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Come rimettere in moto il paese

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda flaviomob il 08/11/2014, 16:02

Come rimettere in moto il paese?

Dal FattoQ:

Legge di stabilità: la manovra dimezzata
di Lavoce.info | 8 novembre 2014


Altre sorprese dalla legge di Stabilità, corretta dopo lo scambio fra Padoan e Katainen. Un disavanzo aggiuntivo di quasi 6 miliardi, nuovi assunti con decontribuzione solo per l’anno 2015, aumento delle entrate grazie alla tassazione dei Tfr che entra in busta paga. Infine, meno tagli ai ministeri.
di Tito Boeri (Fonte: lavoce.info) – Aggiornamento all’articolo e alla tabella pubblicati qui

La Commissione Europea ci ha imposto di dimezzare il contenuto espansivo della nostra legge di bilancio, facendoci ridurre il disavanzo programmatico per il 2015 da 11,3 a 5,9 miliardi. Ora, a una sola settimana dal via libera concesso dal vice-presidente Katainen alla legge di stabilità così “dimezzata”, sono arrivate le previsioni della Commissione che prefigurano la richiesta a breve di un’altra correzione di circa 3 miliardi in quanto l’indebitamento strutturale migliorerebbe solo dello 0,1 per cento rispetto al 2014, in luogo dello 0,3 previsto. In altre parole, la Commissione ci chiede di fatto di annullare il contenuto espansivo della manovra e questo di fronte a un peggioramento della congiuntura. Anche la manovra lorda si è ridotta dai 36 miliardi inizialmente previsti a circa 32 miliardi.

Le richieste della Commissione

La Commissione ritiene che alcune coperture non siano adeguate. Ad esempio le entrate dalle tasse sui giochi (da cui il Governo si attende circa un miliardo) sarebbero sovrastimate, la perdita di gettito associata ai provvedimenti a favore dei lavoratori autonomi sottostimata. Inoltre la Commissione attribuisce una parte eccessiva della caduta del reddito in Italia a fattori strutturali, anziché legati alla congiuntura negativa. Questo significa che non abbiamo grandi giustificazioni per politiche espansive anticicliche. Come spiegato su questo sito, bastano variazioni di pochi decimali di queste stime, ad esempio allineando quelle della Commissione alle stime dell’Ocse e del Fondo Monetario, per legittimare il via libera a manovre molto più espansive di quella che saremo costretti a mettere in atto seguendo i dettami della Commissione.

I dati utilizzati a Bruxelles a supporto di queste stime sono poi discutibili: ad esempio, attribuiscono alle ore di Cassa Integrazione una riduzione permanente, anziché temporanea, delle ore lavorate, contribuendo a ridurre di un terzo il prodotto potenziale, il livello del Pil in condizioni normali. Perché allora il nostro Paese non ha contestato fin dall’inizio questi metodi, perché non ha chiesto che le ipotesi e i dati su cui si reggono gli scenari della Commissione venissero resi maggiormente trasparenti, creando un organismo tecnico in grado di valutare i margini di errore cui sono soggette le stime dei modelli e di segnalarne i limiti alle autorità comunitarie? Nessun Paese ha interesse a entrare in una specie di lotteria, in cui per via di un decimale di troppo o di meno si rischia di dover riscrivere una legge di bilancio. Non è questione di cambiare i trattati. Né c’è bisogno di rimettere in discussione le regole. Basta ridiscutere il modo con cui vengono messe in atto, per il bene di tutti. Alla luce del fatto che la manovra sarà forzatamente più piccola, bene non commettere errori nell’allocazione delle poche risorse disponibili.

La scuola

La manovra dedica alla scuola 1 miliardo, che saliranno a 3 miliardi nel 2015 e 2016 non solo per la stabilizzazione dei precari, ma anche per l’assunzione di 80.000 nuovi insegnanti. Ce n’era davvero bisogno? Non c’è il rischio di immettere in ruolo persone non qualificate? Non era più utile indirizzare queste risorse ad esempio per estendere ai cosiddetti incapienti il bonus di 80 euro?

