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In Italia la sinistra non esiste più

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda Gab il 24/01/2009, 21:35

Bertinotti: «In Italia la sinistra non esiste più. Tutto cambi»
di Simone Collini

In Italia non esiste la sinistra». Fausto Bertinotti lo dice come se la frase non avesse bisogno di poi chissà quali spiegazioni. «Non è un’invettiva. È una constatazione, amara, di fatto». Riguarda il Pd, che «ha un’istanza sostanzialmente moderata», riguarda l’Idv, «populista e giustizialista», ma riguarda soprattutto la cosiddetta sinistra radicale, che «dopo la sconfitta elettorale ha subìto una divisione neoidentitaria che l’ha resa impotente».

Nel suo studio di presidente della Fondazione Camera dei deputati parla a lungo della crisi economica «che chiederebbe la presenza della sinistra», della «giusta indifferenza» del movimento della scuola per tutte le forze di opposizione, del «deserto politico che ha circondato lo sciopero generale della Cgil». Di Rifondazione comunista non vuole parlare. Almeno, non direttamente. Ma alla vigilia dell’assemblea di Chianciano in cui Vendola e i suoi annunceranno la scissione, l’ex segretario Prc lancia un messaggio piuttosto chiaro: «La sinistra, così com’è, accentua la sua crisi e la sua scomparsa. L’attuale assetto è non solo inadeguato ad affrontare la realtà, ma impedente per una rinascita. E quindi va spezzato. Solo così può esserci un vero Big bang, il nuovo inizio di cui c’è bisogno».

Eppure ci sono diverse forze che si dichiarano di sinistra.
«Si può essere morti senza saperlo. Per capire se sei vivo o morto bisogna vedere la reattività di fronte agli eventi. Oggi assistiamo alla crisi del capitalismo finanziario globalizzato. Questo è un terreno proprio della sinistra perché richiede una riflessione sul modello di sviluppo, sull’intervento pubblico, sul lavoro trattato come variabile dipendente, sulla questione redistributiva tra salari, profitti, rendita e anche sulla questione ambientalista».

Lei non le vede queste riflessioni?
«A parte che non le vedo perché la sinistra non riflette più, ha fatto come la cattiva industria, ha cancellato la ricerca. Se ci fosse una sinistra si farebbe portatrice di un’innovazione del modello economico e sociale in direzione dell’uguaglianza e di uno sviluppo ecologicamente sostenibile. Ma non c’è. La sinistra come tale è assente, o perché fuori da questa sfida, irretita dall’adesione sostanziale alla cultura neoliberale, o perché ridotta all’impotenza dal carattere assolutamente minoritario delle sue formazioni».

Parla della sinistra politica ma poi ci sono anche i movimenti, o no?
«Ma i più recenti movimenti hanno mostrato che vogliono essere indipendenti. Sono un fenomeno inedito. Il movimento della scuola ha rifiutato il codice dei fratelli maggiori e dei padri. Non ha cercato né l’alleanza né la collisione, semplicemente ha ignorato la sinistra politica».

Il perché, secondo lei?
«Perché la sinistra politica non esiste nella dimensione di vita di queste forze sociali, siano studenti o docenti. La sinistra non significa nulla nella loro esistenza concreta».

Resta il sindacato: anche questo non è più caratterizzabile come di sinistra?
«Guardi, abbiamo assistito a un evento clamoroso, mai successo nella storia d’Italia del dopoguerra. La Cgil ha indetto uno sciopero generale e per la prima volta è stato agito senza il consenso esplicito e partecipato del principale partito di opposizione. Stiamo parlando della più grande organizzazione sociopolitica del Paese e dell’arma più classica del movimento operaio. Intorno si è creato il deserto politico. Un vuoto che ha spinto persino il più politicizzato dei sindacati a una manifestazione di indipendenza».

L’indifferenza dell’Onda, la Cgil: cos’è, un contagio?
«No, è che si difendono. I movimenti, compreso quello più classico dei lavoratori, si difendono dalla inesistenza della sinistra e da una contaminazione che allo stato non può che essere negativa, foriera di divisioni e/o di subalternità».

Questa indipendenza però avvantaggia la destra.
«Ma chi ne è il responsabile? È chiaro che se manca una proposta di alternativa, il vuoto viene coperto, per quanto contraddittoriamente, da esponenti di destra. Per cui Tremonti può apparire portatore di una tesi di sinistra quando critica la globalizzazione e nessuno è efficace nella critica ai suoi proponimenti perché nessuno è in grado di costruire un’alternativa complessiva al suo pensiero. Per cui un po’ di capitalismo compassionevole rischia di soppiantare un riformismo inesistente».

Lei non fa distinzione tra forze interne ed esterne al Parlamento: sono tutte responsabili di questa mancanza di proposta alternativa alla destra?
«Il Pd ha un’istanza sostanzialmente moderata, l’Idv sostanzialmente populista e giustizialista. Quindi entrambi non sono in grado di alimentare una reale dialettica parlamentare. Un’opposizione emendativa potrebbe esistere in un sistema politico ad alta densità parlamentare, che affida agli emendamenti una possibilità di articolare diversamente lo schieramento decisionale. Ma in un sistema tendenzialmente bipartitico, che ha svuotato il Parlamento della sua forza decisionale, un’opposizione che oscilla tra la moderazione dei contenuti e il populismo dell’invettiva è totalmente inidonea a valorizzare il Parlamento».

