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Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

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Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda franz il 18/02/2015, 15:30

Uber e l’innovazione nel mercato del lavoro: il futuro a tutele decrescenti

Economia & Lobby
di Massimo Famularo | 15 febbraio 2015 sul FattoQuotidiano

Nel bene e nel male Uber continua a far parlare di sé, tuttavia tra un rigurgito luddista e qualche entusiasmo di maniera, non si mette a fuoco a sufficienza l’impatto dirompente che in prospettiva l’affermarsi della On Demand Economy* potrebbe avere anche sul mondo del lavoro.

Come evidenziato in un editoriale dell’Economist di qualche settimana fa, questo fenomeno globale potrebbe rivoluzionare il modo in cui concepiamo tradizionalmente la struttura delle imprese e soprattutto il rapporto tra queste e i lavoratori, per i quali si prospetta un futuro a tutele decrescenti.

In quest’ottica andrebbero letti anche alcuni fenomeni “locali” quali la telenovela senza fine sull’art 18 e il Jobs Act (avevo affrontato il tema anche in questo post).
Questa volta la spinta non viene dai “perfidi padroni” o dagli infami “turboliberisti” come piacerebbe a qualche nostalgico marxista (che oggi per pudore si fa chiamare impropriamente keynesiano), ma si tratta dell’effetto combinato dell’innovazione tecnlogica e della maggiore disponibilità di lavoro flessibile.

Il meccanismo è semplice: la tecnologia consente di ridurre drasticamente i costi di transazione tra gli individui e questo rende possibile la sostituzione di imprese, che impiegano lavoratori a tempo pieno, con “piattaforme”, che semplificano e velocizzano la conclusione di accordi tra gli individui. Riducendo l’intermediazione operata dalle imprese tradizionali, si riduce anche il fabbisogno di lavoratori a tempo pieno impiegati da quelle aziende che possono godere di ferie retribuite, indennità di malattia, etc.

I beneficiari principali di questo fenomeno, oltre ai consumatori, che possono ottenere servizi a prezzi più bassi e con un livello di personalizzazione e di tempestività inconcepibili fino a pochi anni fa, sono quei lavoratori che per scelta o per necessità preferiscono relazioni lavorative più flessibili quali ad es esempio, studenti-lavoratori, genitori che vogliono dedicare più tempo ai propri figli, anziani che non vogliono ancora andare definitivamente in pensione, ma soprattutto coloro che, non avendo alternative, in mancanza di queste opportunità flessibili, sarebbero destinati alla disoccupazione.
Per converso, i proprietari e i dipendenti delle imprese che subiscono la concorrenza delle nuove piattaforme vedranno peggiorare la loro posizione.

Dovremmo leggere politicamente questo nuovo trend dell’economia globale? Si tratta di una guerra al ribasso tra poveri? Qual cosa che dovremmo in qualche modo contrastare, magari con interventi normativi volti a conservare le “conquiste” dei lavoratori moderni?

Come sempre la risposta è che in teoria è di certo possibile provare a intervenire, quanto poi sia praticamnte realizzabile farlo e, non da ultimo, se sia o meno giusto è questione molto più complessa. Ha senso impedire per legge ai telefoni cellulari di scattare fotografie? Eppure la concorrenza sleale di cellulari e tablet ha inferto un duro colpo ai produttori di macchine fotografiche di largo conumo. Quelle stesse macchine digitali che hanno spazzato via l’epoca della pellicola fotografica. Dovremmo restingere l’utilizzo delle email perchè hanno ridimensionato i volumi del traffico via fax e posta tradizionale?
La domanda più generale che dovremmo porci, tutte le volte che affiora la tentazione dirigista di stato (sempre con le “migliori” intenzioni sia chiaro) è se ha senso limitare la libertà individuale di tutti, con riferimento alla sfera delle scelte di carattere economico, in nome della tutela di una minoranza arbitrariamente scelta.

Questo per non affrontare spinosissime di equità: chi ci dice quale sia la scelta più giusta, dovendo scegliere tra una serie di minori benefici per alcuni individui in cambio della minore disoccupazione altri? Cosa è meglio e in base a quale criterio? Quel che possiamo osservare è che esiste una sensibile possibilità che molti lavoratori, nelle economie più sviluppate, vedano gradualmente ridursi una serie di benefit e tutele istituite in una precisa fase storica. Riusciranno i governi nazionali a predisporre le adeguate reti di protezione per limitare gli effetti indesiderati di questo processo?

Leggete in giro di qualcuno che si stia anche solo ponendo il problema?

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... ce=message
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda pianogrande il 18/02/2015, 17:48

L'articolo termina con una domanda saputella che è, invece, una domanda del cavolo.
Chi glie lo ha detto all'articolista che nessuno pone il problema?
Ma se se ne parla tutti i giorni.

Una legge che vieti ai cellulari di scattare foto sarebbe una legge che non crea certo nuova ricchezza ma che la distribuisce in modo più allargato (tra i fabbricanti di cellulari e quelli di macchine fotografiche).
Avrebbe solo un difetto e cioè che dovrebbe valere in tutto il pianeta satelliti compresi se no servirebbe solo a far chiudere sia le fabbriche di cellulari che quelle delle macchine fotografiche di quell'idiota di paese che dovesse fare una legge del genere.

