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job act sempre meno applicato

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job act sempre meno applicato

Messaggioda Robyn il 24/05/2015, 10:08

Si accresce sempre di più la lista delle aziende che non applicano il Job Act in particolare sull'art 18 e sulla durata del periodo di prova di un'anno attraverso il ripristino della riforma Fornero con cambi attraverso la intese aziendali,opting out tre warning nei disciplinari il ripristino del magistrato anche se con limitatissime reintegrazioni pur sempre mantenendo la semplicità delle regole traducibili in inglese la successione continua e senza interruzioni fra un contratto e l'altro e della durata massima di un anno.L'ultima in termini di tempo è stata un'azienda svedese.Sono già piovute critiche da una parte delle associazioni di categoria degli industriali che minacciano punizioni con l'accusa alle aziende che non applicano il Job Act di volere applicare anche in Italia un modello di lavoro liberaldemocratico di tipo europeo.Le associazioni di categoria degli industriali affermano che il lavoro deve essere malessere e che il modello liberale e democratico è comunismo
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Re: job act sempre meno applicato

Messaggioda pianogrande il 24/05/2015, 13:51

Scusa se mi fermo su un piccolo particolare ma mi piace la "semplicità delle regole traducibili in inglese".
Magari avevo già sentito usare questa definizione ma, in questo momento l'ho recepita con vero piacere.
Penso al martirio dei traduttori di Bruxelles quando gli tocca tradurre al volo (in qualsiasi lingua) le circonvoluzioni dei politici italiani.
Chiedo scusa per la disgressione ma questo forum, per me e magari non solo per me, ha anche rilevanza culturale.

Dopodiché, esiste il diritto soggettivo e ognuno lo applica come crede se no che soggettivo sarebbe?
Fotti il sistema. Studia.
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Re: job act sempre meno applicato

Messaggioda Robyn il 24/05/2015, 14:26

E stato difficile ma per la prima volta la linea lib lab ha sfondato la linea del Piave.Il job acts và modificato in alcune parti attraverso le intese decentrate,rappresentanze sindacali -azienda.La prima cosa da fare è rimodellare l'art 18 introdurre tre infrazioni disciplinari che si possono fare in un'anno per rispettare il principio della proporzionalità,la seconda l'oupting out deciso dal magistrato per le ragioni disciplinari ed economiche attraverso la reintroduzione della tutela giurisdizionale,abbreviare i tempi del processo a sei mesi massimo,ma sempre con reintegrazioni molto limitate e di regola sempre per le discriminazioni.Infine eliminare i tre anni delle tutele crescenti e reintrodurre la prova massima di un'anno.Per quel che riguarda la successione dei contratti senza interruzione e le norme semplici e chiare traducibili in inglese queste vanno bene.Ma il problema rimane sempre l'eliminazione dell'Irap la diminuzione del cuneo fiscale la drastica diminuzione dell'assistenza che è caricata interamente sul costo del lavoro e che lo fà crescere quando invece dovrebbe stare sulla fiscalità generale,al contrario per i contratti a termine il costo deve essere più alto e più alta deve essere la retribuzione e di certo questo non si realizza attraverso l'aumento del costo del lavoro ma destinando le risorse del cuneo fiscale che riguardano i contratti flessibili interamente alla diminuzione Irpef in modo da aumentare le retribuzioni dei lavoratori flessibili.Infine non sono d'accordo con Landini sulla riduzione del numero dei contratti perche il sindacato si organizza per federazioni che sono molteplici attraverso il superamento delle tre sigle sindacali maggiori per ogni federazione e designando il Presidente Federale che insieme alle federazioni sono più unite di fronte alle altre singole organizzazioni di categoria industriali e il governo e immaginiamo che con un governo di destra non sarebbe più possibile il gioco della divisione effettuata sulla Cisl da Sacconi.E' normale che il sindacato mantiene regole di democrazia interna,rappresentanza sindacale e pluralismo nella federazione e all'interno delle singole federazioni
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Re: job act sempre meno applicato

Messaggioda Robyn il 24/05/2015, 19:37

L'autorità antitrust ha detto che la confindustria ha messo in atto un'economia da rapina.Quando si và all'estero ci si rende conto di quando siamo ridicoli facciamo ridere tutta l'europa come paese,l'unica possibilità per essere veramente liberi è andare via perche da fuori si riescono a vedere in controluce esattamente le cose come stanno.Stirpe di confindustria ha detto che il governo deve pensare ad una norma che impedisca la libera contrattazione rsu-azienda.Se non sia il caso che questo Stirpe si dedichi ad altro che vada via vada a fare un'altro lavoro
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Trelleborg: Fuori da Unindustria, chi salva l'articolo 18

Messaggioda franz il 26/05/2015, 9:08

Si allunga l'elenco delle società che mantengono le vecchie tutele in sede di contrattazione sindacale. Il giuslavorista Tiraboschi: "La legge lo ammette e auspica più intese tra singole aziende e lavoratori". Diviso il mondo degli imprenditori
di GIULIANO BALESTRERI

MILANO - In principio fu Novartis, seguita dall'ex Lucchini e adesso da Trelleborg, la multinazionale svedese degli pneumatici: tre aziende che - per motivi diversi - hanno scelto di non applicare il contratto a tutele crescenti ai nuovi assunti dopo la riorganizzazione aziendale. Tradotto: avranno tutti le garanzie previste dal vecchio articolo 18 che il governo ha rottamato lo scorso 7 marzo con l'entrata in vigore del Jobs Act. Una decisione che da un lato apre una nuova frontiera di benefit aziendali dall'altro fissa paletti ad oggi sconosciuti in materie di trattativa sindacale.

