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La mafia lombarda

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La mafia lombarda

Messaggioda flaviomob il 13/12/2014, 14:26

Le inopportunità e la ‘ndrangheta a Fino Mornasco, Como, Lombardia.

Affari e politica, favori in cambio di voti. E’ la ‘ndrangheta che si divora la Lombardia anche grazie alla compiacenza della pubblica amministrazione. E così mentre le inchieste fissano ruoli e competenze dell’infiltrazione, alle prefetture tocca il compito di valutare le ipotesi di scioglimento per mafia dei comuni del nord. E’ successo per Sedriano dopo l’indagine Grillo Parlante che ha coinvolto non solo il sindaco Alfredo Celeste ma anche l’ex assessore regionale Domenico Zambetti. Rischia di ripetersi oggi per il comune di Fino Mornasco. Il prefetto di Como Bruno Corda, infatti, ha intenzione di chiedere l’accesso agli atti della pubblica amministrazione. Corda lo ha detto esplicitamente ai membri della Commissione parlamentare antimafia che il 25 novembre sono saliti a Milano. Corda è stato ascoltato dopo che il 18 novembre l’operazione Insubria, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, ha svelato gli interessi di tre locali di ‘ndrangheta: Cermenate, Calolziocorte e Fino Mornasco, quest’ultima definita come “uno dei più fulgidi esempi di comunità mafiosa nel nord Italia”. Il comune del Comasco così si candida a essere la seconda città lombarda sciolta per mafia.

Il primo spunto dal quale parte il Prefetto è l’inchiesta Insubria del 18 novembre 2014. L’indagine del Ros, infatti, nasce da una serie di atti intimidatori, “che – scrive il giudice Simone Luerti nella sua ordinanza d’arresto – pur se all’apparenza scollegati tra loro, possono essere, con alta probabilità, ricondotti a un filo comune”. Tra le vittime ci sono anche tre politici: si tratta dell’attuale sindaco Giuseppe Napoli, dell’ex vicesindaco Antonio Chindamo e dell’attuale presidente del consiglio comunale Luca Cairoli, il quale subisce ben quattro intimidazioni: il 24 novembre 2011 viene appiccato un incendio davanti alla sua concessionaria di auto Finomotori. Il 10 dicembre 2011 qualcuno invia una richiesta estorsiva sempre all’autosalone, l’8 febbraio 2011 ignoti sparano con un fucile calibro 12 contro la Finomotori, il 14 giugno 2012 arriva una lettera minatoria.

Politica sotto scacco, dunque. Questa la fotografia scattata dal Ros. Fotografia parziale. Per capire, infatti, bisogna riprendere l’inchiesta Arcobaleno che tra il 2009 e il 2010 mostra l’opacità della stessa politica locale. Nelle oltre mille pagine dell’informativa dei carabinieri di Como finiscono centinaia di intercettazioni e decine di amministratori pubblici. ...

Ma se i contatti con gli uomini delle cosche da un lato non hanno rilevanza penale, dall’altro le intercettazioni dei carabinieri mettono in primo piano le responsabilità politiche di diversi amministratori pubblici. Tra questi certamente l’attuale presidente del consiglio comunale di Fino Mornasco Luca Cairoli (non indagato), il quale, se tra il 2011 e il 2012 subisce quattro intimidazioni, nel 2010 è in contatto con diversi pregiudicati calabresi. In quell’anno, poi, annotano i carabinieri di Como, Cairoli si occupa della campagna elettorale del consigliere regionale Pdl Gianluca Rinaldin (non indagato), recentemente coinvolto nella “rimborsopoli” della Regione Lombardia. Lo stesso Rinaldin che, intercettato dalla Dda, afferma: “A me interessa la parola (…) cioé preferisco sedermi col peggior delinquente di questo mondo ma di parola”

Tra i vari contatti di Cairoli c’è Luciano Nocera, trafficante di droga legato al boss Bartolomeo Iaconis e alla cosca Muscatello di Mariano Comense, recentemente coinvolta nell’operazione Quadrifoglio del Ros di Milano. Nocera risulta indagato anche per l’omicidio di Ernesto Albanese ucciso a Guanzate nel maggio 2014. ...

