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Che dire di Vanessa e Greta?

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Re: Che dire di Vanessa e Greta?

Messaggioda annalu il 23/01/2015, 14:40

mariok ha scritto:A prescindere dai dubbi che suscitano queste spedizioni "umanitarie" in zone ad altissimo rischio, trovo che gli attacchi che la destra più becera ha scatenato contro il salvataggio delle due ragazze siano miserabili e strumentali.

Su questo credo che concordiamo tutti. La destra più becera è miserabile e strumentale spesso, non solo in questa occasione. Di quel che quella destra dice è meglio non tener conto mai, ed evitare di ripeterne le affermazioni, anche solo per contestarle: parlarne è far loro pubblicità, quindi è meglio non farlo.

Detto questo, direi che rimane lecito discutere dell'opportunità del comportamento delle due ragazze e delle loro ONG. Inoltre quando si parla di pagamenti di riscatti, la critica al governo che paga mi sembra del tutto lecita. Io per esempio apprezzo molto i paesi che riescono a liberare gli ostaggi con un blitz. La spesa sarà più o meno equiparabile a quella di un riscatto, il successo non è garantito (ma non lo è nemmeno col riscatto), però il blitz scoraggia i vari gruppuscoli dal tentare nuovi rapimenti, al contrario dei riscatti.

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Re: Che dire di Vanessa e Greta?

Messaggioda flaviomob il 24/01/2015, 0:05

I blitz mettono in pericolo la vita degli ostaggi, che talvolta non sopravvivono a questo genere di azioni.


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Re: Che dire di Vanessa e Greta?

Messaggioda flaviomob il 24/01/2015, 0:45

Giovanni De Mauro

Il dibattito (se così possiamo chiamarlo) sulla liberazione di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli ha raggiunto livelli disgustosi, culminati con il vicepresidente del senato che su Twitter ha scritto: “#VanessaeGreta sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo!”.

Intervistato da Repubblica, il senatore ha detto di aver semplicemente fatto una domanda dopo averla letta sul sito Piovegovernoladro. Ma è evidente che ha voluto cavalcare un clima di insulti, insinuazioni e assurde teorie del complotto che da mesi Marzullo e Ramelli subiscono su siti e pagine di Facebook (“Delle due attiviste rapite in Siria non ce ne fotte un cazzo grazie”), rilanciati e amplificati da quotidiani come il Giornale (“Crolla l’alibi pacifista, ecco tutte le prove delle amicizie jihadiste”) e Libero (“Le infermiere di Al Qaeda”).

Tutto questo ovviamente rende più complicato un dibattito, che pure sarebbe utile e legittimo, sull’impegno umanitario, sul volontariato e la cooperazione, su come e perché aiutare le popolazioni dei paesi in guerra, sugli eventuali errori nella trattativa per la liberazione delle due volontarie.

Come scrive Leonardo Bianchi su Vice, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli sono due studentesse arrivate in Siria dopo aver svolto volontariato in Italia e all’estero, con un progetto di assistenza alla popolazione siriana: non erano al primo viaggio e nonostante la loro giovane età non erano delle sprovvedute. Giornali e tv dovrebbero smettere di chiamarle “Greta e Vanessa”, come già era successo con “le due Simone”. Anche se non sempre l’intento è quello di ridicolizzarle, il risultato è solo una forma di paternalismo insopportabile e maschilista.

P.S. Il numero scorso di Internazionale, con la storia di Zerocalcare su Kobane, è andato esaurito. Per questo abbiamo ristampato il fumetto e lo alleghiamo questa settimana alle copie distribuite in edicola.

http://www.internazionale.it/opinione/g ... /impegno-3


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Re: Che dire di Vanessa e Greta?

Messaggioda flaviomob il 24/01/2015, 0:45

Giovanni De Mauro

Il dibattito (se così possiamo chiamarlo) sulla liberazione di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli ha raggiunto livelli disgustosi, culminati con il vicepresidente del senato che su Twitter ha scritto: “#VanessaeGreta sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo!”.

Intervistato da Repubblica, il senatore ha detto di aver semplicemente fatto una domanda dopo averla letta sul sito Piovegovernoladro. Ma è evidente che ha voluto cavalcare un clima di insulti, insinuazioni e assurde teorie del complotto che da mesi Marzullo e Ramelli subiscono su siti e pagine di Facebook (“Delle due attiviste rapite in Siria non ce ne fotte un cazzo grazie”), rilanciati e amplificati da quotidiani come il Giornale (“Crolla l’alibi pacifista, ecco tutte le prove delle amicizie jihadiste”) e Libero (“Le infermiere di Al Qaeda”).

