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Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo greco

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo greco

Messaggioda mauri il 29/06/2015, 14:27

facciamolo girare e passaparola grazie
mauri


http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... olo-greco/
Cari lettori, pubblichiamo la dichiarazione del capo del governo greco ai cittadini di quel paese. Pensiamo sia necessario che tutti i cittadini democratici europei lo sostengano.
Vi chiediamo di firmare con MicroMega questo brevissimo testo, da inviare alle autorità di tutte le istituzioni europee:

Siamo con la democrazia, che è sempre "giustizia e libertà", contro la protervia dei poteri finanziari che vogliono imporre al popolo greco le politiche di liberismo selvaggio che hanno scatenato la crisi mondiale e stanno distruggendo l'Europa.

La lettera di Tsipras al popolo greco
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Re: Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo g

Messaggioda flaviomob il 29/06/2015, 15:43

Ho aderito.

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Re: Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo g

Messaggioda flaviomob il 29/06/2015, 15:46

Piketty: “Europa in agonia sono i conservatori ad averla devastata”

L’economista francese: serve una conferenza per ristrutturare i debiti più insostenibili.

di Roberto Brunelli, da Repubblica, 29 giugno 2015

L’Europa sta per essere distrutta. Ma non dai greci e dall’ostinazione di Tsipras e Varoufakis, ma dai “conservatori” del Vecchio Continente, in particolare quelli tedeschi. E’ un Thomas Piketty furente a dire la sua, in un’intervista alla Zeit che il settimanale tedesco pubblica non a caso con grandissimo rilievo. Perché è un j’accuse — quello dell’economista divenuto una star internazionale con il suo “Il capitale del XXI secolo” — che cade come un meteorite in fiamme sulla cronaca greca di questi giorni.

“I conservatori stanno ad un passo dal devastare definitivamente l’idea europea, e lo fanno per colpa di uno spaventoso deficit di memoria storica. In particolare per quello che riguarda i debiti. Proprio la Germania di oggi dovrebbe capire il significato di quello che sta accadendo: dopo la guerra Gran Bretagna, Germania e Francia soffrirono di una situazione debitoria peggiore di quella della Grecia di oggi. La prima lezione che dovremmo trarne è che ci sono molti modi per saldare dei debiti: e non uno solo, come Berlino vorrebbe far intendere ai greci”.

Sul banco degli imputati, non è difficile immaginarlo, soprattutto Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble. “Quando sento i tedeschi dire che sono mossi solo dall’etica e che sono fermamente convinti che i debiti debbano essere pagati, penso: ma questa è una barzelletta! La Germania è esattamente il paese che non ha mai onorato i suoi debiti, né dopo la prima né dopo la seconda guerra mondiale”. Niente a che vedere con “l’accezione comune di ordine e giustizia: perché se la Germania nel secondo dopoguerra realizzò il boom, fu proprio grazie del fatto che i suoi debiti furono abbattuti, cosa che oggi neghiamo con ferocia ai greci”.

Quello che propone Piketty è chiaro: una grande conferenza europea sul tema dei debiti. Qualcosa di paragonabile, come dimensione strategica, al Piano Marshall. Ma niente del genere è all’orizzonte, anzi. “La verità è che una ristrutturazione dei debiti è inevitabile in molti paesi europei, non soltanto in Grecia. E invece abbiamo appena perso inutilmente sei mesi di tempo a causa di trattative tutt’altro che trasparenti con Atene”.

Non solo. A Schaeuble, che sostiene che una eventuale Grexit addirittura favorirebbe una rinnovata compattazione europea, Piketty risponde con uno scenario opposto: se non cambia passo, l’Unione europea affronterà una crisi di fiducia ancora più grave. “Sarà l’inizio di una lenta agonia, nella quale sacrificheremo all’altare di una politica debitoria irrazionale il modello sociale europeo, persino in termini di democrazia e civilizzazione”. L’ultimo pensiero, e non poteva essere altrimenti, è per la cancellera tedesca Angela Merkel: “Se vuole assicurarsi un posto nella storia, come Kohl con la riunificazione tedesca, deve avere il coraggio di un nuovo inizio. Chi invece oggi insiste nel voler cacciare la Grecia dall’eurozona finirà nella pattumiera della storia”.

