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Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il pon

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Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il pon

Messaggioda gabriele il 13/11/2014, 12:30

Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il ponte è servito”

Camusso: "La richiesta viene dalle piazze di queste settimane". Ma arrivano critiche su Twitter da Ernesto Carbone, responsabile dem per la Pubblica amministrazione. Landini: "Sciopero-ponte? Mi fa ridere". Il segretario federale Cgil Barbi: "Polemica denota ignoranza. Il 6 si lavora"
di F. Q. | 12 novembre 2014

“Il 5 dicembre è un venerdì poi sabato, domenica e lunedì 8 dicembre che è festivo… Il ponte è servito #Coincidence“. Il tweet di Ernesto Carbone, responsabile Pubblica amministrazione del Pd, scatena le polemiche in rete e lo scontro con i sindacati. Oggetto delle critiche la scelta della Cgil di proclamare lo sciopero generale il primo venerdì del mese prossimo: una data che potrebbe così assicurare quattro giorni di astensione dal lavoro, visto che l’8 dicembre è la festa dell’Immacolata, considerato giorno festivo. Il botta e risposta va in scena sul sito di microblogging. “I lavoratori quando scioperano perdono una giornata di paga”, scrive la Cgil sul suo profilo e lanciando l’hashtag #pontemagari aggiunge: “Lavoratori, pensionati, disoccupati, precari sono in forti difficoltà economiche e di prospettive. Per questo scioperano”.

Il direttivo dell’organizzazione guidata da Susanna Camusso ha deciso 8 ore di sciopero generale per il 5 dicembre con manifestazioni a livello territoriale contro la legge di Stabilità e il Jobs Act, invitando anche Cisl e Uil a convergere sulla scelta di mobilitazione. A queste si aggiungono altre quattro ore di mobilitazione e di lotta da decidere nei territori. Ma lo sciopero del 5 non è sinonimo di stop per quattro giorni, perché sabato 6 si torna al lavoro, spiega segretario confederale della Cgil Danilo Barbi che chiarisce come l’attacco denoti “una certa ignoranza dei fatti”. “La scelta del 5 dicembre – precisa – è dovuta al fatto che abbiamo voluto convergere con lo sciopero dei sindacati della scuola già proclamato per il 5. Informo anche che il mondo del lavoro strutturato, dai pubblici ai privati, il sabato ormai lavora”.

Nessuna conferma sulla partecipazione degli altri sindacati. Per il segretario della Uil Carmelo Barbagallo, designato come successore di Luigi Angeletti, “se il 17 ci dicono che ci sarà il rinnovo del contratto del pubblico impiego cambia tutto, aspettiamo e vediamo: non mi bagno mai prima che piova”.

Landini: “Sciopero ponte? Mi fa ridere” – A smontare l’intenzione di uno “sciopero-ponte”, e quindi le critiche che arrivano dal Partito democratico, è il segretario della Fiom Maurizio Landini: “Sciopero ponte? La cosa mi fa solo ridere – dice all’Adnkronos -. Basta guardare le piazze, sono strapiene. Senza considerare che uno sciopero costa molto ad un lavoratore. E’ una vera sciocchezza dire questo”. Landini, poi, ricordando la posizione del leader Cisl, Anna Maria Furlan, che ha di fatto declinato l’invito, sottolinea l’importanza della partecipazione.

“Chiunque ha buone orecchie per intendere e capisce che in piazza e a scioperare non dovrà essere solo la Cgil, e che bisogna esserci”. E chiarisce come per la Cisl “l’oggetto del confronto con il governo resta, oltre alla riforma della pubblica amministrazione, il rinnovo del contratto per tutti i dipendenti pubblici. Lo sciopero – ha proseguito Landini – bisogna farlo quando il momento è buono: e ora è il momento per cercare di far cambiare idea al governo. La vera notizia invece è che il 5 dicembre la maggioranza dei lavoratori, nelle 100 piazze delle manifestazioni territoriali, dirà di non essere d’accordo con le politiche del governo Renzi“. Poi ribadisce: “Uno sciopero costa e immaginarsi addirittura un ponte è ridicolo”. Piuttosto “la cosa che tutti temono è che la Cgil riesce a rappresentare un punto di vista diverso e lo offre a tutti, compresa la Cisl e la Uil, che dimostra come il sindacato non vuole dividere ma unire”, conclude.

