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Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda franz il 23/02/2015, 19:44

Robyn ha scritto:Forse non mi sono spiegato.Non si può usare il mobbing per costringere un dipendente ad andarsene.Se è un dipendente che ha scarso impegno nel lavoro si assenta senza giustificazione oppure commette ripetute infrazioni disciplinari si può procedere al recesso del rapporto di lavoro,non si possono invece usare vessazioni e persecuzioni non è possibile in nessun caso giustificare questi comportamenti vessatori chi li mette in atto ne paga le conseguenze

Il tema di questo thread (forse non si è capito) è la On Demand Economy.
In questo contesto non serve, in quanto inutile, costrungere un dipendente ad andarsene.
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda mariok il 23/02/2015, 20:10

Tornando al tema del thread, non sono tanto sicuro che il lavoro a chiamata possa divenire il modello organizzativo prevalente.

Oltre il contenimento dei costi, esistono anche altri fattori di competitività delle aziende: uno di questi, spesso trascurato qui in Italia, è il know-how. E mi sembra difficile, tranne che nelle attività mature ed a basso valore aggiunto, mantenere le competenze ad un elevato livello, senza una continuità del rapporto di lavoro.

Nella mia modesta esperienza, ho visto che puntare unicamente sulla riduzione del costo del lavoro, non si è rivelato alla lunga una scelta strategica vincente.

E' vero solo in teoria che si può scaricare il costo della formazione professionale sulle strutture pubbliche. In pratica, le competenze che fanno la differenza (non solo individuali, ma anche "di gruppo di lavoro") fanno parte del patrimonio di un'azienda e vanno trattate come tali.
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda pianogrande il 23/02/2015, 20:31

In effetti, il lavoro on demand vale solo per mansioni di bassissimo livello o per prestazioni di alto livello ma estemporanee come in tanti aspetti della formazione o per consulenze saltuarie e di dettaglio.

Certamente non assumo un ingegnere iscritto all'albo per farmi fare il progetto di una struttura e, per le pulizie, mi rivolgo a una impresa.
Non assumo un consulente di relazioni umane per far fare un corso di una settimana ai responsabili di uffici o reparti.

Ci sono però prestazioni che richiedono anni di esperienza, continui aggiornamenti e armonizzazione tra le competenze e lì non si può troppo giocherellare.
Ho avuto discussioni animatissime con aspiranti geni che sostenevano che un elettricista o uno strumentista si trova nel giro di mezzora.
Come se bastasse aver fatto la scuola radio elettra per mettere le mani su un impianto mai visto e interagire con altro personale operativo.

In questi ultimi casi, la libertà di licenziare può essere utile sopratutto per selezionare il personale.
Non è neanche quello un elemento secondario.
Si può semmai discutere se i parametri di selezione siano solo di tipo tecnico o anche di altro tipo.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda franz il 24/02/2015, 8:34

È chiaro che un'azienda ha comunque la necessità di contare su una base costante e solida di personale a tempo indeterminato. Poi oltre alla on demand economy, ci sono le collaborazioni tra aziende, le Reti d'Impresa.
In pratica si assiste ad una riduzione del posto fisso, che pero' non sparirà, ed un aumento delle collaborazioni sia estemporanee sia strategiche. Nulla vieta che in una Rete d'impresa ci sia una media ditta italiana, una francese, un'università, diversi professionisti free lance.
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda mariok il 24/02/2015, 11:24

La flessibilità nell'utilizzo di certe prestazioni "no core" mi sembra già abbastanza praticata. A nessuna azienda verrebbe oggi in mente di assumere gli addetti alle pulizie o dei formatori. Le reti basate su un mix di aziende e consulenti sono già una realtà. Fa parte della libertà del mercato di organizzarsi al meglio per elevare efficienza e competitività.

Altro discorso è utilizzare dei lavoratori a chiamata, scaricandone parte dei costi sulla collettività. Il sistema a rete deve trovare le sue convenienze con la sua capacità di ottimizzazione delle risorse, non con l'aiuto del denaro pubblico.

Così come una più trasparente disciplina dei subappalti e delle cessioni di rami d'azienda, dovrebbe evitare operazioni spesso al limite del banditismo. Di esempi ce ne sono stati e ce ne sono, come le operazioni di Tronchetti sul patrimonio edilizio della Telecom a danno dei piccoli azionisti o i subappalti nelle commesse pubbliche finalizzati alla corruzione.
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda franz il 24/02/2015, 13:16

mariok ha scritto:Le reti basate su un mix di aziende e consulenti sono già una realtà. Fa parte della libertà del mercato di organizzarsi al meglio per elevare efficienza e competitività.

Sì, certo ma fa parte anche di una necessità legale (civilistica e contrattuale) di definire queste Reti (capitale, utili, gestioni, responsabilità) inquadrando il tutto nel Codice Civile, direi.
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