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Pietra tombale sull'uranio impoverito

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Pietra tombale sull'uranio impoverito

Messaggioda franz il 14/09/2015, 15:28

Riguarda un po' tutto: la giustizia, la tecnologica, l'informazione, la disinformazione ... e quindi la politica.
Quindi questo articolo lo metto qui.


Uranio impoverito: chi dovrebbe vergognarsi e chi chiedere semplicemente scusa (Nicolò Manca)

Ora che tutte le istituzioni hanno messo una pietra tombale sulla bufala dei tumori attribuiti ai poligoni militari, è giusto ricordare agli smemorati quello che, anche se di pubblico dominio, vorrebbero fosse dimenticato.

Nel lontano 20 febbraio 2002, il generale Giangabriele Carta, allora comandante della Regione Militare Sardegna, scrisse all'assessore regionale all'Ambiente Emilio Pani (nominato dallo ‘smemorato’ presidente Mauro Pili): ”Le Forze Armate offrono alla Regione Sardegna la possibilità di svolgere da parte di qualsiasi persona da voi incaricata, a qualsiasi ora, in qualsiasi giorno, con qualsivoglia strumento… controlli finalizzati al monitoraggio dell’aria, del terreno e dell’acqua nei poligoni della Sardegna”.

Un anno prima, il 9 febbraio 2001, Il Corriere della Sera aveva informato gli italiani sui circa 800 prodotti di uso quotidiano fatti con uranio impoverito: dagli stent cardiaci alle mazze da golf, alle candele per auto, respiratori subacquei, microfoni, forni a microonde, auricolari ecc. Il 7 febbraio 2004, L'Unione Sarda riportava il parere di un medico cagliaritano, Andrea Cadelano, stabilitosi in Kosovo: “…in queste zone non sono stati registrati casi neppure tra i bambini che pure giocano in mezzo ai carri armati e residuati bellici… Abbiamo anche realizzato un grande canile in una zona bombardata, ma le nostre bestie sono sempre tutte sanissime”.

Il 25 febbraio 2011, La Nuova Sardegna titolava: “Uranio impoverito. Chiuse due inchieste della Procura di Cagliari: Nessuna traccia di uranio impoverito”. Il 21 agosto 2012, il Corriere della Sera, con un articolo in prima pagina informava l'Italia che il guinness mondiale di longevità era stato consegnato ai nove fratelli Melis abitanti a Perdasdefogu, campati dell'aria, dell'acqua e dei prodotti della terra all'ombra del famigerato poligono. Il 27 settembre 2014, L'Unione Sarda riferiva che due ricercatori dell'Università di Cagliari, Luca Gaviano e Donatella Petretto, avevano scoperto che una delle ‘blue zone’ del mondo è il paese di Teulada, quello ‘vittima’ dell’omonimo poligono. I numeri scaturiti dalla ricerca sulla longevità dei teuladini erano incredibili.
L'1 aprile 2015, L'Unione Sarda informava che i poligoni sardi avevano superato l'esame dell’Arpas (Agenzia regionale per l'ambiente) e risultati della analisi approvati dalla Regione. Nello stesso giorno, La Nuova Sardegna informava: “Quirra, Salute a rischio? Uno studio lo nega”. Il 17 aprile 2015, L'Unione Sarda pubblicava: “Il Tar ha emesso la sentenza. Valery Melis è morto per cause che non hanno nulla che vedere con l'Uranio impoverito”. Il 17 giugno 2015, L'Unione Sarda parlava dei centenari sardi di Perdas, dell'Ogliastra e di Teulada. 50 membri dell'Icc (Comitato internazionale dei centenari) sono in Sardegna per capire come mai proprio a Perdas e a Teulada, oltre che a Okinawa, altra tappa del loro viaggio, la gente campi così a lungo. Il 18 giugno 2015, L'Unione Sarda titolava: “Perdasdefogu. La blue zone. L'elisir di lunga vita”.