Anche Massimo Gibelli, che si occupa della comunicazione della Cgil, su Huffingtonpost si schiera a favore della mobilitazione, sottolineando il costo che comporta per i lavoratori: “Non poca cosa visti i loro magri salari. I lavoratori italiani sciopereranno il primo venerdì di dicembre non certo per andare in vacanza, come raccontano i professionisti e i polemisti della politica, quelli che non sanno le regole e che spesso non hanno mai lavorato; quelli che neppure conoscono i sacrifici che un lavoratore deve compiere quando decide di scioperare e rinunciare alla paga di un’intera giornata. Quegli stessi che pensano ai lavoratori, come fancazzisti, assenteisti, bestie da soma alla ricerca di un ponte per spendere i propri guadagni in un resort o in un viaggio all’estero (perché è questo quello che loro farebbero)”.

In difesa della manifestazione e a conferma delle dichiarazioni di Landini interviene anche il deputato di Sel ed ex sindacalista della Fiom, Giorgio Airaudo. “I parlamentari che fanno la corsa per prendere la diaria”, dice, dovrebbero sapere che “gli scioperi costano ai lavoratori. Ci sono lavoratori, come i metalmeccanici, hanno già sulle spalle 24 giorni di sciopero”, ricorda Airaudo. Intanto sono già previsti almeno 50 pullman di operai che venerdì 14 novembre partiranno dal Piemonte per partecipare a Milano alla manifestazione della Fiom per lo sciopero generale dei metalmeccanici. “La mobilitazione – dicono Federico Bellono e Vittorio De Martino, rispettivamente segretario torinese e regionale della Fiom – non solo continua ma cresce di intensità: è la premessa migliore per lo sciopero generale di tutta la Cgil del 5 dicembre”.

La polemica su Twitter - Gli utenti criticano il fatto che, cadendo la festività dell’8 dicembre di lunedì, lo sciopero interromperebbe le attività e i servizi per troppi giorni consecutivi. Su Twitter molti utenti sono intervenuti in merito con gli hastag #AltrochePonte, #immacolata, #cgil, #pontelungo e #sciopero.

Cgil invita Cisl e Uil ad aderire – “La proposta che facciamo al direttivo parte dalla valutazione della grande mobilitazione del 25 ottobre e da quella dell’8 novembre (unitaria del pubblico impiego, ndr), dalle richieste venute da quelle piazze, dalla volontà che abbiamo di salvaguardare tutti i punti di iniziativa unitaria”, a partire dallo sciopero deciso per la scuola, ha detto Camusso prima dell’approvazione dello sciopero. “La proposta che facciamo a Cisl e Uil – ha proseguito – è di convergere tutti su quella data. Credo sia interesse e responsabilità di tutti ascoltare le piazze e le iniziative che ci sono”.

La leader della Cgil ha apprezzato la convocazione dell’esecutivo per la Pubblica amministrazione il 17 novembre ma si dice dubbiosa che il governo abbia intenzione di cambiare radicalmente la legge di stabilità. ”Siamo sempre pronti – sottolinea – a farci stupire da effetti speciali ma dubito che il governo si stia accingendo a decidere un cambiamento strutturale della legge di stabilità. Per questo penso che dovremo continuare la nostra mobilitazione”. Rafforziamo le iniziative di mobilitazione unitaria ma diamogli una caratteristica generale”.

Infine Camusso, a proposito dei territori alluvionati, ha detto che la mobilitazione (che non prevederà una sola manifestazione ma iniziative a livello territoriale) terrà conto della condizione dei territori e che in alcune zone sarà possibile mettere a punto modalità di sciopero alternative senza danneggiare i cittadini alluvionati. Intanto in mattinata i sindacati hanno incontrato il ministro dell’Interno Angelino Alfano per il tavolo sulla gestione dell’ordine pubblico alle manifestazioni.