Tutto questo ovviamente rende più complicato un dibattito, che pure sarebbe utile e legittimo, sull’impegno umanitario, sul volontariato e la cooperazione, su come e perché aiutare le popolazioni dei paesi in guerra, sugli eventuali errori nella trattativa per la liberazione delle due volontarie.

Come scrive Leonardo Bianchi su Vice, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli sono due studentesse arrivate in Siria dopo aver svolto volontariato in Italia e all’estero, con un progetto di assistenza alla popolazione siriana: non erano al primo viaggio e nonostante la loro giovane età non erano delle sprovvedute. Giornali e tv dovrebbero smettere di chiamarle “Greta e Vanessa”, come già era successo con “le due Simone”. Anche se non sempre l’intento è quello di ridicolizzarle, il risultato è solo una forma di paternalismo insopportabile e maschilista.

P.S. Il numero scorso di Internazionale, con la storia di Zerocalcare su Kobane, è andato esaurito. Per questo abbiamo ristampato il fumetto e lo alleghiamo questa settimana alle copie distribuite in edicola.

http://www.internazionale.it/opinione/g ... /impegno-3


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Re: Che dire di Vanessa e Greta?

Messaggioda mariok il 24/01/2015, 10:14

annalu ha scritto:
Detto questo, direi che rimane lecito discutere dell'opportunità del comportamento delle due ragazze e delle loro ONG. Inoltre quando si parla di pagamenti di riscatti, la critica al governo che paga mi sembra del tutto lecita. Io per esempio apprezzo molto i paesi che riescono a liberare gli ostaggi con un blitz. La spesa sarà più o meno equiparabile a quella di un riscatto, il successo non è garantito (ma non lo è nemmeno col riscatto), però il blitz scoraggia i vari gruppuscoli dal tentare nuovi rapimenti, al contrario dei riscatti.

Annalu


Più che porsi il dilemma pagare/non pagare a cose fatte, penso che sarebbe meglio, anche in questo caso, prevenire.

Le spedizioni umanitarie dovrebbero essere vagliate prima dai servizi di intelligence che dovrebbero valutarne il rischio e la sostenibilità, visto che spetta comunque a loro intervenire in caso di necessità. Dopodiché liberi di andare allo sbaraglio, dopo però essere stati avvertiti sui rischi cui si va incontro e sul fatto se le autorità saranno o non in grado di intervenire.

In altri termini: creare le condizioni per una maggiore consapevolezza dei rischi che si corrono ed applicare il principio "uomo (o donna) avvisato mezzo salvato".

Occorrerebbe ovviamente approfondire, ma c'è da giurarci che una volta passato nel dimenticatoio il caso Vanessa-Greta, non se ne parlerà più fino al prossimo rapimento.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Che dire di Vanessa e Greta?

Messaggioda franz il 24/01/2015, 12:22

mariok ha scritto:Le spedizioni umanitarie dovrebbero essere vagliate prima dai servizi di intelligence che dovrebbero valutarne il rischio e la sostenibilità, visto che spetta comunque a loro intervenire in caso di necessità. Dopodiché liberi di andare allo sbaraglio, dopo però essere stati avvertiti sui rischi cui si va incontro e sul fatto se le autorità saranno o non in grado di intervenire.

D'accordo, e diciamo di piu'.
Per la siria il visto è obbligatorio. Le due ragazze avevano il visto (segno di un'autorizzazione governativa) oppure sono entrate illegalmente (clandestinamente) passando per la frontiera colabrodo con la turkia? Una domanda semplice ma che pare essere ignorata dai media. O almeno io non ho trovato nulla a riguardo. (Nota: su un articolo ho trovato un riferimento ad un ingresso dalla città di Atma, che dovrebbe essere questa: http://en.wikipedia.org/wiki/Atme al confine con la Turkia. È un campo profughi, controllato dallo stato islamico, che pare abbia tagliato un albero di 150 anni perché venerato dalla popolazione del campo, che guarda caso si chiama "Olive Tree Camp".

Nota: I visti vengono rilasciati dall’Ambasciata della Repubblica Araba Siriana a Vienna o dall’Ambasciata siriana a Beirut (Libano), non alla frontiera. A quanto pare le rappresentanze diplomatiche siriane in Italia non rilasciano visti.
Fonte http://www.viaggiaresicuri.it/?siria

Qui un articolo privo dei soliti insulti e/o illazioni. http://www.ilpost.it/2015/01/17/greta-vanessa-riscatto/
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Re: Che dire di Vanessa e Greta?

Messaggioda trilogy il 24/01/2015, 12:47

[..]Sono diversi, gli ostacoli sul cammino del decreto antiterrorismo, abortito due giorni fa e rinviato alla settimana prossima. Il primo è una questione di soldi: nel decreto c’era la richiesta di 10 milioni di euro per affrontare le spese impreviste dei servizi segreti nel fronteggiare la fiammata jihadista[..] forse è una casualità .. :?

articolo..http://www.lastampa.it/2015/01/24/itali ... agina.html
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Re: Che dire di Vanessa e Greta?