Da giovincello avevo qualche simpatia per quella che allora si chiamava la sinistra extraparlamentare ("gruppettari" era il termine dispregiativo che si usava in un certo ambito PCI).
Lo sapete quale è stato lo slogan che mi ha fatto scappare a gambe levate?
"Rigidità della forza lavoro" (testuale).

Non l'ho solo sentito.
L'ho sperimentato sulla mia pelle di tecnico di belle speranze.

Durante una prova di una apparecchiatura che doveva aumentare la produzione, il rigido operaio addetto, non travasava il prodotto pronto perché (anche questo testuale) non era ora.

Cioè, qualcuno decideva quanta produzione doveva uscire da una linea e potevi avere alle spalle anche la portaerei Saratoga ma quella produzione usciva.

E il confezionamento automatico?
"Ritmi giapponesi" gridava qualcuno mentre i sacchi pieni gli arrivavano belli e pronti.

Sono trascorse ere geologiche.

Prima di andare in pensione, ho fatto in tempo a vedere gente (anche se non della mia fabbrica) che veniva chiamata settimana per settimana.

Ormai, l'unica tutela è che di te ci sia bisogno.

Tranne qualche milionata di statali, ovviamente.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda Robyn il 18/02/2015, 20:40

I decreti attuativi del job act ristabiliscono il principio di proporzionalità tra la sanzione discplinare inflitta e il licenziamento.Per ristabilire correttamente un principio di propozionalità senza che si determini incertezza i ccnl dovrebbero prevedere che è possibile il licenziamento dopo tre warnig come in Uk ovvero tre infrazioni disciplinari nel corso di un anno,non si puo pretendere di applicare il principio di proporzionalità in tutti i casi ed escluderlo per i lavoratori.Poi può esserci l'opting out in cui è il giudice che sceglie di optare per l'indennizzo anziche per la reintegrazione anche se il lavoratore avrebbe diritto alla reintegrazione.Se si formula così l'art 18 è possibile esterderlo anche alle piccole aziende
Ultima modifica di Robyn il 18/02/2015, 21:15, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda franz il 18/02/2015, 20:58

pianogrande ha scritto:"Rigidità della forza lavoro" (testuale).

Detta anche "Salario = Variabile Indipendente".
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda Robyn il 18/02/2015, 22:11

Quando ho cominciato a lavorare ho conseguito la qualifica di lavoratore comunista,mi pare che i regolamenti non vietino questo tipo di qualifica
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda Robyn il 19/02/2015, 21:03

In quest'articolo si parla in breve di contratti individuali o liberi dove la parte datrice e il lavoratore possono decidere di regolare liberamente il rapporto di lavoro.Partendo dal fatto che sui contratti liberi sono d'accordo allo stesso tempo non se ne può parlare perche il rischio è di trovarsi con regolazioni fatte male come del resto l'ultima riforma del lavoro che avrebbe bisogno di una regolazione più organica,e criticando poi,non ci vuole molto a passare per conservatori quando in realtà si scontrano riformismi di natura diversa.Per poter avere un contratto libero e necessario che come premessa si entri nel mercato del lavoro con un contratto standart e indeterminato e solo dopo le parti,parte datrice e lavoratore possono stabilire di comune intesa quali possono essere le parti del contratto che possono essere cambiate,flessibilità dell'orario di lavoro ed altre cose.Infatti se si stabilisse che il contratto libero può esserci già in ingresso il lavoratore si troverebbe in una situazione di debolezza nel contrattare anche se i contratti liberi fossero a numero chiuso o a quote
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda flaviomob il 19/02/2015, 23:29

Riusciranno i governi nazionali a predisporre le adeguate reti di protezione per limitare gli effetti indesiderati di questo processo?


Eh già bella forza: i privati devono risparmiare e Pantalone deve pagare. Privatizzazione dei profitti, socializzazione delle perdite. Che idea geniale. Gli effetti indesiderati di questo processo? Li vediamo già dal 2007: caduta dei redditi reali, dei consumi, del PIL, disoccupazione, recessione.


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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda franz il 20/02/2015, 9:14

Flavio, mi pare che dimentichi che Pantalone (a parte quando fa debiti, che sono tasse future) paga sempre con i soldi che ha ricevuto ora dai privati. Lo stato non ha risorse sue. Usa (spesso male) le risorse nostre.
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda Robyn il 20/02/2015, 14:14

Senza redditi accettabili senza tempo libero non c'è libertà,la libertà sarebbe solo appannaggio dei ricchi.I contratti liberi dovrebbero esserci solo dopo un contratto standart e indeterminato i cui cambiamenti d'intesa fra parte datrice e lavoratore devono essere sempre nei limiti della costituzione.Il liberismo senza regole è il principale nemico della libertà che può demolire i partiti di csx in europa
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Re: Il futuro del mercato del lavoro: tutele decrescenti?

Messaggioda franz il 20/02/2015, 18:39

Ma cosa c'entra il tempo libero?
In una settimana ci sono 7 giorni di 24 ore.
Che fa 168.
Se ne lavorano tra 35 e 40 in media, come dipendente.
A spanne tra il 21 ed il 24%.
E con una produttività che in Italia è tra le piu' basse d'europa.

O si impara ad essere produttivi (lavorare meglio) oppure se uno vuole avere reddito deve lavorare di piu'.
Terzium non datur.
Ma non mi pare che manchi il tempo libero. :o
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