"Quello di Trelleborg è un accordo che farà storia" dice Emilio Miceli, segretario di Filctem-Cgil che prosegue: "Le relazioni industriali stanno cambiando, noi dobbiamo garantire i lavoratori". Se la decisione di Novartis è passata quasi sottotraccia perché riguardava 13 dipendenti passati da una società all'altra del gruppo e quella della ex Lucchini ha avuto l'avallo del governo dopo l'ingresso nella società dei tunisini della Cevital; quella di Trelleborg ha fatto scoppiare un caso con la dura presa di posizione di Unindustria che ha annunciato l'uscita della società dalla rete di Confindustria.

Dopo l'intesa Trelleborg "viene messa fuori dalla nostra associazione" perché "tale accordo va esattamente nella direzione opposta a quanto previsto dalla nuova normativa contenuta nel Jobs Act del governo di Matteo Renzi e crea un notevole pregiudizio agli interessi del mondo imprenditoriale", spiega il presidente dell'associazione, Maurizio Stirpe. "Per questo motivo, il sistema delle imprese auspica fortemente - conclude Stirpe - che l'Esecutivo intervenga in maniera decisiva sancendo l'indisponibilità a livello contrattuale della normativa sui licenziamenti".

Una presa di posizione in contrasto con quella della Corte di Cassazione che ha chiarito come la nuova disciplina del lavoro non cancelli quella in vigore fino al 6 marzo, ma semplicemente fornisca alle aziende uno strumento in più. "Siamo all'olio di ricino, alle punizioni, alle espulsioni. Da questo atteggiamento - aggiunge Miceli - si capisce quanto grande sia la distanza tra la politica ed i luoghi di lavoro e di produzione". Nessun commento dall'azienda svedese dalla quale si limitano a dire: "La portata dall'accordo è molto più ampia".

"Mi stupisce questo stupore", sostiene Michele Tiraboschi, professore di diritto del Lavoro all'Università di Modena e Reggio Emilia: "Il governo non ha abrogato l'articolo 18, semplicemente prevede che non si applichi ai neossunti. In questo caso siamo di fronte a una deroga al contratto nazionale, proprio come previsto dalla riforma Sacconi che nel 2011 era stata appoggiata proprio da Confindustria. Siamo di fronte a un accordo aziendale importante, dove le parti hanno raggiunto un'intesa dopo una trattativa dura e complessa: i lavoratori hanno accettato maggiori sacrifici, in cambio dei quali hanno ottenuto il mantenimento dell'articolo 18".

D'altra parte l'approccio degli interessati è stato "partecipativo" e "collaborativo" per trovare "il giusto equilibrio - si legge nel testo dell'accordo aziendale - tra gli interessi della società e dei suoi lavoratori". E i sindacati stessi ammettono: "Abbiamo lavorato duro per arrivare a un accordo complessivo che va oltre le tutele dell'articolo 18: al centro dell'intesa c'è la produttività dell'azienda e l'aumento della competitività. In cambio abbiamo ottenuto 69 assunzioni a tempo indeterminato". Il verbale d'accordo - però - chiarisce che si tratta di un'intesa in deroga al Jobs Act, anche perché le trattative tra le parti erano iniziate lo scorso anno.

Gli addetti ai lavori guardano con attenzione all'evoluzione delle relazioni sindacali: le aziende che decideranno di mantenere l'articolo 18 potrebbero aumentare, così come le categorie professionali che cercheranno di inserire le "antiche tutele" in sede di rinnovo contrattuale. D'altra parte per le grandi aziende che investono in Italia le tutele crescenti non rappresentano la chiave di volta per la ripresa del Paese: "Il costo del lavoro in Italia e le difficoltà a licenziare - dice un dirigente di una multinazionale che preferisce restare anonimo - le conosciamo tutti e per questo accantoniamo le risorse necessarie. Per noi sono più urgenti le riforme del fisco e della giustizia, senza quelle sarà difficile attrarre nuovi investimenti".

Di certo Miceli non ha intenzione di abbandonare la battaglia: "La presa di posizione di Unindustria ci lascia sconcertati, ma continueremo per la nostra strada cercando di garantire le tutele dell'articolo 18, soprattutto nel passaggio dei lavoratori da un'azienda all'altra. A cominciare da chi lavora con gli appalti".

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... f=HREC1-10
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Re: job act sempre meno applicato

Messaggioda Robyn il 26/05/2015, 12:06

Sono stati diffusi nuovi dati sugli effetti del job act le stabilizzazioni aumentano ma la disoccupazione non scende.Le stabilizzazioni di contratti stipulati molto antecedentemente l'entrata in vigore del job act aumentano per effetto del minor costo del lavoro a tempo indeterminato rispetto a quello flessibile cioè per effetto della decontribuzione,ma questa non è una novità perche se l'effetto è solo questo è solo un buco nell'acqua
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Re: job act sempre meno applicato

Messaggioda Robyn il 26/05/2015, 12:50

Il ministro fà sapere che continuerà a diffondere sempre gli stessi dati a Dicembre verranno diffusi i dati di Aprile per far credere che l'occupazione cresce.Dobbiamo impedire,si afferma,che quelli dell'area lib lab possano prendere il controllo del partito,sono dei maleducati e degli scostumati.Lei ministro non è adatto a fare il ministro del lavoro
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