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conflitti e guerre nel cestino dei rifiuti

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

... liberiste

Messaggioda mauri il 19/01/2009, 20:25

seguendo la guerra del gas e scoprendo una bella Tymoshenko, a putin gliel'avrà sventolata sotto il naso e alla fine per averla ha firmato l'accordo... quanti morti avrà fatto la guerra del gas?
http://it.notizie.yahoo.com/4/20090119/ ... 02f96.html

sono arrivato a questa notizia e sono rimasto basito, 1milione è una cifra enorme,
è mai possibile che i potenti della terra non analizzino e considerino le possibili conseguenze delle scelte economiche?
no se ne sbattono perchè siamo "masse" della terra a valore di un soldo bucato, carne da macello che va a rivotare putin nello specifico,
ricordo che si diceva qualche anno orsono "prima c'era una dittatura ma almeno lavoravano tutti e tutti mangiavano"
"ma sei scemo?" rispondevano, "ora possono fare quello che vogliono con la democrazia"
amen, mauri



Uno studio sugli effetti delle privatizzazioni degli anni '90
Il Manifesto - 16 - 1 - 2009
domenica, 18 gennaio 2009
Un milione di morti a est grazie alle riforme-shock
Un milione di morti. Questo potrebbe essere il terribile bilancio reale delle privatizzazioni accelerate imposte ad alcuni paesi dell'ex Unione sovietica negli anni '90, secondo uno studio dell'università di Oxford pubblicato ieri dalla più autorevole rivista medica internazionale, Lancet. La mostruosa cifra, una delle più alte che si possano direttamente associare a un deliberato atto politico, è la traduzione di quel 12,8 per cento di aumento della mortalità che gli analisti di Oxford hanno riscontrato nella dinamica demografica del decennio scorso nei paesi presi in esame: un aumento (quasi interamente fra i maschi in età lavorativa) che lo studio mostra essere strettamente legato, nel tempo e nello spazio, al parallelo aumento della disoccupazione provocato dall'applicazione forsennata delle politiche neoliberiste - e in particolare i programmi di privatizzazione di massa - dopo il crollo dei regimi «socialisti».
Nell'insieme dei paesi dell'Europa orientale e dell'ex Urss, fra il 1991 e il 1994 le privatizzazioni portarono a un aumento del 56 per cento nel numero dei disoccupati (e a quel 12,8 per cento di crescita della mortalità citato prima); ma all'interno del quadro complessivo cinque paesi conobbero in quegli anni uno shock particolarmente violento. Russia, Kazakhstan, Lituania, Lettonia ed Estonia ebbero aumenti di disoccupazione fino al 300 per cento, mentre nel resto della macroregione il contraccolpo delle privatizzazioni fu minore, per le diverse condizioni sociali e culturali presenti.
Il rapporto fra privatizzazioni accelerate e disoccupazione non ha bisogno di troppe spiegazioni: l'arrivo di privati - e con essi di una logica di profitto - alla guida di aziende in cui l'efficienza produttiva era da decenni subordinata all'utilità sociale, ha provocato quasi sempre il licenziamento di moltissimi lavoratori, in un contesto economico di crisi molto grave in cui trovare un nuovo impiego (soprattutto per persone non giovanissime) era praticamente impossibile. E il lavoro «a vita» in aziende di stato era in quei paesi, fino al '91-'92, una condizione esistenziale globale: con il lavoro si aveva la casa, l'assistenza sanitaria, le vacanze, un'immagine sociale: perdendo il lavoro, si perdeva tutto in un colpo. E in paesi dove il fumo, l'alcol e stili di vita imprudenti erano già pericolosamente diffusi tra la popolazione maschile, lo shock psicologico di questa perdita ha portato a un vero e proprio crollo fisico. Si aggiungano altri due effetti diretti (e contemporanei) delle politiche neoliberiste come il collasso delle strutture sanitarie gratuite e il vertiginoso aumento del prezzo dei farmaci, e gli ingredienti per l'avvio di quella che a tutti gli effetti è stata una strage di massa diventano chiari.
Meglio è andata, sottolinea lo studio dei professori David Stuckler e Lawrence King, in paesi magari più arretrati ma con una migliore rete di sostegno famigliare, come in Albania, o dove c'erano organizzazioni di difesa sociale più efficienti, come in Polonia o nella Repubblica Cèca, o ancora in alcune repubbliche asiatiche dove le privatizzazioni sono state introdotte in modo molto più graduale. Lì l'aumento di disoccupazione è stato molto minore, e non ci sono state variazioni nella mortalità - anzi in qualche caso questa è addirittura diminuita. Il che induce, secondo gli autori dello studio, a trarre delle importanti lezioni sul modo in cui i cambiamenti economici e sociali possono essere introdotti nei paesi dove questi sono ancora in corso, come in Cina, in India o altrove: le «terapie di shock» costano care in termini di vite umane.
Ma di quel milione di morti qualcuno dovrebbe ben portare la responsabilità: la scelta - in Russia, dove si è concentrato il disastro peggiore - di applicare in modo brutale, senza preparazione, senza esperimenti-pilota, senza nessun tipo di paracadute sociale possibile, le privatizzazioni dell'intero sistema produttivo è una scelta che non è venuta dal cielo come la pioggia. Ci sono uomini in carne ed ossa che questo hanno voluto e imposto: l'allora presidente Boris Eltsin, ovviamente, ma ancor più di lui che forse non era in grado di capire quel che stava succedendo sono stati gli «economisti» affascinati dal neoliberismo come Egor Gaidar o Anatoly Chubais (che tuttora ha una posizione di altissima responsabilità) a volerlo e a imporlo ad ogni costo, per non parlare della schiera di «consiglieri» occidentali come Jeffrey Sachs o Anders Aslund, tuttora prodighi di consigli rivolti ai governanti russi (o di critiche per il fatto di non applicare politiche abbastanza «di mercato»). E, naturalmente, non poca responsabilità dovrebbero prendersi i leader che allora tennero sotto l'ala Eltsin, a patto che non si fermasse «sulla strada delle riforme»: il democratico Bill Clinton prima di tutti.

