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Messaggioda flaviomob il 04/12/2014, 12:23

Jobs Act, prima del voto vengono i manganelli

—  Roberto Ciccarelli, ROMA, 3.12.2014

Roma. Fiducia al Senato sul Jobs Act: 166 favorevoli, 112 contrari, un astenuto. Mineo (Pd) non ha votato, Ricchiuti e Casson assenti. La manifestazione dello sciopero sociale è stata caricata in via delle Botteghe Oscure a Roma dopo essere stata accerchiata per più di un'ora. Entro giugno il governo dovrà approvare i cinque decreti della legge delega. L'articolo 18 è stato espulso dal diritto del lavoro italiano


Il Senato ha dato il via libera defi­ni­tivo al Jobs Act con 166 si, 112 no e un aste­nuto ieri alle 19,43 . Cin­que ore prima a pochi metri di distanza, oltre le linee di un eser­cito di cen­ti­naia di poli­ziotti, cara­bi­nieri e finan­zieri, in via delle Bot­te­ghe Oscure, la vio­lenza dei man­ga­nelli. Uno spet­ta­colo gra­tuito e inspie­ga­bile quello visto ieri nelle strade di Roma. Il volto più edu­cato, ma ugual­mente pre­gno di con­te­nuti, il governo l’ha mostrato in aula quando il mini­stro del Lavoro Giu­liano Poletti ha annun­ciato la fidu­cia per tagliare le gambe alla sini­stra Dem e zit­tirla sulla riforma del lavoro. Dopo le 14 tra piazza Sant’Andrea della Valle e i binari del tram 8, davanti al tea­tro Argen­tina, ha mostrato quello più arbitrario.

Le forze dell’ordine schie­rate con decine di camio­nette e un cen­ti­naio di uomini hanno negato a tre­cento per­sone di tor­nare a Sant’Andrea della Valle, la piazza con­cor­data con la Que­stura di Roma fino alle 18. Dopo averli tenuti in ostag­gio per più di un’ora, davanti all’insistenza dei mani­fe­stanti di uscire dall’accerchiamento, è par­tita una carica. Due per­sone sono state fer­mate, poi rila­sciate. Altre pic­chiate. Erano inermi. La testi­mo­nianza di nume­rosi video da ore in rete mostra la durezza delle scene. «Con­te­ni­mento per impe­dire di tor­nare al Senato» lo defi­ni­sce una nota della Que­stura capi­to­lina che sostiene di avere seque­strato 30 petardi e 26 fumo­geni. Oggetti evi­den­te­mente peri­co­losi al punto da can­cel­lare la cla­mo­rosa spro­por­zione delle forze in campo. Lasciando defluire un cor­teo paci­fico si sareb­bero evi­tati anche i lanci di petardi e inu­tili ten­sioni. Al vaglio ci sono le imma­gini riprese dalle tele­ca­mere mon­tate sulle uni­formi degli agenti. Il cor­teo era par­tito verso mez­zo­giorno dal Colos­seo con più di cin­que­cento persone.

«In tutta Europa si mani­fe­sta con­tro leggi che sono ipo­te­che sul futuro di milioni di per­sone — ha com­men­tato Fran­ce­sco Rapa­relli del labo­ra­to­rio romano per lo scio­pero sociale, uno dei fer­mati — A Roma no. è vie­tato mani­fe­stare libe­ra­mente». «Il nuovo que­store di Roma ha esor­dito in maniera igno­bile — ha detto il por­ta­voce Cobas Piero Ber­noc­chi — Non vor­rei che quanto acca­duto risulti sulla stampa come dipeso da un poli­ziotto ner­voso. Chi ha deciso que­ste cari­che? Renzi è come il padre del Bud­dha che nascon­deva i fiori morti al figlio, non vuole vedere con­te­sta­zioni e su que­sto ha messo il carico da undici anche Alfano». «Si è sve­lata la natura auto­ri­ta­ria del governo, che pre­fe­ri­sce far man­ga­nel­lare stu­denti mino­renni che stanno occu­pando le scuole con­tro La Buona Scuola e il Jobs Act invece di rispon­dere ai loro reali biso­gni» sostiene Danilo Lam­pis (Uds). «Que­sta vicenda non fini­sce qui — la bat­ta­glia pro­se­guirà con­tro i decreti attua­tivi della legge delega, per impe­dire che ven­gano can­cel­lati diritti e tutele — sostiene il sin­da­cato Usb — la bat­ta­glia pro­se­guirà con­tro i decreti attua­tivi della legge delega, per impe­dire che ven­gano can­cel­lati diritti e tutele».

