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Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’affluen

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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda flaviomob il 24/11/2014, 22:33

Anche allora (Rsi) il "capo" non lo aveva votato nessuno, ma comandava... qualcosa in comune c'è.

Del resto, purtroppo abbiamo una Costituzione. Che prevede il diritto di sciopero ;)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda Salemi il 25/11/2014, 1:00

Stefano Bonaccini eletto presidente dell'Emilia Romagna, Pd perde 700mila voti . Il neogovernatore deluso per la vittoria "mutilata" (FOTO)

Andrea Carugati, L'Huffinton Post
Pubblicato: 24/11/2014 03:11 CET Aggiornato: 24/11/2014 03:11 CET


Se Renzi da Roma sorride per le due regioni vinte, il Pd in Emilia soffre. Non piange, perché alla fine Stefano Bonaccini farà il governatore e il testa a testa con il leghista Alan Fabbri (alter ego di Salvini) resterà un lampo di quando le sezioni scrutinate erano poche decine. Il Pd emiliano soffre perché in sei mesi, dalle europee di maggio, ha perso quasi due terzi dei suoi voti: da 1,2 milioni a circa 500mila. Un'emorragia spaventosa, una scissione silenziosa di tanti “compagni” che sono rimasti a casa, non hanno votato per la lista Tsipras e neppure per Sel, che era comunque alleata del partitone. Il risultato è molto al di sotto delle più nere aspettative: 37% di votanti, 30 punti in meno del 2010, l'ultima vittoria di Errani. Ancora di più se si guarda alle europee di maggio. Meno votanti che in Calabria, uno schiaffo per la tradizione emiliana, sempre in testa agli indici di partecipazione al voto, per tutto il Dopoguerra.

Per i vertici del Pd emiliano è uno tsunami, e non tanto per il rischio di delegittimazione del governatore, ma per il segnale politico lanciato da centinaia di migliaia di simpatizzanti ed elettori. Non a caso fino a oltre le due di notte non parla praticamente nessuno del Pd locale. Bonaccini arriva nel palazzo della Regione dopo le due e mezza, quando ormai la sua vittoria è chiara, ma è chiarissimo anche che si tratta di una vittoria mutilata. Lui, che è un uomo che conosce bene questo territorio, l'antifona l'aveva capita benissimo, soprattutto nelle ultime due settimane, quando era stato costretto a prendere le distanze da Renzi che pure era venuto qui per sostenerlo anche come gesto di amicizia personale: “Si vota per la Regione, non per il governo nazionale”. E ancora, rivolto al mondo legato a Cgil e Fiom: “Continueremo con la concertazione, qui il rapporto con i sindacati ha sempre dato buoni frutti”. Dalla Fiom erano arrivati messaggi espliciti di invito al boicottaggio, “Fate un regalo a Renzi, non votate Bonaccini”. L'invito è stato colto, ma sarebbe eccessivo attribuirne solo al sindacato la responsabilità.

Dopo il trionfo alle europee, con il Pd sopra il 52% in Emilia -Romagna, anche la festa dell'Unità bolognese di fine estate era stata un successo per Renzi, con un bagno di folla caloroso e un tripudio in camicia bianca insieme ai leader socialisti europei. Dopo quel momento di pace, con il leader che dal palco della festa omaggiava tutto il partito a partire da Bersani, è successo qualcosa: il Jobs Act, le manifestazioni piazza, lo scontro sempre più duro con Cgil e Fiom. E intanto in Emilia la campagna elettorale non decollava, con le primarie pasticciate, il ritiro di Richetti, il flop ai gazebo. E poi le inchieste e i verbali sulle spese pazze, 41 consiglieri indagati su 50, le carte giudiziarie che sono uscite sui giornali fino a pochi giorni prima del voto hanno gettato un'onda di discredito sulla classe dirigente regionale. E Bonaccini è stato il parafulmine di tutto questo, molto al di là delle sue responsabilità personali, visto che la sua posizione per circa 3mila euro di rimborsi regionali sarà presto archiviata.

Ma è il silenzio che parla meglio di tanti dettagli. Fino alle due mezzo del mattino del Pd non parla nessuno, tranne il deputato cuperliano Andrea De Maria che si sofferma sul “prezzo pagato a sinistra”, soprattutto per “le scelte del governo sul lavoro”. Bonaccini arriva al palazzo della Regione col volto tirato, che parla più di tante parole. La linea è quella del nazionale, “due regioni su due vinte dal centrosinistra, se era un test nazionale sul governo lo abbiamo superato molto bene”. Le percentuali, dunque. Pd sopra il 43%, il candidato al 48%, “quasi 20 punti in più del leghista Alan Fabbri”, fermo al 31%, che comunque parla di “risultato storico”. E' finita l'Emilia rossa?, chiedono i cronisti che lo assediano a Bonaccini. “Andiamoci cauti con queste analisi, nel 2012 dopo Parma molti osservatori dicevano che il M5s ci avrebbe travolti...”. E ancora: “Non è finita l'Emilia rossa, e neppure la storia di un centrosinistra radicato in questa regione. I cittadini ci chiedono uno scatto, anche nel rapporto con l'istituzione Regione che è percepita lontana”.

