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Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

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Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

Messaggioda mariok il 09/01/2015, 11:22

Cogliendo l'invito di Annalu, provo a riformulare la domanda sullo spazio per un nuovo partito di sinistra in termini di contenuti invece che di contenitori.

Un modo può essere quello di partire dal Titolo III della nostra costituzione, dedicato ai "rapporti economici".

In particolare, da alcuni principi, in esso contenuti:

"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa." (art. 36)

"La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.
Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione." (art.37)

"L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. (art. 41)

"La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale." (art.42)

"A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale." (art.43)

"La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.
La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.
" (art. 45)

"Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende." (art. 46)

"La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese." (art. 47)

Più che principi teorici, mi sembrano punti concreti di un programma di riforme.

Sono inclusi nelle "riforme di struttura" di cui parlano Draghi, la commissione europea e lo stesso Renzi?

Mi pare proprio di no. Ma non sono nemmeno incluse in nessuna agenda programmatica di alcun partito di sinistra.

Sono ormai dei ferri vecchi, da eliminare dalla nostra costituzione, o possono essere la base programmatica per una nuova sinistra moderna?
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Re: Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

Messaggioda Iafran il 10/01/2015, 15:50

mariok ha scritto:Più che principi teorici, mi sembrano punti concreti di un programma di riforme.

Sono inclusi nelle "riforme di struttura" di cui parlano Draghi, la commissione europea e lo stesso Renzi?

Mi pare proprio di no. Ma non sono nemmeno incluse in nessuna agenda programmatica di alcun partito di sinistra.

Sono ormai dei ferri vecchi, da eliminare dalla nostra costituzione, o possono essere la base programmatica per una nuova sinistra moderna?

(Il tema che hai proposto coinvolge ... ma non seguiranno altri miei interventi)

Per me e per quasi tutta la popolazione italiana non è mai stato in dubbio, e reputo vitali per la nostra democrazia le ragioni che hanno fatto scrivere l'intera Costituzione.
Questo Titolo e gli altri restanti, forse, non hanno senso per quella parte di italiani che guarda al futuro e che vuole "governare" irresponsabilmente (e secondo i propri comodi) la vita di 59 milioni di cittadini.
Scrivere "Je suis Charlie" è molto significativo per un francese, ma per Renzi e per i nostri politici, che l'hanno fatto in preda all'emotività del momento (e, forse, con nonchalance), sarebbe meglio che avessero scolpito nelle loro menti la scritta "Io sono un cittadino italiano, figlio della Resistenza" ... facendola testimoniare da fatti politici meritori.

(Che valore ha "Je suis Charlie" detto da Renzi quando il "giovanotto telegenico" ha preso le distanze dagli uomini di cultura definendoli "professoroni"?)
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Re: Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

Messaggioda mariok il 10/01/2015, 16:45

Iafran ha scritto:
Per me e per quasi tutta la popolazione italiana non è mai stato in dubbio, e reputo vitali per la nostra democrazia le ragioni che hanno fatto scrivere l'intera Costituzione.


A me non sembra.

Prendiamo ad esempio i passi che ho riportato. A distanza di oltre 60 anni risultano largamente inattuati. Ma ciò che è ancora più significativo, è che nessun partito (in particolare di sinistra, che dovrebbe essere più vicina a tali principi) ha nel suo programma l'attuazione di questi punti.

Sinceramente, ho l'impressione che con la costituzione accada la stessa cosa che accade per la religione. Teoricamente siamo tutti cattolici, ma sono pochissimi quelli che conoscono veramente le sacre scritture, ed ancor meno quelli che ne praticano i principi.

Ha certamente poco sens che Renzi ed altri dichiarino "Je suis Charlie". Ma ne ha ancor meno che Bersani ed altri definiscano la nostra costituzione "la più bella del mondo", ma in pratica la ignorino quasi del tutto.
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Retribuzione proporzionata

Messaggioda franz il 10/01/2015, 16:49

Il tema è vasto. Hai posto tanti punti. Io li esamineri singolarmente, per poi fare una carrellata generale finale.
Partiamo dal primo punto:

"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa." (art. 36)

La prima parte (diritto ad una retribuzione proporzionata) è OK. Naturalmente il lavoratore ha diritto ad una parte considerevole del valore aggiunto che produce lavorando. Tutto se è in proprio, una parte se è dipendente.

Da considerare che oggi una gran parte (quasi il 50%) viene "sequestrata" dallo stato sotto forme di tasse, imposte e contributi. Il che è francamente troppo. Vedrei bene quindi da qualche parte un articolo costituzionale che ponesse un limite numerico alla quantità (%) di soldi che i politici tentano di arraffare (con l'ovvio obbiettivo del bene comune, naturalmente, dato che nessuno sostiene il "male comune").