E le forze della cosiddetta sinistra radicale? Non potrebbero loro, benché fuori dal Parlamento, farsi portatrici di questa proposta alternativa?
«No perché si stanno rinchiudendo in ipotesi prevalentemente identitarie e quindi condannate all’impotenza. Ci sono al loro interno segmenti di proposte che mostrano una posizione concettualmente reale, ma allo stato sono soltanto dei brandelli».

Cosa ci vorrebbe, secondo lei, per modificare la situazione?
«Ci sarebbe bisogno di un vero Big bang, un ricominciare, perché questo non è il tempo della manutenzione».

Questo Big bang sa un po’ di attesa...
«Nelle culture messianiche c’è l’attesa attiva e partecipe. E comunque si può concorrere a maturare i tempi. Ad esempio mostrando di aver imparato la lezione dei nuovi movimenti, che hanno dentro di loro una cifra che non avevano quelli precedenti e che possiamo chiamare codice dell’indipendenza. Un modo per accelerare l’arrivo del Big bang è cioè quello di evitare soluzioni fondate sull’autosufficienza, di produrre una sorta di arcipelago di esperienze che innervino le basi della costruzione di questa sinistra e che mostrino nel loro prodursi tutta l’inadeguatezza dell’attuale assetto organizzato della sinistra politica italiana. Anzi, questo assetto è non solo inadeguato ma anche impedente, e quindi va spezzato».

Tra breve ci saranno le europee, e a seconda delle scelte che si compiono il Big bang può essere accelerato o rallentato...
«C’è il tempo della semina e della raccolta. Questo è il tempo della semina».
24 gennaio 2009
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pianogrande il 24/01/2009, 22:51

Insomma, la sinistra era LUI.
Via Bertinotti, la sinistra non c'è più.
Dopo di me il diluvio.
Chi è addetto a "seminare" spero guardi bene dova va a prendere i semi.
Se dovesse nascerne un'altra pianta vanesia, chiacchierona e inaffidabile, è meglio non arare neanche il campo.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pierodm il 25/01/2009, 0:51

Mi è capitato di difendere Veltroni e in un certo senso anche il PD - io che non credo a questo partito - dagli eccessi di critica, o da critiche personalistiche.
Quindi credo di avere qualche credito, se difendo Bertinotti, o almeno non posso essere immaginato come schierato pregiudizialmente dalla sua parte.

Stiamo attenti a non soffermarci sulla polemica, o sulle battute, verso il personaggio: quello che dice, non solo qui e adesso, merita più di qualche riflessione.
Voglio dire: in questa steppa seccagnosa alla quale siamo ridotti, gli "ideologi" e gli "strateghi", i colonnelli e i marescialli del centro-sinistra sono del livello dei Rutelli, dei Latorre, dei Parisi - e mi fermo qui per generosità.
Non è che ci sia tanto da fare gli schizzinosi verso un Bertinotti, con tutti i suoi limiti e i suoi errori che fanno giustamente pensare che sarebbe servita alla sinistra qualcosa di più e di meglio di quello che ha rappresentato la "sua" Rifondazione.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pianogrande il 25/01/2009, 2:20

Allora mi soffermo su un punto sul quale sono daccordo.
Ci vorrebbe veramente un "big bang".
Ormai, come per la classe politica in generale, anche per il PD deve succedere qualcosa di rivoluzionario (avevo messo le virgolette ma poi le ho tolte).
Non intendo salire sulle barricate ma, comunque, uno scossone fuori dalle normali procedure ci vuole e come.
La fondazione del PD non è stata quell'atto "rivoluzionario" (stavolta le metto) che ci era stato promesso.
Riportandomi al big bang direi che ci manca un'atto veramente "creativo".
Le intelligenze ci sono ma non sono organizzate ed armonizzate.
Forse una "fabbrica" del PD non c'è mai veramente stata se non a livelli stratosferici.
Il partito deve sbrigarsi a tornare tra la gente prima che la gente non lo riconosca più e lo tratti da corpo estraneo.
Nonostante il sistema elettorale, il riferimento sul quale lavorare e soffrire è il territorio non la segreteria.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda guidoparietti il 25/01/2009, 2:49

Non facciamo gli schizzinosi con Bertinotti. E d'accordo. Però con sincerità bisogna dirlo che non è che servisse solo qualcosa di più della sua rifondazione, è invece proprio che la sua rifondazione ha lavorato attivamente per autodistruggersi, e per distruggere le opzioni politiche della sinistra in italia.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda Paolo65 il 25/01/2009, 10:19

Bertinotti ha ragione quando dice che la sinistra non c'è più,nel senso che la sua sinistra è sparita.....meno male.
Quello che non comprende è che se oggi neppure la sua sinistra è sopravvissuta, molte delle responsabilità sono sue.
Per almeno 15 anni ha capeggiato RC con i risultati finali che oggi vediamo.
Insomma, ha fatto il suo tempo e resti in pensione.

