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PD e Renzi in calo di consensi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda Salemi il 18/11/2014, 16:29

La Stampa 18.11.14
E Renzi registra il primo calo della fiducia
di Marcello Sorgi

La visita del sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio in Liguria nelle zone investite dal maltempo, e l’annuncio che il governo farà in modo di consentire ai comuni piu danneggiati di sforare i limiti del patto di stabilità, per consentire i primi interventi, hanno cercato di mettere un argine all’alluvione di chiacchiere seguita a quella di pioggia e di fango dei giorni scorsi. Per la prima volta infatti l’assenza di Renzi, impegnato a Brisbane nel G20, ha avuto l’effetto di sottolineare le difficoltà del governo, finito nel mirino delle amministrazioni locali e della gente in attesa di soccorsi. Fin dall’inizio la rabbia delle persone colpite, soprattutto in Liguria, s’è indirizzata contro i sindaci (a Genova, Doria, ne ha fatto le spese in prima persona). Ma quando il premier ha scaricato la colpa del dissesto del territorio sulle regioni, comprese quelle di sinistra, la reazione dei governatori, in prima linea quello della Liguria Burlando e quello della Toscana Rossi, è stata durissima. Sotto accusa sono finiti i condoni edilizi che negli ultimi vent’anni per tre volte, con Craxi, Dini e Berlusconi, avevano consentito di sanare abusi intollerabili; e il decreto “SbloccaItalia”, nelle pieghe del quale, sostengono i governatori - e il ministro dei lavori pubblici Lupi ha dovuto smentire - annidato una specie di nuovo condono mascherato.
Ma dietro la polemica che ha visto opposti a Renzi due governatori che provengono dall’area di minoranza del Pd c’è una questione che è emersa nel giro di due settimane e sta creando timori a qualsiasi livello: l’improvvisa recrudescenza, non legata solo al maltempo, di fasce sociali che si sentono vittime della congiuntura economica negativa e considerano insufficienti le politiche del governo. Le manifestazioni di sabato scorso in tutta Italia, sommate all’esplosione delle periferie urbane per l’occupazione delle case o per l’invasione di immigrati che i centri di accoglienza non riescono a trattenere, delineano un fenomeno in crescita e difficilmente affrontabile. I tentativi di gestirlo, dei sindaci, come Doria a Genova, alle prese con il maltempo, o come Marino a Roma, preso di mira dalla rabbia delle periferie, si sono rivelati fallimentari, ma anche quelli delle opposizioni di cavalcarlo. Ieri a Tor Sapienza, dove il ministero dell’Interno è dovuto intervenire per trasferire un gruppo di immigrati, una delegazione del Movimento 5 stelle è stata respinta, all’urlo di “non vogliamo politici”, né più né meno come era accaduto a Grillo in Liguria. Una reazione che si riflette anche su Palazzo Chigi: non a caso i sondaggi del fine settimana segnalano per la prima volta una flessione degli indici di fiducia in Renzi e nel suo governo.
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Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda Salemi il 18/11/2014, 17:00

ranvit ha scritto:PS. Vittorio sei il più conservatore dei conservatori che io conosca. In dieci anni non sei cambiato di una sola virgola. Ma i tuoi post li tieni in un archivio particolare? Sono sempre gli stessi di dieci anni fa. Punti e virgole comprese. Solo che non c'erano gli emoticons che ti piacciono tanto.

Ma il sindaco De Luca in questi anni non vi ha costruito un campo di bocce al coperto per rilassarvi???



Se per conservatore intendi, come sembra di capire, che non ho cambiato idea negli ultimi 10 anni, ti confermo che non sono cambiate negli ultimi 50 anni (pur avendo votato Partiti diversi le mie idee/tesi sono rimaste sempre le stesse).....ma questa semmai si chiama coerenza :D

De Luca è ormai è da rottamare :evil:

Pace e bene compagno :lol: :lol:



Vedi che hai riconfermato da solo di essere immutabile nel tempo.
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Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda Salemi il 18/11/2014, 17:03

il Fatto 18.11.14
Renzi perde quota e i gufi preparano il blitz
La squadra del premier minimizza il calo nei sondaggi: “Abbiamo tutti contro”
Alle regionali si teme il flop affluenza
Jobs act, nuovo scontro con Ncd

di Wanda Marra

Avere un partito presumibilmente al 36% è comunque un buonissimo risultato. I sondaggi cambiano nel tempo e l’esperienza dimostra che anche i sondaggisti sbagliano”. La versione ufficialmente rassicurante è affidata al ministro Boschi. Il premier è in Australia, i renziani ostentano sicurezza, ma il nervosismo è evidente dal tono teso e evasivo delle risposte. Domenica Repubblica (non certo giornale nemico) fotografava un calo di 10 punti nel gradimento del premier (dal 62 al 52 per cento da ottobre a novembre), con relativa discesa del Pd al 36,6%. “I sondaggi? Un sondaggio”, commenta un alto dirigente Dem, mentre mira a chiudere la comunicazione. Dario Parrini, fedelissimo del premier e segretario Pd Toscana, snocciola una serie di altri dati: l’Ixe registra un 38,6% (-0,4%), Swg 39,9 % (-0,2%), Datamedia 39,7 (-0,3%) e Piepoli 40,5% (+0,5%). Ma un’altra voce dai piani alti di Palazzo Chigi: “Che dobbiamo fare? In un momento di tensione sociale come questo, con l’economia che non riparte e gli effetti dei provvedimenti che non si vedono, un calo del gradimento è inevitabile”. Ammissioni pesanti, che fotografano un dato di realtà inoppugnabile. “Cosa facciamo? Andiamo avanti per la nostra strada, a partire dal Jobs act”. Sicuri che la riforma del lavoro invertirà la tendenza? Momento di pausa. “Noi dobbiamo fare le cose”.
IL RENZIANO doc per natura getta il cuore oltre l’ostacolo. E soprattutto, va avanti per la sua strada. “Continuiamo come rulli compressori. In Italia, chiunque provi a cambiare, si trova davanti l’alzata di scudi delle categorie. Abbiamo tutti contro”. Però, “se si dovesse andare a votare, di certo il dissenso rientrerebbe”. Sempre le elezioni sullo sfondo, come scialuppa di salvataggio.
Intanto, a votare per le Regionali ci si va domenica, in Emilia Romagna e Calabria. In Emilia, il risultato che dà per vincente il candidato Pd, Stefano Bonaccini è scontato. Ma l’affluenza preoccupa. “È mancato un progetto e per questo mancherà anche il voto”, diceva ieri a Repubblica, Matteo Richetti, il deputato emiliano che si è ritirato dalle primarie. E tra i Dem, il timore che l’affluenza scenda addirittura al di sotto del 50% è diffuso. “Vinceremo? Sì. La bella figura la facciamo un’altra volta”, commenta un giovane onorevole emiliano. Come molti sono convinti che ci sarà un exploit della Lega. In Calabria il candidato Mario Olivero è un non renziano: anche lui vincerà, ma non sarà una vittoria del Pd del segretario-premier.
SULLA LEGGE di stabilità, intanto, il Pd non renziano, quello della minoranza non dialogante, ma di opposizione, annuncia battaglia. Oggi ci sarà una conferenza congiunta di Stefano Fassina, Pippo Civati, Gianni Cuperlo. Primi firmatari (con loro, tra gli altri, Dattorre, Bindi e Pollastrini) di una serie di emendamenti alla legge di stabilità che sono stati presentati in Commissione Bilancio. Uno, soprattutto, può mettere in difficoltà il governo: quello che chiede di introdurre l’Isee per il bonus di 80 euro. Un modo per estenderlo agli incapienti, dai disoccupati ai pensionati. Modifica “non segnalata” dal gruppo Dem, che dovrebbe essere fatta propria da Sel. E il governo, sono convinti i presentatori, potrebbe andare sotto, grazie anche ai voti di FI. Altro cavallo di battaglia è quello che chiede il finanziamento della riforma degli ammortizzatori sociali per la riforma del lavoro. Francesco Boccia, in quanto Presidente della Commissione Bilancio, non li ha firmati. Ma non nasconde il fatto di essere d’accordo. “Riportare il Pd nell’alveo del centrosinistra”, è l’appello che ha lanciato all’Huffington post agli stessi Civati, Cuperlo, Fassina e ai bindiani per dar vita a un “coordinamento” tra quelli che “non si arrendono al pensiero unico”. Il coordinamento è già in piedi: sono state fatte una serie di riunione sulla manovra. Boccia, che comunque assicura sia “lealtà” che “velocità” nel cammino della Stabilità in Commissione, avverte: “Se si va al voto anticipato, prima il congresso”. E Ncd torna a minacciare battaglia sul jobs act, dopo che il governo annuncia l’emendamento sull’articolo 18 per i licenziamenti disciplinari che recepisce l’odg della direzione Pd. I fronti aperti aumentano.
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Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda Salemi il 18/11/2014, 17:27