“Il ministro – ha spiegato Giovanna Ventura della Cisl – ci ha comunicato che siamo già dentro l’autunno caldo, un periodo complesso in cui le manifestazioni si moltiplicano. Ha fatto molto bene a convocarci anche alla luce di quello che è capitato con i lavoratori Ast: serve più comunicazione tra chi manifesta e le forze dell’ordine”. Per Ventura, segretaria organizzativa del sindacato, “serve una cabina regia nazionale che deve essere una modalità da usare sempre in ogni provincia e regione, un sistema omogeneo di relazione anche per chi è dentro la manifestazione, per questo serve un punto di riferimento reciproco sia sul territorio che a livello nazionale nel ministero. Noi come Cgil, Cisl e Uil abbiamo sempre avuto un buon rapporto con questure, prefetture sui territori, ma senza un metodo, ora vogliamo un punto di riferimento al ministero”.

di F. Q. | 12 novembre 2014

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Re: Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il

Messaggioda Iafran il 13/11/2014, 13:08

gabriele ha scritto:“Il 5 dicembre è un venerdì poi sabato, domenica e lunedì 8 dicembre che è festivo… Il ponte è servito #Coincidence“. Il tweet di Ernesto Carbone, responsabile Pubblica amministrazione del Pd, scatena le polemiche in rete e lo scontro con i sindacati. Oggetto delle critiche la scelta della Cgil di proclamare lo sciopero generale il primo venerdì del mese prossimo: una data che potrebbe così assicurare quattro giorni di astensione dal lavoro, visto che l’8 dicembre è la festa dell’Immacolata, considerato giorno festivo.

Se fossero interessati ai lavoratori non avrebbero fatto chiudere tanti artigiani, commercianti, imprese e buttato nella disperazione i cittadini che hanno perso il posto di lavoro.
Invece di vergognarsi si mettono pure a polemizzare. :o
Ha ragione Landini: "uno sciopero costa molto ad un lavoratore. E’ una vera sciocchezza dire questo".
Il "ponte dell'Immacolata" se lo andranno a godere quelli che riempiono i ristoranti, anche sulle nevi!
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Re: Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il

Messaggioda ranvit il 13/11/2014, 13:25

non avrebbero fatto chiudere tanti artigiani, commercianti, imprese e buttato nella disperazione i cittadini che hanno perso il posto di lavoro.
Invece di vergognarsi si mettono pure a polemizzare.


...stai parlando della Cgil? :lol:
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Re: Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il

Messaggioda Iafran il 13/11/2014, 13:36

ranvit ha scritto:non avrebbero fatto chiudere tanti artigiani, commercianti, imprese e buttato nella disperazione i cittadini che hanno perso il posto di lavoro.
Invece di vergognarsi si mettono pure a polemizzare.

...stai parlando della Cgil?

Ovvio: penso che si alluda a quelli che riempiranno i ristoranti sulle nevi nel ponte dell'Immacolata.
(È proprio un male che gli oculisti vengano snobbati da un po' di tempo a questa parte)
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Re: Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il

Messaggioda gabriele il 13/11/2014, 15:51

Iafran ha scritto:Ha ragione Landini: "uno sciopero costa molto ad un lavoratore. E’ una vera sciocchezza dire questo".
Il "ponte dell'Immacolata" se lo andranno a godere quelli che riempiono i ristoranti, anche sulle nevi!


Oltre al fatto che non è un ponte. Un ponte è prendersi un giorno di ferie fra due giorni festivi...beata ignoranza
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Re: Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il

Messaggioda ranvit il 13/11/2014, 17:38

Beata pignoleria....nella vulgata corrente è un ponte anche quello.
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Re: Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il

Messaggioda pianogrande il 13/11/2014, 18:02

Non si può non concordare, a prescindere dalle opinioni in merito, che si tratti di una scelta altamente infelice.
Mi meraviglio di tanta sprovvedutezza da parte di gente piuttosto navigata e mi piacerebbe sapere se c'è stato un preciso motivo tale da far superare anche il rischio di sputtanare(1) il tutto.




