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Brexit sì o no?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Brexit sì o no?

Messaggioda mariok il 10/11/2015, 20:39

Lettera di Cameron: «Londra resterà nella Ue a queste 4 condizioni o rischio Brexit». Merkel fiduciosa su un’intesa

LONDRA - Quattro obiettivi e un incoraggiamento. Il primo ministro britannico David Cameron spedisce al presidente Ue Donald Tusk la lista delle richieste britanniche da negoziare con i partners in vista del referendum sull'adesione britannica all'Unione e accompagna la lettera alternando toni ottimistici a già noti altolà. «Missione impossibile? Assolutamente no se ci sarà volontà politica e immaginazione… ma se le nostre legittime richieste sbatteranno contro la sordità dei nostri interlocutori la Gran Bretagna valuterà se l'adesione alla Ue è davvero vantaggiosa». In altre parole Downing street deciderà se sollecitare il “no” all'adesione.

È l' avvertimento ai partner di un primo ministro deciso, in realtà, a battersi per il “si” all'Unione ma sulla base di quattro punti già delineati e in queste ore ribaditi formalmente. Londra chiede:
1) L’opt-out, cioè la possibilità di chiamarsi fuori, dalla clausola dei Trattati che prevede la partecipazione a un'Unione «sempre più stretta».

2) Sollecita tutele per i Paesi che non partecipano all'Eurozona con il formale riconoscimento che il mercato unico è “multicurrency”, in altre parole che la sterlina potrà godere delle analoghe condizioni di cui godrà l'euro anche quando i Paesi a divisa comune si saranno integrati ulteriormente;

3) Torna a invocare quella «sussidiarietà» che dai tempi di Maastricht resta la parola magica inglese e lo fa rivendicando un maggiore ruolo dei parlamenti nazionali. «Mi rendo conto - ha detto il premier evocando di fatto il il meccanismo del “cartellino rosso” - che un veto potrebbe portare alla paralisi» ma gruppi di parlamenti nazionali, a suo avviso, devono avere il potere di correggere la legislazione comunitaria.

4) Il quarto punto è l'annosa questione dell'accesso al welfare da parte degli immigrati intracomunitari. Londra - ha ribadito ieri il premier considerando la richiesta “non negoziabile” - sollecita una sospensione di quattro anni prima del pieno accesso ai benefici e sussidi dello stato sociale per un cittadino non inglese. In realtà, la Gran Bretagna sarebbe disponibile a estendere le stesse limitazioni ai britannici che rientrano in patria dopo aver vissutro all'estero.

Un passaggio che renderebbe meno discriminatoria la clausola invocata da Londra. La lettera a Donald Tusk si completa con l'esortazione a rendere la Ue più competitiva e meno burocratica grazie anche al completamento del mercato interno.
Con la formalizzazione delle domande britanniche il processo che rischia di portare alla Brexit è ormai incardinato. Sarà il piatto forte del summit di Bruxelles a metà dicembre: dall'esito del negoziato dipenderà l'andamento del referendum destinato a tenersi, probabilmente, fra giugno e dicembre 2016, in un Paese che resta spaccato fra favorevoli e contrari come mai prima d'ora. In vista di quell’appuntamento cruciale, la cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta «del tutto fiduciosa» sulla possibilità di trovare un accordo con Londra per evitare l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea. In un incontro con la stampa in occasione della visita del presidente sudafricano, Jacob Zuma, a Berlino Merkel ha sottolineato che «ci sono delle richieste difficili e altre meno difficili» da risolvere ma «vogliamo analizzare queste proposte con uno spirito costruttivo. Sono del tutto fiduciosa che si potrà riuscire».
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=ACLYktWB
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Re: Brexit sì o no?

Messaggioda Robyn il 10/11/2015, 21:39

Cameroun è un ladro perche se non si ha diritto al welfare inglese allora i cittadini europei neanche lo pagano.Speriamo solo che cada con un voto di sfiducia e torni il labour party al potere.Dall'inghilterra entro ed esco quando voglio anzi se torno gli metto anche le mani addosso
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Re: Brexit sì o no?

Messaggioda pianogrande il 10/11/2015, 23:04

Cameron bluffa perché lil Regno Unito avrebbe moltissimo da perdere da una uscita.

Lo ho detto da un'altra parte ma è ora di finirla con l'accattonaggio euroscettico.

Tutti che vogliono e vogliono e non vogliono dare.

L'aspetto che mi attrae di più nella eventuale uscita è il non avere la palla al piede di Londra sul processo di integrazione europea.

Basterebbe questo per dire ai britannici di andare a farsi fuck.

Tra l'altro, dalla libera circolazione delle persone (uno dei punti forti del loro anti europeismo insieme alla sovranità nazionale) la GB trae grossi vantaggi.
Oltre alle tasse e contributi pagati e un welfare non sempre usufruito nonostante i limiti che Londra vorrebbe mettere come se fosse corcondata da scrocconi, molti immigrati sono professionisti di livello istruiti a spese di altre nazioni (magari povere) trasportati e sfornati pronti all'uso nei vari aeroporti di Londra e dintorni.