Il 10 marzo così va in scena un’incredibile intercettazione tra Cairoli, l’allora consigliere regionale Rinaldin e Martino Clerici (non indagato), all’epoca sindaco di Appiano e oggi consigliere di maggioranza nello stesso comune. Cairoli chiama Rinaldin il quale risponde e chiede: “Sono al telefono con il sindaco di Appiano, si chiama Nocera questo qua”. Cairoli: “Sì Nocera”. Dice Rinaldin: “Lo ha appena visto mezz’ora fa e gli risolve il problema (…) aspetta che unisco le telefonate”. Cairoli e Martino Clerici si salutano. Il sindaco: “Lo conosco bene lui (Nocera, ndr)”. Rinaldin chiede a Clerici: “L’hai incontrato oggi?”. Il primo cittadino risponde in modo affermativo. La questione della licenza, dunque, pare risolversi. Cairoli rivolto a Rinaldin: “Gianluca guarda abbiamo fatto un affare perché se il problema glielo risolviamo questo qua è uno che mo smette di lavorare e ci procura voti certi”. A quel punto il consigliere regionale lo ammonisce: “Non parlare al telefono che poi qualcuno…”. Poche ore dopo Cairoli è al telefono con lo stesso Nocera: “Lucio ci ho parlato (…) eravamo in conferenza io, il sindaco e Gianluca Rinaldin che è quello che appoggiamo (…). Il Sindaco, mi fa non c’è problema”.

In quel 2010 Cairoli raccoglie firme per la candidatura di Rinaldin. Per farlo si appoggia anche a Salvatore Larosa soprannominato Satana e ritenuto affiliato alla locale di Fino Mornasco con la dote di santista. Coinvolto nel blitz Insubria del 18 novembre, si consegnerà alle forze dell’ordine dopo pochi giorni di latitanza. I due si sentono spesso. Si salutano con l’appellativo di “compare”. Il 22 febbraio 2010 sono al telefono. Argomento: la campagna elettorale per le regionali. “Noi compare – dice Larosa – adesso dobbiamo andare nei comuni più lontani (…) devo chiedere le schede elettorali”. Risponde Cairoli: “Sì e dì che stai facendo la presentazione della lista e delle schede elettorali”. Della partita elettorale è anche Michelangelo Chindamo l’eminenza grigia della ‘ndrangheta anche lui arrestato il 18 novembre 2014. Larosa si rivolge al boss con il voi. “Quando ci vediamo?”, chiede Chindamo e spiega: “Perché (di firme, ndr) ne ho trovate altre”. ...
...

Politici e boss. Contatti, relazioni, favori, voti. Ci sono le intercettazioni, ma ad oggi non c’è reato. Responsabilità politiche però sì e molti ora dovranno spiegare. Questa la feroce istantanea di uno dei territori più ricchi d’Italia.

http://www.giuliocavalli.net/2014/12/13 ... lombardia/


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Re: La mafia lombarda

Messaggioda pianogrande il 13/12/2014, 15:28

Datato ma interessante anche questo.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10 ... ti/746437/

Vorrei vedere l'ex ministro dell'interno Maroni (ora presidente Lombardia) andare da Fazio e spiegare che in Lombardia la mafia non c'è.

O magari definirla 'ndrangheta con la salamella (o con la luganega).
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La mafia lombarda

Messaggioda franz il 13/12/2014, 17:49

Figuriamoci se non c'è in Lombardia!
C'è in germania, c'è in svizzera, si è infliltrata dappertutto.
Poi non ovunque ha trovato terreno fertile per attecchire e mettere radici ma è chiaro che in Italia puo' godere di protezioni politiche che altrove non trova.
Ho comunque una teoria personale sul fatto.
Ritengo che le diverse misure di risparmio della spesa pubblica, pur non avendo influito molto sui trasferimenti nord-sud abbiano comunque consigliato o invogliato la criminalità a cercare soldi anche fuori dai propri territori storici. Un po' per riciclare certi guadagni, un po' per farne di nuovi. Secondo il vecchio detto “Se la montagna non viene a Maometto, Maometto va alla montagna”.
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La mafia della darsena

Messaggioda flaviomob il 14/12/2014, 19:21

Era meglio non farlo, l'Expo.


Milano, l'ombra della mafia sui lavori alla Darsena: il cantiere Expo adesso è a rischio


Bloccata l'opera da otto milioni di euro per il vecchio porto. Per salvare i lavori, il prefetto Francesco Paolo Tronca e il presidente dell'autorità anticorruzione Raffaele Cantone pensano al commissariamento
di ALESSIA GALLIONE
13 dicembre 2014

Sono arrivate fino a lì, le ombre della criminalità organizzata. Fino a toccare il cantiere che dovrà riportare a nuova vita la Darsena di Milano. Lavori legati a Expo su cui, adesso, è calata un’interdittiva antimafia. Un altro cartellino rosso firmato dalla prefettura, che si aggiunge alla lista dei 63 provvedimenti già siglati per allontanare 44 aziende da quel corposo capitolo di opere, in gran parte infrastrutture stradali, che stanno marciando in nome dell’Esposizione. Questa volta, però, lo stop è arrivato per un appalto in pieno centro, dal grande valore simbolico per la città. Che, quando mancano meno di cinque mesi all’arrivo dei visitatori del 2015, non può rischiare di rallentare o bloccarsi lasciando una voragine nell’antico porto e in piazza XXIV Maggio. Ed è per questo che, per salvare i lavori in Darsena, è pronto ad arrivare un commissario.

...

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... 102759612/


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