http://www.google.it/imgres?imgurl=http ... image&cd=1
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Re: ... liberiste

Messaggioda franz il 19/01/2009, 21:06

mauri ha scritto:un aumento (quasi interamente fra i maschi in età lavorativa) che lo studio mostra essere strettamente legato, nel tempo e nello spazio, al parallelo aumento della disoccupazione provocato dall'applicazione forsennata delle politiche neoliberiste - e in particolare i programmi di privatizzazione di massa - dopo il crollo dei regimi «socialisti».

Strano notare che neoliberiste non è virgolettato, ma socialisti si'. Tipico del manifesto.
Sarebbe interessante avere un link diretto allo studio ... chi lo ha condotto e cose del genere.
Non basta dire "Oxford", potrebbe essere anche la tesi di laurea di uno studente.

Da parte mia posso solo considerare che del periodo precedente a quello di cui si parla (prima del 1991) non ci sono dati statistici certi, ma solo la propaganda dei «regimi socialisti». Quindi un raffronto oggettivo è improponibile sul piano metodologico. Non esistevano nemmeno uffici di statistica per cui dati sull'aumento della disoccupazione sono completamente privi di senso. Anche i dati sulla mortalità ed i decessi sono fortemente inquinati dalle censure attorno ai vari crimini che in passato sono stati compiuti da quelle parti.

Avessimo dati allora si' che potremmo, per esempio, capire che forse prima i morti erano 10 volte tanto. Non è inverosimile, se consideriamo i disastri che Lysenko produsse alla (allora) florida agricoltura sovietica.
I morti di prima non li sapremo mai, a parte le illazioni degli storici anticomunisti che parlano di 100 milioni di morti.

Ma vallo a spiegare a quelli del Manifesto.
Crollano i muri ma loro li', imperterriti, con lo sguardo fisso nella notte e con sto manifesto che non sanno piu' dove attaccare.

Ciao,
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Re: ... liberiste

Messaggioda Stefano'62 il 20/01/2009, 1:02

franz ha scritto:Strano notare che neoliberiste non è virgolettato, ma socialisti si'. Tipico del manifesto.


