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Come rimettere in moto il paese

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Come rimettere in moto il paese

Messaggioda franz il 06/11/2014, 8:52

Burocrazia e regole inutili: come rimettere in moto il paese
di Massimo Famularo | 22 ottobre 2014
Commenti

Alcuni commenti al mio ultimo post meritano qualche approfondimento,in particolare con riferimento passaggio conclusivo “se vogliamo che il motore del paese si rimetta in moto occorre operare le riparazioni necessarie ”.

Sintesi in una domanda veloce: come si rimette in moto il motore del paese?

Risposta veloce: semplificando e liberando i cittadini dalle ingerenze indebite che al momento limitano la loro autonomia.

La mia tesi è pertanto che l’economia italiana non abbia semplicemente bisogno di una qualche “spinta” per ripartire; ma che piuttosto vi siano piuttosto problemi strutturali impediscono al sistema di funzionare correttamente.

Semplificare vuol dire innanzitutto eliminare passaggi burocratici inutili: secondo il Global Competitiveness Report 2013-2014 tra i fattori che ostacolano la possibilità di fare impresa dopo la pressione fiscale e la possibilità di accesso al credito, spicca con il 17% di risposte tra gli intervistati, l’inefficienza della pubblica amministrazione. Il tempo e le risorse impiegate in adempimenti non necessari, non solo sono sottratti ad attività che potrebbero essere più utili e contribuire alla crescita e al benessere del paese, ma incidono anche sulle valutazioni di convenienza delle decisioni di investimento.

Sono poi numerose le ingerenze indebite nei rapporti economici tra adulti consenzienti: ad esempio, se Matteo vuole assumere Riccardo, che vuole essere assunto da Matteo, occorre intervenire su quelle regole che oggi impediscono all’accordo tra le parti di tradursi in un contratto di lavoro e spinge, spesso, il secondo ad emigrare e il primo a chiudere bottega. Per inciso, non sto parlando di legalizzare la schiavitù o i licenziamenti discriminatori o ridurre la sicurezza sul posto di lavoro. L’idea è che nei limiti delle regole generali a tutela della salute individuale e dei diritti inalienabili, quanto, dove, come e per quanto si lavora lo decidono in modo più opportuno le due parti in causa rispetto a un sistema che impone ai consulenti informatici il contratto collettivo dei metalmeccanici.

Senza nascondersi dietro un dito, restituire ai cittadini l’autonomia che gli compete, vuol dire ridimensionare l’intermediazione dello stato che sottrae ai cittadini più di metà di quel che guadagnano per finanziare servizi scadenti, ma anche per sussidiare attività imprenditoriali (dalla Rai alle Ferrovie passando per la galassia delle imprese a vario titolo controllate o influenzate dal potere politico) che poco o nessun valore aggiunto danno ai cittadini e servono solo a manutenere gli interessi di una minoranza di soggetti a metà strada tra i mandarini e gli oligarchi.

Ma è sufficiente allentare le briglie? Senza neanche un “aiutino” di sussidio pubblico o incentivo? Si lo è, perché, ad esempio, se diventa più semplice e meno costoso dare in affitto un immobile (e rientrarne in possesso all’occorrenza) milioni di persone potrebbero avere l’opportunità di concludere contratti più vantaggiosi, risparmiare da un lato grazie alla maggiore offerta e guadagnare dall’altro mettendo a reddito quel che prima conveniva tenere sfitto.

Se diventa più semplice e meno costoso fare impresa, una parte di quelli che aprono o si trasferiscono all’estero deciderà di investire in Italia assumendo creando occupazione e ricchezza. Piaccia o meno a chi teorizza il taglio graduale del ramo su cui siamo seduti solo se il settore privato è sano e vitale può mantenere con le proprie imposte le istituzioni pubbliche che consideriamo conquiste di civiltà: l’alternativa è un spirale negativa di decrescita e regressione sociale.

