La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Fornero: l

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Fornero: l

Messaggioda gabriele il 30/04/2015, 19:10

La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Fornero: lo stop pesa 5 miliardi

La norma del Salva Italia ha congelato l'adeguamento degli assegni al costo della vita per i trattamenti superiori di tre volte il minimo. Inps: 64 pensioni su 100 sono inferiori a 750 euro. In media, cresce l'importo medio erogato a 825,06 euro

MILANO - La Corte Costituzionale boccia la norma Fornero del 2011, contenuta nel Salva Italia del governo Monti, che bloccava l'adeguamento delle pensioni al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo Inps (1.443 euro). E' una decisione pesante che, per l'Avvocatura dello Stato, ha un impatto sui conti pubblici di circa 1,8 miliardi per il 2012 e altri 3 miliardi per il 2013. Il blocco della perequazione per le pensioni oltre tre volte il minimo "non fu scelta mia", dice oggi Elsa Fornero ricordando che fu una decisione "di tutto il Governo" presa per fare risparmi in tempi brevi. "Vengo rimproverata per molte cose - dice ma quella non fu una scelta mia, fu la cosa che mi costò di più".

Il no alla Fornero. La norma ha stabilito, per il 2012 e 2013 e "in considerazione della contingente situazione finanziaria", che sui trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps scattasse il blocco della perequazione, ossia il meccanismo che adegua le pensione al costo della vita. Questo passaggio è dunque incostituzionale. "L'interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio", afferma la Corte nella sentenza 70 depositata oggi, di cui è relatore il giudice Silvana Sciarra. A sollevare la questione erano stati diversi organismi, dal tribunale del lavoro di Palermo alla Corte dei Conti.

Nel dispositivo, si specifica che "la censura relativa al comma 25 dell'art. 24 del decreto legge n. 201 del 2011, se vagliata sotto i profili della proporzionalità e adeguatezza del trattamento pensionistico, induce a ritenere che siano stati valicati i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività". Ne consegue che sono "intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36 Costituzione) e l'adeguatezza (art. 38)".

Immediata la reazione di politica e sindacati, con questi ultimi che chiedono di "restituire il maltolto ai pensionati". Stesso discorso da parte di Manageritalia e Federmanager, le organizzazioni che hanno ricorso contro il blocco delle perequazioni, che per bocca dei presidenti Ambrogioni e Carella chiedono "che si arrivi in tempi rapidi a trovare il modo per compensare le migliaia di persone danneggiate dal provvedimento e auspichiamo che da oggi in poi l'abitudine di utilizzare le pensioni per fare cassa venga definitivamente accantonata, smettendo così di far vivere nell'incertezza i pensionati".

I dati Inps. La notizia arriva nel giorno in cui l'Inps ha aggiornato la fotografia del sistema pensionistico italiano. Dai dati, emerge che il 64,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. Secondo l'Osservatorio dell'Istituto, "per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 è del 45,2%, mentre per le donne è del 78,2%. Delle 11.595.308 pensioni con importo inferiore a 750 euro, 5.322.007 (il 45,9%) beneficiano di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al trattamento minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile".

A livello di sistema, torna far parlare di sé la Fornero: la riforma che porta il suo nome porta a confermare il trend decrescente degli ultimi anni del numero di prestazioni erogate. Passano da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015: "Una decrescita media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali (pensioni agli invalidi civili e pensioni/assegni sociali), che nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a 3.731.626 nel 2015".

Cresce invece l'importo medio mensile erogato, passando da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015. "Ciò è dovuto essenzialmente agli effetti della perequazione automatica delle pensioni e all’effetto sostituzione delle pensioni eliminate con le nuove liquidate che presentano mediamente importi maggiori, anche in relazione alle recenti riforme pensionistiche cha hanno aumentato i requisiti di accesso per il pensionamento", dice l'Inps. Delle 18.044.221 pensioni vigenti all’1.1.2015, 14.312.595 sono di natura previdenziale, cioè prestazioni che hanno avuto origine dal versamento di contributi previdenziali (vecchiaia, invalidità e superstiti) durante l’attività lavorativa del pensionato. Le rimanenti prestazioni, erogate dalla gestione degli invalidi civili e da quella delle pensioni e assegni sociali, sono di natura assistenziale.