I veri costi della decontribuzione

La decontribuzione dei nuovi assunti con contratti a tempo indeterminato sarà in vigore per il solo 2015. Non sono previste clausole di addizionalità, vale a dire anche imprese che abbiano ridotto gli organici negli ultimi anni o mesi potranno accedervi. Data l’entità dello sgravio (riduce di un terzo il costo del lavoro) e la sua temporaneità (solo 2015) probabile che ci sia un forte effetto di sostituzione sia con posti di lavoro già esistenti che nel corso del tempo. Ad esempio, presumibile che si avrà un forte effetto sulla distribuzione nel tempo delle assunzioni: forte calo nei restanti mesi del 2014, impennata a inizio 2015 e poi ancora a fine anno, prima che l’agevolazione scada. Il Governo prevede che a beneficiarne siano 1 milione di posti di lavoro, essenzialmente il numero di contratti a tempo indeterminato normalmente avviati ogni anno più le trasformazioni da contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Potrebbe essere una sottostima alla luce degli effetti di sostituzione di cui sopra. La manovra, varata assieme al Jobs Act, può comportare veri e propri caroselli.

Prendiamo il caso di un lavoratore assunto col nuovo contratto a tempo indeterminato e supponiamo che le tutele crescenti che il Governo è intenzionato a introdurre nel Jobs Act comportino un mese di indennità all’anno in caso di licenziamento, oppure due giorni e mezzo per ogni mese passato in azienda con quel contratto. Al termine dei primi sei mesi, il datore di lavoro potrà licenziare il dipendente pagando 15 giorni di retribuzione e assumere un altro lavoratore che costa due mesi di retribuzione in meno di chi se ne è andato (essendo che il conteggio dei tre anni parte 6 mesi più tardi). In altre parole, se i costi crescenti dei licenziamenti dovessero essere di molto inferiori a un terzo della retribuzione sin lì ricevuta dal dipendente, il rischio di queste sostituzioni non è da escludere, soprattutto in mansioni che hanno un forte grado di stagionalità.

Le stime del Governo assumono inoltre che le assunzioni siano distribuite uniformemente nel corso dei mesi del 2015. Questo spiega perché i costi dell’agevolazione siano previsti molto più bassi nel 2015 che nel 2016 (vedi ultima riga della tabella): si presume infatti che i nuovi contratti attivati nel 2015 abbiano una durata media di sei mesi. Anche se prendiamo per buona la stima governativa di 1 milione di contratti a zero contributi previdenziali e ci limitiamo a cambiarne il profilo temporale, prevedendo che il 20 per cento di questi abbia luogo a gennaio 2015 e un altro 20 per cento a dicembre 2015 con -in mezzo a questi due picchi- 60 mila assunzioni al mese, otteniamo una stima dei costi nettamente superiore a quella del Governo, attorno ai 3 miliardi per il 2015. Da notare che noi abbiamo utilizzato i dati Eu-Silc per stimare i salari d’ingresso in questi contratti, mentre la relazione tecnica si è avvalsa dei dati dell’Inps (che a noi non sono stati concessi). Ma le differenze nelle stime nostre e della relazione tecnica si spiegano soprattutto col diverso profilo temporale delle assunzioni. Infatti, la spesa del 2016, quando questo fattore temporale non conterà più, sarebbe per noi di soli 400 milioni più alta di quella del Governo.

Effetti Tfr in busta paga

Il contributo delle entrate alla manovra è di circa 10 miliardi. Questo si deve soprattutto al fatto che 2.5 miliardi vengono dalla tassazione del Tfr in busta paga. Vero che l’intera operazione è praticamente a saldo zero per la Pubblica amministrazione allargata (alle maggiori entrate associate al pagamento dell’Irpef sul Tfr in busta paga si devono dedurre i minori versamenti al fondo dell’Inps che replica il Tfr). La relazione tecnica ipotizza, infatti, che siano soprattutto i lavoratori delle grandi imprese a portare il Tfr in busta paga, quelli che alimentano il flusso verso l’Inps. Tuttavia se il Tfr venisse smobilizzato in misura superiore a quanto ipotizzato dal Governo dai lavoratori delle imprese con meno di 50 dipendenti (quelli per cui non opera il fondo Inps), che hanno i salari e tasse marginali Irpef più basse e un più alto rischio di fallimento della loro impresa, ai quali dunque l’operazione può sembrare più vantaggiosa, lo smobilizzo del Tfr in busta paga può portare ad aumentare e, non di poco, il prelievo netto operato dallo stato con questa operazione.