Nove mesi di Renzi, dalle slide al pantano
Aveva debuttato con la sfrontatezza del rottamatore pronto a debellare vent’anni di colpevole immobilismo. Ma ora è già ostaggio di vertici e verifiche, di alleati e minoranze. Come ai tempi della vecchia politica

18/11/2014
MATTIA FELTRI
ROMA

Comprese fra il premio di maggioranza alla lista, le soglie di ingresso e i capilista nominati, ci sono tutte le sfumature di grigio della tattica politica. Non era quello il colore degli esordi. C’era un carrello della spesa - in una delle slide - con le tinte del desiderio, mele rubizze, carote d’arancione catarifrangente, insalate frondose, confezioni iridescenti, bambini giulivi, e poi cieli berlusconianamente blu, pesci nella boccia, coppie innamorate e braccia fresche e vigorose a tenere su il mondo intero, oppure ad avvitare una lampadina che squarciasse le tenebre. Sono trascorsi soltanto nove mesi.

È un esercizio utile andare a rivedere quella prima conferenza stampa di Palazzo Chigi, Matteo Renzi fu chiamato Supermaxieroe, e si tracciò un parallelo con la tv di quando eravamo ragazzi, e il tizio che vendeva i mobili in tutta Italia isole comprese roteava la mano e diceva: «Provare per credere». Non furono cronache originali, nemmeno quelle più dubbiose, uscirono i termini «piazzista» e «teleimbonitore» già spesi per un ventennio. È che, in quelle stanze percorse dagli spiriti austeri della nostra storia, il premier più giovane dell’Italia Unita aveva acceso i riflettori su di sé, annunciando il Paese che sarebbe venuto (riforma della pubblica amministrazione ad aprile, del fisco a maggio, della giustizia a giugno...) coi modi della simpatica canaglia. «Venghino siori venghino», ricordate? Un po’ Giannino Stoppani, un po’ Cola di Rienzo, non faceva della credibilità il suo punto di forza: annunciare una riforma al mese era come annunciare lo scudetto ad agosto; ma la disinvoltura e la sfacciataggine erano quanto di cui avevamo bisogno.

Sono trascorsi otto mesi e tutti quei poster della felicità non si vedono più. Non è tanto una questione di promesse non mantenute, è questione di stile e, come ha notato l’Economist (citato ieri da Giuliano Ferrara sul Foglio), limate tasse e spese, e stesa una passabile bozza di riforma del lavoro, siamo già lì, alle alchimie del pantano parlamentarista, agli incontri carbonari per far quadrare il cerchio del Quirinale, ai vertici sulla legge elettorale che prima hanno sollevato scandalo per la riesumazione del leader (pregiudicato) del centrodestra e adesso sprizzano la noia della ripetitività, e soprattutto rimettono in moto il cerimoniale del cespuglio: il partitino che si fa i suoi calcoli, che cerca di spuntare una mancia, che avvia la recita dell’allearsi e del non allearsi, che ingaggia estenuanti mini-battaglie quotidiane per spostare di qui o di là le soglie, e dell’uno per cento, e si noterà come incupisca innanzitutto la terminologia (si è pure sentito, e una ventina di volte, che «il patto è blindato», oltre che «il partito si spacca»).

Renzi lo capisce, prova a divincolarsi, ma non ce la fa a tornare ai tempi del foglio excel - che compilava da Daria Bignardi a La7 per dare prova di animo smart -, si affida a considerazioni buone per le interviste da Fabio Fazio («dobbiamo investire di più sul futuro») o per l’articolo sul blog («al mondo ci sono più cellulari che esseri umani»), e dal bel mezzo della palude lancia una promessa che avrebbe fatto venire i brividi al Renzi di otto mesi fa, se avesse sentito il Renzi di oggi: «I prossimi tre mesi sono decisivi: finisce la partita verbale e inizia quella sugli atti parlamentari».