Non sarà per caso perchè di socialista quei regimi non avevano nulla ?
Ciao,

Stefano
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Re: conflitti e guerre nel cestino dei rifiuti

Messaggioda guidoparietti il 20/01/2009, 1:59

Ma anche ammesso che si potesse fare un raffronto "scientifico" (la qual cosa non è difficile soltanto per l'inaffidabilità degli archivi ma anche per la scelta, sempre molto arbitraria, del periodo di riferimento) comunque non avrebbe alcun senso paragonare gli effetti negativi di una riforma economica quasi a un massacro premeditato ("deliberato atto politico").
Da come viene presentata la notizia sembra che i capi dell'ex-urss abbiano preso certe decisioni che hanno direttamente portato alla morte di un milione di persone. Ma naturalmente, come emerge anche più avanti nel medesimo articolo, la situazione è un po' più complessa e sfumata, ci sono stati effetti diversi nei diversi paesi e d'altronde non si sapeva in anticipo tutto ciò che sarebbe successo (il che, con gran scorno degli -ismi, è un dato fondamentale della condizione umana). Tutto ciò anche accettando per buone le cifre, notando poi le difficoltà nel fare raffronti ovviamente la questione diviene ancor più fumosa.

A margine, faccio notare che ci sono svariati atti politici deliberati che hanno portato alla morte di molti più milioni di persone. Ad esempio le due guerre mondiali. O il genocidio degli ebrei, degli zingari e degli omosessuali da parte della germania nazista. Per non dire dei periodici massacri della popolazione sovietica deliberatamente perpetrati e accuratamente organizzati da Stalin. Ma ci sono tanti altri esempi, esempi ai quali paragonare un aumento della mortalità del 12,8%, ammesso che sia verificabile, non appare tanto come una condanna del liberismo (che è anche condannabile, ma con queste buffonate non lo si scalfisce di certo) quanto come una banalizzazione dei veri massacri. Cui prodest?
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Re: ... liberiste

Messaggioda guidoparietti il 20/01/2009, 2:05

Stefano'62 ha scritto:
franz ha scritto:Strano notare che neoliberiste non è virgolettato, ma socialisti si'. Tipico del manifesto.

Non sarà per caso perchè di socialista quei regimi non avevano nulla ?

Se prendi questa china, allora un economista liberista che volesse difendere certi effetti catastrofici, potrebbe facilmente sostenere che le sue ricette liberiste sono state applicate male o imperfettamente. E siccome quasi tutto quel che accade in contesti complessi come l'economia e la politica è molto imperfetto e mai adeguato all'ideale, è molto probabile che avrebbe anche ragione. E allora come se ne esce?
A me non pare che chi identifica tout court certi stati, e persino certi interi momenti storici, con il liberismo possa poi mettere schizzinose virgolette sul socialismo dell'unione sovietica, che almeno si dichiarava esplicitamente e univocamente tale.
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Re: ... liberiste

Messaggioda Stefano'62 il 20/01/2009, 5:06

guidoparietti ha scritto:
Stefano'62 ha scritto:
franz ha scritto:Strano notare che neoliberiste non è virgolettato, ma socialisti si'. Tipico del manifesto.

Non sarà per caso perchè di socialista quei regimi non avevano nulla ?

Se prendi questa china, allora un economista liberista che volesse difendere certi effetti catastrofici, potrebbe facilmente sostenere che le sue ricette liberiste sono state applicate male o imperfettamente. E siccome quasi tutto quel che accade in contesti complessi come l'economia e la politica è molto imperfetto e mai adeguato all'ideale, è molto probabile che avrebbe anche ragione. E allora come se ne esce?
A me non pare che chi identifica tout court certi stati, e persino certi interi momenti storici, con il liberismo possa poi mettere schizzinose virgolette sul socialismo dell'unione sovietica, che almeno si dichiarava esplicitamente e univocamente tale.