(1) Scusate il termine ma i suoi sinonimi non sono altrettanto efficaci.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il

Messaggioda gabriele il 13/11/2014, 21:53

ranvit ha scritto:Beata pignoleria....nella vulgata corrente è un ponte anche quello.


Certo, nella vulgata del mondo che non c'è.

Fatto sta che stare a casa per sciopero di venerdì o in un qualunque stramaledetto giorno lavorativo NON si viene pagati. A me pare che ci voglia poco a capirla questa cosa.
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Re: Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il

Messaggioda flaviomob il 14/11/2014, 2:01

E' già stato scritto, in altro thread, e basta saper leggere.

La CGIL pensava ad un'altra data, ma era già fissato per il 5 lo sciopero del pubblico impiego (anche con gli altri sindacati) e si è pensato ad accorparlo. Quella del ponte è una fesseria gigantesca: a dicembre i negozi e gli esercizi commerciali sono aperti la domenica (apertura che tra l'altro ormai sta diventanto la norma, grazie alle leggi scellerate fatte da Monti, che non hanno minimamente rilanciato l'economia ma creato un disagio pazzesco a tante lavoratrici e lavoratori con figli piccoli da accudire quando gli asili e le scuole sono chiusi) e in ogni caso quasi tutti gli scioperi dei trasporti si fanno il venerdì (però anche loro lavorano sabato e domenica).

La realtà è che il Bambin prodigio Matteuccio si sta c*g*ndo addosso e ha già calato le brache sull'articolo 18, ma ormai lo sciopero si farà lo stesso.

E comunque se anche la CGIL avesse deciso per una data vicina al weekend dell'Immacolata, i lavoratori lo sciopero se lo pagano loro con un giorno di stipendio. Chi volesse prendersi il ponte retribuito è libero di farlo con un giorno di ferie!

Mentre Renzi fa il f**** col culo degli altri, mette 80 euro in busta paga per prendere il 40% alle europee e il deficit poi ci finisce sul gobbone a tutti (che pagheremo interessi sul debito più alti a fronte di un debito maggiore!) mentre le tasse locali continuano a lievitare e gli assegni familiari calano (a chi ha gli 80 euro, va che fregatura!)
E IO PAGO!
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... i/1209987/


Jobs act, intesa Pd: articolo 18 torna indietro. Furia Ncd, Renzi: “Partita chiusa”
Politica & Palazzo

Il governo "cede" alle proposte della minoranza del partito: torna il reintegro per i licenziamenti disciplinari ingiustificati. Sacconi: "O si cambia o si rompe la coalizione". Fassina placa l'entusiasmo: "Prima vediamo il testo". Ma il presidente del Consiglio accelera: "Si voterà a ore e nuove regole da gennaio"
di F. Q. | 13 novembre 2014


Renzi rovescia un altro tavolo. Tre giorni fa ha prima ribaltato quello sulla legge elettorale, ricompattando l’intera maggioranza e mettendo improvvisamente a rischio il patto del Nazareno (l’incontro con Berlusconi non ha chiarito bene come si comporterà Forza Italia). Ora rischia di perdere di nuovo per strada il Nuovo Centrodestra dopo che il Pd si è riunito e ha deciso che il Jobs act deve cambiare ancora. Meglio: l’articolo 18 deve cambiare ancora. Apriti cielo: Maurizio Sacconi ha cominciato a lanciare comunicati, ultimatum (“Così si rompe la coalizione”), richieste di vertici di maggioranza; Nunzia De Girolamo ha sottolineato che il Parlamento non è il luogo dove si ratificano le decisioni prese dal Pd. Tanto per rasserenare il clima il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha spiegato che il tempo dei vertici di maggioranza è finito, anche perché quello sulla legge elettorale di alcune notti fa ricordava molto le riunioni del pentapartito (a discuterne erano in 18). Così Sacconi e De Girolamo si sono precipitati a Palazzo Chigi, dove però Matteo Renzi non c’è: è in viaggio ufficiale in Romania. Incontrano il sottosegretario Luca Lotti e il responsabile economia del Pd Filippo Taddei. Graziano Delrio intanto dice: “La forma decisa mi pare molto buona, ci sono molti argomenti” perché la maggioranza resti insieme. Renzi invece replica da Bucarest: “Il primo gennaio entreranno in vigore le nuove regole sul lavoro: è un grandissimo passo in avanti. E’ tutto quello che è stato deciso nella direzione del Pd. Bene così, andiamo avanti”. E infatti Sacconi e De Girolamo mentre lasciano la sede del governo giurano: “La partita è tutta aperta, si tratta, è stato un incontro informale” avvenuto per “cortesia istituzionale”. Ma il premier rilancia: “la partita è chiusa, il Parlamento voterà nelle prossime ore e dal primo gennaio avremo chiarezza sulle regole”.
Sacconi e De Girolamo: “Non possono pensare che in Parlamento risolviamo i problemi della maggioranza e della minoranza del Pd”