La seconda parte (in ogni caso sufficiente) la vedo male se il concetto di retribuzione è legato al mondo del lavoro. Caso mai è la collettività che deve predisporre un reddito sociale (quindi non una contribuzione) sufficiente ad assicurare al cittadino (non al lavoratore) e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa ... sempre che il costo sia sostenibile e quindi non superi la soglia di cui parlavo prima.
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Re: Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

Messaggioda flaviomob il 10/01/2015, 17:03

A me pare che nei programmi di alcuni partiti, certi punti siano stati riportati.

Poi c'è il partitino che prende il tre virgola e non conta nulla, c'è il partitone che dopo le elezioni fa il contrario di ciò che aveva promesso, perchè così gli chiede l'alleato "strategico" e siamo punto e a capo da trent'anni...

Sostanzialmente ad una politica di tipo mafioso - clientelare - consociativista non frega nulla dei diritti ma solo dei privilegi per sé e per gli amici degli amici.


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Re: Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

Messaggioda franz il 10/01/2015, 17:10

flaviomob ha scritto:Poi c'è il partitino che prende il tre virgola e non conta nulla, c'è il partitone che dopo le elezioni fa il contrario di ciò che aveva promesso, perchè così gli chiede l'alleato "strategico" e siamo punto e a capo da trent'anni.

Magari l'alleato strategico (pivotale) prende il tre vigola ma per questo conta molto piu' del tre virgola.
Alla fine però se il 60 anni nulla si è fatto, il difetto sta nel manico (la Costituzione) non nei programmi dei partiti, piccoli o grandi che siano.
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Re: Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

Messaggioda flaviomob il 10/01/2015, 17:31

La Costituzione indica la via maestra, ma senza il legislatore è come partire col serbatoio della benzina vuoto.

In più elargire privilegi permette di crearsi cricche e clientele fedeli, cosa impossibile da fare con il riconoscimento di diritti universali.


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Re: Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

Messaggioda franz il 10/01/2015, 17:50

flaviomob ha scritto:La Costituzione indica la via maestra, ma senza il legislatore è come partire col serbatoio della benzina vuoto.

In più elargire privilegi permette di crearsi cricche e clientele fedeli, cosa impossibile da fare con il riconoscimento di diritti universali.

Abbiamo a quanto pare una Costituzione che permette di elargire privilegi.
Se ne esce tolgiendo alcune ambiguità, come ho cercato sopra di fare cominciando dal primo articolo citato da mariok.
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Re: Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

Messaggioda mariok il 10/01/2015, 19:06

Mi rendo conto che il tema è vasto.

Quello che volevo mettere in evidenza è che questa parte della costituzione (di ispirazione chiaramente di sinistra) è ben lungi dall'essere applicata. Senza entrare troppo nei dettagli, mi sembra evidente che soprattutto gli art. 42 e seguenti o non sono stati applicati o hanno dato origine a provvedimenti episodici e scoordinati. Nel caso poi dell'art. 41, si sono messi in atto una serie di intralci burocratici all'attività di impresa, che nulla hanno a che fare con "l'utilità sociale" ma sono stati piuttosto funzionali al diffondersi della corruzione.

Non entro nel merito se si tratta di indicazioni giuste o sbagliate. Ciò che mi sembra evidente è che i vari partiti di sinistra, non si sono mai impegnati seriamente in un programma complessivo di riforme, teso ad attuare un sistema dei rapporti economici coerente con la costituzione, che pur a parole richiamano spesso a sproposito e con enfasi retorica.

Invece quindi dei soliti miraggi di improbabili "nuovi partiti", la sinistra farebbe bene ad interrogarsi su quale tipo di sistema vuole realizzare, soprattutto in campo economico, al di là delle facili demagogie su principi generici di "uguaglianza" e "giustizia".
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Re: Ha ancora senso il Titolo 3° della costituzione?

Messaggioda franz il 10/01/2015, 19:56

mariok ha scritto:Nel caso poi dell'art. 41, si sono messe in atto una serie di intralci burocratici all'attività di impresa, che nulla hanno a che fare con "l'utilità sociale" ma sono stati piuttosto funzionali al diffondersi della corruzione.

già. veniamo allora a questo punto.
"L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. (art. 41)

Che un'attività privata non possa recar danno alla sicurezza è pacifico, e c'è un codice di Pubblica Sicurezza Ed un Codice Penale a salvaguardia di cio'. Idem per la libertà e la dignità umana. Ci mancherebbe. Sono concetti concreti, precisati sia nelle convenzioni internazionali dei diritti dell'uomo sia, nella costituzione stessa sia nel codice civile.

Il problema è in quella fase, per me aberrante, che parla dice: Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale
Concetto, quello di utilità sociale, che è pura metafisica. Come si può definirlo. E soprattutto chi mai puo' arrogarsi il diritto di stabilire se un'attività economica è utile o inutle? Questa è paccottaglia moralista che presuppone che qualcuno, piu' intelligente di altri, stabilisca per ogni attività se essa è o meno in contrasto con l'utilità sociale. Non quindi l'utilità di Pippo, Antonio, Franco. Ma addirittura quella sociale. Questo abominio andrebbe stralciato con una bella riga nera.
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