(29 giugno 2015)

http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... %E2%80%9D/


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Re: Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo g

Messaggioda flaviomob il 01/07/2015, 10:58

Grexit: Krugman e Stiglitz danno la colpa all’Europa della Troika, non ai greci

di Roberto Marchesi | 1 luglio 2015
Politologo, studioso di macroeconomia


Proprio così, è lo stesso Paul Krugman, premio Nobel economia 2008, a sostenerlo, titolando così il suo articolo di lunedì 29 giugno sul New York Times. Ma poi, proprio verso la fine del suo scritto dice anche: “Don’t be taken in by claims that troika officials are just technocrats explaining to the ignorant Greeks what must be done. These supposed technocrats are in fact fantasists who have disregarded everything we know about macroeconomics, and have been wrong every step of the way.” (“Non lasciatevi ingannare dalla presunzione che i dirigenti della troika siano soltanto dei tecnocrati che spiegano agli ignoranti greci cosa va fatto. Questi presunti tecnocrati sono in realta’ dei fantasisti che hanno fatto scempio di tutto ciò che è dottrina in macroeconomia, e hanno preso ogni decisione nel modo piu’ erroneo possibile”.)

Pochi altri avrebbero potuto permettersi di lanciare una così pesante accusa contro la “Troika”, cioè le tre maxi-istituzioni (Bce, Fmi e Ue) che insieme governano almeno metà della finanza globale e che sono oggi i quasi esclusivi detentori del debito greco.

Eppure ha buone ragioni per dirlo. Infatti le cita queste ragioni nello stesso articolo e nell’altro uscito quasi in contemporanea: “The awesome gratuitousness of the Greek crisis” (La solenne gratuità della crisi greca).

Tra l’altro egli dice (proprio in apertura del primo articolo): “It has been obvious for some time that the creation of the euro was a terrible mistake. Europe never had the preconditions for a successful single currency” (“E’ ovvio da tempo che la creazione dell’euro e’ stata un terribile errore. L’Europa comunitaria non ha mai avuto le pre-condizioni per una singola valuta di successo” Quelle cioè che, negli Stati Uniti, hanno consentito durante la “Grande recessione del 2007-2009” di proteggere equanimamente i cittadini di Washington insieme a quelli della Florida (e di tutti gli altri 48 Stati della federazione americana).

Infatti, dice Krugman (nel secondo articolo): nel 2007 la Grecia aveva un debito pubblico pari a circa il 100% del Pil, alto, ma non preoccupante. Altre economie, tra le quali quella della Gran Bretagna, erano su quel livello (anche l’Italia lo era, ndr), e persino Francia e Germania non erano lontane, (poteva citare il Giappone, che era già ad un livello doppio, ma ha preferito restare in ambito europeo, ndr), eppure queste economie non hanno subito un tracollo finanziario di uguale portata a quella subita dalla Grecia. E si chiede: “So yes, Greece was overspending, but not by all that much. It was over indebted, but again not by all that much. How did this turn into a catastrophe that among other things saw debt soar to 170 percent of GDP despite savage austerity?” (Certo, la Grecia spendeva troppo, ma nemmeno tanto. Era indebitata, ma nemmeno tanto. Come ha potuto tutto questo diventare una catastrofe che, tra le altre cose, ha visto il proprio debito salire fino al 170% nonostante i selvaggi tagli della austerity?”

E ne spiega il motivo: sono state la “camicia di forza” (imposta dall’euro, ndr) e la inadeguata espansione monetaria dell’Eurozona (imposta da una banca centrale senza poteri autonomi, ndr) i veri colpevoli del disastro greco, non i greci.

Sono (sostanzialmente) le stesse cose che ho detto anch’io nel mio recente articolo Grexit: i greci devono pagare, ma i veri responsabili del disastro sono altri e nel precedente Grecia: se l’Europa dell’euro è questa, meglio uscire il più in fretta possibile.

Krugman conclude il suo articolo con un allarme grave dicendo: “Se l’Europa, così organizzata, riesce a trasformare un problema di così media portata (come quello greco, ndr) in un incubo di queste dimensioni, è il suo sistema che è fondamentalmente inattendibile”.

Non c’è altro da dire.

Ma se non bastasse, ecco quello che dice Joseph Stiglitz, un altro premio Nobel dell’economia nel suo articolo intitolato “Europe’s Attack on Greek Democracy” (Europa all’attacco della democrazia greca): “ … the true nature of the ongoing debt dispute … is about power and democracy much more than money and economics.” (“… la vera natura della disputa sul debito greco… e’ tra il potere e la democrazia molto piu’ che tra il denaro e l’economia”).

E ancora: “25% decline in the country’s GDP. I can think of no depression, ever, that has been so deliberate and had such catastrophic consequences”. (25% di declino nel Pil del paese. Io credo che nessuna depressione abbia mai avuto così deliberate e catastrofiche conseguenze”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1831914/


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Appello a smetterla con le balle spaziali

Messaggioda pianogrande il 01/07/2015, 11:10

Un bell'appello a piantarla una buona volta di raccontare queste favole non lo vogliamo fare?

Se l'Europa deve essere l'Europa dei profittatori-debitori-vittime che finisca subito l'Europa.