L’accordo del Pd
Fin qui la cronaca. Cos’ha fatto saltare sulla sedia gli alfaniani? Il Pd, tutto unito, ha deciso che il testo della riforma del mercato del lavoro approvato dal Senato non va più bene. Un modo per i vertici del partito di tenere tutti insieme e evitare che la sinistra Pd trasformasse la commissione Lavoro della Camera in un Vietnam: ci sono 10 ex Cgil, tra cui il presidente Cesare Damiano. Se il testo fosse stato bucherellato di modifiche, dunque, in Aula il governo sarebbe stato costretto a porre la fiducia e questo avrebbe portato ulteriori scontri interni al partito. Invece è arrivato l’accordo, quasi in extremis, in una riunione alla quale hanno partecipato tra gli altri il capogruppo alla Camera Roberto Speranza, Taddei e lo stesso Damiano.

Sull’articolo 18 tutti d’accordo (nel Pd)
L’accordo prevede in sostanza che viene adottato il testo di un ordine del giorno della direzione del Pd. E quindi, per parlare più chiaro, nell’articolo 18 torna il diritto di reintegro sia per i licenziamenti discriminatori sia per quelli disciplinari (se ingiustificati). Il capogruppo Speranza, seguito da Damiano, arriva a dire addirittura che non ci sarà neanche il voto di fiducia perché “il Parlamento non è un passacarte e abbiamo dimostrato che incide”. In realtà il vicesegretario Lorenzo Guerini ridimensiona l’entusiasmo e non esclude che il governo ponga la questione di fiducia in Aula. Tuttavia chi voleva “aprire fronti nel Pd – afferma Guerini – ha avuto una buona risposta. Il partito dentro la sua espressione della commissione Lavoro ha saputo svolgere un lavoro serio, un confronto di merito” andando a “un punto condiviso che responsabilmente impegna tutti”.
Speranza: “Non sarà messa la fiducia”. Guerini: “Non è esclusa sul testo nuovo che uscirà modificato in commissione”

Il presidente Matteo Orfini parla di “accordo larghissimo” il cui “punto politico è l’articolo 18″. Per Alfredo D’Attorre, bersaniano, “il governo fa un passo indietro rispetto alla immodificabilità della delega lavoro”. “Questo è un fatto positivo – dice a ilfatto.it – è una vittoria di quanti in queste settimane hanno sostenuto che il parlamento non potesse essere espropriato dalle sue prerogative e fare una dialogo in bianco. Riguardo al merito si valuterà a partirà dalla quantificazione delle risorse aggiuntive per gli ammortizzare.

Ecco cosa cambia (e perché l’Ncd si arrabbia)
Per vedere quali saranno le “fattispecie” per cui si potrà puntare anche al reintegro per i licenziamenti disciplinari, bisognerà attendere i decreti attuativi del Jobs Act che comunque il governo sta già preparando per mantenere fede all’impegno di rendere operativa la delega già a inizio 2015. Sarà indicata una serie di casi specifici: tipico esempio, se un lavoratore viene licenziato con l’accusa di avere rubato ma l’accusa è falsa, avrà diritto a tornare al lavoro. Certo, proprio all’inizio di gennaio – come dice Renzi – sarà difficile essere pronti, perché in ogni caso i decreti delegati dovranno passare per i pareri delle commissioni parlamentari (comunque non vincolanti) che avranno 30 giorni per esprimersi.

