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Spagna, gli indignados primo partito

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda ranvit il 03/11/2014, 17:00

Vedi Franz???

Indignados in Spagna, Le Pen in Francia, Tsipras in Grecia....M5S/Lega in Italia.....

A questo porta la gestione tecnicistica e burocratica della UE! :twisted:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda franz il 03/11/2014, 21:53

ranvit ha scritto:Vedi Franz???

Indignados in Spagna, Le Pen in Francia, Tsipras in Grecia....M5S/Lega in Italia.....

A questo porta la gestione tecnicistica e burocratica della UE! :twisted:

Non sarei cosi' netto sui rapporti causa effetto ma anche "ammesso e non concesso" una gestione piu' morbida e flessibile avrebbe, per contro, riproposto il salvattaggio delle rispettive caste di riferimento, quelle veramente responsabili del dissesto.

Ma forse meglio cosi', Che provino gli spagnoli ad essere governati dagli indignados, se ne accorgeranno i francesi ad essere governati dalla destra fascista di le pen, Proveranno i greci ad essere governati dalla sinistra radicale.
Ben venga il ricambio. In fondo in democrazia è legittimo.

Mio padre, classe 1919, pace all'anima sua, aveva un'espressione molto cruda per queste situazioni: "se ne accorgeranno nel pisciare"!
Un riferimento alla sifilie, che quando uno si accorge di averla è ormai troppo tardi. Sarà un disastro? Fatti loro.
Liberi di scegliere, liberi di sbagliare. O magari chissà, hanno ragione.

Per quanto riguarda l'Italia per fortuna mi pare che M5S/Lega siano ben lontani da successi strepitosi e quindi l'onta di scoprire certe cose in bagno ci sarà risprmiata. :lol: E qui devo dire, grazie a Renzi.

Resto dell'idea che se noi siamo nella situazione in cui siamo (ultimo esempio la poszione 83 nell'indice di libertà economica) non è certo colpa della recente rigidità dei burocrati di bruxelles ma per la ventennale se non trentennale stupidità dei politici italiani e di quelli che danno loro retta.
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Re: Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda ranvit il 04/11/2014, 10:37

E qui devo dire, grazie a Renzi.

Resto dell'idea che se noi siamo nella situazione in cui siamo (ultimo esempio la poszione 83 nell'indice di libertà economica) non è certo colpa della recente rigidità dei burocrati di bruxelles ma per la ventennale se non trentennale stupidità dei politici italiani e di quelli che danno loro retta.




Concordo.
Ma non sulla mancata attenzione della necessità a tutti i costi di unificare davvero l'Europa!
Fra non molto tra quelli che se ne accorgeranno pisciando....ci sarà anche la Germania e quei quattro fessacchiotti di Paesi che ne formano la corte dei miracoli! Un'Europa divisa mentre nel passato dominava il mondo, sarà dominata!
Cina, Brasile, India sono dei veri continenti che con la globalizzazione hanno avuto, hanno ed avranno la possibilità di far diventare l'Europa...il cortile di casa. In questo scenario, la Germania da sola non conta una mazza!
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Re: Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda franz il 04/11/2014, 12:08

ranvit ha scritto:Ma non sulla mancata attenzione della necessità a tutti i costi di unificare davvero l'Europa!

Tu lo sai chi si oppone, vero?
Principalmente la Francia.
Non certo la Germania, che ha piu' volte fatto sapere di essere pronta ad un'europa federale.
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Re: Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda ranvit il 04/11/2014, 12:09

A dir la verità non mi risulta....
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Re: Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda ranvit il 04/11/2014, 12:21

Riporto solo la seconda parte:


http://www.opinione.it/politica/2014/11 ... 04-11.aspx

La ricerca di una via di uscita, a dire la verità, è divenuta difficile. L’integrazione europea era stata pensata come un arrivo per gradi ad un regime di cambi fissi, e di fatto ad una moneta unica, quale la più grandiosa ed originale utilizzazione di uno strumento giuridico, l’euro, mai avutosi nella storia umana. Si era concepita la creazione di un organismo, l’Unione europea, che sarebbe stato terzo nel mondo per dimensione, dopo la Cina e l’India, e il più ricco alla pari degli Stati Uniti, operando con i due mezzi quali, da un lato, il consenso di Paesi che per secoli si erano combattuti con ferocia, e dall’altro, la normazione giuridica. Un obiettivo che sarebbe andato molto al di là degli originari propositi.