Torniamo agli stati singoli dove, infatti, comandava il popolo, non c'era inflazione, erano rispettati i diritti di tutti e la pace regnava sovrana.
Che bello quando si andava in pensione e dopo sette o otto anni cominciavi a renderti conto che te l'avevano trasformata in carta straccia con le svalutazioni creative.

Non voglio annoiare oltre.

Io questa sinistra assolutamente e bellicosamente nemica del popolo proprio non la capisco più.

Torniamo allora alla sovranità nazionale e ognuno ricominci a fregare il più debole secondo la fantasia locale, autoctona e magari autarchica.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo g

Messaggioda flaviomob il 01/07/2015, 12:40

Si vede che gl'inglesi, i danesi e gli svedesi sono retti da pericolosi comunisti, dato che non vogliono la moneta unica.

Questa moneta unica, a queste condizioni storicamente definite.


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Re: Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo g

Messaggioda franz il 01/07/2015, 13:58

flaviomob ha scritto:Si vede che gl'inglesi, i danesi e gli svedesi sono retti da pericolosi comunisti, dato che non vogliono la moneta unica.

No, sono semplicemente paesi forti solidi finanziariamente (non quindi come la grecia e l'Italia) che proprio per questo non avevano alcuna urgenza di ripararsi sotto l'ombrello protettivo dell'Euro.
Poi sulla qualità (scadente) di questa europa, stiamo discutendo altrove.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
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Re: Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo g

Messaggioda flaviomob il 02/07/2015, 10:51

http://www.commondreams.org/views/2015/ ... ialnetwork

EuroZone Profiteers: How German and French Banks Helped Bankrupt Greece
byPratap Chatterjee

Alexis Tsipras, the prime minister of Greece, has called a national referendum this Sunday to call the bluff of the European Union and International Monetary Fund who are trying to force his country to accept severe austerity in return for effectively rolling over much of the countries’ debt.

Today Greece owes its creditors €323 billion ($366 billion), some 175 percent of the country’s gross domestic product. How did it end up owing so much money?

“We should be clear: almost none of the huge amount of money loaned to Greece has actually gone there,” Joseph Stiglitz, former chief economist of the World Bank and a Nobel Prize winner in economics, wrote in the Guardian newspaper today. “It has gone to pay out private-sector creditors – including German and French banks.”

A recent CorpWatch report - The EuroZone Profiteers - can help shed further light on this matter. While it’s true that corrupt Greek politicians borrowed billions for shaky government schemes from these banks, there was a very good reason that the financiers made these rash loans: they were under pressure from European Union bureaucrats to compete in a global marketplace with U.K. and U.S. banks.

Take the German banks. While Anglo-American banking is dominated by many branches of a few major banks, Germany had some 4,000 unique institutions in 1990 that made up a three-pillar system of savings banks, co-operative banks, and private banks. These banks lived modestly on miniscule profits of one percent in comparison to Britain’s four mega-banks, which boasted returns as high as 30 percent on equity. Under pressure from Brussels, the German government agreed to push some of the bigger banks to become more “market oriented” by withdrawing state guarantees known as “anstaltslast” and “gewährträgerhaftung” to back them up in times of failure.

Likewise Prime Minister Jacques Chirac began a process of privatizing French banks in the late 1980s to “shoulder its responsibilities to the business community.” (The banks that had been nationalized over time by General Charles de Gaulle in 1945 and by President Pierre Mauroy in 1982) Like the Germans, the French banks enjoyed state protection, and thus were easily able to raise money to lend out.

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The European Union was firmly behind this since they wanted European entities to compete on a global stage. “Sometimes it is said that competition is not to the benefit of all: It can favor larger firms, but hurt smaller businesses. I do not share this view,” Mario Monti, the European competition commissioner, said in October 1997. “Naturally, competition will reward greater efficiency. It will put pressure on less-performing companies and on sectors already suffering from structural problems.”

But French banks knew that they could not make billions by competing in Germany, nor were German banks expecting to vanquish the French. They looked instead to a simpler and easier market to loan out the plentiful supply of cash they had – the poorer, mostly southern European states that had agreed to take part in the launch of a common currency called the Euro in 1999.

The logic was clear: In the mid-1990s, national interest rates in Greece and Spain, for example, hovered around 14 percent, and at a similar level in Ireland during the 1992–1993 currency crisis. So borrowers in these countries were eager to welcome the northern bankers with seemingly unlimited supplies of cheap cash at interest rates as low as one to four percent.

Take the case of Georg Funke, who ran Depfa, a German public mortgage bank. Depfa helped Athens get a star credit rating, raised €265 million for the Greek government railway, helped Portugal borrow €200 million to build up a water supplier, and gave €90 million to Spain to construct a privately operated road in Galicia. For a while, the middle class in Greece like the middle classes in Spain and Ireland, benefited from the infrastructure spending stimulus. When Depfa nearly collapsed in 2008, Funke was fired.

