Tre interventi di Pietro Ichino:
Primo:
SE SONO I PIÙ POVERI A PAGARE LA LIBERTÀ DEGLI INSEGNANTI DI NON INSEGNARE
CHI RAPPRESENTANO I SINDACATI, QUANDO DIFENDONO UNA SCUOLA NELLA QUALE LO SVOLGIMENTO DEI PROGRAMMI È GRADITO MA DI FATTO NON OBBLIGATORIO?
Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 345, 18 maggio 2015 – In argomento v. anche il secondo editoriale telegrafico, La scuola che vogliono i contestatori della riforma.
Mi trovate in Italia una – me ne basterebbe una sola – classe di scuola media, inferiore o superiore, nella quale, accanto a professori competenti e dediti, non ce ne sia almeno uno che insegna poco e male, che sta assente con una frequenza inaccettabile, che tiene davanti ai suoi studenti atteggiamenti poco educativi? Mi trovate un solo caso in cui un professore di questo genere, dopo essere stato più volte richiamato dal preside, sia stato (non trasferito a fare danni in un’altra scuola, ma) licenziato per grave inadempimento con immediata immissione in ruolo al suo posto di un precario debitamente selezionato? Se non siete in grado di trovare un solo caso di questo genere, possiamo concluderne che, in questa scuola, l’impegno degli insegnanti per insegnare, e farlo bene, è gradito ma non obbligatorio. Ora, provate a fare il conto di quanto costano alle famiglie, alle nuove generazioni, all’economia del Paese, le centinaia di migliaia di furti dell’intero programma annuale di matematica, di italiano, di inglese, di storia, di filosofia, o di storia dell’arte, che si perpetrano nelle aule delle nostre scuole. Poi chiedetevi: di questo furto chi soffre di più, i figli delle famiglie colte e ricche, o quelli delle famiglie che non hanno i soldi per le ripetizioni private e magari non si accorgono nemmeno di essere derubate? Infine chiedetevi: si pone meglio al servizio di queste ultime il Governo che si propone di introdurre nella scuola una combinazione di valutazione oggettiva e soggettiva dei risultati dell’insegnamento, responsabilizzando i presidi per i risultati, o i sindacati che vi si oppongono in nome – dicono – della “libertà di insegnamento”?
http://www.pietroichino.it/?p=35686
Secondo:
LA SCUOLA CHE VOGLIONO I CONTESTATORI DELLA RIFORMA
SOTTO LA BANDIERA DELLA “LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO” RIFIUTANO QUALSIASI VALUTAZIONE: I SOLI INTERESSI CHE VERAMENTE CONTANO, PER LORO, SONO QUELLI DEGLI ADDETTI
Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 345, 18 maggio 2015 – In argomento v. anche il primo editoriale telegrafico per la stessa Nwsl, Se sono i poveri a pagare per la libertà degli insegnanti di non insegnare.
C’è qualcuno che abbia capito quale tipo di valutazione dell’insegnamento vogliano coloro che contestano la riforma della scuola? Rifiutano la valutazione oggettiva dei test standardizzati Invalsi, rifiutano la valutazione soggettiva degli studenti e delle famiglie, rifiutano quella del preside, rifiutano quella per merito e utilità effettiva delle competenze di chi aspira a essere immesso in ruolo. In realtà non vogliono alcuna valutazione. La rifiutano in nome di un valore: la “libertà di insegnamento” (salvo impedire a un istituto scolastico di cambiare una virgola dei programmi ministeriali). Che questo valore finisca col tradursi in troppi casi nella libertà di insegnare male o di non insegnare affatto, questo non li preoccupa minimamente. Perché la scuola a cui pensano loro esiste esclusivamente in funzione degli interessi non di chi cì studia, ma di chi cì lavora; e in particolare di chi più teme la valutazione del merito. Per questo si sono sempre opposti a tutte le riforme, da qualsiasi parte venissero proposte: perché per loro, a ben vedere, anche se non glielo sentirete mai ammettere, la scuola perfetta è quella in cui il merito individuale e collettivo del corpo docente non conta nulla. Esattamente ciò che accade nella scuola attuale.
http://www.pietroichino.it/?p=35693
Terzo:
IL BOICOTTAGGIO DEI TEST INVALSI NON È RAGIONEVOLMENTE GIUSTIFICABILE
LE VERIFICHE DI APPRENDIMENTO STANDARDIZZATE HANNO LA STESSA UTILITÀ E GLI STESSI LIMITI CHE HA IL TERMOMETRO CON CUI SI MISURA LA FEBBRE: INDIVIDUANO IN MODO OGGETTIVO UN SINTOMO, UNA VARIAZIONE, SENZA PREGIUDICARE LA DIAGNOSI – RIFIUTARLE SIGNIFICA PREFERIRE CHE SI CHIUDA GLI OCCHI ANCHE SULL’EVENTUALE SINTOMO
Articolo di Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera il 13 maggio 2015 – In argomento v. anche il mio primo editoriale telegrafica per la Nwsl n. 345, Se sono i poveri a pagare per la libertà degli insegnanti di non insegnare, del 18 maggio, e il secondo, La scuola che vogliono i contestatori della riforma
Boicottare il test invalsi (come misura per conoscere lo stato di benessere delle scuole) è equivalente a boicottare l’uso del termometro nelle diagnosi mediche. Entrambi sono strumenti imperfetti di misurazione ma relativamente poco costosi rispetto ad altri disponibili. Tanto più che non si tratta di strumenti definitivi ma utili nel caso per avviare indagini più approfondite
Boicottarli, come è avvenuto ieri, non permette quello che in ogni misura è fondamentale: la comparazione confrontabile tra scuole e classi diverse, che altrimenti andrebbe affidata alla soggettività dei docenti o di chissà chi altri. Misurare la temperatura appoggiando la mano sulla fronte del malato, non può ovviamente dare risultati attendibili.
In ogni caso sono misure di cui interessano le variazioni più che i livelli raggiunti (si peggiora o si migliora); e nessuno si sognerebbe di utilizzarle per trarre conclusioni senza tenere nella dovuta considerazione il contesto che ne determina il valore.
Quale sistema di valutazione può prescindere da una misurazione standardizzata che abbia queste caratteristiche? Non avrebbe senso utilizzare solo indicatori di questo tipo per raggiungere una diagnosi, ma chi auspica che se ne possa fare a meno ha l’onere di spiegare quali altri strumenti possono essere utilizzati.
Il sospetto è che il boicottaggio non derivi da una critica a questo specifico strumento di misurazione, ma dal rifiuto di qualsiasi misurazione. Nella migliore delle ipotesi, chi boicotta i test invalsi evidentemente preferisce giudizi soggettivi a indicatori oggettivi anche se imperfetti. Nella peggiore, si vuole evitare qualsiasi giudizio.
http://www.pietroichino.it/?p=35659