Il nuovo organismo avrebbe dovuto costituire un prototipo, riproducibile in altre aree del mondo, che avrebbe soddisfatto le insorgenti esigenze date dal processo di globalizzazione che si stava sviluppando. Al nuovo organismo era stato assegnato l’obiettivo non di una crescita massima, ma di una crescita sostenibile. E nella scelta dell’aggettivo “sostenibile” era contenuta un’intuizione geniale. In funzione della sostenibilità si erano introdotti cioè valori di riferimento relativi al debito ed all’indebitamento (3 per cento nell’indebitamento e 60 per cento nel debito rispetto al Pil) che sarebbero stati utilizzati per introdurre limiti alla crescita. Il 3 per cento, applicato in conformità ai principi stabiliti nell’art. 104 c) del Trattato sull’Unione europea, avrebbe consentito lo sviluppo comune, ma nello stesso tempo lo avrebbe consentito entro limiti compatibili con la sua sostenibilità.

La missione della crescita, come si è più volte ricordato, era ed è stata affidata dal Trattato sull’Unione europea agli Stati membri, i quali vi provvedono con le loro politiche economiche, che devono essere autonome e svolgersi in concorrenza. Il Patto di stabilità e di crescita (Regolamento n. 1466 del 1997 e successivi), con il principio della parità del bilancio, ha invece provocato gli effetti depressivi che vediamo perché ha eliminato la concorrenza tra soggetti omogenei e l’ha sostituita con l’assegnazione autoritaria di compiti. Ha di fatto colpito al cuore lo straordinario progetto che i Paesi fondatori erano riusciti a mettere a punto e che si sarebbe dovuto realizzare, mandandolo al contrario in frantumi. Forse sarebbe meglio che oggi euroscettici, nazionalisti e separatisti, insieme a Londra e a metà degli italiani, spieghino a questa Europa, alla nuova Commissione Juncker, che per ora esistono solo i loro esosi stipendi, e il resto è un’elucubrazione del progetto originario europeo. Un incubo targato Merkel (e Napolitano per l’Italia).
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Re: Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda franz il 04/11/2014, 13:20

non si parla di europa federale in questo articolo, quindi non confuta quello che sostengo ma presenta altre cose.

Io sono piu' d'accordo con questa impostazione:
http://www.lastampa.it/2012/01/25/ester ... agina.html

Vi sono altri modelli per distribuire il rischio e assumere maggiore responsabilità?
«Nella crisi attuale gli eurobond non sono una soluzione. Si potrà riflettere su una maggiore responsabilità in comune, solo quando l’Europa avrà raggiunto un’integrazione molto più profonda, non però come strumento per superare la crisi. Un’integrazione più profonda prevede, ad esempio, che la Corte di Giustizia europea controlli i bilanci nazionali, e questo non è tutto. Se un giorno avremo una politica finanziaria e di bilancio armonizzata, allora si potranno trovare anche altre forme di cooperazione e di condivisione della responsabilità».

Il ministro degli Esteri della Polonia Sikorski ha detto di aver più paura di una Germania inattiva che di una Germania che guida. I tedeschi fanno abbastanza?
«Mi fa particolarmente piacere che le parole del ministro degli Esteri polacco esprimano una grande fiducia. Danno prova dell’evoluzione positiva del nostro rapporto. In linea di principio, la Germania è un importante Paese europeo che assume la responsabilità che deriva da questa circostanza. Ma - e ovviamente non mi riferisco ai polacchi - a volta capita che qualcuno chieda che altri assumano la leadership, per non avere responsabilità, essendo noto che la leadership comporta sempre anche dei rischi. La Germania non si tira indietro e per questa giusta causa va incontro anche a rischi, ma in Europa dobbiamo soprattutto concordare una via comune da percorrere».

Ma nelle parole del ministro degli Esteri è espresso anche un timore: la Germania è veramente dalla parte dell’Europa o non starebbe meglio da sola?
«Mi consenta di essere estremamente chiara: in Germania tutte le forze politiche rilevanti sono a favore dell’Europa. “Noi cittadini dell’Unione europea siamo, per nostra fortuna, uniti”, questo è quanto abbiamo detto in occasione del Cinquantenario dei Trattati di Roma, volutamente con un doppio significato, ovvero fortunatamente siamo uniti - ma potremo godere della nostra fortuna solo in un’Europa unificata».