La natura dei tagli

La spesa aumenta di circa 20 miliardi, ma quasi la metà di questo aumento si deve al fatto che il governo non è riuscito a riclassificare il bonus di 80 euro come riduzione d’imposte anziché come maggiori spese. Ci sono però anche tanti piccoli interventi nella tradizione delle “finanziarie” degli anni passati. Tra questi il tanto declamato bonus bebè vale circa 200 milioni. Ci si chiede se valga la pena di istituire nuovi programmi, creando nuovi entitlement, su programmi così limitati. Per sostenere le famiglie e incoraggiare la fertilità ci si può in gran parte avvalere su istituti esistenti, a partire dall’ampliamento dell’offerta di asili nido. L’unica cosa è che fare di più di ciò che c’è già non permette di fare annunci in Tv.

I tagli alle spese dei ministeri hanno più dettagli che in precedenti leggi di Stabilità. Questo è un fatto positivo perché sembra testimoniare che non siano solo obiettivi generici, ma che siano stati già identificati provvedimenti concreti. Il problema è che la somma di questi provvedimenti porta risparmi per meno di 2 miliardi al posto dei quasi 5 miliardi annunciati dal Governo il 15 ottobre. Un esame più approfondito delle singole voci è comunque fondamentale. Bene che il nuovo Ufficio parlamentare di bilancio sia al lavoro.

Infine, le Province ci rimettono dalla manovra, con un taglio secco di 1 miliardo di spesa. Per i Comuni il calcolo è più complesso. Anche loro devono ridurre le spese per 1,2 miliardi. Ma i Comuni si vedono anche sbloccare 3,3 miliardi dal Patto di stabilità interno, compensati però dai 2,3 miliardi di spese non più effettuabili sulla base di crediti difficilmente esigibili. L’effetto netto è dunque +1 miliardo che accoppiato alle riduzioni di 1,2 miliardi dà un saldo netto negativo di soli 200 milioni per il comparto. Ma naturalmente si tratta del pollo di Trilussa; le disposizioni influenzano i diversi Comuni in modo diverso e quindi gli effetti netti su ciascun singolo ente saranno molto diversi.

Una nuova politica industriale?

C’è anche un micro intervento apparentemente innocuo, il patent box o sgravio fiscale nella misura del 50 per cento dei redditi derivanti dall’utilizzo di opere d’ingegno o brevetti e marchi industriali. Qualcosa di talmente nebuloso dal risultare completamente arbitrario. Vale nel 2015 circa 80 milioni ma è destinato a salire fino a 140 milioni negli anni successivi. Si prefigura come un sussidio alle imprese altamente discrezionale perché è impossibile attribuire in modo preciso i redditi d’impresa al marchio e alle opere d’ingegno genericamente definite. Insomma, non solo i sussidi alle imprese che dovevano essere eliminati con la rassegna della spesa sono quasi tutti ancora lì (l’articolo 19 ne toglie per meno di 10 milioni a fronte dei 10 miliardi presi in considerazione), ma se ne introduce uno nuovo altamente discrezionale. il Governo potrà decidere chi aiutare e chi no. È questa la nuova politica industriale del Governo Renzi?



Tito Boeri – Ph.D. in Economia alla New York University, per 10 anni è stato senior economist all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, poi consulente del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, della Commissione Europea e dell’Ufficio Internazionale del Lavoro. Oggi è professore ordinario all’Università Bocconi, dove è anche prorettore alla Ricerca, e Centennial Professor alla London School of Economics. E’ Direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, responsabile scientifico del festival dell’economia di Trento e collabora con La Repubblica.


