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Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

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Re: Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

Messaggioda franz il 13/08/2015, 8:50

flaviomob ha scritto:Per dire, io in Puglia pagavo un campeggio CINQUE EURO al giorno, più 50 cent per la doccia calda. In AGOSTO.

In Norvegia, paese decisamente dall'elevato costo della vita, con 25 euro hai posto in un 5 stelle per il caravan, l'auto, due persone in alta stagione. Acqua calda Inclusa :lol: Non so i prezzi delle tende, ma dovrebbero essere poco meno, elettricità inclusa. Certo, i fiordi non sono la puglia ma con poco piu' hai un cottage per 4 persone.
In concreto pero' togliamoci questa malsana idea che il turismo sarebbe il petrolio del Sud.
Certo puo' crescere se le strutture ricettive abbassano i prezzi (l'Italia dal punto di visa alberghiero troppo cara rispetto a spagna, portogallo, grecia e turchia) e se la struttura aereoportuale fosse piu' diffusa. Nessun turista sano di mente usa la vettura e passa per la salerno reggio calabria per andare in sicilia.
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Re: Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

Messaggioda Robyn il 13/08/2015, 11:21

Per il turismo al mezzogiorno il trasporto aereo anche è molto importante ,ci sono molti voli low coast alla portata di tutti.L'alta velocità ferroviaria anche rimane una scelta strategica giusta per il trasporto merci una linea che può attraversare tutta la penisola.I signori dell'autotrasporto che inquinano e sono pericolosi si trasferiscano a lavorare nei treni che trasportano merci oppure si specializzino nel trasporto da è verso lo scalo per le piccole distanze.Altra cosa importante non è solo il risparmio energetico,fotoivoltaico,panneli solari,cellule a fotoresistenza per l'illuminazione e regolatori di temperatura ma anche creare l'industria del materiale biodegradabile,dell'utilizzo della lega d'alluminio per esempio nella strumentazione per il lavoro "basta con la tradizione"
PS Esiste anche un piano per il traffico che non si affronta solo con mezzi pubblici.Per esempio costruire parcheggi sotterranei nelle città evitando di utilizzare spazi in superfice,naturalmente ci si ferma se ci sono reperti archeologici,sottopassi anzichè rotonde per favorire la scorrevolezza del traffico per esempio pensiamo anche a sottopassi al posto dei passaggi a livello e a quanti semafori si risparmierebbero,al limite utilizzare i parcheggi di superfice utilizzando dei palazzi.Pensiamo a quanta energia si produrrebbe costruendo dei grattacieli che in realta le vetrate sono a pannelli fotovoltaci,naturalmente belli da vedersi non ecomostri.Pensiamo ad un tunnel subaqueo anziche al ponte sullo stretto di Messina per non rovinare il paesaggio
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Re: Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

Messaggioda franz il 16/08/2015, 18:49

Ecco perché il sud ha bisogno di più diritto, e quindi di “meno Stato”
Il meridione non ha bisogno di essere ancora più statizzato o di subire una qualche “italianizzazione” artificiosa

di Carlo Lottieri | 16 Agosto 2015 ore 06:18

Nel suo ultimo intervento sul Corriere della Sera lo storico Ernesto Galli della Loggia polemizza con quanti – anche nel governo – ritengono che la questione del Mezzogiorno sia figlia dello Stato moderno e della sua presenza asfissiante, tentacolare, corruttiva. Al contrario, per Galli della Loggia sarebbe importante che la classe politica meridionale chiedesse “sì più spesa pubblica, ma anche un’azione sempre più energica delle forze dell’ordine, un controllo sempre più incisivo da parte degli organi dello Stato sulla vita sociale delle loro contrade, contro quelli di loro, e Dio sa quanti sono, i quali pensano e agiscono in modo ben diverso”.

Un sud povero e avvelenato dalla criminalità avrebbe insomma bisogno non soltanto di ulteriori finanziamenti, ma soprattutto di una crescente presenza dello Stato: di un’azione esterna che sia in grado di traghettare verso la civiltà questa società estranea ai valori della nazione e della statualità moderna.