Già dal 2001, l’oncologo Franco Mandelli escluse il nesso tra Uranio impoverito e possibili conseguenze tumorali, anche se successivamente, dopo una campagna alimentata dalla sinistra politica sarda, fu spinto a usare la formula “…non si può escludere che…”. Passò in seconda linea il fatto che nei poligoni sardi non ci fosse traccia. Il 29 settembre del 2001, il professor Franco Nobile, in un convegno promosso dall'Ocra del coordinamento toscano della Lega contro i tumori, rese pubblico il Rapporto scientifico redatto a seguito di una poderosa ricerca effettuata da un team composto da un centinaio di esperti.

Le conclusioni del documento: “…non ci sembra certamente il caso di parlare di effetti acuti letali per l'UI”. Si pronunciarono contro la teoria UI-tumori anche l’Istituto superiore della sanità, l'Onu che varò un'apposita commissione (United nations environmetal program) che sentenziò: “La missione Unep conclude, pertanto, che i rischi sia radiologici che chimici dipendenti dalla presenza di proiettili a base di UI sono irrilevanti”. Quindi, fu la volta della Commissione europea per l’ambiente, presieduta da Margot Wallstrom e del professor Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Negri di Bergamo, che scrisse “cosa emerge da tutte queste conoscenze? Che l'UI, che emette 3 milioni di volte meno radioattività del Ra-226 che si usava una volta per vedere al buio le lancette delle sveglie, alle concentrazioni a cui sono stati esposti i soldati del Golfo e del Kosovo, non ha conseguenze sulla salute e non provoca cancro per effetto chimico, né per effetto della radioattività”. Infine, quest’anno, due personalità di fama mondiale, i professori Giorgio Trenta e Mario Marini del Politecnico di Milano (poi tacciato di imperizia dal noto magistrato promotore delle esumazioni di salme di pastori tese a dimostrare la nota teoria), confermarono i giudizi espressi dalle precedenti commissioni di inchiesta.

A questo punto è doveroso fare una distinzione tra chi era (e resta) in malafede e chi invece era solo colpevolmente disinformato o ideologicamente condizionato. Tuttavia, queste due categorie hanno la responsabilità di avere causato danni e costi considerevoli all'economia sarda. Oggi è grottesco che qualcuno abbia ancora la faccia tosta di proporre nuove commissioni d'inchiesta. Spero nel motto "una risata li seppellirà", almeno per quanto riguarda chi non si ferma neanche davanti alle proposte più allucinanti: dopo la riesumazioni di cadaveri, ora le bonifiche da effettuare nel sottosuolo fino a trenta metri di profondità (il noto Accame). Questi personaggi che sulla bufala dell'UI hanno costruito la loro visibilità politica, speculando sulla disinformazione o la dabbenaggine di alcuni, oggi dovrebbero quanto meno scusarsi ed essere chiamati a rispondere (e non solo in termini di consenso elettorale) dei danni provocati, non ultimo il rischio sempre incombente di chiudere, insieme ai poligoni, anche la Brigata Sassari. Ma è soprattutto auspicabile che ora la classe politica e i cosiddetti ambientalisti dedichino le loro energie per risollevare le derelitte sorti della Sardegna realizzando finalmente qualcosa in quel 96% di coste dove i militari non sono mai stati presenti e in quel 99,5% del territorio sardo che non è proprietà del demanio militare.

Nicolò Manca – Generale, già comandante della “Brigata Sassari”
http://notizie.admaioramedia.it/uranio- ... olo-manca/
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Re: Pietra tombale sull'uranio impoverito

Messaggioda pianogrande il 20/09/2015, 16:36

Perché queste bufale non abbiano successo le "autorità" dovrebbero essere più preparate a controbattere.

E' la prima volta che mi capita di leggere un articolo che smentisce così categoricamente (eppure qualcosa leggo).

Come mai le accuse sull'uranio impoverito sono andate avanti così tanto tempo senza decisive smentite?

Va benissimo la pietra tombale (una bella notizia, tra l'altro) ma il già generale della Brigata Sassari che scrive non fa il minimo cenno all'altra lapide, che nella sostanza è stata messa, sull'inconsistenza di chi avrebbe dovuto difendere le forze armate da questo attacco che le ha tenute in scacco per tanti anni.

Altrettanto valga per le scuse.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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