Ma la scelta di inserire nel testo del Jobs act il riferimento specifico (ora assente) ai casi di reintegro è proprio quello che fa infuriare il Nuovo Centrodestra. Le modifiche concordate, sottolinea Damiano, non riguardano però solo “l’annoso problema dell’articolo 18″. Il testo sarà corretto, così come chiesto da diversi emendamenti già depositati, “anche su altri punti – dice Damiano – come i controlli a distanza” che riguarderanno solo gli impianti, o “le cure parentali” mentre non sarà toccato di nuovo il tema del demansionamento, “già modificato al Senato”. La commissione inizierà a votare già domenica 16, con l’obiettivo di chiudere entro giovedì 20, visto che il testo è atteso in Aula il 21 per arrivare al voto finale entro il 26 e lasciare posto così dal 27 alla legge di Stabilità. La delega dovrà poi tornare al Senato. Dopo le modifiche è possibile che sia alla Camera sia al Senato l’esecutivo blindi il testo con la fiducia, per raggiungere l’obiettivo di chiudere entro l’anno.

Gli “avvertimenti” di Scelta Civica e Udc
E infatti la questione sveglia perfino Scelta Civica: “E’ evidente che qualsiasi novità – dice Pietro Ichino – dovrà essere concordata tra tutte le componenti della maggioranza. Scelta Civica ribadisce, a questo proposito, la propria non disponibilità ad avallare decisioni che rendano meno chiaro e netto il senso e il contenuto della riforma. Ogni passo indietro equivale a rimanere in mezzo al guado; e questa oggi sarebbe la scelta peggiore che l’Italia possa compiere”. Non rinuncia a mettersi in evidenza l’Udc: “Il testo di riferimento per il passaggio in Parlamento – dichiara Antonio De Poli – non può essere un documento votato nella Direzione di un partito che per noi non vale nulla”.

Fassina: “Dobbiamo ancora valutare, non c’è ancora un testo”
Ma Stefano Fassina non si fida: “Non conosco i termini della mediazione. Non c’è ancora un testo” dice a ilfattoquotidiano.it. Piuttosto, aggiunge, “oggi il governo ha dovuto prendere atto e fare di conseguenza un passo indietro rispetto alla direzione di ieri. La fiducia su una delega in bianco era impraticabile”. L’ex viceministro dell’Economia, dunque, dice di dover “valutare. Non c’è ancora un testo. Oggi ci sono dei titoli. Voglio prima vedere le risorse destinate per gli ammortizzatori sociali, o come viene riordinata la parte dei contratti precari. Ma oggi interessa più il risultato politico”. Mi sta dicendo che oggi la minoranza ha segnato un goal contro Renzi? Fassina sorride e risponde: “Si è stabilito un corretto rapporto tra esecutivo e Parlamento”. E se Guerini conferma l’ipotesi di poter mettere la fiducia a Montecitorio l’esponente della sinistra Pd spiega che “un conto è mettere la fiducia sul testo che è uscito dal Senato senza far discutere Montecitorio, un conto è dopo una discussione in Commissione, e, soprattutto, dopo l’approvazione di alcuni emendamenti significativi in Commissione”.

(Ha collaborato Giuseppe Alberto Falci)


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Re: Cgil: “Sciopero il 5 dicembre”. Attacco dal Pd: “Così il

Messaggioda ranvit il 14/11/2014, 8:55

Mentre Renzi fa il f**** col culo degli altri, mette 80 euro in busta paga per prendere il 40% alle europee e il deficit poi ci finisce sul gobbone a tutti (che pagheremo interessi sul debito più alti a fronte di un debito maggiore!) mentre le tasse locali continuano a lievitare e gli assegni familiari calano (a chi ha gli 80 euro, va che fregatura!)
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Ma se tu avresti voluto gli 80 euro anche per chi non lavora, per i pensionati e non so chi altri!
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Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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