Padoan: "La Consulta doveva valutare i costi della sentenza sulle pensioni"
Piercarlo Padoan
Intervista al ministro dell'Economia: "Massimo rispetto per l'autonomia della Corte, ma spero che in futuro l'interazione con governo e Avvocatura sia più fruttuosa, ci sono implicazioni per la finanza pubblica"
di FABIO BOGO e FEDERICO FUBINI
Che voto darebbe Piercarlo Padoan, economista dell'Ocse, al Piercarlo Padoan ministro italiano dell'economia?
Il titolare del dicastero di via XX Settembre ci pensa, ma devìa la palla in angolo: "Sono un professore - dice - i voti sono solito darli agli altri. Preferisco non darne a me stesso".
Ministro, il buco aperto dalla sentenza della corte Costituzionale sulle pensioni è stato stimato in 19 miliardi e il tesoretto che svanisce...
"Bene, cominciamo da quelle. Abbiamo provveduto a tamponare la falla (...). Ma questa vicenda ha un aspetto che mi lascia perplesso e di cui, per così dire, prendo atto".
Quale?
"Che la Corte Costituzionale sostiene di non dover fare valutazioni economiche sulle conseguenze dei suoi provvedimenti e che non c'era una stima dell'impatto, che non era chiaro il costo. Ora, non so chi avrebbe dovuto quantificarlo, ma rilevo che in un dialogo di cooperazione tra organi dello stato indipendenti, come governo, Corte, ministri e Avvocatura sarebbe stata opportuna la massima condivisione dell'informazione. Tutti lavoriamo per il bene dello Stato. Non dico ovviamente che bisogna interagire nella fase di formulazione della sentenza, perché l'autonomia della Corte è intoccabile, ma se ci sono sentenze che hanno un'implicazione di finanza pubblica, deve esserci una valutazione dell'impatto. Anche perché questa valutazione serve a formare il giudizio sui principi dell'equità. L'equità è anche quella del rapporto tra anziani e giovani. Questo è mancato e auspico che in futuro l'interazione sia più fruttuosa".
(...)
Davvero lei non teme un contagio sull'Italia in caso di uscita della Grecia dall'euro?
"Il vero problema è nel medio periodo. Se c'è una Grexit, se Atene abbandona l'euro, l'Unione monetaria diventa un animale diverso. È un insieme da cui si può uscire, non è più irreversibile. E questo, sempre nel medio periodo aggiunge una possibilità a quelle che esistono attualmente".
Questo impatterebbe sui titoli di Stato italiani?
"Questo cambierebbe i prezzi, laddove ci fossero tensioni. Se entriamo in un contesto nel quale c'è una possibilità in più, quella dell'uscita dall'euro, il sistema diventa in generale più fragile meno capace di assorbire gli shock".
L'INTERVISTA INTEGRALE SU REPUBBLICA IN EDICOLA E SU REPUBBLICA +
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... ref=HREA-1
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Ora, capisco lo scoramento da parte del ministro, ma non si è minimamente reso conto di quello che ha detto o lo ha detto apposta?
Una volta valutati i costi, cosa avrebbe comportato per la Corte Costituzionale? Solo il ministro lo sa. Forse un ritardo nell'emissione della sentenza? Forse un ritocco della stessa? Forse...forse...
Forse il ministro non ha ben chiaro, o fa finta, il limite che la Costituzione gli impone, soprattutto quando si parla di autonomia degli organi costituzionali