Non fa una grinza.
Evidentemente sono stato troppo sintetico;intendevo dire che spesso qualcuno commette schifezze in nome di un qualcosa che invece non c'entra niente.
Come si può definire comunista o socialista un regime totalitario come l'Unione Sovietica ?
Una ristretta cerchia di delinquenti ha accentrato i mezzi di produzione nelle proprie mani allo scopo di perpetuare il proprio potere....non so,a me piuttosto ricorda certi tipi di "capitalismi" dove i più grossi pescecani cercano di condizionare le politiche economiche di uno Stato,distruggendone la valenza democratica e alle volte i diritti umani,millantandosi liberisti !
Se c'è accumulazione del capitale NON PUO' essere socialismo.
Se il popolo non beneficia dei frutti generati dall'utilizzo dei mezzi di produzione NON PUO' essere socialismo.
Non mi interessa un fico secco se dicevano di essere comunisti e di rappresentare il popolo:ciò era palesemente falso.
L'abito non fa il monaco e non accetto che si diffami un'ideologia che si pone come vincolo la tutela dei più deboli dai capricci del mercato solo perchè qualche bastardo ha commesso crimini sotto una falsa bandiera.
Per essere comunismo è NECESSARIO che il popolo abbia il controllo dei mezzi di produzione.
Mi sta bene che se ne possa mettere in dubbio la reale efficacia, ma non mi sta bene che lo si descriva come qualcosa che non è.
Stesso discorso per il liberismo:
dopo essere stati rinchiusi nella riserva gli indiani Kiowa,non avendo altre risorse per sopravvivere,avevano intrapreso l'allevamento dei cavalli in modo collettivistico con buon profitto.
Al governo ciò non piacque e fu emessa una legge iniqua che in qualche modo impediva ai Kiowa di gestire la terra se non in modo individuale,non tanto per fobia del socialismo che era ancora di là da venire,quanto piuttosto a causa del fatto che il benessere degli indiani era un ostacolo alle mire di alcuni lupi mannari che volevano anche quelle terre.
L'alibi fu il liberismo,ma non c'è dubbio che invece fosse molto lontano da lì.
Come se ne esce ?
Semplice:smascherando gli impostori..chi crede per esempio che Berlusconi sia liberista ?
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Re: ... liberiste

Messaggioda franz il 20/01/2009, 9:10

Stefano'62 ha scritto:
franz ha scritto:Strano notare che neoliberiste non è virgolettato, ma socialisti si'. Tipico del manifesto.


Non sarà per caso perchè di socialista quei regimi non avevano nulla ?
Ciao,

Stefano

L'assenza di proprietà privata, la proprità dello stato dei mezzi di produzione, la pianificazione statale dell'economia ... che sia comunismo o socialismo, non facciamone un fatto di nomi. La sostanza mi pare sia quella.

Ciao,
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Re: ... liberiste

Messaggioda franz il 20/01/2009, 9:27

Stefano'62 ha scritto:Evidentemente sono stato troppo sintetico;intendevo dire che spesso qualcuno commette schifezze in nome di un qualcosa che invece non c'entra niente.
Come si può definire comunista o socialista un regime totalitario come l'Unione Sovietica ?
...
Come se ne esce ?
Semplice:smascherando gli impostori..chi crede per esempio che Berlusconi sia liberista ?

Verissimo che si fanno spesso schifezze (è il meno) ed atrocità in nome di qualcosa d'altro e che sotto, scavando, c'è il fatto molto semplice che "gli uomini non sono angeli". Ma questo fare in nome di altri è il classico alibi che l'ideologia consente. Proprio per questo come essere cosi' illusi da non capire che una ideologia che vietava la proprietà privata, collettivizzando tutto, dando enorme potere allo stato, al partito, non si sarebbe trasformata in quello che abbiamo visto. Per me è evidente: il percorso era inevitabile.

Con questo non si puo' dire che l'ideologia opposta sia esente da difetti. Ne ha eccome! Molti di meno, ma ne ha.
Puo' essere meglio (ed infatti il mondo, dove puo' scegliere, lo fa) ma ha lo stesso problema: "gli uomini non sono angeli".
Berlusconi liberista? Non ci crede nessuno, nemmeno lui. E nemmeno liberale, direi.

Oggi nei fatti abbiamo stati e governi (nel mondo occidentale) che hanno un peso sull'economia che va dal 30 al 60% e sono quindi società miste, con elementi liberisti ed elementi socialisti e con alternanza di governo tra poli politici con tendenze verso un maggiore o minore peso dello stato.

Il passaggio da una economia in cui lo stato, tramite una forte nomenclatura, controlla e pianifica il 100% dell'economia ad una economia mista è complesso e doloroso. Ma assai piu' doloroso sarebbe stato rimenere dento il fallimentare sistema sovietico. Per ora abbiamo due grandi casi: la Russia (con i vari satelliti) e la Cina. In Russia c'è un po' di democrazia e quindi certe notizie le abbiamo. Sicuramente stanno meglio di prima. Della Cina ben poco sappiamo ma lo sviluppo economico ora che hanno abbandonato il capitalismo di stato è impressionante.

