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Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda flaviomob il 02/02/2015, 12:27

da Repubblica:

L'Europa ha troppo da farsi perdonare per non ascoltare Atene
di MAURIZIO RICCI
L'Europa ha troppo da farsi perdonare per non ascoltare Atene Il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, incontra il nuovo ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis

ROMA - Il 16 per cento dei tedeschi, dice un sondaggio, è favorevole a tagliare il debito greco. Un altro 33 per cento è pronto ad allungare le scadenze. Insomma, un tedesco su due è ben disposto verso un dialogo con Tsipras e Syriza. Un po' meno - il 43 per cento - è contrario ad ogni concessione al nuovo governo di Atene.

Come sempre con il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, si può giudicare in vario modo la spaccatura registrata dai sondaggi. Ciò che conta, tuttavia, è che questa immagine serena e disponibile di buona parte dell'opinione pubblica tedesca non è quella, arcigna e intransigente, che ci rimandano i giornali di Berlino o Francoforte e, per questa via, la grande stampa internazionale e che rimbalza negli atteggiamenti dei leader politici della Germania di oggi. E' uno dei motivi per credere che, per quanto serio e importante, il braccio di ferro con il nuovo governo di Atene non sfocerà nel dramma. Il secondo, più importante, è che sulla Grecia e sulla tragedia della sua economia, l'Europa e gli organismi internazionali hanno molto da farsi perdonare.

Ha da farsi perdonare il Fondo monetario internazionale che, ripetendo l'errore della crisi asiatica del 1998, ha imposto sull'economia di Atene uno strangolamento di austerità, senza riuscire a calcolarne l'impatto. Gli economisti del Fondo, su questo punto, hanno già chiesto scusa. Hanno ancor più da farsi perdonare Bce e Commissione di Bruxelles che hanno costretto Atene ad
imboccare una strada che poteva essere evitata. Si parla molto, in questi giorni, dei 260 miliardi di euro prestati dall'Europa alla Grecia. Quei soldi, il governo di Atene, l'economia greca e i greci in genere non li hanno mai visti. Come ha documentato uno studio di Macropolis, solo l'11 per cento dei fondi europei sono arrivati alla Grecia. E gli altri 230 miliardi? Sono serviti a pagare i debiti della Grecia verso le banche europee (soprattutto tedesche e francesi) che avevano, incautamente, largheggiato nei prestiti. In altre parole, i governi europei hanno prestato 230 miliardi alle banche dei propri paesi, per evitare pericolosi scricchiolii.

Non è stato l'unico caso. Una storia della crisi europea dovrà ricordare che, allo stesso modo, il governo irlandese fu costretto a caricarsi i debiti delle banche, invece di lasciarle fallire e affossare, di conseguenza, i bilanci delle banche (tedesche e francesi) che si erano esposte verso gli istituti di Dublino. Sarebbe stato, probabilmente, più efficiente lasciare che queste banche fallissero e utilizzare i 230 miliardi per salvare le banche (tedesche e francesi) esposte verso la Grecia. E' stato lo stesso un megasalvataggio che andrebbe, forse, ricordato, nel momento in cui l'Europa guarda con tanto rigore a casi come quelli del Monte Paschi.

E' interessante notare che, solo dopo che le banche erano rientrate da un'esposizione così vistosa, l'Europa ha dato il via libera al default di Atene sui debiti verso privati. E che, solo dopo che le banche erano rientrate da un'esposizione così vistosa, i politici tedeschi hanno cominciato a premere con forza perché, nella mappa dell'unione bancaria europea, fosse chiaro che i creditori privati sarebbero stati lasciati a mollo, in caso di crac bancario.

Ancora più inquietante è la terza cosa da farsi perdonare. L'agenda delle riforme imposte alla Grecia fa venire in mente gli esperimenti sadici di film antichi come Il gabinetto del dottor Mabuse. Più esattamente, viene da chiedersi in nome di quale ideologia politica, la Troika, nella distrazione del resto d'Europa, abbia imposto alla Grecia misure che, anche a fatica, non si riesce a collocare nel contesto politico e sociale europeo. Un esempio su tutti: quale dottrina politica consente di togliere l'assistenza sanitaria ad uno, solo perché è disoccupato da più di un anno? Perché, dopo aver perso il lavoro e ogni fonte di reddito (sussidio di disoccupazione compreso) deve perdere anche il diritto alle medicine e ad un dottore? Come le paga, se si ammala e, dunque, anche volendo, non può trovare un altro lavoro? Tsipras sa bene che la Grecia è lo specchio della cattiva coscienza dell'Europa. E lo sa anche la Merkel.