Messaggioda trilogy il 24/01/2015, 13:27

annalu ha scritto:........ Io per esempio apprezzo molto i paesi che riescono a liberare gli ostaggi con un blitz. La spesa sarà più o meno equiparabile a quella di un riscatto, il successo non è garantito (ma non lo è nemmeno col riscatto), però il blitz scoraggia i vari gruppuscoli dal tentare nuovi rapimenti, al contrario dei riscatti.

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L'Italia non ha la capacità di fare interventi del genere in certi posti. Serve una struttura logistica molto complessa nell'area e pochi paesi che l'hanno: americani, inglesi, israeliani, probabilmente i russi. Forse la soluzione potrebbe essere la creazione di una forza internazionale specializzata che interviene in questi casi, su richiesta del governo del paese colpito.
Rimane il problema che questi interventi in genere finiscono male.
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Re: Che dire di Vanessa e Greta?

Messaggioda franz il 24/01/2015, 16:16

trilogy ha scritto:.Rimane il problema che questi interventi in genere finiscono male.

Tutto sommato il fatto che finiscano male scoraggia non tanto i rapitori dal provarci (loro tanto sono già in una posizione del "tutto per tutto" e "non ho niente da perdere" ma gli incauti turisti e cooperanti fai da te.
Se uno sa che forse con un riscatto se la caverà (non certo pagato dai genitori) ha un approccio col rischio ben diverso da chi sa che per liberarlo ci sarà con buona probabilità un blitz in cui forse ci lascerà la pelle.
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Io e mio figlio rapiti di serie B

Messaggioda franz il 25/01/2015, 9:44

Io e mio figlio rapiti di serie B
Perché lo Stato ci abbandonò?
Noi cittadini pacifici che non avevano preso alcun rischio, Greta e Vanessa non inquadrate in alcuna struttura umanitaria riconosciuta
di Anna Bulgari Calissoni

Caro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, gli accadimenti di questi ultimi giorni mi inducono a scriverle quanto segue. Nel 1983, e precisamente il 19 novembre, fui vittima di un rapimento nella nostra casa di campagna assieme a mio figlio, Giorgio Calissoni. Non starò a descriverle l’orrore di quella prigionia: sempre bendati, con il terrore di essere uccisi, dormivamo legati e all’addiaccio ed eravamo obbligati a marce continue ed estenuanti. Soltanto coloro che hanno vissuto un’uguale sofferenza possono capire. La tortura assoluta fu vedere torturare mio figlio diciassettenne: davanti ai miei occhi, gli fu amputato l’orecchio destro per sollecitare il pagamento del riscatto. Fummo sequestrati per 36 giorni, che mai dimenticheremo. All’epoca nessun rappresentante dello Stato si fece vivo con la mia famiglia: mia figlia Laura fu lasciata sola a trattare con feroci criminali. Né l’allora primo ministro, né l’allora ministro degli Interni ci offrirono alcun sostegno.
La vicenda fu gestita esclusivamente dalle forze dell’ordine, ma i fondi del riscatto furono messi assieme soltanto dai miei familiari e l’allora pubblico ministero competente minacciò più di una volta (anche a orecchio tagliato) il blocco dei nostri beni.

Siamo stati strappati con violenza dalla nostra casa e ai nostri affetti e lasciati completamente soli.
A questo punto io le chiedo: perché lo Stato non intervenne all’epoca per tutelare l’incolumità e la vita di suoi cittadini pacifici che non avevano preso alcun rischio, rispettosi delle regole nazionali e internazionali e interviene oggi (lei è intervenuto come ministro degli Esteri) per tutelare soggetti avventati e sprovveduti come le due ragazze Greta e Vanessa che non erano inquadrate in alcuna struttura umanitaria riconosciuta, spinte solo da puro senso di folle avventura e incuranti delle gravissime conseguenze del loro gesto?

Anche il Copasir ha ammesso che sicuramente una contropartita c’è stata per la liberazione delle due sedicenti «cooperanti» in Siria, e, a prescindere dall’importo sicuramente versato, lei sa meglio di me che pagare un riscatto in soldi sia un errore assoluto che altro non provoca se non una reiterazione del reato di sequestro di persona.
Attendo quindi di conoscere quali siano le motivazioni di questa a dir poco inaccettabile disparità di trattamento tra ostaggi di serie A (giornalisti scriteriati, sedicenti operatori umanitari, ecc...) e ostaggi di serie B (cittadini italiani sequestrati in casa propria).

La ringrazio e le invio i miei migliori saluti
http://www.corriere.it/cronache/15_genn ... a2fa.shtml
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