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Re: ... liberiste

Messaggioda guidoparietti il 20/01/2009, 10:41

Stefano'62 ha scritto:Stesso discorso per il liberismo:
dopo essere stati rinchiusi nella riserva gli indiani Kiowa,non avendo altre risorse per sopravvivere,avevano intrapreso l'allevamento dei cavalli in modo collettivistico con buon profitto.
Al governo ciò non piacque e fu emessa una legge iniqua che in qualche modo impediva ai Kiowa di gestire la terra se non in modo individuale,non tanto per fobia del socialismo che era ancora di là da venire,quanto piuttosto a causa del fatto che il benessere degli indiani era un ostacolo alle mire di alcuni lupi mannari che volevano anche quelle terre.
L'alibi fu il liberismo,ma non c'è dubbio che invece fosse molto lontano da lì.
Come se ne esce ?
Semplice:smascherando gli impostori..chi crede per esempio che Berlusconi sia liberista ?

D'accordo ma allora, come notava Franz, o le virgolette le metti su tutte e due le ideologie, oppure non le metti su nessuna delle due. Perché nessuna delle due è applicata alla lettera come prevederebbe la teoria. Il motivo per cui il manifesto mette le virgolette sul socialismo dell'Urss è chiaro, come chiaro è perché non le mette sul liberismo, solo che in tutta questa chiarezza ci sono solo motivi ideologici e non una buona ragione.
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Re: ... liberiste

Messaggioda Stefano'62 il 20/01/2009, 15:06

franz ha scritto:Verissimo che si fanno spesso schifezze (è il meno) ed atrocità in nome di qualcosa d'altro e che sotto, scavando, c'è il fatto molto semplice che "gli uomini non sono angeli". Ma questo fare in nome di altri è il classico alibi che l'ideologia consente. Proprio per questo come essere cosi' illusi da non capire che una ideologia che vietava la proprietà privata, collettivizzando tutto, dando enorme potere allo stato, al partito, non si sarebbe trasformata in quello che abbiamo visto. Per me è evidente: il percorso era inevitabile.


Certo che era inevitabile,il punto è che continuo a pensare che non fosse socialismo,per il semplice fatto che il popolo (la società) non aveva alcun controllo su niente.
Non è collettivismo se la collettività non ha niente,se lo Stato coincide con qualcuno ma non con tutti.

Le virgolette vanno certamente messe anche sugli altri -ismi come dice giustamente Guido.
Però sono propenso a non scandalizzarmi per questa mancanza di equidistanza del Manifesto:
Dappertutto si sente esultare perchè il socialismo ha fallito,quando invece è evidente che in quei contesti non è mai stato applicato per davvero,e si attribuisce al liberismo una inesistente vittoria.
Tra l'altro i Kibbutz israeliani funzionavano benissimo pur essendo di stampo collettivistico,ma zitti che non lo si scopra....
Invece il "libero mercato" ha dimostrato di non essere quella panacea che avrebbe trascinato in alto il benessere di tutti, dato che aspettiamo che accada da circa TRECENTO ANNI (!!!).
Piuttosto,spesso sembra una feroce bestia che arriva dritta in faccia alla povera gente.
Dobbiamo dedurne che il mercato davvero libero,come il socialismo,non è mai esistito ? (probabile)
Però il socialismo è il babau,il liberismo invece è miracoloso......
Posso ben capire che quelli del manifesto non abbiano voglia di mettersi i guanti quando parlano di liberismo.

Per come la vedo io,negare a un singolo la possibilità di diventare incredibilmente ricco quando altri non hanno da mangiare (proprio per colpa del sistema che permette a quell'altro di avere tutto),non mi sembra una grande ingiustizia.
Quale genitore tiene un figlio chiuso in cantina a pane ed acqua,per fare ponti d'oro a quell'altro ?
Non è progresso andare sulla luna quando altri non hanno l'elettricità o l'istruzione o la salute.
Il livello di progresso di una civiltà non è dato da quanto lontano vanno i più fortunati,bensì da quanta strada si riesce a fare percorre ai meno fortunati.
Ma solo i dedrattori (o i falsi interpreti) del socialismo sostengono che per funzionare debba necessariamente negare all'individuo di percorrere una strada personale.
Questo è il mio essere di sinistra:la libertà che accordo a me stesso e agli altri non deve essere un alibi per fregarsene cinicamente del mio prossimo,(se non peggio).
Questi,mi sembra,sono i valori che l'Ulivo cerca di diffondere.
Ciao,

Stefano
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