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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda franz il 08/11/2014, 19:22

flaviomob ha scritto:Infatti, anche un bambino capirebbe che per soldi nostri intendo soldi di noi italiani, che paghiamo le tasse.
E' troppo difficile per te, Franz? ;)

Quando i politici dicono "nostri" e li spendono (e di sta parlando di Vendola, nel caso concreto) intendono una cosa diversa.
E' tanto difficile, flaviomob?
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Robyn il 08/11/2014, 20:14

Sui fondi europei siamo tutti d'accordo che devono essere spesi bene e tutti in modo tale che l'utilizzo di questi fondi rappresenti un'investimento per il futuro,fondi necessari per avviare un processo di sviluppo.C'è una bella differenza tra investire nel risparmio energetico come fotovoltaico e illuminazione led in modo tale che il cittadino paghi di meno l'energia e farci dei marciapiedi.Altri investimenti possono essere porti aeroporti tutto il capitale fisso sociale che aumenta la competitività.In merito al lavoro il contratto a protezione crescenti è solo una trovata.Più che scontro e antagonismo sul lavoro c'è una competizione a chi la spara più grossa.Può darsi che una parte non sia sufficentemente riformista ,ma dall'altra l'esigenza riformista spesso è affidata a chi non sà riformare.Alle necessarie e leggittime istanze di riforma spesso escono fuori riforme fatte male e con cose all'interno che non hanno niente a che fare con l'intento originiario,poiche riformare significa cambiare le cose che non funzionano anche contro i propri interessi affinche abbiano un funzionamento migliore.Forse il contratto a protezioni crescenti finirà come il cococo in tutto saranno 30,000 persone in tutta italia a lavorare con questa formula perche le aziende per il primo,secondo anno di articolo 18 non vogliono sentire parlare,quindi utilizzeranno il contratto a termine di un'anno due anni per la prova e poi faranno l'assunzione
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda flaviomob il 08/11/2014, 20:27

Franz, Vendola non ha mai usato il termine "nostri". L'ho usato io. Basta leggere...


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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Salemi il 10/11/2014, 0:34

Come rimettere in moto il paese è un tema molto, molto, molto interessante.

Prima però dovremmo chiederci chi dovrebbe essere in grado di realizzarlo. Ad esempio. A La Gabbia, La7, questa sera hanno realizzato un servizio sugli aiuti ai gestori delle autostrade da parte dei soliti amici.
Sono anni che funziona in questo modo. Il #CAMBIAVERSO e il Sbrocca Italia sono solo delle bufale.
Come si risolve questo solito problema degli amici degli amici degli amici?

Un secondo problema è quello comparso sulla stampa questa settimana. I dirigenti dei forestali sono più degli agenti. Se poi si tiene conto che in Sicilia e Calabria i forestali sono più degli alberi.
Come si risolve questo problema?? E chi potrebbe risolverlo visto che la classe dirigente attuale intende perpetuarlo??
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda franz il 10/11/2014, 8:01

flaviomob ha scritto:Franz, Vendola non ha mai usato il termine "nostri". L'ho usato io. Basta leggere...

Infatti sto discutendo con te e tu hai un debole (politicamente parlando) per Vendola.
Non mi sembra di aver fatto un'iperbole, accumunandovi nel pensiero.
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda franz il 10/11/2014, 8:14

Salemi ha scritto:Come rimettere in moto il paese è un tema molto, molto, molto interessante.

Prima però dovremmo chiederci chi dovrebbe essere in grado di realizzarlo. Ad esempio. A La Gabbia, La7, questa sera hanno realizzato un servizio sugli aiuti ai gestori delle autostrade da parte dei soliti amici.
Sono anni che funziona in questo modo. Il #CAMBIAVERSO e il Sbrocca Italia sono solo delle bufale.
Come si risolve questo solito problema degli amici degli amici degli amici?

Un secondo problema è quello comparso sulla stampa questa settimana. I dirigenti dei forestali sono più degli agenti. Se poi si tiene conto che in Sicilia e Calabria i forestali sono più degli alberi.
Come si risolve questo problema?? E chi potrebbe risolverlo visto che la classe dirigente attuale intende perpetuarlo??

