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La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda Salemi il 14/11/2014, 21:36

ranvit ha scritto:Anche davanti ad un piccolo potere, come quello di rilasciare permessi e licenze. La via crucis per un’azienda comincia dal primo gradino e riguarda indistintamente tutti quanti.


I Paesi comunisti erano al top per queste cose...
Solo per dire che non è un problema legato solo alle ideologie ma anche alle caratteristiche sociali dei popoli: chi piu' chi meno in tutti i Paesi del mondo c'è la corruzione...e va combattuta!
Ma nessuno ha la bacchetta magica proprio per le ragioni dette prima.

Ma che cavolo c'entra tutto cio' con "LA FINE DEL LAVORO"??????? :roll: :roll: :roll:


Parte da un'osservazione di Franz. Un forum è un luogo di discussione oppure no? Anche quell'osservazione meritava un'approfondimento.
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda flaviomob il 15/11/2014, 5:45

Ranvit, trovami un paese sviluppato occidentale che abbia parametri di corruzione minimamente paragonabili ai nostri, eccetto la Grecia (che è stata salvata per non fallire del tutto, il che sarebbe impossibile per uno stato dal debito alto come il nostro).


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda ranvit il 15/11/2014, 9:19

Flavio, nessuno e tanto meno io contesta che in Italia la corruzione è troppo alta.

La diversità sta nel dipingere l'ITalia come un Paese solo ed esclusivamente corrotto e soprattutto la possibilità, infantile e velleitaria, di pensare che si possa abbatterla da oggi a domani risolvendo cosi' tutti i problrmi che ci attanagliano!

La corruzione va combattuta e come! Lo si sta facendo nei limiti possibili. Anche in Germania o dove vuoi tu c'è. Ok è minore ma anche li' non si riesce a debellarla. La corruttibilità è figlia di secoli di storia in cui sono coinvolti tutti...ci vuole tempo: se cerchi di forzare i tempi corri il rischio di fare giustizialismo! E come la Storia insegna le conseguenze sono molto peggiori del male che si cerca di combattere. In ogni caso, ci vuole tempo. E qui tempo non ce ne é!
Quindi lotta alla corruzione (per es. Cantone a capo dell'autorità) e lotta all'ottusità della Ue per ottenere investimenti sostanziosi che possano farci ripartire!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda franz il 15/11/2014, 10:45

gi.bo. ha scritto:Col tuo ragionamento lavori metà e prendi metà chi sostenterà il rimanente che si troverà senza lavoro?

Ecco, tornando al tema (e mi scuso io per aver inescato una divagazione attorno al tema degli ostacoli burocratici alla creazione di nuove imprese, che spiego poi perché c'entra) e ricordando che avevo accennato a cio' che si vede e che non si vede, parto da questa affermazione di gi.bo. per sottolineare il tipico errore in economia che proviene dal modello "superfisso" basato solo su cio' che si vede.

Quello che si vede è che un'azienda con 5000 dipendenti dopo la robotizzazione ne ha solo (per ipotesi) 1000.
Cosa succede ai 4000 che perdono il lavoro?

Quello che non si vede è un pelino piu' complesso ma parte dalla considerazione che se l'azienda è stata robotizzata, sarà stato fatto sulla base di un calcolo di convenienza per cui dato l'investimento iniziale (i robot costano) e la diminuzione delle spese correnti, unita molto probabilmente ad una maggiore qualità (o minori errori) del processo robotizzato (e quindi meno scarti) e forse anche ad una maggiore velocità del processo, l'azienda ottiene un risparmio nelle spese correnti. Quindi puo' riversare questo risparmio dei costi sul prezzo di vendita, con un vantaggio sulla concorrenza. Oppure il vantaggio è degli altri concorrenti (che si sono già robotizzati) e l'azienda che si robotizza oggi evita di uscire dal mercato e fallire (con la perdita di tutti e 5000 i posti).