Tuttavia per lunghi anni in Europa è regnata l’armonia?
«Forse, però il prezzo è stato che spesso ci siamo tirati indietro di fronte a decisioni ardue. L’Europa in questo modo non avrà successo, invece questo è proprio quanto vorrei io: un’Europa di successo».

Lei pretende rigore e rafforza al contempo un’immagine che - senza esagerare - non è proprio utile, ovvero l’immagine di una Germania dura, prepotente, dominante.
«Prendo sul serio queste preoccupazioni, ma sono infondate. È inoltre interessante vedere con che velocità vengano risvegliati certi stereotipi - peraltro anche nella discussione tedesca. Stereotipi quindi riguardanti “i” tedeschi, “i” polacchi, “i” francesi, “gli” spagnoli e “i” greci, dei quali crediamo di sapere come sono. Il progresso conseguito in Europa era proprio che avevamo smesso di additare gli altri e di parlare “del francese” o “del tedesco”. Ci sono tedeschi pigri e tedeschi diligenti, ci sono tedeschi di sinistra e tedeschi conservatori. Vi sono amici della competitività e amici della ridistribuzione. La Germania è così varia come lo sono tutte le altre Nazioni in Europa. I vecchi stereotipi li possiamo sotterrare».

A livello personale, come incide su di Lei questa particolare situazione? Raramente, se non mai, un Cancelliere della Repubblica Federale di Germania ha avuto così tanti poteri. Lei viene chiamata Madame Europa, la Cancelliera di ferro, Signora Bismarck. Non si sente a disagio?
«Io agisco secondo scienza e coscienza. Per trentacinque anni ho vissuto in un Paese che, a causa della sua incapacità economica e politica, alla fine - grazie a Dio non ha potuto sopravvivere, che è stato spazzato via dalla volontà di libertà della gente. Sono profondamente convinta che l’Europa, con la sua democrazia, i suoi diritti dell’uomo, i suoi ideali di libertà e i suoi valori abbia molto da dare alle persone che vivono qui e anche al mondo. Noi in Europa rappresentiamo ancora il 7% della popolazione mondiale. Se non saremo compatti, le nostre voci e le nostre convinzioni non si faranno praticamente sentire. Questa idea europea di pace, valori e benessere è il motivo che mi spinge ad agire, per questo non voglio che noi superiamo la crisi alla meno peggio. Non voglio un’Europa museo di tutto ciò che una volta era valido, bensì un’Europa in cui con successo si creano novità. So che per molti questo comporta un cambiamento molto, molto grande, dobbiamo quindi sostenerci a vicenda. Ma se ci tiriamo indietro dinanzi a questi sforzi, siamo solo gentili tra di noi e annacquiamo ogni tentativo di riforma, allora sicuramente rendiamo un pessimo servizio a l’Europa».

In Francia c’è un termine con una forte carica emotiva per il desiderio dell’Europa - le désire de l’Europe. Queste emozioni potrebbero sembrarLe inquietanti. Può collegare un sentimento all’Europa?
«Naturalmente, tutto quello che faccio, lo faccio con la ferma convinzione che l’Europa è la nostra fortuna - una fortuna che dobbiamo salvaguardare. Se non avessimo l’Europa, forse anche la nostra generazione si farebbe la guerra. Per trentacinque anni, fino alla caduta del muro, ho sofferto perché non potevo semplicemente andare nell’Europa dell’Ovest. Per me questo era un grande sogno. Questo è il mio continente. Un continente in cui la gente condivide i miei stessi valori. Un continente con il quale si può contribuire a plasmare il mondo, con il quale si può lottare per garantire il futuro dell’umanità: dignità dell’uomo, libertà d’opinione, libertà di stampa, diritto di dimostrazione, economia sostenibile, protezione del clima. Ma questo sentimento verso l’Europa da solo non sarà sufficiente per dare alla gente benessere e lavoro. Ogni giorno dobbiamo fare qualcosa per quest’obiettivo».

Non sarebbe giunta l’ora della grande visione, il suo piano di dieci punti per l’Europa?
«Legga il mio discorso per l’anniversario dei Trattati di Roma, in cui mi sono professata a favore dell’Europa. Ma, per tornare nuovamente alla sua metafora musicale, al momento non si dovrebbe parlare della bellezza della musica in generale e dell’importanza culturale dell’orchestra. Dovremmo invece suonare nel concerto dei mercati mondiali. Che vogliono sentire qualcosa di accettabile».