Tirando le somme il motore si aggiusta:

eliminando le regole dannose e inutili che oggi impediscono di lavora e fare impresa a chi ha voglia di costruire qualcosa nel nostro paese ed è quindi costretto a trasferirsi altrove

modificando i meccanismi burocratici perversi che disincentivano le attività produttive e incoraggiano il parassitismo e la distruzione di valore

imponendo allo stato di fare

un passo indietro nelle attività che non gli competono e dove distrugge valore per la collettività distorcendo i meccanismi di mercato

un passo avanti in quelle infrastrutture essenziali (tempi della giustizia, adempimento dei contratti, raccolta delle imposte etc) che facilitano la vita e il lavoro dei cittadini

Riassumendo, un’economia libera, che non è appesantita da regole e istituzioni concepite ad uso e consumo di pochi privilegiati o da meccanismi evidentemente disfunzionali (come tassare a sangue i poveri per dare beni di lusso sottocosto ai ricchi come avviene con l’università) cresce anche da sola, e può permettersi di redistribuire le risorse in favore dei più svantaggiati, mentre le chiacchiere storicamente infondate di certi pifferai hanno a che fare più con la causa che non con la soluzione dei problemi del paese.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10 ... e/1164263/
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda ranvit il 06/11/2014, 10:04

Minchia! Ma questo lo sa che stava scrivendo su Il Fatto? :roll: :D

Sentiamo che dicono i ns lettori appassionati del giornale in questione. :roll:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda flaviomob il 06/11/2014, 10:52

Beh anche tra i pericolosi khmer rossi dell'Internazionale Comunista qualcuno riesce a far funzionare le cose contro il drago burokratiko

http://www1.adnkronos.com/IGN/Regioni/P ... 16417.html


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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda Iafran il 06/11/2014, 11:51

franz ha scritto:Riassumendo, un’economia libera, che non è appesantita da regole e istituzioni concepite ad uso e consumo di pochi privilegiati o da meccanismi evidentemente disfunzionali (come tassare a sangue i poveri per dare beni di lusso sottocosto ai ricchi come avviene con l’università) cresce anche da sola, e può permettersi di redistribuire le risorse in favore dei più svantaggiati, mentre le chiacchiere storicamente infondate di certi pifferai hanno a che fare più con la causa che non con la soluzione dei problemi del paese.


ranvit ha scritto:Ma questo lo sa che stava scrivendo su Il Fatto?

Non c'è solo il Vangelo secondo Matteo fra quelli canonici, ci sono anche i vangeli apocrifi (apocrifi del giudaismo cristiano, apocrifi gnostici, apocrifi di origine ecclesiastica) ... bisogna guadare il mondo, leggere bene tutto, accettare apporti esterni e riflettere sulle critiche. Insomma, bisogna percepire che si hanno dei limiti, che bisogna sentirsi ignorante (cosa difficile per tanti).
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda ranvit il 06/11/2014, 11:59

Insomma, bisogna percepire che si hanno dei limiti, che bisogna sentirsi ignorante (cosa difficile per tanti).

Assolutamente d'accordo! :lol: ;) :lol:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda franz il 06/11/2014, 13:34

flaviomob ha scritto:Beh anche tra i pericolosi khmer rossi dell'Internazionale Comunista qualcuno riesce a far funzionare le cose contro il drago burokratiko

http://www1.adnkronos.com/IGN/Regioni/P ... 16417.html

Beh, dai, almeno saper spendere i soldi degli altri (fondi comunitari) bisogna dire che alcuni sono piu' bravi.
E' sul saper spendere bene i fondi propri che le cose si fanno difficilotte. :cry:
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda flaviomob il 06/11/2014, 14:00

Carissimo, i fondi comunitari sono soldi nostri. L'Italia è (forse il primo) contributore netto dell'Unione Europea!


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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda franz il 06/11/2014, 14:02

quanto paghiamo e quanto riceviamo?
questo conta, non altro.
se paghiamo 100 e riceviamo 180, 80 non sono soldi nostri.
Se paga meno (come penso) ma non sa spenderli, non va bene. Se sa spenderli, tanto meglio.
Poi chiaramente bisogna vedere quanti soldi sono "pugliesi".
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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda flaviomob il 07/11/2014, 0:07

L'Italia paga più di quanto riceve.

Sia perché è contributore netto.

Sia perché molte regioni sono inefficienti nell'elaborare progetti di spese (o investimenti) in tempi utili e secondo i parametri richiesti dalla UE.


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Re: Come rimettere in moto il paese

Messaggioda franz il 07/11/2014, 8:36

considerato che se ogni paese ricevesse esattamente qualto paga sarebbe una inutile partita di giro, è ovvio che ci sono paesi che pagano di piu' ed atri che pagano di meno. Solo così ha un senso avere dei fondi per lo sviluppo.
Per quanto riguarda le regioni del sud italia che ricevono fondi, è ovvio che ricevono piu' di quanto pagano, altrimenti non avrebbe senso. In questo contesto è la mia frase sulla maggiore o minire bravura a spendere "soldi degli altri".
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