Mettiamo che una fabblica non robotizzata produca 40'000 vetture all'anno con 5'000 operai.
Mettiamo che una fabbrica robotizzata produca (della stessa identica vettura) 60'000 veicoli con 1'000 operai.
Facciamo l'ipotesi che nel primo caso la macchina costi dal concessionario 15'000 euro (in linea con quelle della concorrenza) e che nel secondo caso ne costi 12'000, sbaragliandola. Le differenza tra i due casi sono di 120 milioni in piu' di fattorato e di 80 milioni circa in mendo di costi del personale. Se i robot costano 100 milioni già dal primo anno l'unità produttiva ci guadagna.

Intanto abbiamo che 60'000 persone, che pensavano di spendere 15'000 per la macchina, ne hanno spesi 12'000. Ecco quello che non si vede: ne hanno 3'000 in piu' in tasca. Il classico tesoretto da spendere o da mettere da parte. Da qui si parte per capire cosa possono fare gli operai (4000) che hanno perso il posto.
Complessivamente i 60'000 che hanno risparmiato 3000, hanno li' da spendere 180 milioni. Andranno piu' spesso al teatro, al ristorante? Rifaranno il tetto della casa, che ha un piccolo danno? Compreranno scarpe o vestiti nuovi? Un computer? Andranno in vacanza? Di certo quei soldi non sono stati distrutti e girano ancora nell'economia. Il problema di quei 4000 ex-operai è che sono nel posto sbagliato per intercettare quella massa di soldi. Ma se sono capaci di riqualificarsi (con appositi programmi di formazione) allora trovano un nuovo lavoro proprio dove nascono nuovi lavori grazie al fatto che i consumatori hanno soldi veri in piu' da spendere. E dico vero perché nati da un aumento di produttività, non da iniezioni artificiali di liquidità.

E qui torna in ballo la creazione di nuove attività, cosi' tanto ostacolata in Italia. Da noi non solo non esiste un sussidio serio di disoccupazione a livello degli altri paesi europei, che fornisca anche il sostegno alla riqualificazione professionale. Ma ogni nuova attiività (e spesso dietro una nuova attività ci sono persone che hanno perso un posto fisso e cerano di iniziare in proprio una nuova impresa, mettendo a frutto idee e know-how) è ostacolata da mille paletti burocratici.

Morale: il lavoro non è FINITO ma si è solo spostato verso altri lavori. Ma questo sistema prevede formazione continua ed una grande rapidità nel creare nuove occasioni di lavoro.

Ergo un paese iper-burocratico ad alta fiscalità è la vera FINE DEL LAVORO
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda ranvit il 15/11/2014, 11:07

Complimenti Franz, ritengo sei stato superchiaro (ma come fai ad avere tanta pazienza nello spiegare cose cosi'....semplici da capire?)
Conoscendo i miei polli pero' so per certo che neanche questo basta... 8-)
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda Iafran il 15/11/2014, 11:17

ranvit ha scritto:Conoscendo i miei polli pero' so per certo che neanche questo basta...

A Colobraro (Matera) aspettano, in pompa magna, tutti i gradassi del mondo ... anche se sforniti della "patente di palloni gonfiati".
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda ranvit il 15/11/2014, 11:48

E' li che vivi?

Colobraro:
Il "paese senza nome"

Nei paesi vicini, il paese è chiamato anche, in modo scaramantico più che dispregiativo, "Quel paese", in dialetto lucano (a seconda dei paesi): Cudde puaise (a Montalbano Jonico) o Chille paìse (a Valsinni). Ciò a causa della presunta innominabilità della parola "Colobraro" per la credenza superstiziosa che la semplice evocazione del nome porti sfortuna.

http://it.wikipedia.org/wiki/Colobraro
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda franz il 15/11/2014, 13:55

beh, anche quello di "mandare a quel paese" pare essere un lavoro, o almeno un'attività di moda.
Ma non è retribuito e non ci si campa.
Quindi non divaghiamo, per favore :-)
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda gi.bo. il 15/11/2014, 14:47

franz ha scritto:
gi.bo. ha scritto:Morale: il lavoro non è FINITO ma si è solo spostato verso altri lavori. Ma questo sistema prevede formazione continua ed una grande rapidità nel creare nuove occasioni di lavoro.
Purtroppo non e' cosi' caro Francesco. Non e' cosi.