Il neogovernatore non ha dubbi: ”In altre regioni dopo una vicenda come le inchieste sui consiglieri avremmo rischiato di perdere, qui non è successo”. Solo alla fine, Bonaccini parla della “sofferenza di un pezzo del Pd che ha voluto dare un segnale restando a casa”, ricordando gli inviti a non votare Pd del leader Fiom Papignani. La linea è chiara: due regioni su due, (quasi) 20 punti di distacco dal principale sfidante, il leghista Fabbri. “Ora dovremo aprire una nuova stagione, adesso bisogna aprire una fase di cambiamento, abbiamo 5 anni per dimostrare di poter fare bene. Non si può essere soddisfatti di una partecipazione così bassa...”, spiega il governatore. Lo scarso risultato dei partiti dell'estrema sinistra resta comunque una consolazione: “Chi non ci ha votato non è andato più a sinistra, la lista Tsipras probabilmente non entrerà neppure in Consiglio”. Alla fine, il governatore dell'Emilia è stato scelto dal 48% del 37% di votanti: poco più del 16% degli aventi diritto al voto. Da queste parte non era mai successo. Fabbri, sindaco di Bondeno, oscurato da Salvini per tutta la campagna, arriva al palazzo della Regione dopo Bonaccini, con l'aria di chi ha fatto il botto.

La Lega Nord supera il 20%, nel 2010 si parlò di un boom per il 13%, vennero scritti molti libri su questa discesa delle camicie verdi sotto il Po. C'era ancora Bossi, e il governo Berlusconi, un'altra era geologica. Di certo, Salvini la sua sfida dentro il centrodestra l'ha vinta, con Forza Italia sotto il 9%. “Il pallone Renzi si sta sgonfiando”, twitta il leader del Carroccio. Anche Renzi twitta la sua soddisfazione.

http://www.huffingtonpost.it/2014/11/23 ... _ref=italy
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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda Salemi il 25/11/2014, 1:13

l'Huffington Post 24.11.14
Elezioni regionali, Gad Lerner:
"Inizia la parabola discendente di Renzi, de profundis per la nostra democrazia



"Il crollo della partecipazione dei cittadini al voto nella regione che tradizionalmente garantiva l’affluenza più alta d’Italia suona come un de profundis per la nostra democrazia, da Bologna prende avvio la parabola discendente di Matteo Renzi". Così Gad Lerner commenta i dati sull'affluenza alle Regionali in Emilia-Romagna sul suo blog.
"Ricorderemo le regionali come il punto di non ritorno di una politica ritornata arrogante col trucco del falso rinnovamento renziano. Prima la disfatta del 'modello emiliano' impersonato da Vasco Errani. Poi la sceneggiata delle false primarie, con ritiro decretato dall'alto dell’unico vero concorrente di Stefano Bonaccini. Infine l’arrembaggio al carro del vincitore presunto, Matteo Renzi, da parte di una moltitudine di trasformisti".
Riassume così quella che legge come una disfatta su tutta la linea, l'editorialista di "Repubblica", che conclude: "Tutto ciò rende umiliante il risultato elettorale del Partito Democratico in Emilia Romagna, abbandonato dalla maggioranza dei suoi elettori e perfino insidiato nel suo primato da un leghista divenuto emblema della destra".

http://www.huffingtonpost.it/2014/11/23 ... _ref=italy
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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda franz il 25/11/2014, 8:27

flaviomob ha scritto:Anche allora (Rsi) il "capo" non lo aveva votato nessuno, ma comandava... qualcosa in comune c'è.

Del resto, purtroppo abbiamo una Costituzione. Che prevede il diritto di sciopero ;)

Mah, il benito nazionale le elezioni del '24 le vinse con il 60% dei voti e con un'affluenza del 60%.
Furono le ultime del regno. Le altre (29 e 34) furono plebisciti. Con un si o un no si approvava la lista bloccata, un'idea che non si discosta molto dal concetto di lista bloccatata attuale. Meglio non dirlo troppo forte, perché qualcuno potrebbe farsi venire idee strane.