Ancora, guardando alle tipologie di pensioni, le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 65,6% da pensioni della categoria Vecchiaia, di cui poco più della metà (55,2%) erogate a soggetti di sesso maschile, per il 7,9% da pensioni della categoria Invalidità previdenziale (il 47,7% erogato a uomini) e per il 26,5% da pensioni della categoria Superstiti, di cui soltanto l’11,8% è erogato a soggetti maschili. Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 22,7% da pensioni e assegni sociali (di cui il 35,2% a soggetti maschili), mentre il restante 77,3% è costituito da prestazioni erogate ad invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità (di cui il 39,7% ad uomini). Le prestazioni legate all’invalidità sono 3.273.751 e costituiscono l’87,7% del complesso delle prestazioni assistenziali.

Distribuzione territoriale. Il 48,2% delle pensioni è percepito nell’Italia settentrionale (305 pensioni ogni 1000 residenti), il 19,1% al centro (281 su 1000) e il 30,3% al Sud e Isole (262 su 1000). Il restante 2,4%, 427.597 pensioni, è erogato a soggetti residenti all’estero. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli importi erogati, si osserva che il 55% delle somme stanziate a inizio anno sono destinate all’Italia settentrionale, il 24,7% all’Italia meridionale e isole, il 19,7% all’Italia centrale e lo 0,6% ai soggetti residenti all’estero. L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.098 euro, con un valore più elevato al Nord, pari a 1.174,25 euro.

Distribuzione per età. L’età media dei pensionati è 73,6 anni, con una differenziazione per genere di più di 4 anni (71 per gli uomini e 75,4 per le donne). Per la categoria vecchiaia, il 22,3% delle pensioni è erogato a soggetti di età compresa tra 65 e 69 anni. Il 47,1% dei titolari di sesso maschile delle pensioni di invalidità previdenziale ha un’età compresa tra 50 e 69 anni, mentre le donne hanno per il 61,1% un’età superiore o uguale a 80 anni. Per quanto riguarda l’invalidità civile, il 53,3% dei titolari di sesso maschile ha un’età inferiore a 60 anni; percentuale che scende al 31% per le donne, che invece presentano una concentrazione molto alta nelle età avanzate (47% per età uguali o superiori a 80 anni). Da segnalare l’aumento dell’età di pensionamento nel periodo 2009-2015, sia per le pensioni di vecchiaia sia per quelle di anzianità. Per le prime, il dato più significativo riguarda le donne, con una differenza di 2,9 anni (si passa infatti da un’età media alla decorrenza di 61,3 anni nel 2009 ai 64,2 anni del 2015). Più contenuto l’aumento per gli uomini, che passano dai 65,7 anni del 2009 ai 66,4 del 2015, con una differenza di 0,7 anni. La differenza di età per la pensione di anzianità è invece di 1,1 anni per gli uomini (che passano dai 59,4 anni del 2009 ai 60,5 del 2015) e di 0,8 anni per le donne (59,1 anni nel 2009 e 59,9 anni nel 2015).

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... ref=HREA-1

---

professori-professionisti all'opera...
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Forner

Messaggioda franz il 01/05/2015, 8:55

gabriele ha scritto:professori-professionisti all'opera...

Aggiungerei anche azzeccagarbugli strapagati per bloccare ogni tentativo di rimettere ordine nei conti dello stato.

Mi chiedo cosa cavolo c'entri l'art 36
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
ed il 38 (https://www.senato.it/1025?sezione=122& ... rticolo=38 )
La pensione dovrebbe essere proporzionata ai versamenti effettuati. Se cosi' si facesse invece di un blocco doverse migliaia subirebbero ina diminuzione. Tra cui i giodici della consulta in pensione. C'è da sospettare che quelli attuali abbiano difeso il diritto a prendere una pensione piena, un domani. Un domani molto vicino perché come noto sono tutti li' prossimi al pensionamento.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Forner

Messaggioda Robyn il 01/05/2015, 20:52

Per la restituzione di 5mld non ci sono problemi.Per le pensioni che superano tre volte il minimo si tagliano un'altro pò e il risparmio che si ottiene viene restituito come adeguamento all'inflazione.Creare un buco da 5 mld nella casse dell'Inps è intollerabile una vera indifferenza alla situazione di crisi che pagano i più deboli.Senza ordine nelle finanze pubbliche sono le generazioni future che pagano in particolare sono sempre stati i più deboli a pagare il dissesto finanziario
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11333
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Forner