Decreti che ver­ranno appro­vati entro giu­gno. «Le opi­nioni espresse in par­la­mento saranno tenute in con­si­de­ra­zione nella loro ste­sura» ha detto Poletti. Saranno cin­que e riguar­dano gli ammor­tiz­za­tori sociali, i ser­vizi per il lavoro, la sem­pli­fi­ca­zione, il rior­dino delle forme con­trat­tuali e la con­ci­lia­zione. Si can­cel­lerà l’articolo 18 sul licen­zia­mento per i neo-assunti che ver­ranno sot­to­po­sti alla disci­plina del «con­tratto a tutele cre­scenti». Le loro tutele saranno vin­co­late al periodo di lavoro svolto. Meno si lavora, meno soldi si rice­vono. Una svolta nella recente, e tri­bo­lata, sto­ria del diritto del lavoro sem­pre più rical­cato sulle esi­genze delle imprese. In aula, durante la discus­sione, i sena­tori di Sel hanno pro­te­stato mostrando car­telli con la scritta: «Jobs Act: ritorno all’800». Per Poletti, invece, «non sono le regole a pro­durre posti di lavoro, ma siamo con­vinti che un buon con­te­sto aumenti l’opportunità». Il con­te­sto è quello dove la disoc­cu­pa­zione è arri­vata al 13,2%, +286 mila in un anno, e quella gio­va­nile è fuori con­trollo: 43,3%. Il pre­mier Renzi si è invece com­pli­men­tato su twit­ter: «Que­sta è #lavol­ta­buona. E noi andiamo avanti». Nella dire­zione vista ieri a Roma. Il sena­tore Pd Cor­ra­dino Mineo non ha votato la fidu­cia. Lorenza Ric­chiuti e Felice Cas­son (Pd) erano assenti.

http://ilmanifesto.info/jobs-act-prima- ... anganelli/


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Re: ManganellAct

Messaggioda ranvit il 04/12/2014, 13:09

Battute di basso livello :(
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: ManganellAct

Messaggioda flaviomob il 04/12/2014, 13:21

I molteplici inganni del contratto a tutele crescenti

Pubblicato il: 4 dicembre 2014
Da: luigi mariucci
Categorie: Diario, Politica

Per l’Unione Europea il contratto a tutele crescenti dovrebbe consistere in un contratto che inizia “con un livello di base di tutela del lavoro” e in cui la protezione si accumula “progressivamente via via che il lavoratore occupa un posto di lavoro fino a raggiungere una protezione piena” (Consiglio europeo del dicembre 2008). La lett. c) del comma 7 della legge delega sul lavoro invece stabilisce che per tali contratti viene esclusa, per sempre, la tutela “piena” prevista per i lavoratori già occupati su un istituto cruciale come quello del licenziamento. La definizione di contratto “a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio” è quindi puramente retorica e strumentale. Qui non c’è nulla che “cresca”, si tratta semmai di un contratto a tutele de-crescenti, anzi dimezzate. Qui dunque un primo inganno, oltre a un evidente contrasto con gli orientamenti della stessa Unione Europea in materia di cosiddetta flexicurity.

Un secondo inganno sta nel presentare il nuovo contratto come strumento di riduzione del precariato e quindi di estensione dei diritti. Infatti l’intenzione di ridurre le tipologie contrattuali è puramente declamata, ma per nulla realizzata. Intanto la principale forma di assunzione temporanea, il contratto a termine, è stata addirittura incentivata qualche mese fa con il decreto che ha consentito i contratti a termine a-causali, con cinque proroghe e rinnovi per tre anni (l.n. 78 del 16 maggio 2014), senza che nulla si sia detto della volontà di modificare tale disciplina. Inoltre la stessa legge delega estende il ricorso al lavoro con voucher e si limita ad un vago accenno al “superamento” delle collaborazioni coordinate e continuative. Tale riferimento è anzi alquanto inattendibile, nonostante le affermazioni del Presidente del Consiglio (“annulliamo cococo,cocopro e quella roba lì”, intervista a La Repubblica del 30 novembre 2014): le collaborazioni coordinate e continuative non possono essere abolite quando si tratti di forme legittime di lavoro autonomo (a proposito che fine fanno le decine di migliaia di cococo assunti nella pubblica amministrazione, negli enti locali, nella sanità, negli enti di ricerca? si assumono con contratti a termine? E come si risponde alla sentenza della Corte europea di giustizia che dichiara illegittima la reiterazione delle assunzioni a termine nella scuola?). Si possono abolire i co.co.pro. che furono introdotti dalla legge Biagi proprio per contrastare l’abuso dei co.co.co. ed estendere alcune tutele. Ma questo nella legge delega non c’è scritto, viene detto a parole. Vedremo se si farà, e come si troverà su questo l’accordo con quei componenti della maggioranza di governo (NCD) a cui si deve proprio l’introduzione della ampia tipologia di contratti temporanei e atipici effettuata con il dlgs. n.276 del 2003.

