Non è vero, Iafran, non è giusto generalizzare.
Ci sono strutture residenziali o diurne per disabili che vivono grazie alle rette pagate dall'ente pubblico (comune) ma anche a tanto impegno dei professionisti che ci lavorano, che spesso organizzano attività oltre l'orario di lavoro per il tempo libero (i fine settimana ad esempio), alla presenza di volontari che dedicano tempo e trasmettono gioia, cercano di comunicare anche con chi ha grossi problemi a farlo superando barriere ed ostacoli. Un altro tipo di "volontariato" è quello che sostiene queste associazioni dal punto di vista economico, con donazioni, lasciti od organizzando eventi di raccolta fondi.
CI sono anche ottime strutture in cui lavorano ottime persone che purtroppo non ce la fanno e, soprattutto a causa dei tagli e delle politiche di ridimensionamento, chiudono, come è avvenuto negli ultimi anni a Napoli.
Ci sono educatori che lavorano senza stipendio. Ci sono cooperative con l'acqua alla gola che non assumono più dipendenti ma solo precari perché non sanno se sopravviveranno ancora qualche mese o qualche settimana.
Ci sono genitori che si lasciano andare alla deriva, per depressione o disperazione, ma ce ne sono tanti altri che si organizzano, si associano, formano gruppi di auto aiuto o organizzazioni che pensano al presente e al futuro di tanti ragazzi con disabilità, organizzando attività espressive, ludiche, educative o addirittura organizzando il "dopo di noi", cioè preparando con cura il periodo in cui i genitori non ci saranno più, il che richiede ancora organizzazione, personale che si prenda cura di tutta la quotidianità e i bisogni di chi è limitato dall'handicap, ma anche un capitale da investire che possa durare per molti anni.
Ci sono territori dove le politiche socio-sanitarie sono molto forti e presenti, dove ci sono buone organizzazioni e volontariato, ma ci sono anche altri territori dove la vita per un disabile è veramente difficile e pensare al futuro genera ancora più paura ed angoscia.
E' veramente da vigliacchi togliere risorse a queste persone, a queste realtà, da parte della classe politica che ci governa. A questi grandissimi pezzi di XXXXX auguro, almeno per un periodo transitorio della propria esistenza, di provare in prima persona cosa significa perdere parte delle proprie abilità, delle proprie risorse e sentirsi soli, sentire che manca l'aiuto necessario e giusto della società. A costoro auguro caldamente ed immediatamente, con tutto il cuore, di viverlo nel privato così che possano capire, comprendere, empatizzare con quelle famiglie a cui stanno causando un enorme, ingiusta sofferenza. Che soffrano, e tanto! ma che imparino, finalmente!