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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda pianogrande il 02/02/2015, 13:05

L'illustrissimo Maurizio Ricci non spiega, forse perché non è possibile spiegarlo, perché i debiti della Grecia verso le banche europee non andassero pagati.
Al massimo potrebbe contestare il fatto che le banche abbiano avuto la precedenza ma è una spudorata menzogna dire che "i greci quei soldi non li hanno neanche visti".
I greci quei soldi li avevano già spesi.
Cosa volevano fare?
Spenderli un'altra volta?

L'Europa, se ha qualcosa da farsi perdonare, è di averglieli concessi i prestiti alla Grecia e spero non debba farsi perdonare di averli concessi all'Italia visto come ragionano tanti italiani che considerano il far debiti e non pagarli come un diritto inalienabile, eterno e immutabile.

Praticamente, si continua a predicare alle genti che essere mantenuti da altri stati più virtuosi fa parte della normale routine quotidiana come può farne parte lo spazzolino da denti o il portare il cane a sporcare i marciapiedi (senza raccogliere, naturalmente, perché anche quello è un diritto di acciaio inossidabile).
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda flaviomob il 02/02/2015, 18:28

Un conto è non pagare i debito, un conto è dilazionare i pagamenti come avvenne per la Gran Bretagna tra le due guerre mondiali o per la Germania subito dopo:

Huffington Post:


Grecia e mercati: molto rumore per nulla?
Pubblicato: 02/02/2015 14:42 CET Aggiornato: 2 ore fa

Syriza ha vinto le elezioni in Grecia e governa con un piccolo partito di destra in posizione fortemente minoritaria. Al terrorismo di prima non è seguito poi il crollo dei mercati finanziari il giorno dopo il voto di Atene. Anzi. I mercati europei reggono perfettamente l'onda d'urto degli esiti del voto in Grecia. Dopo la mattinata di qualche giorni fa, dall'andamento altalenante, hanno chiuso perfino in netto rialzo. Il giorno dopo la Borsa di Atene fa un tonfo, ma subito si riprende. Ma il primo appare più la conseguenza delle annunciate misure di politica economica del nuovo governo che non del timore sui contraccolpi delle richieste di ristrutturazione del debito.

In effetti il blocco della privatizzazione del Pireo e del porto di Salonicco (emblema di un piano di privatizzazioni più generale da fermare) ; il rientro al lavoro delle donne della pulizia del Ministero delle Finanze e degli addetti si servizi ausiliari delle scuole (licenziati dai precedenti governi e perciò emblematici); il ripristino della tredicesima per i pensionati al di sotto dei 700 euro; quello del salario minimo ai livelli antecedenti la crisi e dei contratti collettivi di lavoro; il rilancio degli investimenti pubblici sono un boccone indigesto per stomaci guastati dall'austerity. Al tonfo però è seguito immediatamente un rimbalzo, proprio alla vigilia dei primi incontri in programma tra Tsipras e i presidenti del Parlamento europeo, Martin Schulz, e dell'Eurogruppo, l'impronunciabile Jeroen Dijsselbloem.

La Merkel e ancor più Schauble continuano a lanciare segnali di intransigenza. Ma l'impressione è che siano più attutiti. E che, in fondo, il programma proposto da Syriza sia non solo giusto ma anche attuabile e realistico. Qualche autorevolissimo giornalista economico si domanda persino se non è proprio grazie a quel programma che si salverà l'Euro e l'Europa. Ed è molto vicino al vero.

Di solito si cita la ormai celebre conferenza di Londra del 1953 ove venne condonato gran parte del debito contratto direttamente con altri stati dalla Germania, perché serviva che la sua ricostruzione funzionasse da baluardo contro il comunismo sovietico. Ma è ancora più utile citare un precedente più lontano. Franklin Delano Roosvelt negli anni '30, quatto quatto, perché gli elettori non se ne accorgessero, concesse una dilazione fino al 1991 sul pagamento dei debiti che la Gran Bretagna doveva agli Usa.

Si dice che qualche cosa del genere sia già stato previsto anche per la Grecia. I viaggi effettuati nella City da parte di esponenti di Syriza non erano solo propaganda. Atene potrebbe finire di pagare il debito restante nel 2057 e non dovrebbe versare un euro fino al 2020. Pare quindi che, malgrado facciano la voce grossa, anche i settori più intransigenti si siano convinti che un default traumatico della Grecia con conseguente fuoriuscita dall'euro non convenga a nessuno.