Quanto allo sciopero, non metto in dubbio che sia un diritto.
Metto in dubbio che sia uno strumento di conteggio democratico, come hai suggerito tu alcuni interventi fa.
E che io ho accostato alle adunate ocenaniche proprio del periodo di cui sopra.
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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda ranvit il 25/11/2014, 8:54

Caldoro Governatore della Campania (centrodestra): le Regioni sono inutili e dannose. Il vero cancro del Paese
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda ranvit il 25/11/2014, 10:23

Pochi alle urne ma il premier ora è più forte :D

http://www.lastampa.it/2014/11/25/cultu ... agina.html
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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda mariok il 25/11/2014, 10:26

ranvit ha scritto:Caldoro Governatore della Campania (centrodestra): le Regioni sono inutili e dannose. Il vero cancro del Paese

D'accordo, solo che Caldoro propone la riduzione del numero delle regioni, non la loro eliminazione. Essa sarebbe solo apparentemente una "riduzione del danno". 7 - 8 macro regioni, secondo me, aumenterebbero la confusione e le contraddizioni di questo paese già abbastanza scassato.

A parte il problema delle regioni (che, ribadisco, andrebbero eliminate) le cause di questo astensionismo mi sembrano abbastanza semplici da capire (per chi vuole farlo senza scomodare Carl Schmitt e la crisi delle democrazie liberali).

In un paese "normale", di fronte ad un presidente di regione condannato in 2° grado per abuso d'ufficio, si punirebbe il partito che lo ha sostenuto per alcuni decenni spostando il voto sull'opposizione.

L'anomalia sta nel fatto che alternative non ce ne sono. O almeno non realistiche e ragionevoli. Un povero emiliano, che avesse voluto punire Errani, o dava il voto a qualche pazzo scatenato che vuole farci uscire dall'euro e dichiarare guerra alla Germania o non andava a votare. Ed è appunto quello che ha fatto la maggioranza degli emiliani.

Quello che è incomprensibile è che certi "compagnucci", accecati dai loro risentimenti verso il PD e Renzi, sono incapaci di proporre qualcosa di sensato e lasciano l'area della protesta e della insoddisfazione popolare ai razzisti e ai neo-fascisti.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda pianogrande il 25/11/2014, 10:38

Si conferma sempre di più che la forza di Renzi sia la mancanza di alternative.

Il "pazzo scatenato" Salvini è davvero una garanzia che la destra non ha un successore di Berlusconi e si arrangia come può.

Mi capita di vedere più spesso post inneggianti a Forza nuova o CasaPound e questo la dice lunga sul deserto assoluto, sulla terra bruciata fatta a destra da Berlusconi e la sua corte.

Grillo, ormai, è un patetico vecchietto (ed altro non merita di essere) e a sinistra di Renzi non può che esserci una minoranza senza speranze.

E' il momento buono per fare qualcosa di forte e risolutivo.

A partire da Roma è l'appello che rinnovo.

Renzi batta un colpo e non solo un tweet.
Se no anche lui entra a far parte della lista della mancanza di alternative e allora son dolori.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda ranvit il 25/11/2014, 11:43

D'accordo, solo che Caldoro propone la riduzione del numero delle regioni, non la loro eliminazione. Essa sarebbe solo apparentemente una "riduzione del danno". 7 - 8 macro regioni, secondo me, aumenterebbero la confusione e le contraddizioni di questo paese già abbastanza scassato.


Si, anche io preferirei che fossero abolite o quantomeno ricondotte a quello che dovevano essere: programmazione delle cose da fare ma niente gestione!

Pero' le parole di Caldoro sono un buon segno: si comincia a parlarne.
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Re: Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’aff

Messaggioda mariok il 25/11/2014, 11:56

pianogrande ha scritto:
E' il momento buono per fare qualcosa di forte e risolutivo.

A partire da Roma è l'appello che rinnovo.

Renzi batta un colpo e non solo un tweet.
Se no anche lui entra a far parte della lista della mancanza di alternative e allora son dolori.


Vero, ma il problema che, al di là della sicurezza che ostenta, Renzi non è così forte come vuol far credere.

Il parlamento è quello che è uscito dalla gestione Bersani-Letta. Tra bersaniani, lettiani, dalemiani e cani sciolti vari, c'è sempre qualcuno pronto a qualche imboscata.

Ne è la prova che per poter sperare (e non è ancora detto) di fare qualche riforma ha dovuto fare un patto col caimano.

A questo punto la domanda spontanea è: perché non è andato ad elezioni per fare piazza pulita dei "rematori contro" di professione? La risposta ha un nome: Napolitano, che non avrebbe mai sciolto le camere.

L'alternativa quindi sarebbe stata un altro Monti o la lenta agonia della "stabilità" lettiana.
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