Ottima domanda.
Per me ci sono solo due soluzioni, a grandi linee.
La prima è dolorosa e comporta amputazioni. Si tratta di tagliare tutto quanto è cresciuto a dismisura, come un tumore. I due esempi sono rappresentativi ma ce ne sono centinaia.
La seconda è meno dolorosa e pensa di tamponare e tergiversare con ulteriore spesa pubblica e con ulteriori tasse.
A me pare che per ora l'attuale governo segua la seconda linea. Che poi era quella di Letta ma con un piglio piu' riformista, decisionista e con una migliore comunicazione. Con qualche taglietto qua e là per cosmesi e qualche tassucola nuova a livello locale.
Quando si capirà (se si capirà) che questa strada non risolve la situazione allora ci saranno due sbocchi:
O arriva il chi che attuerà la prima soluzione (alla cameron, per dirla) oppure vince un grillo che ci fa credere che la soluzione è uscire dall'aeuro.
Non vedo ancora (oggi) chi potrebbe essere il cameron italiano (o la thatcher) ma certi personaggi emergono spesso abbastanza rapidamente dal nulla (pensiamo all'ascesa di Merkel).
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Iafran il 10/11/2014, 10:01

franz ha scritto:
Salemi ha scritto:Come rimettere in moto il paese è un tema molto, molto, molto interessante.

Prima però dovremmo chiederci chi dovrebbe essere in grado di realizzarlo. Ad esempio. A La Gabbia, La7, questa sera hanno realizzato un servizio sugli aiuti ai gestori delle autostrade da parte dei soliti amici.
Sono anni che funziona in questo modo. Il #CAMBIAVERSO e il Sbrocca Italia sono solo delle bufale.
Come si risolve questo solito problema degli amici degli amici degli amici?

Un secondo problema è quello comparso sulla stampa questa settimana. I dirigenti dei forestali sono più degli agenti. Se poi si tiene conto che in Sicilia e Calabria i forestali sono più degli alberi.
Come si risolve questo problema?? E chi potrebbe risolverlo visto che la classe dirigente attuale intende perpetuarlo??

Per me ci sono solo due soluzioni, a grandi linee.

Non si può pensare di smobilitare la struttura piramidale che regna dall'Unità d'Italia e che si rafforza con il passare degli anni?
Il re e la sua corte prima; i politici e la classe dirigenziale (gli amici, gli amici degli amici e a seguire) dopo ... per fare il bello e brutto tempo sulle spalle dei cittadini-sudditi.
I notai ed i farmacisti (ed i molti generali) possono rappresentare gli esempi più eclatanti dell'impostazione sociale (medievale) di creare classi privilegiate per mantenere potere sul territorio e distanza dai "cittadini-gleba".
L'economia della popolazione (e di una Nazione) è in stretta dipendenza della libertà ed emancipazione dei singoli cittadini, che stenterà a crescere fino a quando perdurerà l'ingiustizia sociale all'interno dello Stato fra la classe dirigenziale pubblica e quella dei cittadini, considerata sua serva.
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Salemi il 10/11/2014, 20:48

Quando si progetta bisogna tenere conto di parecchi elementi concorrenti. Questo presume la conoscenza. Per rimettere in moto questo Paese occorre, tra l’altro conoscere quello che sta avvenendo intorno a noi. Uno degli elementi della progettazione non è solo l’economia che è la priorità assoluta da più di sei anni. O meglio, l’economia legata alla produzione e quindi all’occupazione. L’occupazione oggi è anche strettamente legata, e minacciata, dallo sviluppo tecnologico. Quindi, indispone non poco vedere all’opera politici ed economisti che promettono una ripresa dell’economia a scopo propagandistico senza tenere conto che noi siamo, a livello mondiale, all’interno della Terza Rivoluzione industriale. L’automazione e l’avanzamento della tecnologia prevede l’eliminazione di figure professionali che Ettore Livini oggi su Repubblica individua in: Postini, centralinisti, agricoltori e stenografi.
In effetti, le categorie a rischio sono più estese. Negli Usa, ad esempio, già da dieci anni sta avvenendo l’eliminazione sistematica delle cassiere dei supermercati. E si capisce come sarà semplice che il fenomeno possa prendere piede anche da noi. Basta osservare le operazioni abituali che una cassiera di un supermercato fa oggi. Prende dal piano dove sono depositati i prodotti prelevati dagli scaffali, li fa transitare sopra un vetro dove dei sensori registrano il prezzo e poi si limita ad amministrare il denaro dovuto e quasi sempre fornendo il resto. Ma già da tempo i pagamenti avvengono con carta di credito. Quindi basta uniformare i pagamenti alla cassa con carte di credito per tutti i clienti e subito la figura della cassiera viene eliminata. Nelle banche ad esempio la riduzione di personale dovuta all’automazione e all’informatizzazione ha ridotto drasticamente il personale.
Solo ancora 40 anni fa il sogno di lavorare in banca era di molti.