Eccolo, Renzi, sempre con la sublime cattiveria del rottamatore, riservata specialmente agli amici, ma alla lunga costretto ai vertici di maggioranza, per quanto giuri sull’eccezionalità dell’evento, coi sedici o diciotto leader d’area, come ai tempi di Ulivo e Unione; eccolo obbligato a parlare con i sindacalisti, a rispondere all’opposizione interna, a mediare coi pubblici dipendenti sulla mobilità e sullo sblocco degli scatti, a spendere tempo per accordarsi sui membri del Csm o a litigare con le Regioni sul patto di stabilità, oltre che per un tentativo di rilancio dell’amata ma leggermente usurata strategia bellica. Arrivano i primi sondaggi negativi, di conseguenza o per coincidenza, e saranno senz’altro rimediabili, in particolare se a proposito di pantano ci si rende conto che, come sanno i nostri amici liguri, è difficile ripulire la cantina dal fango senza sporcarsi le scarpe.

http://www.lastampa.it/2014/11/18/itali ... agina.html
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Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda Salemi il 18/11/2014, 17:33

......Matteo Renzi fu chiamato Supermaxieroe,........


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Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda ranvit il 18/11/2014, 17:59

Vedi che hai riconfermato da solo di essere immutabile nel tempo.

E' una colpa compagno (anche tu del resto! :lol: )?



Per quanto riguarda il calo dei consensi....a parte che il sondaggio che ho inserito (prima del diluvio di post del compagno Salemi) riduce la cosa a ben poco....come ho già spiegato è la fuga dal Pd dei postcomunisti verso Vendola.
Tutto qua e tutto previsto :lol:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda Iafran il 18/11/2014, 18:56

Salemi ha scritto: Non era quello il colore degli esordi. C’era un carrello della spesa - in una delle slide - con le tinte del desiderio, mele rubizze, carote d’arancione catarifrangente, insalate frondose, confezioni iridescenti, bambini giulivi, e poi cieli berlusconianamente blu, pesci nella boccia, coppie innamorate e braccia fresche e vigorose a tenere su il mondo intero, oppure ad avvitare una lampadina che squarciasse le tenebre. Sono trascorsi soltanto nove mesi.

Se questo è il contenuto delle slides ... non ho visto, poi, tanto male quando ho supposto che il boy scout fiorentino pensa di giocare con la play station anche a Palazzo Chigi, e di fare tanti punti da vincere le "partite" mattina, mezzogiorno e sera (sai la soddisfazione per il ragazzo!).
Se non sono gli scettici del "renzismo" (non parliamo poi del "renzusconismo") chi potrà dirglielo che una cosa è giocare con il computer a dover uccidere tutti i nemici e a superare prove irreali agendo sulla console, un'altra ben diversa, nella posizione in cui si è voluto mettere (con gli applausi dei giornalisti televisivi più faciloni ... per l'audience), è dover affrontare gli impegni, come PdC, per risolvere collettivamente il disagio sociale del popolo italiano.
Renzi, fino a quando evade i problemi reali e si aggrappa al "berlusca" ed a tutto il suo limitato cucuzzaro, non si qualificherà mai come politico diverso da quelli che vorrebbe rottamare, anzi!
Gli amici del forum "renziani loro malgrado" dovrebbero tenere in altra considerazione quelli che dubitano delle qualità di Renzi (e delle speranze che farebbe nascere con le parole e le slides leopoldine), e fare a meno di accusarli di disfattismo (con l'accusa di gufismo, poi, si darebbero la zappa sui propri piedi).
A nessuno è venuto in mente che il nostro boy scout possa essere "infantile e velleitario"?
I presupposti lo farebbero definire così.
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Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda flaviomob il 18/11/2014, 19:54

A Roma il vigliacco non è Marino: è il PD

Il sempre lucido Marco Damilano scrive perfettamente quello che in molti pensano. Solo che lui trova le parole giuste:

Era da anni che non si vedeva uno spettacolo del genere. Un sindaco scelto con le primarie e poi eletto dai cittadini viene sbugiardato da una segreteria di partito che vorrebbe imporgli i nomi degli assessori. Dettano legge ras e capetti di corrente che non sono stati votati da nessuno (anzi, molti di loro hanno perso le primarie per cui hanno gareggiato) o hanno conquistato un posto con la riffa delle preferenze. Non per cambiare la città, sia chiaro, o per rovesciare il sindaco ma ammettendo le loro responsabilità. No, si chiede il commissariamento, togliere potere al sindaco incontrollabile e restituirli al partito, anzi, al Partito, cone se esistesse ancora quello con la maiuscola. Dimenticando che Marino fu scelto da Goffredo Bettini e poi eletto sindaco in un momento in cui l’intera segreteria cittadina era dimissionaria, la dirigenza si era volatilizzata e nessuno voleva metterci la faccia. Era la primavera del 2013, Grillo era ancora fortissimo e faceva paura, Alfio Marchini stava macinando voti, all’epoca i coraggiosissimi dirigenti del Pd romano che oggi reclamano le dimissioni si nascosero dietro la figura del chirurgo. Quello che oggi gli viene imputato, di essere un alieno estraneo alla città, un anno e mezzo fa sembrò essere il suo punto di forza. Se Marino avesse vinto, avrebbe trascinato anche il Pd. Se avesse perso, sarebbe stata unicamente colpa sua.