E’ assai difficile concordare con questa analisi e non solo perché il Mezzogiorno di tutto ha bisogno meno che di altra spesa pubblica. Non solo perché esso non cresce in quanto oggetto di un intervento ininterrotto che ha cambiato forma nei decenni, ma non ha smesso di fare danni, così che in prima battuta è proprio necessario frenare la spesa pubblica.

Oltre a ciò, e più in profondità, non convince questa visione di un Mezzogiorno sempre bisognoso essere commissariato.
Gli argomenti di Galli della Loggia paiono ragionevoli quando invocano più poliziotti e meno mafie, più legalità e meno corruzione. Nessuno può negare come l’esistenza sia difficile, e non solo sul piano economico, in un quadro dominato dalle organizzazioni criminali, ma c’è da chiedersi se accrescere il potere dello Stato sia la strada migliore per fondare una società di diritto, dato che tale maniera di ragionare continua a ignorare che la vera rete dei rapporti giuridici nasce dalla vita sociale e dai rapporti interpersonali.

Il diritto non è un semplice prodotto del potere statale, nemmeno in un’epoca – come la nostra – durante la quale l’intero ordinamento giuridico sembra sempre più identificarsi con la legislazione (con le leggi “prodotte” dai parlamenti). Infatti, nel nostro tempo è sempre minore lo spazio riservato alla giurisprudenza, alla dottrina e ad altre forme evolutive di formazione del diritto.

Nonostante ciò, pure nell’Europa continentale contemporanea dei codici e della legislazione onnipresente il diritto è lettera morta se non compenetra i comportamenti dei consociati. E un diritto degno di questo nome può svilupparsi solo in un contesto di libertà: in un quadro in cui abbiamo soggetti che interagiscano e contrattano a partire da titoli che sono reciprocamente riconosciuti. Quando Bruno Leoni sviluppò la sua teoria della pretesa individuale e sostenne che ogni ordinamento è sempre il frutto di un’ampia negoziazione sociale (Tizio non vuole essere aggredito e Caio lo stesso, e questo li conduce a escludere l’aggressione…), egli volle sottolineare come prima delle norme abbiamo le azioni dei singoli, le intenzioni che le animano, la cultura che le permea.

Quando si domanda allo Stato di esercitare un ancor più ampio controllo sulla vita sociale, in definitiva si chiede a una cultura estranea d’impedire l’emergere di un diritto in sintonia con le pratiche sociali diffuse. Non solo si chiede una sorta di tutela paternalistica a protezione della società meridionale, ma in questo modo s’impedisce che in quell’universo vengano alla luce le vere pretese e di conseguenza norme realmente condivise.

Il sud ha bisogno di più diritto, e non di più Stato. E oggi è privo di un diritto degno di essere detto tale proprio perché l’azione di uno Stato giunto in queste regioni al seguito dell’esercito piemontese ha creato una tensione mai risolta tra le istituzioni e la comunità. Il sud ha certamente bisogno di più diritto, per ottenere tutto ciò vi è bisogno di un’economia libera (privata) e di una società civile che riesce a crescere e a esprimere le proprie potenzialità. Questo però non è facile quando quasi ogni cosa sembra dipendere dagli apparati della politica, della burocrazia e dal malaffare: e gli intrecci fra i tre ambiti li conosciamo da tempo.

Gianfranco Miglio scrisse pagine illuminanti sul tema quando oppose una visione “fredda” (astratta, impersonale, statocentrica) del diritto e una invece “calda” (concreta, personale, e focalizzata sulle relazioni comunitarie). Il sud ha una cultura che sarebbe più in sintonia con un diritto del secondo tipo, ma ha sempre visto calare dall’altro apparati estranei che hanno pervertito la stessa logica dei rapporti familiari e comunitari. La mafia contemporanea dei finanziamenti, delle autorizzazioni e della spesa pubblica è essenzialmente il frutto malato di questo incontro perverso.

Al sud non vi è allora la necessità di altro Stato e altri aiuti, ma ha invece bisogno di vere logiche di autogoverno, anche perché è chiaro che i Crocetta, i De Magistris e gli Emiliano devono andare a chiedere ai propri amministrati i soldi che intendono spendere. La regola, purtroppo oggi assai condivisa (al sud e non solo), secondo cui molti possono vivere grazie alla redistribuzione politica e alla lottizzazione delle risorse pubbliche non potrebbe resistere a lungo entro un contesto di autogoverni locali.

