incrociatore ha scritto:guidoparietti ha scritto:Affermare che le guerre cambino il quadro internazionale, talvolta anche in modo positivo, (cosa ovvia direi, è chiaro ad esempio che la distruzione del nazismo ad opera della guerra ci ha consegnato un mondo migliore, o meno peggiore, di quello pre-bellico) non equivale ad affermare un valore positivo delle guerre in sé.
la caciara la vuoi montare tu... perché Francesco non ha scritto quello che hai scritto tu. Sentiremo la sua circumnavigazione del problema che ovviamente concluderà che non è così.
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Francesco, per il bene della pace e di un quadro internazionale migliore, fa proprio l'auspicio di non considerare negativamente l'uso della guerra... non sono cretino per non capire cosa uno scrive, mi sembra... e non mi piace nemmeno se uno mi ci vuol far passare. Non considerare negativamente, significa ritenere la guerra tra le opzioni possibili, anzi un utile strumento perché, di solito porta a buoni risultati. Non ditemi che ho capito male perché è esattamente quello che va ripetendo da giorni Francesco... quindi non sto dicendo una novità.
Premesso che io di guerre non ne faccio ma che osservo altri farle, osservo anche che in alcuni casi (soprattutto dopo la caduta del muro) il quadro internazionale cambia in modo positivo, facendolo uscire da una posizione di stallo, a seguito di un evento bellico che si rende necessario (quasi inevitabile) per lo stallo stesso o perché la pace va voluta in due ma per la guerra basta unosolo. Questa è una semplice, sia pur banale, constatatazione di fatto e non implica dare un valore positivo in sé (che significherebbe un valore assoluto).
La mia valutazione è in fatti relativa e parte, lo ripeto ogni volta, proprio dall'analisi dell'esito della seconda guerra mondiale, che fu guerra doverosamente combattuta e con una altissima posta ideale in palio. Noi da quella tragedia siamo approdati alla formulazione dell'art'11 ma altri no e quando vengono attaccati devono difendersi e vanno difesi (caso del kwait, del kosovo, della dissoluzione della ex jugoslavia con le varie pulizie etniche).
Nel caso israelo palestinese c'è un conflitto in atto da 60 anni (anche se i primi conflitti tra villaggi iniziano dopo la prima guerra mondiale) che è ininterrotto (non è un ciclo guerra-pace-guerra ma un ciclo guerra-tregua-guerra) salvo le tre storiche eccezioni che sono l'Egitto, la Giordania e l'OLP di Arafat. Con Egitto e Palestina Giordania la pace è definitiva da quando è stata firmata, con i palestinesi abbiamo una parte moderata che vuole seguire la strada della pace e una parte che segue, con determinazione, quello della guerra (con l'uso del terrorismo come strumento). Evidente che chi guerra vuole, sparando missili, guerra ottiene. Israele puo' anche tollerare 8 anni ma se la comunità internazionale non interviene e nulla fa, Israelel interviene militarmente. Questo non è contestato credo da nessuno, a parte l'iran e gli anti sionisti piu' sfegatati.
Caso mai è contestato da molti l'uso eccessivo dell forza, la sproporzione.
Non il fatto della guerra in sé, perché nel diritto internazionale è previsto il diritto di autodifesa e piu' di 8000 razzi dal 2000 sono un motivo piu' che sufficente per una reazione militare.
Ora siccome la guerra è in atto, l'unico auspicio che posso fare, oltre che finisca presto e faccia meno vittime possibile (ma non potranno mai superare i record che noi europei abbiamo fatto) è che almeno si riveli utile sul piano politico, sia dando una mossa alle cancellerie delle varie nazioni, solitamente inerti perché vittima di uno strabismo petrolifero, sia inducendo maggiore moderazione nella regione edd isolrando gli estremisti, ovunque siano.
Ciao,
Franz