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Jobs act, Art 18, indennizzo

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Jobs act, tutti i contenuti

Messaggioda flaviomob il 02/12/2014, 2:13

E' ovvio che, se quando costruisco un'opera pubblica la pago il sestuplo che negli altri paesi, lo "stato" mi costerà molto di più producendo solo grandi danni (ad esempio le frane di questi giorni dove si sta costruendo il terzo valico tra Genova e la pianura padana). Di cosa ci lamentiamo quindi? Se non si combattono corruzioni e cricche, questo è e questo rimane!

Ma da noi che cosa si fa? L'apologia di Craxi, recordman di debito pubblico e tangenti.

Ah, Renzi ha bisogno dei voti dei Formigoni, vero... :mrgreen:


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Re: Jobs act, tutti i contenuti

Messaggioda ranvit il 02/12/2014, 9:21

Esempio di "girare la frittata" :mrgreen:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Jobs act, tutti i contenuti

Messaggioda flaviomob il 02/12/2014, 20:02

asse in Italia 68%= utile netto 32; tasse medie in giro per il mondo 33%=utile netto 67 euro.....dove mi conviene produrre??


Hai certamente individuato uno dei problemi Ranvit, forse non mi sono spiegato ma su questo ti do ragione.

La conseguenza di ciò, però, è che mano a mano che la produzione si sposta ad Est (Romania, Cina, Serbia, etc) mancherà il lavoro in Italia, i nostri redditi scenderanno e i prodotti avranno meno mercato da noi, anche se costano meno.

Quindi o puntiamo sull'alta qualità e la ricerca, come fa la Germania, o usciamo dall'euro e svalutiamo per reggere la concorrenza cinese, con tutte le gravi incognite del caso.

Oppure scegliamo di produrre in Cina e vendere direttamente ai cinesi :lol:


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Re: Jobs act, tutti i contenuti

Messaggioda ranvit il 02/12/2014, 20:13

Basterebbe abbassare le tasse alle imprese... :roll:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Jobs act, tutti i contenuti

Messaggioda flaviomob il 02/12/2014, 20:15

Vero, ma difficile per un paese indebitato fino al midollo.


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Re: art 18

Messaggioda flaviomob il 03/12/2014, 8:56

ARTICOLO 18 TRA TABÙ ED EFFICIENZA
31.01.12
Fabiano Schivardi
....
In primo luogo, l’’indennizzo (o il reintegro) si applica solo nel caso che il giudice ritenga illegittimo il licenziamento. In caso contrario, l’’impresa non ha nessun obbligo di corrispondere un’’indennità al lavoratore che rimane disoccupato. Nella maggioranza dei paesi industrializzati, l’’impresa corrisponde comunque un indennizzo al lavoratore licenziato, anche in caso di giusta causa. In Italia, il lavoratore licenziato per giusta causa non solo non ha accesso a un adeguato sistema automatico di assicurazione contro la disoccupazione, ma non riceve neanche un risarcimento monetario dall’’impresa.
Il secondo problema è che l’’articolo 18 chiama pesantemente in causa il sistema giudiziario. Anche se i tribunali del lavoro operano con più rapidità di quelli civili, il ricorso alla magistratura è sempre molto oneroso in termini di costi monetari, lunghezza delle procedure, incertezza dei risultati. A riprova di ciò, nel 1998 un’indagine sulle imprese manifatturiere con oltre 50 addetti rivolgeva agli imprenditori la domanda: “Nella vostra percezione, qual è il peso dei seguenti fattori nel determinare i costi potenziali connessi al licenziamento individuale per necessità economica dell’impresa (“giustificato motivo”): a) inadeguatezza dei meccanismi di conciliazione; b) deterioramento nelle relazioni aziendali; c) lunghezza delle procedure legali connesse all’eventuale ricorso del lavoratore; d) incertezza dell’esito delle procedure legali connesse all’eventuale ricorso del lavoratore?”. Solo il 35 per cento delle imprese attribuisce un “abbastanza o molto” alla domanda a) e il 21 per cento alla b). Le percentuali salgono quando entra in ballo il tribunale: 56 per cento alla c) e ben il 61 per cento alla d). Le imprese si lamentano della lunghezza delle procedure legali e, ancora di più, dell’incertezza dell’esito della causa.
La forma di tutela prevista dall’articolo 18 implica tempi lunghi ed esiti incerti, introducendo un costo implicito notevole, che sottrae risorse a eventuali compensazioni dirette fra le parti.
...