Le popolazioni meridionali devono sapere che ogni spesa fatta da questo o quel demagogo è figlia di denaro tolto alla busta-paga di impiegati e operai, ai profitti di imprenditori e professionisti, ai risparmi dei pensionati. Fin che il denaro arriva come manna dal cielo la spesa facile e improduttiva non trova argini e può servire a controllare ogni cosa. Se invece si avvicinano il prelievo e la spesa, quella che si viene a creare è una forte resistenza dinanzi al malgoverno: la sola strada per avere un Mezzogiorno migliore.

Il sud è abitato da adulti, e non da bambini. Ha tutte le possibilità per amministrarsi da sé, costruire imprese e iniziative di successo, individuare regole e ordinamenti adeguati. Non ha bisogno di essere ancora più statizzato o di subire una qualche “italianizzazione” artificiosa. Ha bisogno solo di quella libertà e di quella responsabilità che lo possono aiutare a trovare se stesso.
http://www.ilfoglio.it/economia/2015/08 ... e_c517.htm
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Re: Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

Messaggioda pianogrande il 16/08/2015, 20:45

Un articolo che trovo di una ambiguità inaccettabile.

Il sud ha bisogno di meno mafia; che questa sia personificata dallo stato o dai potentati locali.

L'ambiguità (credo proprio non ingenua) sta nel creare confusione tra stato come portatore di spesa pubblica e stato come controllore della vita sociale e cioè portatore di legalità.

In pratica si cerca e piuttosto maldestramente di confondere la legalità con il soffocamento delle iniziative locali.

Da una parte vedo un sud arrangiati e dall'altra vedo uno stato non rompere le scatole.

Il tutto senza spiegare come, nell'attuale situazione, il sud possa cavarsela da solo e come possa venir fuori dal soffocamento mafioso e clientelare.

Insomma il mitico meno stato e più mercato elevato a meno stato e più Far West.
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Re: Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

Messaggioda Robyn il 17/08/2015, 0:49

Il mezzogiorno non ha bisogno di più spesa pubblica,ha bisogno di infrastrutture che permettano alla libera iniziativa di svilupparsi.Queste possono essere il completamento di strade superstrade,in particolare aeroporti pensiamo ai voli low coast, porti,di una fiscalità di vantaggio dei fondi europei per progetti specifici per esempio pensiamo ad un piano per il risparmio energetico,ad altri progetti ambientali ed industriali,per ex il materiale biodegradabile.Ai due estremi ci sono più spesa pubblica e niente spesa pubblica,invece bisogna fornire uguali basi,stessi nastri di partenza
Questa per ex è la parabola in uk.Mezzo secolo fà il Regno Unito era ancora il paese che primeggiava per il suo carbone;oggi l'economia inglese è fondata soprattutto sull'industria di trasformazione.Era ed è rimasto fino al 1940 un paese a cui accanto a zone ad intenso sviluppo si affiancavano zone depresse per mancato sviluppo o per esaurimento delle fonti minerarie.Pur nel rispetto del classico liberismo ,si profila percio,nei ceti dirigenti,la tendenza ad abbandonare sempre meno alla spontaneità delle forze economiche lo sviluppo della società.Attraverso organismi pubblici decentrati e mediante una legislazione che agevola,orienta e localizza il sorgere di nuove iniziative nelle zone divenute depresse del Galles e della Scozia
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Re: Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

Messaggioda Robyn il 17/08/2015, 12:24

Questa cosa di più forze dell'ordine mi ricorda tanto la superprocura evocata da Falcone e ripresa da Cossiga che non ha mai preso piede perche facendo riferimento al ministro dell'interno avrebbe minato l'indipendenza della magistratura.In realtà una strada più efficace e che non mini l'indipendenza della magistratura esiste ed è il rafforzamento dell'intelligence della polizia scientifica per combattere il crimine con sole funzioni di indagine e che può mettere a disposizione dei magistrati il frutto delle indagini che il magistrato potrà liberamente utilizzare.Quando ci fù la militarizzazione della Sicilia i cittadini senza ombra di dubbio avvertivano la presenza dello stato ma anche la sua invadenza ,la lamentela principale era che si chiedeva la carta di identità in ogni angolo delle strade di Palermo.Forse per evitare l'invadenza sarebbe più efficace predisporre le forze dell'ordine in borghese che appaiono a tutti gli effetti cittadini normali
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Re: Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

Messaggioda franz il 17/08/2015, 18:08

pianogrande ha scritto:Un articolo che trovo di una ambiguità inaccettabile.

