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Tragedie dimenticate

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Tragedie dimenticate

Messaggioda franz il 22/01/2009, 13:24

Lontano dai riflettori dei media, ogni tanto arrivano rare notizie da paesi in cui muoiono a decine e centinaia di migliaia.
Muoiono per malattie evitabili, per fame o per conflitti tribali che fanno vittime ignote, che quasi nessuno conta.

Ginevra, 11:13
ZIMBABWE: SI ESTENDE EPIDEMIA COLERA, PIU' DI 2.700 MORTI
Oltre 2.700 morti: e' questo l'ultimo tragico bilancio dell'epidemia di colera che ha colpito lo Zimbabwe. L'Organizzazione mondiale della Sanita' (Oms) ha lanciato il nuovo allarme avvertendo che nel Paese africano potrebbero essere gia' state infattate quasi 50 mila persone, con una rapida estensione della malattia dalle citta' alle aree rurali. Gli ultimi 260 decessi si aggiugono ai 2.495 accertati da quando era scattata l'emergenza, a fine novembre. L'agenzia dell'Onu per il coordinamento umanitario (Ocha) ha sottolineato come le misure di prevenzione non stiano dando ancora i risultati auspicati.
(22 January 2009)


La tragedia piu' grande pero' è avvenuta anni fa, con la distruzione del sistema agricolo, prima fiorente, dovuta allla confisca delle fattorie gestite allora dai bianchi ad opera di Mugabe e date in gestione a parenti ed amici incompententi.
Da qui carestie ed ora malattie. Se Mugabe fosse un despota sotto il controllo americano, stiamo sicuri che se ne parlerebbe tutti i giorni. Invece i protettori sono Russia e Cina.
http://www.loccidentale.it/articolo/le+ ... re.0055415
http://www.repubblica.it/2008/04/sezion ... zioni.html

Mugabe ha saputo scegliere bene i suoi protettori?
Franz
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Re: Tragedie dimenticate

Messaggioda Stefano'62 il 22/01/2009, 14:02

franz ha scritto:Lontano dai riflettori dei media, ogni tanto arrivano rare notizie da paesi in cui muoiono a decine e centinaia di migliaia.
Muoiono per malattie evitabili, per fame o per conflitti tribali che fanno vittime ignote, che quasi nessuno conta.

E' vero,che tristezza,come se ci fossero vittime di serie A e altre di serie B.
E la responsabilità è di tutti,a partire dai media che mettono in prima pagina le risse,il manuale per diventare una velina,o al limite notizie politicamente finalizzate,ma anche nostra che proprio quelle notizie vogliamo.

Stefano
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Re: Tragedie dimenticate

Messaggioda pinopic1 il 22/01/2009, 15:06

Se non avessimo affrontato l'argomento annozero santoro non ne avremmo parlato (scritto) neanche questa volta. Meglio trasmissioni faziose che trasmissioni alla marmellata di fragole e tutti vissero felici e contenti.
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Re: Tragedie dimenticate

Messaggioda mauri il 22/01/2009, 15:22

vero
quindi sarebbe ipotizzabile che se non esistessero usa cina russia tutto questo non avverrebbe?
o forse i piccoli stati sarebbero in continuo conflitto per espandersi e alla fine risalterebbero fuori i tre
certo che di questo passo non arriveremo ai 12miliardi previsti
ciao, mauri
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Re: Tragedie dimenticate

Messaggioda pinopic1 il 22/01/2009, 16:16

"Se Mugabe fosse un despota sotto il controllo americano, stiamo sicuri che se ne parlerebbe tutti i giorni. Invece i protettori sono Russia e Cina."

Però la Russia non è più comunista da tempo e la Cina non lo so. Quindi bisogna vedere chi oggi usa due pesi e due misure e perché. Oppure oggi non farebbe notizia neanche se Mugabe fosse sotto il controllo americano.
Però c'è anche da considerare che è frequente vedere che fatti che avvengono in paesi lontani geograficamente, culturalmente e poco importanti nell'economia mondiale non interessano e comunque hanno un impatto emotivo molto attenuato; indipendentemente da chi sono i protettori o i carnefici.
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Conflitti dimenticati

Messaggioda franz il 28/01/2009, 9:10

Dalle "due notizie" di Crepaldi:

qualche giorno fa è stata presentata la terza ricerca sui conflitti dimenticati dal titolo "Nell’occhio del ciclone". Il lavoro, curato da Caritas Italiana, in collaborazione con il settimanale “Famiglia Cristiana” e il quindicinale “Il Regno”, approfondisce in particolare il legame tra conflittualità armata organizzata e degrado ambientale, tra povertà e cambiamenti climatici.