Nella sua visione vi sono anche gli Stati Uniti d’Europa?
«La mia visione è l’Unione politica, l’Europa deve infatti percorrere la sua strada. Passo dopo passo, dobbiamo avvicinarci in ogni settore politico. Ci accorgiamo infatti sempre più che ogni tema affrontato ai nostri confini interessa anche noi e viceversa. L’Europa è politica interna. Come si deve rispecchiare questo sul piano istituzionale e strutturale? Nel corso di un lungo processo, trasferiremo sempre più competenze alla Commissione, che poi, per le competenze europee funzionerà, come un governo europeo. In questo quadro rientra un Parlamento forte. La seconda camera è costituita praticamente dal Consiglio con i Capi di Governo. Ed infine abbiamo la Corte di Giustizia europea quale corte suprema. Questo potrebbe essere l’assetto futuro dell’Unione dell’Europa, in un prossimo futuro, come ho già detto, e dopo molti passi intermedi».

Intervista a cura di Javier Moreno (El País), Stefan Kornelius (Süddeutsche Zeitung) e Bastosz Wielinski (Gazeta Wyborcza)
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Re: Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda ranvit il 04/11/2014, 13:38

Beh....non si parla mica di Europa federale....
E comunque sono chiacchiere, l'Europa sta collassando; per ora politicamente vale quasi niente, fra un po' continuando cosi' anche economicamente!


Nel frattempo, ancora un esempio di come la Germania sta facendo il bello ed il cattivo tempo.....certo non in favore dell'Europa ma solo di se stessa :twisted:



Riporto solo la conclusione:

Ecco perchè le grandi banche del Nord Europa piene di derivati sono state promosse a pieni voti


Solo Deutsche ha titoli illiquidi (livello 3) cioè senza un prezzo di mercato che a fine 2013 erano di 30 miliardi a fronte di capitale per 47 miliardi. Certo l'esame della Eba e della Bce ha guardato anche ai livelli 3, ma Deutsche ha passato lo stesso l'esame. Quei 30 miliardi di titoli illiquidi da chi sono valutati, non avendo un prezzo di mercato? E anche quelle centinaia di miliardi di strutturati e derivati chi li valuta? La risposta è tanto semplice quanto sconcertante. È la stessa banca (vale per Deutsche come per tutte le grandi banche d'investimento) che auto-valuta i suoi rischi di portafoglio con un modello interno che viene validato dalla banca centrale del suo Paese. Vien da pensare che né la Bundesbank né la Banca centrale di Francia vogliano essere particolarmente occhiute in questa circostanza. Penalizzare le grandi banche d'affari e un sistema bancario che vale per entrambe tre volte il Pil di casa, vorrebbe dire far male al Paese. Un'interpretazione maligna? Sarà. Ma la nuova Unione bancaria dovrà in qualche modo provvedere a rendere meno arbitrario il calcolo del rischio.
di Fabio Pavesi. Con un articolo di Riccardo Sorrentino - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/c5AnYG

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=ABGdCw9B
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Re: Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda mauri il 05/11/2014, 22:11

combattere la corruzione è una priorità non solo italiana, da noi 5stelle ha fatto pufff, vedremo loro se è vero che sono diversi da noi italiani, gli faccio tanti auguri per un vero e radicale cambiamento
ciao mauri

http://www.lastampa.it/2014/11/05/ester ... agina.html
“Podemos”, il segreto spagnolo degli anti-casta
Il movimento nato sull’onda lunga degli Indignados diventa il primo partito spagnolo e conquista sempre più consensi in un elettorato stanco di corruzione e privilegi. Il suo leader, Pablo Iglesias, è il nuovo punto di riferimento di un’intera generazione
mauri
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Re: Spagna, gli indignados primo partito

Messaggioda mauri il 05/12/2014, 20:20

se la notizia è vera è la fine anche di questi, "chi va al mulino s'infarina" la cultura popolare ha ragione con i suoi i proverbi
converrebbe ripassarli, comunque come la si rigira non abbiamo scampo hanno troppo potere e maneggiano troppi quattrini nostri, conviene scegliere il meno ladro e che dimostra di fare riforme e a questo punto renzi mi sembra il più adatto almeno sembra stia smuovendo le acque
ciao mauri

http://www.lastampa.it/2014/12/05/ester ... agina.html
Non solo: Iglesias avrebbe preteso dall’ex socio un «pizzo» mensile di 2 mila euro. Di più: voleva comprare la tv di Ribóo, Canal 33, con i soldi del governo socialista venezuelano.
mauri
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