Io andrei decisamente a vedere il gioco.

Cameron non può far arretrare un paese solo per procurare consensi a se e al suo partito.
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Re: Brexit sì o no?

Messaggioda mariok il 10/11/2015, 23:17

pianogrande ha scritto:Io andrei decisamente a vedere il gioco.

Cameron non può far arretrare un paese solo per procurare consensi a se e al suo partito.


Anche a me piacerebbe, ma purtroppo non è così semplice. Come al solito ci sono di mezzo le banche che sulla piazza finanziaria londinese fanno buona parte dei loro affari. C'è chi parla di una crisi finanziaria addirittura peggiore di quella del 2008 in caso di uscita della Gb.

Probabilmente è per questo che le prime dichiarazioni della Merkel e di Juncker sono molto concilianti.
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Re: Brexit sì o no?

Messaggioda pianogrande il 10/11/2015, 23:47

Ma le "piazze finanziarie" hanno così bisogno di un luogo fisico?

Intuitivamente, non essendo mestiere mio, mi verrebbe da rispondere di no e questa sarebbe un'altra legnata micidiale per i britannici.
Ne conosco qualcuno e mi dicono (esagerando) che nel Regno Unito non si produce più nulla.

Possibile che un po' di traffici dell'alta finanza non possano trasferirsi lontano dalla Cupola di Saint Paul Cathedral?

Anche quello potrebbe essere un gioco da andare a vedere.

Povero Cameron.
Si è cacciato in un bel guaio.
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Re: Brexit sì o no?

Messaggioda mariok il 11/11/2015, 9:44

pianogrande ha scritto:Ma le "piazze finanziarie" hanno così bisogno di un luogo fisico?
Fisico no, ma fiscale sì. E quello di Londra è attualmente quella più importante d'Europa.



Perché Brexit è un pericolo per l’Europa

di Leonardo Maisano
4 Novembre 2015

Ha scandito ogni parola con chiarezza inusuale, ma il velo stracciato ha svelato il niente. Le parole del cancelliere dello Scacchiere George Osborne, esplicito nel dire agli imprenditori tedeschi che Londra, sostanzialmente, vuole un’Europa a due velocità hanno il merito dell’onestà, ma fermano un’istantanea che è già nei fatti.

Eppure l’uscita dalla trappola letale del Brexit potrebbe passare proprio per il riconoscimento formale dell’evidenza, per un New Deal fra l’eurozona in crescente integrazione e le altre capitali strette nella sola Unione europea.

Il braccio di mare da coprire - oltre quello non affatto secondario del contesto giuridico - è il mercato interno, capitolo centrale del negoziato in corso fra il governo britannico e il resto dell’Ue. L’unico capitolo che interessa a Londra, decisa a difenderlo dagli attacchi eventuali di un’area euro maggiormente coesa. L’offensiva diplomatica del premier David Cameron e del cancelliere George Osborne, in pieno svolgimento da settimane, s’è chiusa nel ridotto di una strategia negoziale e di comunicazione interna precisa: marcare le differenze con le capitali che condividono la moneta unica e incassare salvaguardie per il single market dal rinculo che l’eurointegrazione futura potrebbe avere su City, sterlina e popolarità della leadership Tory (elenco da leggere in ordine strettamente inverso). È, in realtà, una strategia che potrebbe essere funzionale anche agli interessi dei partners continentali, essendo, ormai, l’unica realisticamente capace di disinnescare la minaccia del Brexit. L’uscita traumatica di Londra dall’Unione per volontà popolare, sull’onda del referendum che si terrà entro la fine del 2017, è un rischio che continua ad essere largamente sottovalutato. Lo è per Londra, ma lo è per la stabilità di un’Europa in uscita dalla recessione più dolorosa che si ricordi.

Il restringimento dei confini dell’Ue per esplicita volontà di auto-esclusione di un Paese membro non ha precedenti con la sola eccezione - come già ricordato in passato - della Groenlandia. Se le urne sancissero la volontà di uno strappo netto la miccia della fuga dall’Ue comincerebbe a bruciare con una rapidità sensazionale, incendiando prima di Berlino e Parigi le capitali periferiche più esposte ai venti di demagogia e populismo, prone a quel “dagli all’Europa”, vivificante scorciatoia di comunicazione politica sul filo della menzogna. La storia finirebbe per riproporre il paradosso vissuto col Grexit quando, cioè, si notava che non erano i “numeri” di Atene nell’euro a rendere il ritorno della dracma un pericolo per la sopravvivenza della moneta unica, ma il precedente di un “exit” dalla divisa comune. Sotto il profilo politico l’addio britannico avrebbe sull’Ue un effetto simile a quello di Atene sull’euro, con un’aggravante: a dissolversi sarebbe anche il Regno Unito con la Scozia pronta a staccarsi pur di restare nell’Ue. E la “voglia” di piccole patrie si allargherebbe per simpatia al continente, dalle Fiandre alla Catalogna.