Nel corso degli ultimi dieci anni il numero di guerre è andato gradualmente calando, sia pure in modo non uniforme. I dati parlano di 24 conflitti attivi all’inizio del 2008, tra cui solamente cinque guerre con più di 1000 morti per anno, il numero più basso dalla fine della Guerra fredda. Nel decennio 1990/2000, 17 dei 33 paesi più poveri del mondo hanno subito guerre civili.

Uno degli elementi che emergono dalla ricerca risiede nella complessità delle attuali situazioni di conflitto ed emergenza umanitaria. Uno degli indicatori della complessità risiede nel crescente numero di situazioni in cui si
combinano disastri naturali, violenza e guerra. Da un lato i disastri ambientali costituiscono, di per sé, una situazione di conflitto e di rischio per la vulnerabilità e la sopravvivenza. In altri casi, un’emergenza di tipo ambientale può determinare una situazione di conflitto armato: si pensi agli effetti indotti dai cambiamenti climatici, dai disastri naturali e dalla lotta per il controllo delle risorse naturali ed energetiche. In particolare, acqua e petrolio rappresentano gli esempi più eclatanti. Si pensi al conflitto per il controllo delle rendite petrolifere nel Delta del Niger, oppure alle lotte causate o aggravate dalle tensioni idriche (come nel caso della Mauritania, del Mali, dell’Etiopia, dei territori palestinesi). Anche altri tipi di risorse possono scatenare una situazione di conflitto, si pensi alla lotta per i diamanti in Angola e Sierra Leone, al traffico di cocaina in Colombia, al mercato dell’oppio in Afghanistan, ecc.

La dimensione dei media è stata sondata attraverso un monitoraggio su radio e televisioni italiane e su alcune testate giornalistiche internazionali presenti su Internet. Le notizie sui tre conflitti/disastri «dimenticati» (Sudan, Pakistan, Colombia), corrispondono allo 0,3% di tutte le trasmissioni radio-televisive trasmesse in Italia dal luglio 2004 al dicembre 2007. I dati confermano l’esistenza di situazioni di emergenza umanitaria dimenticate da parte dei media radio-televisivi italiani, con una piccola sorpresa, costituita dalla buona copertura radiotelevisiva registrata dal Pakistan. Viene confermata la logica secondo cui la “notiziabilità” è ormai fortemente legata ad “eventi spettacolari”, cosicché l’attenzione mediatica è più forte quando viene rilevato un evento tragico (ambientale e/o umanitario), che diventa notizia per il breve periodo di apparizione della notizia.

La ricerca ha anche previsto un sondaggio sulla popolazione italiana, da cui si apprende – anche evidentemente in conseguenza di un sostanziale silenzio massmediatico - che il 20% degli italiani non è in grado di indicare alcun conflitto armato del pianeta risalente agli ultimi cinque anni. Vengono rimosse guerre come quella dell’Iraq, dell’Afghanistan, della Palestina/Israele. Rispetto alla stessa rilevazione effettuata nel 2004, la percentuale di oblio aumenta di ben tre punti. Le nuove generazioni sono quelle meno informate: il 30% dei giovani non ricorda alcuna guerra. E questo nonostante l’utilizzo di Internet per informarsi sui conflitti
sia passato, negli ultimi quattro anni, dal 6 al 16%.

L’indagine mette inoltre il dito nella piaga relativamente alle risorse destinate ad aiuti allo sviluppo. I governi mondiali, nel summit mondiale di Rio de Janeiro (1992), adottarono un programma d’azione che includeva, tra l’altro, il raggiungimento di una quota di aiuti pari allo 0,7% del prodotto interno loro (per i paesi più ricchi). Tra il 2006 e il 2007, l’apporto dell’Italia agli aiuti allo sviluppo mondiale è caduto del 3,6%, passando in termini assoluti da 3.641 milioni a 3.509 milioni di dollari. Tale somma costituisce un magro 0,19% del Pnl italiano, meno della metà della media degli Stati europei, membri del Comitato di assistenza allo sviluppo (0,46%).