http://www.giuliocavalli.net/2014/11/18 ... marino-pd/


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda Salemi il 19/11/2014, 13:28

Per chi crede ancora che i bambini li porta la cicogna

Giole Magaldi ha dimenticato Denis Verdini, il capo manipolo della massoneria deviata della città del giglio.



il Fatto 19.11.14
Grembiulini al comando
“Il mio album segreto con i grandi massoni d’Italia e del mondo”
Lo sconcertante libro di Gioele Magaldi sulle superlogge che governano il pianeta: sarebbero stati iniziati anche molti vip della nostra politica
Il capo dello Stato sarebbe stato iniziato nel 1978 alla Ur-Lodge conservatrice Three Eyes, potentissima
Mario Draghi invece vanta l’affiliazione a ben 5 superlogge
di Gianni Barbacetto e Fabrizio d’Esposito

Esistono i massoni e i supermassoni, le logge e le superlogge. Gioele Magaldi, quarantenne libero muratore di matrice progressista, ha consegnato all’editore Chiarelettere (che figura tra gli azionisti di questo giornale) un manoscritto sconcertante e che sarà presentato domani sera alle 21 a Roma, a Fandango Incontro. Il libro, anticipato ieri dal sito af faritaliani.it , è intitolato Massoni società a responsabilità illimitata, ma è nel sottotitolo la chiave di tutto: La scoperta delle Ur-Lodges. Magaldi, che anni fa ha fondato in Italia il Grande Oriente Democratico, in polemica con il Grande Oriente d’Italia, la più grande obbedienza massonica del nostro Paese, in 656 pagine apre ai profani un mondo segreto e invisibile: tutto quello che accade di importante e decisivo nel potere è da ricondurre a una cupola di superlogge sovranazionali, le Ur-Lodges, appunto, che vantano l’affiliazione di presidenti, banchieri, industriali. Non sfugge nessuno a questi cenacoli. Le Ur-Lodges citate sono 36 e si dividono tra progressiste e conservatrici e da loro dipendono le associazioni paramassoniche tipo la Trilateral Commission o il Bilderberg Group. Altra cosa infine sono le varie gran logge nazionali, ma queste nel racconto del libro occupano un ruolo marginalissimo. Tranne in un caso, quello della P2 del Venerabile Licio Gelli.
I documenti che mancano sono a Londra, Parigi e New York
Prima però di addentrarci nelle rivelazioni clamorose di Massoni è d’obbligo precisare, come fa Laura Maragnani, giornalista di Panorama che ha collaborato con Magaldi e ha scritto una lunga prefazione, che l’autore non inserisce alcuna prova o documento a sostegno del suo libro, frutto di un lavoro durato quattro anni, nei quali ha consultato gli archivi di varie Ur-Lodges. Tuttavia, come scrive l’editore nella nota iniziale, in caso di “contestazioni” Magaldi si impegna a rendere pubblici gli atti segreti depositati in studi legali a Londra, Parigi e New York. Detto questo, andiamo al dunque non senza aver specificato che tra le superlogge progressiste la più antica e prestigiosa è la Thomas Paine (cui è stato iniziato lo stesso Magaldi) mentre tra le neoaristocratiche e oligarchiche, vero fulcro del volume, si segnalano la Edmund Burke, la Compass Star-Rose, la Leviathan, la Three Eyes, la White Eagle, la Hathor Pentalpha. Tutto il potere del mondo sarebbe contenuto in queste Ur-Lodges e finanche i vertici della fu Unione Sovietica, a partire da Lenin per terminare a Breznev, sarebbero stati superfratelli di una loggia conservatrice, la Joseph de Maistre, creata in Svizzera proprio da Lenin. Può sembrare una contraddizione, un paradosso, ma nella commedia delle apparenze e dei doppi e tripli giochi dei grembiulini può finire che il più grande rivoluzionario comunista della storia fondi un cenacolo in onore di un caposaldo del pensiero reazionario. In questo