...
...

Accadrà quindi che vi saranno due tipi di lavoratori, occupati nella stessa impresa, con la stessa qualifica e le medesime mansioni, ma con un trattamento differente su un istituto cruciale del rapporto di lavoro come quello relativo ai limiti del potere di licenziamento: il che significa che se licenziati per la medesima fattispecie gli uni potranno ottenere, in assenza di giustificato motivo, la reintegrazione del rapporto, mentre per gli altri il licenziamento ingiustificato verrà solo monetizzato. C’è da chiedersi di quale genere di progresso si tratti, dopo le tante giaculatorie in materia di “universalizzazione” dei diritti e superamento delle barriere tra insiders e outsiders. ... ... . Di questo si dovrà occupare evidentemente la Corte Costituzionale.



Per l’intanto si può tranquillamente affermare, aderendo ad una autorevole opinione, che si tratta di una differenza di trattamento “ingiusta”: “questo sarebbe ingiusto”, ha risposto infatti lo stesso Presidente del Consiglio a chi gli chiedeva, qualche tempo fa, se l’art.18 sarebbe stato modificato e/o abrogato solo per i nuovi assunti (intervista a La Repubblica del 30 settembre 2014). Si è quindi assistito per mesi a uno spettacolo surreale: il governo e numerosi esponenti della maggioranza dichiaravano a ogni piè sospinto, nei media e durante lo stesso esame in prima lettura del d.d.l. al Senato, l’intenzione di modificare e/o abrogare l’art.18 senza che nel testo del d.d.l. vi fosse alcun riferimento al tema, con la pretesa quindi di ricevere una delega totalmente in bianco, sulla parola, a seguito della quale intervenire a piacimento in sede di decretazione delegata. Poi nello stesso governo qualcuno deve avere avvertito l’enormità dell’”eccesso dalla delega” che in tal modo si sarebbe realizzato, con plateale violazione dell’art.76 cost. E si è quindi accettato di mettere almeno per iscritto ciò che si intende fare, accogliendo infine l’emendamento presentato da esponenti della minoranza PD alla Commissione lavoro della Camera, il che, per così dire, costituisce già un progresso sul piano della legalità costituzionale. Nel frattempo si deve anche avere compiutamente realizzato che la questione non riguardava un numero pressochè irrilevante di persone, come in precedenza si era ripetutamente e incautamente dichiarato, ma oltre sei milioni di lavoratori dipendenti, a cui andrebbero aggiunti i tre milioni di pubblici dipendenti, e che quindi si rischiava di aprire la strada a una mole di licenziamenti di massa e di alimentare una protesta sociale che si spera di contenere applicando la disciplina peggiorativa ad “altri”, appunto ai nuovi assunti. Un messaggio perfetto, come si vede, per promuovere solidarietà e riunificazione del mondo del lavoro.
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http://www.epossibile.org/i-molteplici- ... crescenti/


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Re: ManganellAct

Messaggioda mauri il 04/12/2014, 18:50

ciao mauri

http://blog.openpolis.it/2014/11/27/vot ... e-arrosto/
Nessuno si prende responsabilità. I problemi non sono solo del Partito Democratico, ma anche dell’opposizione e in generale di tutte le forza politiche in gioco. Se in un voto che mira a riformare il mercato del lavoro mancano all’appello oltre il 40% dei Deputati, c’è chiaramente un problema. Hanno ancora senso le dinamiche che mirano a far saltare il numero legale (vedi le 206 assenza fra M5S, Fdi, Fi, Sel e Lega), o sarebbe più appropriato votare decisi contro un provvedimento per cui non si è a favore? E poi, Deputati e Senatori non sono eletti dai cittadini come rappresentati del popolo per far sentire la loro opinione, prendendosi responsabilità chiare e decise su riforme importante come quella del mercato del lavoro?
mauri
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