La robotizzazione e' ormai consolidato che porta disoccupazione e questo lo si vede ovunque. Nell'arco di qualche decina di anni il problema puo sfuggirci di mano e questo lo intravedono i "futurologi".

Certo i sussidi di solidarieta' sono una cosa importante ma questi da dove li prendi se non da coloro che hanno robotizzato e che quindi sono ancora in attivita'?

Il problema non e' di un singolo paese come dicono molti ma dell'intero globo.

E' un sistema che non regge piu' e deve assolutamente essere ripensato se non si vuole uno scontro sociale dal quale non potra' uscire nessun vincitore ma tutti saremo sconfitti.

Si badi bene che questo scontro sociale e' gia' iniziato e non si sa' quando finirà.
Inevitabilmente, potra' diventare un scontro di classe che alcuni anni orsono prevedevano. E non sara' incruento.

Queste preoccupazioni di Percy Barnevik che è il chief executive officer della Asea Brown Boveri, un colosso svizzero-svedese da 40.000 miliardi, a me sembrano piu' che elementare e non capisco perche non si vogliano prendere sul serio.

Se se le pongono costoro queste domande, proprio quelli che potrebbero anche fregarsene perche anche qui le disattendiamo con queste frettolosità e cercando con ogni mezzo a contrastarle ?

Quello che mi preoccupa di piu' oggi e' il vedere che proprio quelli che dovrebbero rendersene conto cercano invece qualsiasi motivo per giustificare questa mancanza di lungimiranza dei ns. politici. E' solo pazzia questa.

hola
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Re: La madre di tutte le battaglie:LA FINE DEL LAVORO

Messaggioda gi.bo. il 15/11/2014, 22:23

Da: SE I ROBOT CI RUBANO ILLAVORO http://stagliano.blogautore.repubblica. ... il-lavoro/

omissis...E i lavoratori in carne e ossa?

Un dato che si dava per acquisito, ovvero che due terzi della ricchezza prodotta andassero in salari e un terzo a remunerare il capitale, non è più vero.

Nell’ ultimo decennio la quota-lavoro americana è scesa al 60 per cento, quando non sotto. Come spiegano in Race Against the Machine Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee, quando si parla di perdita del valore del lavoro e di disoccupazione si citano cicli economici, outsourcing, sgravi fiscali e mai l’ «impatto delle tecnologie digitali, poco capito e molto sottovalutato».

Perché i computer fanno tantissime cose una volta dominio esclusivo degli umani. E se ciò «fa crescere la torta economica generale, lascia alcuni, o anche tanti, in condizioni ben peggiori di prima».

Altro che recessione, siamo nella Grande Ristrutturazione, dicono i due economisti del Mit. Ancora Krugman: «Stiamo vivendo un classico dell’ economia, un “cambiamento tecnologico che favorisce il capitale“, ovvero che ridistribuisce i redditi dai lavoratori verso i proprietari del capitale».

Le macchine, in quanto mezzi di produzione, ne fanno parte.

Sinora il fenomeno è stato trascurato per l’ eco di vetero marxismo, ma non è più il caso.Negli anni Settanta la metà degli stipendi finiva nelle tasche del [F_sfondo]35 per cento degli americani più abbienti.

Oggi in quelle del 10 per cento. Se l’ evoluzione tecnologica concentrerà ulteriormente la ricchezza, la situazione potrebbe farsi esplosiva......

Sentite il Nobel Paul Krugman sul New York Times:
«Grazie ai robot il costo del lavoro non importa più granché e la manifattura può tornare nei paesi avanzati.

Però non è una buona notizia per i lavoratori!». Krugman sta descrivendo il reshoring, l’inversione di tendenza rispetto alla delocalizzazione: se un operaio cinese costava un decimo di un americano, una macchina costa dieci volte meno di un cinese. Meglio ancora, suggerisce l’ex direttore di Wired Chris Anderson, è il quicksourcing: ovvero produrre nel più vicino Messico, anziché in Cina. Con i robot.

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