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Ettore Livini per “la Repubblica”

NANOMEDICI
Banchiere del tempo. No, meglio nanomedico. Oppure, per amor di natura, agricoltore verticale. C’era una volta l’Italia dove i bambini sognavano di fare i calciatori, le ballerine o i pompieri. C’era una volta perché oggi quell’Italia e quel mondo non ci sono più. La rivoluzione digitale sta cambiando i lavori del futuro a ritmi più rapidi di un corso di laurea. Azzeccare quello giusto (nanomedici & C. sono scommesse del think-tank Fastfuture) è impresa da Mago Otelma.

«Oggi si studia in vista di professioni non ancora create, fatte con tecnologie da inventare per problemi che adesso non conosciamo», riassume Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea, la più importante banca dati dei laureati in Italia, consultata da enti ed imprese. A guidare il cambiamento — più che medici o avvocati — sono algoritmi, formule fisiche e nuvole informatiche.

NANOMEDICINE
E l’America, locomotiva globale dell’hi-tech, ha deciso di giocare tutte le sue carte sui campioni dello Stem — l’acronimo sta per science, technology, engineering e math — le facoltà tecnico-scientifiche su cui la Casa Bianca ha concentrato i piani di incentivazione allo studio (con 2,6 miliardi di investimenti solo nel 2014) e dove le iscrizioni negli ultimi anni sono cresciute del 48%. Fabbriche di lavoro certo e ben remunerato, promette l’amministrazione Usa. Ma soprattutto il volano educativo grazie a cui gli States contano di mantenere la loro leadership tecnologica nei prossimi decenni.

L’ERA DEGLI STEM
UN PORTALETTERE
Le classifiche, in questo caso, rischiano di sviare. Buona parte delle professioni che creeranno più posti da oggi al 2022 — per l’invecchiamento e per la legge dei grandi numeri — sono legate alla salute. In testa alle graduatorie ufficiali del ministero del lavoro Usa ci sono gli infermieri per l’assistenza sanitaria a domicilio. Brillano pure fisioterapisti e consulenti genetici, esplode (+53%) la domanda per psicologi aziendali. E persino per i muratori (+43%), un omaggio alla concretezza della old economy , è previsto un inatteso revival.

L’apparenza però inganna. E la scommessa della Casa Bianca guarda a un dato d’insieme ben più significativo: «Il 27% del totale dell’occupazione generata nei prossimi tre anni in America arriverà da discipline legate a scienza, tecnologia, ingegneria o matematica », come calcola una ricerca della Economic Modelling society. Competenze destinate a condizionare in modo pervasivo il lavoro di tutti, dagli infermieri in corsia fino ai carpentieri in cantiere.

Il 47% dei posti di lavoro negli States — calcola una ricerca dell’Università di Oxford — è a rischio sostituzione con i computer. Cifra che in Europa (Fondazione Bruegel) sale al 50%. E la Stem-generation sarà il carburante che darà un colpo d’acceleratore decisivo per colmare questo gap.

AGRICOLTORE
La rivoluzione è già iniziata e il boom delle iscrizioni è solo la punta dell’iceberg: i laureati tecnico-scientifici trovano lavoro in metà tempo rispetto agli studenti di altre discipline e guadagnano da subito in media 65mila dollari l’anno contro i 49mila degli altri corsi per il National Center for education statistics. Il tasso di crescita dell’occupazione nei loro settori è al 17% contro la media nazionale del 9,8%.

L’80% dei laureati (dati Pew Research) dice di trovare lavori legati a filo doppio al corso di studi. E uno studente straniero su tre che sceglie di iscriversi a un corso di laurea Usa — grazie ai piani di attrazione di cervelli del governo — finisce inevitabilmente per occuparsi di scienza, tecnologia, ingegneria o matematica.

L’ESPERIENZA ITALIANA
L’Italia, su questo fronte, viaggia con il freno a mano tirato ma non fa eccezione. I dati dicono che dalle nostre parti, quanto a professioni con un futuro, vale ancora la regola dell’”usato sicuro”: nel 2013, a cinque anni dalla laurea il 96,7% dei medici (dati Almalaurea) aveva un posto, come il 91,9% degli ingegneri e il 91% dei diplomati in economia. Classici del genere.