Messaggioda franz il 02/05/2015, 7:49

La Corte sulle pensioni dimentica l’equità intergenerazionale

di Oscar Giannino (3 Commenti)

E’ una sentenza che pone molti problemi, quella adottata in materia previdenziale dalla Corte Costituzionale. Non solo problemi per i conti pubblici, reperire 4,8 miliardi di euro. Ma, soprattutto, problemi di equità, anche se apparentemente la decisione è proprio a favore della giustizia sociale. La Corte ha bocciato lo stop alla perequazione del costo della vita che nel 2012 e 2013, per effetto della riforma Fornero, toccò a circa 6 milioni di assegni previdenziali che erano superiori a poco più di 1500 euro mensili lordi, cioè pari ad almeno tre volte il trattamento minimo INPS. La misura fu adottata per ottenere effetti di cassa a breve, pari a 4,8 miliardi nei due anni, in attesa che la riforma strutturale dell’innalzamento dell’età previdenziale, facendo coincidere i requisiti dei trattamenti di vecchiaia e di anzianità, conferisse maggior stabilità negli anni al sistema previdenziale italiano. Ma la Corte la stabilito che l’interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo conseguenziale il diritto a una “prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”.

E’ ovvio che il governo debba ora dimenticarsi il “tesoretto” che aveva promesso in vista delle elezioni regionali, perché con 5 miliardi di buco aggiuntivo non è proprio il caso di pensare a spenderne 1,6 coperti in deficit. Anche se, a ben vedere, un’alternativa ci sarebbe. Ma prima di esaminarla, soffermiamoci sui presupposti della sentenza. Perché le decisioni della Corte costituzionale hanno avuto un enorme impatto storico, sull’evoluzione del sistema previdenziale italiano. Ogni studente di diritto costituzionale impara che, negli anni ‘60 e ’70, la Corte produsse una lunga serie di sentenze cosiddette “additive”, in cui si estendevano benignamente verso l’alto i trattamenti previdenziali a categorie che avevano ereditato dalla storia trattamenti diversi. All’epoca, in un’Italia che cresceva tra il 2 e il 3% annuo, a bassa disoccupazione e bassa tassazione, la Corte non si poneva il problema di creare le basi per la crescita della spesa previdenziale sul PIL, quando quelle condizioni fossero mutate. Come sono mutate, eccome, nei decenni a seguire.

Poi, a partire dagli anni ’80 e ’90, subentrò una diversa consapevolezza. Con sentenze come la 180 del 1982 e la 220 del 1988, la Corte difese la discrezionalità del legislatore nel mutare le prestazioni sociali tenendo conto della disponibilità delle risorse finanziarie. Né mancarono sentenze(come la 349 del 1985, la 822 del 1998, la 416 del 1999) nelle quali, a differenza della decisione presa oggi, la Corte difese anche trattamenti peggiorativi decisi dal legislatore con effetto retroattivo. La Corte escluse un diritto costituzionalmente garantito alla cristallizzazione normativa, negando cioè proprio quei cosiddetti “diritti acquisiti” che vengono sempre impugnati da coloro che immaginano che il trattamento di un tempo debba sempre restare eguale, anche se non ci sono risorse per finanziarlo.

Certo, la Corte si è sempre riservata il diritto di bocciare comunque interventi del legislatore che fossero irrazionali o ingiustificati. La Corte ha così respinto come irrazionale, con la sentenza 116 del 2013, un’altra misura che era stata assunta nel terribile biennio 2011-2012 in cui l’Italia era sul ciglio del baratro, cioè il contributo di solidarietà sulle pensioni pari al 5% per gli importi da 90.000 a 150.000 euro lordi annui, del 10% per la parte eccedente i 150.000 euro e del 15% per la parte eccedente i 200.000 euro. Il prelievo aveva carattere tributario secondo la Corte, e come tale però introduceva aliquote sperequate rispetto a chi aveva le stesse soglie di reddito, ma non da pensione. Oggi invece la Corte respinge lo stop biennale al recupero dell’inflazione sopra i 1500 euro, sostenendo che quella misura fosse ingiustificata, cioè non correlata per esteso nella riforma Fornero all’indicazione di specifiche necessità di cassa non altrimenti perseguibili.