Le conseguenze economiche globali di un’Unione orfana del Regno Unito sarebbero dolorose, ma sul breve l’impatto sarebbe devastante, nonostante i mercati oggi non vogliano nemmeno immaginare un evento che gli opinion polls collocano nel reame del possibile. La sola idea della smobilitazione delle banche d’affari internazionali dalla City - paventata ieri da Morgan Stanley e Citi - basterebbe a dare una scossa profonda nel nome di un’Unione che si troverebbe, d’improvviso, senza capitale finanziaria per chi opera in sterline, ma anche in euro. Ma è per Londra che il Brexit potrebbe essere insostenibile: sembrano non temerlo solo alcuni manager di hedge funds, infastiditi dalla regolamentazione di Bruxelles e, solo per questo, pronti a finanziare il fronte del “No” all’Ue. Bagatelle per un massacro, se è vero che l’azzardo del referendum, inopinatamente voluto da David Cameron, rischia di mettere fine al regno dei Windsor per come lo conosciamo e di costare un prezzo non dissimile, secondo valutazioni della London school of economics, a quello pagato con la crisi del 2008.

I numeri sulla Non Europa per la Gran Bretagna impazzano, ma la realtà è nelle cronache di queste ore. L’altolà lo intonano in coro cinesi e americani, chiari nell’escludere patti commerciali di maggior favore per Londra dopo il divorzio da Bruxelles, mentre le nuove dinamiche in Medio Oriente, a cominciare dalle relazioni con l’Arabia Saudita, ricordano a un Paese illuso che trovare partner commerciali in alternativa a quelli europei non è possibile.
La ricerca di ragionevoli tutele a favore di un Regno deciso a non partecipare a un’Unione sempre più integrata è tuttavia l'unica strada possibile per evitare il Brexit. Toccherà ai partners far sì che siano davvero ragionevoli e quindi congegnate in modo tale da non inceppare, né rallentare di un solo giorno, le nuove tappe di integrazione di cui l’eurozona ha urgente bisogno. E quindi non potranno essere tutele sostanziali. Toccherà a David Cameron “venderle” al suo Paese, nella consapevolezza che dal suo partito e con la sua benedizione per anni si sono levati toni euroscettici radicali che sono all’origine delle incertezze di oggi.

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti ... d=ACIDh9SB
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ORGOGLIO EUROPEISTA

Messaggioda pianogrande il 11/11/2015, 11:32

OK.
L'uscita di Londra sarebbe un attacco all'Europa.
I cinesi e americani citati nell'articolo, anche se escludono trattati di maggior favore per Londra in caso di uscita, credo si freghino le mani al solo pensiero.

Allora, la metterei così.
L'Europa è una entità in grado di difendersi da un attacco (tradimenti compresi)?

Spero bene che, oltre a cercare di evitare l'evento, l'Europa abbia anche la dignità e i mezzi per contrattaccare e non solo per mettere pezze in sede diplomatica.

Non è ora che gli europeisti convinti (come il sottoscritto e centinaia di milioni di altri) decidano di smetterla di prenderle e comincino anche a darle e di santa ragione?

Possibile che il mondo (o l'Europa) sia composto da purissimi spiriti all'opposizione che menano botte a beceri e truci produttori di qualcosa che per qualche senso di colpa o cristiana rassegnazione il massimo che fanno è cercare di non prenderne troppe?

Anche il morale della truppa ha la sua importanza e un deciso contrattacco verso chi ci guarda dall'alto in basso e galvanizza i suoi seguaci convincendoli a fare altrettanto sarebbe ormai ora che si verificasse.
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Re: Brexit sì o no?

Messaggioda flaviomob il 11/11/2015, 14:09

A tirare troppo la corda, gl'Inglesi dopo il Brexit rischiano di trovarsi con la Scozia fuori dalla Gran Bretagna e magari perfino dentro l'euro, se se ne vanno. E chiaramente Londra non potrebbe più essere una piazza finanziaria determinante per l'UE.

__

...secondo uno studio della Bertelsmann Stiftung in collaborazione con l’Ifo Institute di Monaco, la Brexit potrebbe costare ai contribuenti inglesi circa 313 miliardi di Euro con il Pil in contrazione del 14% nell’arco di 12 anni....

https://www.forexinfo.it/Brexit-cosa-su ... e-il-Regno


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Re: Brexit sì o no?

Messaggioda pianogrande il 11/11/2015, 15:58

Secondo me è meglio che lo paghiamo tutto in un colpo solo il prezzo dell'uscita di Londra invece di continuare a pagare a rate nei secoli dei secoli il prezzo della sua presenza.
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