Or take the case of Georges Pauget, the CEO of Crédit Agricole in France, who bought up Emporiki Bank of Greece for €3.1 billion in cash in 2006. Over the next six years, Emporiki lost money year after year, blowing money on one foolish venture after another, until finally, Crédit Agricole sold it for €1 – not €1 billion or even €1 million – but a single euro to Alpha Bank in October 2012. Crédit Agricole’s cumulative loss? €5.3 billion.

Money poured in from other banks like Dexia of Belgium. Via Kommunalkredit, Dexia loaned €25 million to Yiannis Kazakos, the mayor of Zografou, a suburb of Athens, to buy land to build a shopping mall. It made similar loans to other Greek municipal authorities including Acharnon, Melisia, Metamorfosis, Nea Ionia, Serres, and Volos.

“The tsunami of cheap credit that rolled across the planet between 2002 and 2007 … wasn’t just money, it was temptation,” financial writer Michael Lewis wrote in Vanity Fair. “Entire countries were told, “The lights are out, you can do whatever you want to do, and no one will ever know.”

Bloomberg took a look at statistics from the Bank for International Settlements, and worked out that German banks loaned out a staggering $704 billion to Greece, Ireland, Italy, Portugal, and Spain before December 2009. Two of Germany’s largest private banks—Commerzbank and Deutsche Bank—loaned $201 billion to Greece, Ireland, Italy, Portugal, and Spain, according to numbers compiled by BusinessInsider. And BNP Paribas and Crédit Agricole of France loaned $477 billion to Greece, Ireland, Italy, Portugal, and Spain.

There is a very good parallel to this situation of cheap and easy money in the recent sub-prime mortgage crisis in the U.S.

In a recent book, A Dream Foreclosed: Black America and the Fight for a Place to Call Home, author Laura Gottesdiener explains that 30 years ago, African Americans were unable to borrow money to buy houses because of a practice called redlining—where banks drew fictitious red lines around neighborhoods they would not lend to even if the borrowers had good credit and good jobs.

Today, redlining is illegal, but the reverse has happened. In the 1990s, poor people around the U.S. were offered 100 percent loans to buy houses at low rates with virtually no collateral.

“The mortgage market for white Americans was flush. There was no more money to be made from issuing mortgages to white Americans. The banks needed new consumers,” Gottesdiener told Corporate Crime Reporter magazine. “So, they moved into the minority market. But they weren’t selling the conventional loans. They were selling these incredibly exploitative predatory loans.”

We know how the sub-prime crisis ended in 2008 – and it almost brought down the global economy.

What happened after the creation of the Euro was very similar. The Greek government is in debt today to Germany and France not just because they borrowed money for unwise projects, but also because the bankers pushed them to take money that they would never have been able to approved under normal circumstances.

But as Stiglitz has noted, these German and French banks have now been rescued. An ATTAC Austria study showed that 77 percent of the €207 billion provided for the so-called "Greek bail-out" went to the financial sector and not to the people.

How the Greeks will vote on the European Union austerity package this Sunday is hard to predict, but more must be done – it is time to investigate the bankers who created the EuroZone crisis and hold them accountable.

But the bankers are not the only ones. There must be repercussions for the European Union bureaucrats and politicians who promoted the idea that free-market competition in financial services would benefit everyone. And not least of all, there should be a serious debate on how to reverse many of the policies that were used to create the European single market in financial services.

This work is licensed under a Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 License

Pratap Chatterjee is the author of two books about the war on terror: Halliburton's Army: How a Well-Connected Texas Oil Company Revolutionized the Way America Makes War and Iraq, Inc. (Seven Stories Press, 2004). He is the executive director of CorpWatch and serves on the board of both Amnesty USA and the Corporate Europe Observatory.


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Re: Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo g

Messaggioda pianogrande il 02/07/2015, 11:53

Alexis Tsipras, se non vuole questi barbari attacchi alla sua democrazia, deve solo dire che paga.
Paga e non vuole interferenze.
Non vuole interferenze ma paga.

Siccome non è in grado di pagare e chiede altri aiuti, ecco che arrivano le interferenze.

In parole povere, datemi i vostri soldi e non rompete le scatole non funziona.
Non funziona neanche nascondendosi dietro alla democrazia.

Cosa c'entri la democrazia con i debiti da pagare rimane ancora un mistero.
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Re: Firma l’appello in solidarietà con Tsipras e il popolo g

Messaggioda mariok il 02/07/2015, 16:17

Non so a voi, ma a me sembrano ridicoli.

http://www.corriere.it/foto-gallery/pol ... db58.shtml
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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