La Lettera
Boldrini: vi spiego tutti i nodi della vicenda GalanIl presidente della Camera interviene sulla vicenda del presidente della commissione Cultura agli arresti domiciliari da due mesi
di Laura Boldrini, presidente della Camera
Caro Stella,
rispondo alle domande che ha posto su Sette circa la permanenza dell’on. Galan, da due mesi agli arresti domiciliari, alla presidenza della Commissione cultura della Camera. Lei chiede se «non sarebbe opportuno che Galan desse le dimissioni».
Senza giri di parole: sì, lei ha ragione. Poi aggiunge: «È possibile che non ci sia modo di farlo accomodare per ragioni di decoro istituzionale?». Le rispondo in modo altrettanto netto: no, purtroppo non è possibile. Come ho scritto nella risposta ai deputati M5S: «Nel nostro ordinamento non sono ammissibili strumenti volti a revocare il presidente di un organo parlamentare».
Ci tengo a risponderle soprattutto ora che il Paese è sotto choc per l’inchiesta su Mafia Capitale, che segue l’Expo milanese e il Mose veneziano. Non dimentico di essere entrata in Parlamento, come tanti altri, condividendo un diffuso sentimento di indignazione. Un sentimento che, per quanto mi riguarda, non si è per nulla affievolito, ma che da presidente ho cercato di incanalare nello sforzo quotidiano di rinnovamento per far riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Anche a questo scopo la Camera ha deciso la riforma delle retribuzioni dei dipendenti, i risparmi sul bilancio, la legge sul voto di scambio. Azioni positive, che però rischiano di essere oscurate da vicende come quella da lei richiamata. All’antipolitica, descritta con toni giustamente allarmati dal presidente Napolitano, è la buona politica che deve rispondere. Le norme appena annunciate dal governo sono certo utili, ma la politica non sta solo nella produzione di nuove leggi. Sta anche nei nostri comportamenti, che nessun codice può disciplinare fino ai minimi dettagli.
Il principio per cui il presidente della Camera e i presidenti di Commissione non possono essere dimissionati ha lo scopo di tutelarne il ruolo di garanzia non certo quello di fare da scudo contro la magistratura. Serve una norma che lo espliciti? In realtà dovrebbe bastare l’art. 54 della Costituzione, chiarissimo:
«I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore». Spero che anche il suo richiamo concorra a far maturare la soluzione. Ne beneficerebbero tutti coloro che lavorano per la credibilità della politica, ovunque siedano nell’aula di Montecitorio.
http://www.corriere.it/politica/14_dice ... 2a95.shtml