consiglieri veltroniani come Giorgio Tonini, si indovina uno scenario che mette in competizione l'identità del Pd e la sopravvivenza del cosiddetto «antagonismo», impaurito dal muro del 4 per cento. L'eventualità di una bocciatura del progetto veltroniano è inverosimile. Destabilizzerebbe la segreteria alla vigilia delle elezioni; e forse aprirebbe la strada ad una riforma radicale, perché Silvio Berlusconi vorrebbe uno sbarramento al 5 per cento. Anche il tentativo dei partiti minori di strattonare il Quirinale sta andando a vuoto.
In una lettera inviata ieri al socialista Nencini che gli chiedeva di intervenire contro l'intesa Pdl-Pd, Giorgio Napolitano ha spiegato di non poterlo fare: la competenza spetta al Parlamento. Non solo. Il capo dello Stato ha ricordato che uno sbarramento esiste nella legge nazionale dal 1993. E «un'eccessiva frammentazione » può rivelarsi «un disvalore» quanto «una sua eccessiva compressione». È la conferma che dal bipolarismo non si torna indietro; e che la spinta a semplificare al massimo il sistema appare irreversibile. Rimane l'incognita su chi piloterà il Pd dopo le Europee, in caso di una sconfitta pesante. Ma la sensazione è che Veltroni voglia accettare la sfida.
Massimo Franco
03 febbraio 2009
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Bene cosi'....nella direzione che indicavo nel post precedente.
Vittorio