Ad avviso di Antonio Sciortino, direttore di “Famiglia Cristiana” i conflitti sono dimenticati perché “le responsabilità sono diffuse. E quelle dei media sono altissime […] bisogna che la politica, la cultura, i media di interroghino su quali sono le cause, su chi sono le vittime e chi i colpevoli. La situazione attuale (la forbice che aumenta tra ricchi e poveri) porta ragionevolmente a pensare che le sfide che ci attendono in campo umanitario diventeranno sempre più complesse. Già il numero dei rifugiati e degli sfollati è in aumento e si tratta di persone che hanno un nome un cognome una famiglia, progetti e sogni. Nessuno di noi può far finta di niente, nessuno di noi può dire non mi interessa, nessuno di noi può chiudere la porta. E non basta metter mano ogni tanto al portafoglio e dare qualcosa alla Caritas. Bisogna anche stimolare la politica ad essere più responsabile nelle azioni economiche, negli accordi internazionali sul commercio, nella considerazione dei diritti umani. Per evitare che a livello popolare si diffondano impotenza, sconforto, assuefazione. E passi l’idea che il mondo comunque debba stare fuori dalla porta della nostra casa.”
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Re: Tragedie dimenticate

Messaggioda franz il 30/01/2009, 9:02

Sette milioni di persone, secondo il Pam, dipendono dagli aiuti
Manca il lavoro, medici e insegnanti fuggono all'estero

Lo Zimbabwe ridotto alla fame
Metà popolazione nutrito dall'Onu

di DANIELE MASTROGIACOMO

Lo Zimbabwe è ridotto alla fame. Fame vera. Cibo che non si trova, che costa troppo caro. Oltre al dramma del colera ormai fuori controllo (3100 morti, 57 mila contagiati), ad un governo fantasma che non si riesce a formare da sei mesi, oltre ad un'inflazione che ha raggiunto l'iperbolica cifra di 231 milioni per cento, i 12 milioni di abitanti dell'ex granaio dell'Africa adesso si trovano a fare i conti con problemi di nutrizione quotidiana.

Sette milioni di abitanti, sostiene un allarmato rapporto del Pam, per sopravvivere dipendono da un aiuto alimentare. Hanno bisogno di assistenza, devono ricorrere agli aiuti degli organismi internazionali e delle ong che a fatica distribuiscono cibi primari e medicine di base. Il Pam, spiega il portavoce del Programma alimentare mondiale nell'Africa australe, Richard Lee, aveva inizialmente previsto che cinque milioni di abitanti dovevano essere sostenuti entro giugno di quest'anno. Ma la gravissima crisi economica e alimentare del paese ha fatto rivedere al rialzo questa stima e ad anticipare i tempi.

Già oggi, a fine gennaio, il Pam è costretto a razionare gli aiuti per riuscire a sfamare tutta la popolazione bisognosa. Ogni famiglia riceverà solo 5 chili di cereali al mese, rispetto ai dieci ottenuti fino a dicembre scorso e ai 12 distribuiti nel 2008. Se a questo drammatico dato si somma anche il tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 94 per cento della popolazione attiva, non è esagerato parlare di disastro umanitario. Soltanto 480 mila persone, su una popolazione di 12 milioni di abitanti, avrebbero un lavoro pagato. Male e poco, ma pagato. Il resto, praticamente la stragrande maggioranza, resta a zonzo tutto il giorno, spesso tappata in casa perché non è in grado di comprare niente.

Molti hanno rinunciato al lavoro, come i docenti, gli infermieri e i medici, perché il biglietto del bus con cui si spostano ogni mattina costa più di quanto percepiscono ogni mese. Tra i sei e i sette milioni sono fuggiti nei paesi vicini.

Il governo corre di nuovo ai ripari. Ma con soluzioni tampone che servono solo a rinviare un dramma che domani sarà ancora più grave. Il ministro delle Finanze ha autorizzato l'uso del dollaro statunitense come moneta corrente. Nessuno, nemmeno i piccoli commercianti, i venditori ai mercati, accetta più la moneta locale. La continua emissione di biglietti di taglio sempre più grande, fino ai trilioni, per evitare che la gente facesse le piccole spese quotidiane portandosi valige di carta straccia, non è servita a nulla. La decisione, che provocherà un altro balzo del tasso d'inflazione, è stata presa quando il prezzo di una pagnotta è arrivato a tre miliardi di dollari zimbabwesi.

Dopo l'ultimo, lunghissimo vertice mediato dal Sudafrica, è stato raggiunto un accordo per la formazione di un governo. Il presidente Robert Mugabe e il leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai hanno accettato l'idea di un compromesso. Grazie alle pressioni dello stesso presidente statunitense Barack Obama, che ha chiamato il presidente sudafricano invitandolo ad accelerare i tempi, è stata accolta la data del 12 febbraio prossimo come termine ultimo per il giuramento dell'esecutivo. Tra molti malumori e il dubbio che, una volta formato un governo, le grandi scelte per risollevare il paese dalla catastrofe saranno al centro di nuove e infinite trattative.