Il problema non è risolto, ma è posto in modi meno drammatici di prima. Certamente il braccio di ferro si farà ancora più duro di fronte al fatto che la Ue non intende fare partecipare la Grecia ai benefici della quantitative easing messa in atto da Draghi, se non accetterà la riduzione del deficit del 2% del Pil. Ma le promesse di intervento sociale - già in via di attuazione - del nuovo governo greco comportano almeno una spesa pari al 7% del Pil. Qui ci sarà lo scontro. Ma se a difesa di quelle misure si stringerà la grande maggioranza del popolo greco, supportato da una solidarietà internazionale attiva, non sarà impossibile trovare compromessi vantaggiosi per un'economia che in fondo rappresenta il 2% del Pil e il 3% del debito dell'Eurozona.

Non è il debito greco che può determinare una perdita per i cittadini degli altri paesi, ma le politiche di austerità. Non solo, ma c'è chi ci ha speculato sulle disgrazie greche. I precedenti salvataggi non hanno pesato sulle tasche dei contribuenti, sia tedeschi che non. I loro governi ci hanno persino guadagnato. Gli "aiuti" di Draghi tra il 2012 e il 2013 hanno prodotto 2 miliardi di euro di interessi attivi netti, metà dei quali provenienti dai titoli greci. Anche i due precedenti aiuti alla Grecia hanno germogliato interessi. Risorse per una trattativa ci sono, senza mettere in ginocchio alcuno.

Ciò che spaventa le elites europee non è tanto la ristrutturazione del debito greco, ma assai più il fatto che l'intera vicenda dimostra l'assurdità e l'impraticabilità del fiscal compact. Guarda caso, proprio quello che interessa a tutti noi. Italia per prima visto che quel ritmo nel pagamento del debito non saremmo in grado di reggerlo


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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda mauri il 02/02/2015, 22:26

apperò mica male
abbiamo tutto da imparare dai greci...e la loro cultura
ciao mauri

http://www.repubblica.it/esteri/2015/02 ... f=HREC1-15
sipras "disarma" la polizia greca: via le pistole, no a intimidazioni ai cortei

Le regole imposte da Syriza agli agenti superano la prima prova di piazza. Spariti i cordoni degli agenti anti-sommossa, via gli agenti in borghese, zero provocazioni. E le manifestazioni di Alba Dorata e degli anti fascisti finiscono senza scontri
mauri
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda flaviomob il 03/02/2015, 13:21

La borsa di Atene in rialzo del 4,5%

http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... d444f.html


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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda franz il 03/02/2015, 14:03

Effetto del "rispetteremo gli impegni"?

Noto che anche l'euro si sta rafforzando su dollaro e franco svizzero, dopo l'abisso della prima decade di gennaio.

Passata è la tempesta?
Classica tempesta in un bicchier d'acqua?

Vedremo. I governi si valutano sulla distanza (minimo 100 giorni) e rispetto alle promesse, naturalmente.
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda ranvit il 03/02/2015, 19:43

Al momento dell'11%!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda mariok il 03/02/2015, 23:41

"A Tsipras, che vedrò domattina, ho già detto due volte che dobbiamo tenere in conto sia le scelte democratiche dei greci che le convinzioni degli altri, e non cambiamo tutto solo perché un Paese lo vuole". Così il presidente della Commissione Jean Claude Juncker al Parlamento Ue.

Il vecchio burocrate non ha poi tutti i torti
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda franz il 04/02/2015, 8:12

Di fatto pero' quando uno chiede di trattare, anche se ha poco o nulla in mano, qualche cosa ottiene.

Visto che in un evidente gioco delle parti (oggi a te, domani a me) alcuni paesi del Club Med si dichiarano possibilisti o anche solo "aperti" alla rivendicazioni di Atene, visto che il debito di Atene ( (240 miliardi di euro) oggi è posseduto da Bce-Ue-Fmi e che pare che Fmi e BCE vogliano tirarsi indietro, la soluzione almeno parziale potrebbe essere: i paesi UE che per simpatie politiche vogliono alleggerire il debito greco (rinegoziandolo) lo facciano pure, nel limite di possesso delle loro quote.

Meglio di niente, per la grecia, e poi cosi' vediamo se il Club Med è generoso solo con i soldi degli altri oppure anche con i propri.
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Re: Elezioni in Grecia, fatti e conseguenze

Messaggioda mariok il 04/02/2015, 9:46

Questa idea "tatcheriana" di un'Europa ridotta semplicemente ad uno spazio di mercato, in cui ognuno va per la sua strada, finisce inevitabilmente col dar ragione a Marine Le Pen, Salvini e Grillo.
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