Per me no, una volta che si capisce il tema di fondo dell'articolo e cioe' la differenza tra legalità imposta dallo Stato (con la forza) e diritto, come manifestazione culturale e necessità che nasce dal basso, pur sulla base di uno standard che oggi è europeo. Uno Stato che come detto spesso è totalmente assente o quasi (scuola, sanità, strade, servizi sociali dome diritto) ma eroga invece in modo clientelare regalie varie a chi diritto non ha, ... ma se lo prende.
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Re: Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

Messaggioda pianogrande il 17/08/2015, 20:55

franz ha scritto:
pianogrande ha scritto:Un articolo che trovo di una ambiguità inaccettabile.

Per me no, una volta che si capisce il tema di fondo dell'articolo e cioe' la differenza tra legalità imposta dallo Stato (con la forza) e diritto, come manifestazione culturale e necessità che nasce dal basso, pur sulla base di uno standard che oggi è europeo. Uno Stato che come detto spesso è totalmente assente o quasi (scuola, sanità, strade, servizi sociali dome diritto) ma eroga invece in modo clientelare regalie varie a chi diritto non ha, ... ma se lo prende.


Se vogliamo dire che lo stato non funziona mi pare che di averlo ripetuto fino alla noia.

Se vogliamo dire che il controllo dello stato sulla legalità è un principio sbagliato perché soffoca la libera iniziativa locale, lo vedo come una dichiarazione a favore dei potentati locali a prescindere e non posso essere d'accordo nemmeno con lo stato che ci ritroviamo perché voglio sperare che il suo funzionamento migliori.

Non vedo alternative a uno stato che funzioni.
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Re: Svimez: al Sud pericolo di «sottosviluppo permanente»

Messaggioda trilogy il 10/10/2015, 21:09

Il tasso di occupazione in Sicilia delle persone tra i 20 e i 64 anni (42,4% nel 2014) è il più basso di tutte le regioni europee. Lo si legge nell'Eurostat Regional Yearbook 2015 nel quale si sottolinea che in Italia c'è un divario di oltre trenta punti tra l'area con il tasso di occupazione più alto (Bolzano, al 76,1%) e la Sicilia.

Su appena sei regioni in Europa con il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni inferiore al 50% - sottolinea Eurostat - quattro sono in Italia, Puglia (con il 45,7%, ndr), Campania (42,7%), Calabria (42,6%) e Sicilia mentre una è in Spagna (Ceuta) e una in Grecia ((Dytiki Ellada). Il dato è legato anche alla scarsissima occupazione femminile con appena il 29,6% delle donne tra i 20 e i 64 anni in Sicilia che lavora. L'Italia ha anche il più ampio divario regionale per la disoccupazione giovanile (15-24 anni): in Calabria raggiunge il 59,7% a fronte del 12,4% di Bolzano. Nel 2014 la percentuale dei giovani Neet (persone non occupate nè in un percorso di formazione o educazione) tra i 18 e i 24 anni in Europa era al 16,3%, in calo rispetto al picco del 17,1% del 2012. In Italia - sottolinea l'Istat - si registra il livello più alto di Neet in Ue con il 29% (tra il 21% e il 27% in Romania, Spagna, Bulgaria, Cipro e Grecia) ma con picchi oltre il 40% in Calabria e Sicilia. Molto alto nelle regioni meridionali anche il tasso di disoccupazione di lunga durata, ovvero di coloro che restano senza lavoro per oltre 12 mesi. Il record della disoccupazione di lunga durata tra le regioni europee è in Guadeloupe (79,5%) ma quattro regioni italiane sono oltre il 65%.
fonte: http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2015 ... 1a43a.html
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