Paolo
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda ranvit il 25/01/2009, 13:07

Concordo con Paolo e aggiungo che purtroppo dovrebbero andare in pensione anche la gran parte dei dirigenti del Pd!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pierodm il 25/01/2009, 13:14

Sono pienamente d'accordo con Pianogrande, e tutto sommato anche con gli altri, anche se non limiterei la riflessione critica alle vicende di Rifondazione.
Tra l'altro, dopo la scissione dei primi anni '90, io aderii a Rifondazione, pensando con un certo colpevole ottimismo che si trattasse davvero di "rifondare" la sinistra. Me ne sono allontanato dopo poco, vedendo che era niente di più che una reminiscenza, una specie di bioparco di vecchi militanti: in gran parte brave persone, ma ormai fuori dalla storia, sia pure per responsabilità che travalicavano la sfera personale.
L'unica modernità, ossia attualità, era rappresentata dal movimentismo dei centri sociali, più barricadero che politico, che da parte della nomenklatura del partito si cercava di conciliare e inglobare in una "nuova" visione della democrazia, ma finendo per fare solo del sindacalismo politico, che a sua volta si riduceva ad una versione di sinistra del pragmatismo minimalistico di destra.
In altri termini, tra la visione mondialistica delle analisi teoriche e il minimalismo sindacalistico della prassi, mancava la dimensione indispensabile per fare di una corrente di pensiero un partito: la dimensione politica.
Purtroppo la stessa mancanza ho riscontrato anche nel PDS e nelle sue successive trasformazioni, per finire col PD, in cui Veltroni e soci hanno ricreato la medesima discrasia tra teoria e pratica: con l'aggravante che la teoria (cioè la visione d'insieme) è più debole e confusa, perché vuole essere troppo ecumenica, e la prassi si confonde con la tendenza.
all'inciucio programmatico.

A Paolo e ad altri - e in generale, come problema in sé - una volta accettate in blocco tutte le critiche ai partiti come li abbiamo conosciuti, vorrei però chiedere: è "quella" sinistra che non volete, o è l'esistenza stessa della sinistra?
A me sembra di cogliere - per la verità più che "cogliere" mi sembra di constatare con evidenza - che da parte di molti c'è un rifiuto del concetto stesso di "sinistra".
Se questo è vero, mi pare assai improbabile che su questa base - con queste persone, pur rispettandone il libero pensiero - si possa costruire un partito come vorrebbe essere il PD, che sarebbe comunque difficile anche se le cose stessero diversamente.
pierodm
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda ranvit il 25/01/2009, 17:01

Piero : >A Paolo e ad altri - e in generale, come problema in sé - una volta accettate in blocco tutte le critiche ai partiti come li abbiamo conosciuti, vorrei però chiedere: è "quella" sinistra che non volete, o è l'esistenza stessa della sinistra?
A me sembra di cogliere - per la verità più che "cogliere" mi sembra di constatare con evidenza - che da parte di molti c'è un rifiuto del concetto stesso di "sinistra".
Se questo è vero, mi pare assai improbabile che su questa base - con queste persone, pur rispettandone il libero pensiero - si possa costruire un partito come vorrebbe essere il PD, che sarebbe comunque difficile anche se le cose stessero diversamente.<


Per quanto mi riguarda dipende da cosa intendi tu per sinistra e cosa intendo io....per me sinistra è quella europea del Pse che spazia tra Blair e Zapatero.
Per te?

Vittorio
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Re: In Italia la sinistra non esiste più

Messaggioda pinopic1 il 25/01/2009, 17:37

Premetto che sarei felicissimo di adottare per il Pd il programma integrale di Zapatero.
A parte il fatto che le posizioni di chi c'è tra Blair e Zapatero sarebbero considerate estremiste, velleitarie ed ideologiche dalle nostre parti, perché non dici tra il Partito Laburista e il PSOE? Perché i programmi di Blair e Zapatero e di quelli che stanno tra i due sono la sintesi delle posizioni presenti nei rispettivi partiti o la posizione prevalente ma non esclusiva. Adesso infatti Blair ha ceduto il passo a Gordon Brown e non si è verificata nessuna scissione nel partito.
Quindi il PD potrebbe avere un programma che sia una sintesi delle diverse posizioni esistenti al suo interno oppure la posizione prevalente democraticamente. E tra le diverse posizioni ci possono essere anche quelle alla Blair, quelle alla Zapatero, quelle intermedie e quelle non socialdemocratiche o laburiste.
Se invece in presenza di posizioni diverse si ipotizzano scissioni a destra o a sinistra, allora la paura della scissione porta all'immobilismo. E se posizioni anche più moderate di quelle di Zapatero sono considerate incompatibili con il PD, allora non resta che andare tutti a casa e affidarci a Casini per contrastare la destra.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
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