Veniamo ai problemi giuridici che la sentenza solleva. Sta davvero alla Corte costituzionale, stabilire quale sia la soglia della “prestazione previdenziale adeguata”? Se così fosse, in base a quali criteri di calcolo e di comparazione col resto dei redditi medi italiani è fissata quella soglia, visto che si interveniva su una media superiore e non inferiore al reddito medio di quell’anno? E perché a questo punto adottare una decisione simile sullo stop a tempo alla perequazione degli assegni previdenziali, quando da anni e ancor oggi tutti i dipendenti pubblici subiscono il blocco degli scatti contrattuali? E soprattutto: è possibile alla Corte adottare decisioni simili, senza assumere un giusto criterio di equità?

Direte voi: è tutto il contrario, è proprio in nome dell’equità che la Corte interviene. E invece no, se pensate a come funziona in concreto il nostro attuale sistema previdenziale. Pur passando gradualmente nel tempo da retributivo a contributivo, cioè un sistema in cui l’assegno è parametrato non agli ultimi anni di retribuzione conseguita ma ai contributi versati, moltiplicati per coefficienti che comprendono l’andamento del Pil e l’attesa di vita, il nostro resta comunque come prima un sistema a ripartizione. Cioè le pensioni in essere vengono pagate da chi lavora oggi. Vengono pagate da chi non solo non avrà pensioni retributive, in molti casi multiple di 5 o 6 e persino 8 volte rispetto ai contributi versati, ma in molti casi non avrà neanche i requisiti minimi delle minori pensioni contributive, vista l’età molto più avanzata in cui si riesce oggi a ottenere un lavoro, e la assai più frequente discontinuità dei versamenti contributivi, tra periodi di disoccupazione e occupazione a tempo.

Una vera equità, nell’assumere decisioni in materia previdenziale, dovrebbe essere quella che guarda alla reale ripartizione degli oneri: cioè l’equità intergenerazionale. E la domanda vera diventa: è giusto addossare a chi oggi ha assai meno di un tempo, l’onore di pagare i 5 miliardi aggiuntivi per il recupero di due anni di inflazione deciso allora? L’equilibrio intertemporale dovrebbe essere il criterio di ogni intervento che ha effetti di lungo periodo, fiscali e contributivi, sulla finanza pubblica. Basta assumere decisioni solo nell’interesse di chi è vissuto in un’Italia più felice. Ora occorre pensare a chi non lavora e non avrà pensione in un’Italia disastrata dalla crisi, e al fatto che se non pagheranno loro i contributi per finanziare le pensioni in essere, si aggraverà ulteriormente l’esborso che dalla fiscalità generale serve ogni anno per tenere in piedi i conti dell’INPS, e che nel 2014 è stato di quasi 90 miliardi di euro. Ci ha pensato, la Corte a tutto questo? O è un diritto cieco alle sue conseguenze, quello che incarna la giustizia sociale nel nostro paese? Date voi la risposta, a noi tocca però porre seriamente la domanda.

Quanto all’alternativa seria per trovare rimedio ai 5 miliardi di buco, c’è eccome. Invece di porre mano al rimborso, il governo sfrutti l’occasione per un ricalcolo contributivo ragionato di tutte le pensioni retributive eccessivamente generose. Sarebbe un modo ancor più concreto per pensare ai diritti dei giovani, sulle cui spalle ammassiamo sempre maggiori oneri.

http://www.leoniblog.it/2015/05/01/la-c ... razionale/
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Forner

Messaggioda trilogy il 02/05/2015, 9:43

E' una decisione decisione iniqua. Non tiene in nessun conto le enormi disparità di trattamento che ci sono nel sistema pensionistico nazionale tra categorie e generazioni e quanto avvenuto nel paese con la crisi.