ANALISTA DI SISTEMI INFORMATICI
Scontati come l’elenco delle Cenerentole: nella zona bassa della classifica arrancano geo-biologi e reduci da facoltà letterarie. Soldi e occupazione, visto che piove sempre sul bagnato, vanno a braccetto: un lustro dopo la tesi, un ingegnere guadagna 1.708 euro netti al mese in media, un medico 1.646 mentre chi ha in curriculum un cursus honorum umanista si deve accontentare di mille euro.

I piccoli germogli Stem nel nostro Paese — dove resistono le molte baronie a prova di tecnologie e dove la disoccupazione giovanile è al 44% — si stanno però già confermando come promettenti fabbriche di lavoro. «Noi siamo in piena occupazione a un anno dalla laurea — assicura Marco Taisch, delegato del Rettore al Politecnico di Milano per il placement — Succede anche in settori come la computer science che sembravano passati di moda». Lo stesso vale per il Politecnico di Torino e per i corsi ad alto contenuto innovativo che stanno iniziando a spuntare lungo tutta la penisola.

TRA CONOSCENZE E COMPETENZE
Il boom degli Stem e l’addio a postini, centralinisti, agricoltori e stenografi — le professioni a rischio estinzione per l’Us Labour of statistics — non significa in assoluto il trionfo dell’hi-tech e dei guru di Silicon Valley.

Qualche Cassandra fuori dal coro sostiene che la spinta dell’amministrazione Obama sugli Stem rischia di inondare il mercato del lavoro di troppa offerta da qua a pochi anni. Molti economisti e accademici puntano invece il dito contro l’eccesso di specializzazione cui si sta arrivando. «Il problema — dice persino un neo-keynesiano come il Nobel Ned Phelps — è non aumentare indefinitivamente i laureati in discipline scientifiche».

Padroneggiare algoritmi e data-flow non è tutto. Anzi. In un mondo dove le tecnologie nascono e muoiono alla velocità della luce «la tecnica va puntellata con le soft skills umanistiche e figlie di storia, filosofia e letteratura necessarie a sviluppare lo spirito critico e di iniziativa necessari per gestire il cambiamento», aggiunge l’economista.

«Oltre alle conoscenze, oggi servono le competenze», ammette anche Cammelli. Capacità di far gruppo, di avere la mente aperta alla formazione continua e al cambiamento. Più che una virtù, una necessità. La generazione Erasmus sa benissimo che il lavoro del futuro, per sfuggire all’etichetta facile di “bamboccioni” un po’ “choosy” (copyright Elsa Fornero), devi inseguirlo all’estero o nelle aree dove si fa davvero innovazione. Londra ha importato un milione di abitanti in dieci anni. Il 50% del business alla Silicon Valley è generato da gente che non è nata e cresciuta lì. Ben 94mila giovani italiani — il doppio dell’anno precedente — ha lasciato nel 2013 il Belpaese per cercare un posto oltrefrontiera.

Le università hi-tech si sono già adeguate. Inserendo accanto alle lezioni 100% Stem più tesine e lavori di gruppo per sviluppare i soft skills degli studenti. E potenziando i master dove ormai il 50% dei partecipanti sono persone che già lavorano e devono aggiornare conoscenze scientifiche invecchiate nel giro di una breve stagione. La realtà, oggi, obbliga a un sano esercizio di pragmatismo. Altro che fantasticare di fare i calciatori o i pompieri.

L’unico sogno consentito ancora oggi, a non voler davvero tenere i piedi per terra, è quello di fare gli astronauti. Il decollo dei voli orbitali privati — altra disciplina molto Stem — è già una realtà, assicura il dipartimento al lavoro Usa. Il lavoro c’è. Basta cercarlo nello spazio.
Ultima modifica di Salemi il 10/11/2014, 21:27, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Iafran il 10/11/2014, 21:12

Salemi ha scritto:L’unico sogno consentito ancora oggi, a non voler davvero tenere i piedi per terra, è quello di fare gli astronauti.

Ecco a cosa mirano "quelli che il futuro è solo l'inizio" ... ;)
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