filone, secondo Magaldi, s’inserisce pure l’iniziazione alla Three Eyes, a lungo la più potente Ur-Lodges conservatrice, di Giorgio Napolitano, attuale presidente della Repubblica e per mezzo secolo esponente di punta della destra del Pci: “Tale affiliazione avvenne nello stesso anno il 1978, nel quale divenne apprendista muratore Silvio Berlusconi. E mentre Berlusconi venne iniziato a Roma in seno alla P2 guidata da Licio Gelli nel gennaio, Napolitano fu cooptato dalla prestigiosa Ur-Lodge sovranazionale denominata Three Architects o Three Eyes appunto nell’aprile del 1978, nel corso del suo primo viaggio negli Stati Uniti”.
Altri affiliati: Papa Giovanni XXIII, Bin Laden e l’Isis, Martin Luther King e i Kennedy
C’è da aggiungere, dettaglio fondamentale, che nel libro di Magaldi la P2 gelliana è figlia dei progetti della stessa Three Eyes, quando dopo il ‘68 e il doppio assassinio di Martin Luther King e Robert Kennedy, le superlogge conservatrici vanno all’attacco con una strategia universale di destabilizzazione per favorire svolte autoritarie e un controllo più generale delle democrazie. “Il vero potere è massone”. E descritto nelle pagine di Magaldi spaventa e fa rizzare i capelli in testa. Dal fascismo al nazismo, dai colonnelli in Grecia alla tecnocrazia dell’Ue, tutto sarebbe venuto fuori dagli esperimenti di questi superlaboratori massonici, persino Giovanni XXIII (“il primo papa massone”), Osama bin Laden e il più recente fenomeno dell’Isis. In Italia, se abbiamo evitato tre colpi di Stato avallati da Kissinger lo dobbiamo a Schlesinger jr., massone progressista.
L’elenco di tutti gli italiani attuali spiccano D’Alema, Passera e Padoan
Il capitolo finale è un colloquio tra Magaldi e altri confratelli collaboratori con quattro supermassoni delle Ur-Lodges. Racconta uno di loro, a proposito del patto unitario tra grembiulini per la globalizzazione: “Ma per far inghiottire simili riforme idiote e antipopolari alla cittadinanza, la devi spaventare come si fa con i bambini. Altrimenti gli italiani, se non fossero stati dei bambinoni deficienti, non avrebbero accolto con le fanfare i tre commissari dissimulati che abbiamo inviato loro in successione: il fratello Mario Monti, il parafratello Enrico Letta, l’aspirante fratello Matteo Renzi”. Per non parlare del “venerabilissimo” Mario Draghi, governatore della Bce, affiliato a ben cinque superlogge. Ecco l’elenco degli italiani nelle Ur-Lodges: Mario Draghi, Giorgio Napolitano, Mario Monti, Fabrizio Saccomanni, Pier Carlo Padoan, Massimo D’Alema, Gianfelice Rocca, Domenico Siniscalco, Giuseppe Recchi, Marta Dassù, Corrado Passera, Ignazio Visco, Enrico Tommaso Cucchiani, Alfredo Ambrosetti, Carlo Secchi, Emma Marcegaglia, Matteo Arpe, Vittorio Grilli, Giampaolo Di Paola, Federica Guidi. Berlusconi, invece, avrebbe creato una Ur-Lodge personale, la Loggia del Drago. Bisognerà aspettare le “contestazioni”, per vedere le carte di Magaldi.
MASSONI Gioele Magaldi Chiarelettere pagg. 656, € 19
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Re: PD e Renzi in calo di consensi

Messaggioda Salemi il 19/11/2014, 14:20

Racconta uno di loro, a proposito del patto unitario tra grembiulini per la globalizzazione: “Ma per far inghiottire simili riforme idiote e antipopolari alla cittadinanza, la devi spaventare come si fa con i bambini. Altrimenti gli italiani, se non fossero stati dei bambinoni deficienti, non avrebbero accolto con le fanfare i tre commissari dissimulati che abbiamo inviato loro in successione: il fratello Mario Monti, il parafratello Enrico Letta, l’aspirante fratello Matteo Renzi”.
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