Tra il 2007 e il 2014 gli operai hanno perso quasi 1.700 euro di potere d'acquisto complessivo, i dirigenti hanno visto andare in fumo quasi 6mila euro. Quelli che hanno tenuto meglio sono stati gli impiegati (-254 euro), mentre una forte contrazione ha coinvolto i quadri (sopra 4mila euro). Nessuna categoria batte il +18% dei prezzi dei beni più acquistati

articolo: http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... 113213137/
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Forner

Messaggioda franz il 02/05/2015, 10:02

Mi sembra anche evidente, dato che la produttività è stagnante da circa 15 anni e che al minimo segnale di deflazione il mondo della politica (e degli economisti che amano far spendere i soldi degli altri) va in fiblillazione.
Naturale che salari e reddititi ristagnino anche loro. Per la Consulta, serabbe incostituzionale anche questo?
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Forner

Messaggioda Robyn il 02/05/2015, 23:24

Bisogna separe l'assistenza dalla previdenza perche l'assistenza che serve per il rmg e l'integrazione al minimo delle pensioni basse và a finanziare le pensioni laute da privilegio con il sistema a ripartizione.Se si vuole poi un costo del lavoro più basso oltre ad eliminare l'Irap e a diminuire il cuneo fiscale bisogna scaricare l'assistenza sulla fiscalità generale perche se è scaricata solo sul costo del lavoro naturalmente questo è più alto
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11333
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Forner

Messaggioda mariok il 11/05/2015, 10:19

Ogni volta che per qualche motivo si riparla di pensioni, si sprecano le affermazioni moralistiche di politici e non sulle "pensioni d'oro" e sulla presunta immoralità di chi gode di siffatti privilegi.

Sentendomi chiamato in causa, in quanto "privilegiato" percettore di una pensione ben superiore al limite "scandaloso" dei 3.000 euro lordi mensili, ed essendo alquanto infastidito dall'essere annoverato tra i parassiti della società, dopo una vita da dirigente di aziende private nella quale ho sempre ritenuto di far parte di coloro che "tiravano la carretta", ho fatto un po' di conti.

Ho preso il mio estratto contributivo, disponibile negli archivi dell'INPS, ed ho ricalcolato i miei accantonamenti rivalutandoli sulla base del rendimento storico dei titoli di stato. Cioè ho simulato l'ammontare dei miei risparmi se, invece di dare all'INPS i miei contributi, li avessi "prestati" allo stato ai tassi che lo stesso stato ha riconosciuto nel tempo agli altri risparmiatori.

Ebbene è venuto fuori che al momento della pensione i miei risparmi sarebbero stati di circa 1,7 milioni di euro. Oggi, dopo 10 anni di godimento della pensione, il mio fondo personale ammonterebbe a circa 1,3 milioni di euro, sufficienti ad assicurarmi, assumendo un andamento dei titoli di stato agli attuali bassissimi rendimenti, la stessa pensione per ulteriori 20 anni (ben più, purtroppo, della mia aspettativa di vita).

Cosa c'è di immorale in ciò? E perché mai, per essere un buon cittadino, dovrei essere d'accordo con chi continua a minacciarmi con confusi ricalcoli o con incomprensibili "contributi di solidarietà" (sempre da parte degli stessi)?
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Forner

Messaggioda franz il 11/05/2015, 11:12

Giustissimo. Tuttavia non tutti i percettori di pensione elevata supererebbero il calcolo che tu hai fatto.
Un eventuale ricalcolo con il sistema retributivo esteso a tutti (ammesso e non concesso che quel ricalcolo sarebbe fatto con lo stesso metodo che tu hai usato) vedrebbe molte sorprese.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: La Consulta boccia il blocco delle pensioni della Forner

Messaggioda mariok il 11/05/2015, 11:22

franz ha scritto:Giustissimo. Tuttavia non tutti i percettori di pensione elevata supererebbero il calcolo che tu hai fatto.
Un eventuale ricalcolo con il sistema retributivo esteso a tutti (ammesso e non concesso che quel ricalcolo sarebbe fatto con lo stesso metodo che tu hai usato) vedrebbe molte sorprese.


La verità è che questo ricalcolo non si può fare per tutti per mancanza dei dati. Il buco più macroscopico è quello dei dipendenti dello stato (ex INPDAP). Ed allora, come al solito, senza dati precisi si fa solo demagogia.

Anch'io a sensazione credo che ci sarebbero molte sorprese. Ma se non si sa con precisione quali e quante sono, restano solo gli slogan e soprattutto si rischia di sommare, come al solito, ingiustizie a ingiustizie.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Prossimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 19 ospiti

cron