Le domande di pianogrande hanno una sua logica. Dietro ai discorsi ci sono differenti visioni e modelli di welfare.
La questione è che in Europa ci sono 4 modelli di Welfare, frutto della cultura e della storia dei paesi:
il modello nordico, il modello centro europeo, il modello anglosassone e il modello mediterraneo.
Quello nordico prevede una serie di benefici base per tutti, per il solo fatto di essere cittadini del paese, pagati dalla fiscalità generale. E' un modello costoso ma che favorisce l'inclusione sociale. Il baricentro del sistema è sul cittadino.
Quello mediterraneo è un modello neocorporativo e prevede benefici differenziati a seconda della forza politica della corporazione a cui il lavoratore appartiene, pagati come sopra dalla fiscalità generale. E' un modello comunque costoso che favorisce la sperequazione sociale. Il baricentro del sistema è sul lavoratore.
Ora modelli puri, non esistono quasi più, ma la convivenza tra quello nordico e quello mediterraneo non è facile, sia per ragioni culturali che di costi. Quindi il paese deve fare una scelta strategica e culturale. Ieri la proposta di Boeri si è indirizzata a ribilanciare i diritti verso cittadini a scapito di alcune categorie. Infatti si sono subito alzati mormorii...
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Piano dell'Inps contro la povertà targato Tito Boeri: reddito minimo di 500 euro per gli over 55 grazie a prelievi da 250 mila pensioni d’oro e da 4 mila vitalizi per cariche elettive. L'istituto ha messo on line una proposta normativa in 16 articoli, che tocca a 360 gradi il sistema previdenziale e assistenziale, dal sostegno di inclusione attiva per gli over55 al riordino delle prestazioni collegate al reddito, passando per il ricalcolo dei vitalizi. Inclusi gli interventi sull'uscita flessibile e le pensioni dei sindacalisti.
Tra le proposte anche il riordino delle prestazioni assistenziali, considerando la "cattiva selettività degli strumenti esistenti". "Ci sono costi limitati a carico di circa 230 mila famiglie ad alto reddito (appartenenti perlopiù al 10% della popolazione con redditi più alti)", spiega l'istituto, che si vedrebbero "ridurre trasferimenti assistenziali loro destinatiLa proposta dell'Inps per introdurre la flessibilità nel sistema pensionistico prevede uscite a partire dai 63 anni con perdite non oltre il 10%. L'ente immagina uscite anticipate a 63 anni e sette mesi, con una riduzione dell'assegno che si applica alla sola quota retributiva e che tende ad assottigliarsi nel corso del tempo. Quindi le diminuzioni medie, spiega, "non eccedono il 10-11% e diminuiscono negli anni".
L'Inps interviene anche sulle pensioni dei sindacalisti, sollecitando una armonizzazione dei trattamenti dei sindacalisti con distacco (o aspettativa) dal settore pubblico al trattamento riservato agli altri lavoratori. I dirigenti sindacali, spiega, non potrebbero così più farsi versare contributi dall'organizzazione a "condizioni molto più vantaggiose di quelle riservate alla valorizzazione a fini pensionistici dei contributi versati dagli altri lavoratori".Secondo fonti del governo, la diffusione della proposta di Boeri era concordata. Mentre, secondo fonti del ministero del Lavoro, la proposta è "un contributo utile al dibattito" ma "al momento si è deciso di rinviare perché" contiene misure "che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi". Per evitare gli oneri, sottolineano le stesse fonti, "servono risorse" che ora non ci sono.
http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... 398c9.html