QUELLA FATIDICA SOGLIA

Valutare i costi di efficienza per l’’impresa è molto difficile. In un lavoro con Roberto Torrini (2008) abbiamo confrontato il comportamento delle imprese appena sopra e appena sotto la soglia dei 15 dipendenti. L’idea è che imprese con 15 o 16 dipendenti sono fra loro molto simili, a parte il fatto che quelle sopra la soglia sono soggette all’articolo 18. Eventuali diversità nei comportamenti possono essere usate per “misurare” l’importanza dell’articolo 18. Al solito, i risulti vanno presi cum grano salis. L’’analisi si basa infatti su dati fermi al 1998. Nel frattempo, ci sono stati cambiamenti importanti nel sistema economico (ma non nella normativa). Inoltre, è possibile l’’effetto soglia catturi solo una parte degli effetti complessivi dell’articolo 18. Ciò detto, evidenze alternative non ci sono.

Come visto sopra, la legge prevede una netta discontinuità nei costi di un licenziamento giudicato illegittimo per le imprese con più di 15 dipendenti. Questo fatto viene spesso indicato come una delle cause del nanismo delle imprese italiane. Se così fosse, ci dovremmo aspettare un addensamento di imprese appena sotto la soglia dei 15 dipendenti e una forte caduta sopra di essa. La figura sotto riporta il numero di imprese per dipendenti per le classi dimensionali da 5 a 25 (1). Il numero decresce regolarmente, con al più una piccola caduta a 16 dipendenti. Non c’è ammassamento sotto la soglia.

Immagine

Abbiamo anche considerato la propensione a crescere delle imprese. Se passare la soglia dei 15 dipendenti è molto costoso in quanto si diventa soggetti all’articolo 18, ci dovremmo aspettare che le imprese siano molto restie a farlo. La figura sotto riporta la quota di imprese che accrescono l’’occupazione da un anno all’’altro. La quota cresce regolarmente con la dimensione, in quanto più grande è l’’impresa e maggiore è la probabilità di accrescere l’’occupazione (e, simmetricamente, di decrescerla). Si vede molto chiaramente un calo in prossimità della soglia: le imprese sono più restie a crescere quando ciò comporta il passaggio di soglia. Ma la caduta è modesta: la probabilità di crescere scende dal 35% che si verificherebbe senza l’effetto soglia al 33 per cento (abbiamo riscontrato riduzioni di entità simile in corrispondenza delle soglie che fanno scattare l’obbligo di assunzione di categorie protette, una tutela che certo non riceve l’attenzione dell’articolo 18) (2). Utilizzando tecniche statistiche, abbiamo anche calcolato che la dimensione media delle imprese italiane crescerebbe dello 0,5 per cento rimuovendo l’’effetto soglia. Siamo ben lontani dal raddoppio necessario per arrivare ai livelli degli altri paesi industrializzati

Immagine

In conclusione, i costi aggiuntivi derivanti dal superamento della soglia dei 15 dipendenti non sono ritenuti così onerosi dalle imprese da far rinunciare massicciamente a opportunità di crescita.

....

http://www.lavoce.info/archives/27448/a ... fficienza/


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job act e maternità

Messaggioda Robyn il 14/12/2014, 19:06

Il job act ha esteso la maternità a chi non ne usufruiva cosa positiva,ma non ha risolto il problema di fondo della maternità che sono i costi che le aziende devono sostenere per la maternità,cosa che ostacola il lavoro femminile e la natalità.La maternità andrebbe interamente scaricata sull'Aspi o sull'assicurazione pagata da lavoratori e datori di lavoro o sulla fiscalità generale in questo modo verrebbero meno problemi che si trascinano da tanto tempo.Anche questo fà parte del rimodellamento del welfare
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Re: job act e maternità

Messaggioda franz il 14/12/2014, 21:24

Sono parzialmente d'accordo ma ci devo pensare. Non capisco perché se uno fa un figlio (anzi due fanno un figlio) dovrebbero intervenire le aziende o la fiscalità generale. Capisco una deduzione (o detrazione) ma oltre a quello che tipo di società abbiamo in mente? Quella in cui Mussolini premiava le famiglie numerose?
Lo stato faccia le strutture, gli asili, le scuole gratuite, i trasporti.
Il resto dipende dalla responsabilità dei cittadini, non dalla generosità dello stato.
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Re: job act e maternità

Messaggioda Robyn il 14/12/2014, 21:54

non ti capisco
Il problema è che la maternità per come è regolata adesso ostacola il lavoro femminile e la natalità,facendo preferire alle aziende il lavoro maschile,per cui se per esempio una ragazza và in maternità oltre a pagare un'altra ragazza a tempo determinato che sostituisca la ragazza in maternità deve pagare anche la maternità per cui la maternità dovrebbe andare interamente sull'Aspi o sù altre forme.Per quando riguarda la paura della natalità se siamo al complesso del fascismo o di mussolini siamo proprio messi male significa che non si è superata la concezione ideologica.La coppia oggi tende alla procreazione responsabile ma attualmente neanche a quella visti le incertezze la crisi e la mancanza di welfare
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Re: job act e maternità

Messaggioda franz il 15/12/2014, 8:23

E allora la si regoli diversamente.
Si veda dove la percentuale di donne al lavoro supera quella italiana (un po' ovunque direi) e si esamini come è regolamentata la maternità.
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