(29 gennaio 2009)
www.repubblica.it
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Oltre 11 milioni di profughi in Africa centrorientale

Messaggioda mauri il 19/05/2009, 11:13

cui si aggiungo i pakistani, cingalesi e chissà quanti altri
ma se vogliamo fare i cinici... ma si facciamolo
ringraziamo queste persone che ci permettono di essere ricchi e che ci permettono di sfruttarli per benino, di essere qui a raccontarla perchè se così non fosse saremmo come loro, poveri e miserabili
eppoi cosa sono 15milioni, niente a fronte dei 6 miliardi che siamo
ciao, mauri




Oltre 11 milioni di profughi in Africa centrorientale, dice Onu

Il numero di civili profughi a causa dei conflitti e dei disastri naturali nell'Africa centrorientale è attualmente superiore a 11 milioni. Continua a leggere questa notizia

Lo hanno riferito ieri le Nazioni unite.

Il bilancio è cresciuto recentemente a causa di numerosi attacchi contro civili nella Repubblica democratica del Congo (Drc) sferrati dai ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore e delle ostilità ancora in corso in Somalia, ha spiegato l'ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha).

Il dato di 11 milioni comprende il numero di rifugiati e le persone profughe all'interno del Paese in 16 stati dell'Africa centrale e orientale.

Il Sudan è quello che conta il maggior numero di profughi, oltre 4 milioni di persone, mentre in Somalia e Drc si parla di oltre 1,3 milioni di persone ciascuno, riporta l'Onu.

Altri paesi da cui la popolazione è fuggita includono Burundi, Repubblica africana centrale, Chad, Etiopia, Kenya e Uganda.

Gli stati che ospitano il maggior numero di rifugiati nella regione sono Chad, Kenya, Sudan e Tanzania, aggiunge l'Ocha. Ognuno di questi paesi dava asilo alla fine di marzo a 250.000 rifugiati.

I civili sono stati spinti a fuggire soprattutto da conflitti tra i diversi stati e, in misura inferiore, da disastri naturali come siccità e inondazioni, spiegano le Nazioni Unite.
http://it.notizie.yahoo.com/4/20090519/ ... 02f96.html
mauri
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Re: Oltre 11 milioni di profughi in Africa centrorientale

Messaggioda franz il 19/05/2009, 11:58

mauri ha scritto:ma se vogliamo fare i cinici... ma si facciamolo
ringraziamo queste persone che ci permettono di essere ricchi e che ci permettono di sfruttarli per benino, di essere qui a raccontarla perchè se così non fosse saremmo come loro, poveri e miserabili

No, non ritengo che questo sia cinismo. È molto peggio. È una solenne cantonata.
Se noi siamo come siamo lo dobbiamo alle nostre conoscenze, alla scienze ed alla tecnologia, ai capitali accumulati in vari secoli e fatti fruttare, capitali fatti non solo di soldi ma soprattutto di conoscenze, lo dobbiamo al nostro lavoro, fatto da milioni di lavoratori, in micro, media, grandi aziende, contadini, operai, impiegati, artigiani, manager, commercianti, alle nostre università, al nostro sistema democratico.
Nessuno ci "permette" di essere quello che siamo. Ce lo siamo presi da soli in un cammino lungo secoli.
Stavamo meglio di tanti popoli già al tempo dei greci e dei romani.
Poi l'esplosione si è avuta con l'illuminsimo e con la rivoluzione industriale.
L'idea che loro siano poveri perché noi siamo ricchi è forse romantica ed apprezzabile da chi di cuor suo soffre di complessi di colpa ma è profondamente sbagliata.

Se noi siamo quello che siamo principalmente è merito nostro.
Se abbiamo sconfitto malattie come il vaiolo, che in 10'000 anni ha fatto pare un miliardo di morti, è merito nostro.
Se oggi siamo quasi 7 miliardi e non un miliardo e mezzo come 100 anni fa, è merito nostro, del nostro sistema di argicoltura industrializzata.
Se oggi la percentuale agiata del pianeta arriva al 50%, mentre solo 30 o 40 anni fa era a malapena il 20%, è merito nostro.

Ciao,
Franz
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Re: Oltre 11 milioni di profughi in Africa centrorientale

Messaggioda Stefano'62 il 19/05/2009, 12:58

franz ha scritto:Ce lo siamo presi da soli in un cammino lungo secoli.

Appunto,ce lo siamo preso,anche quando non ne avevamo il diritto.
La terra agli indiani,le risorse produttive agli altri Paesi durante il colonialismo,e tanti altri esempi che stanno scritti nei libri di storia:ognuno dei Paesi oggi "sviluppati" ha avuto la sua Accumulazione Originaria del capitale;e solo poche volte questo processo è coinciso anche con un miglioramento delle condizioni dei "derubati".

Ciao
Stefano'62
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