da Salemi il 27/10/2014, 17:00
da Robyn il oggi, 11:23
Da: Re: REnzi sulla manifestazione CGIL
Ma è del tutto inutile M Renzi è un delfino di De Mita "il gendro".
Magari fosse solo così. Giriaco lo bossiamo aggusare di dande còse, come un esdremo addaggamendo al podere, al denaro e all’indrallazzo inciucista. Ma non lo si può accusare di non essere un sincero democratico. La Dc seconda versione, quella che va dal dopo De Gasperi al sacrificio di Aldo Moro, è decisamente una Dc fortemente intrallazzona, ma la sua filosofia poteva essere riassunta in “Vivi e lascia vivere”. Oggi invece siamo al”Vivi e lascia morire”. Con grande fatica, ma un occhio al mondo del lavoro l’ha sempre avuto. Quello che si sta prospettando oggi, invece, va in direzione completamente opposta. L’abbiamo visto sabato scorso a San Giovanni, con una figlia di quella Dc, Rosy Bindi. Poteva benissimo non metterci la faccia, non se ne sarebbe accorto nessuno, ma quando hai dentro certi fondamentali, in certi passaggi della storia, questi riemergono. A differenza di un’altra Dc ancora più giovane, quella di Franceschini che stava alla Leopolda. Il nuovo gendro di podere stava là. E Franceschini non poteva non esserci. Come d’altra parte ci stava anche Gennaro Migliore, ex Sel in cerca di poltrona, che ha dichiarato:”Con il cuore sono a San Giovanni, ma il dovere era stare qui da Matteo”. Gennaro è l’ultimo esemplare del salto sul carro del vincitore. Sport nazionale italiano.
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Re: REnzi sulla manifestazione CGIL
da flaviomob il oggi, 12:44
Continuando con la strafottenza e l'arroganza leopoldina Renzi forse fonderà una nuova DC,
Anche in questo caso dico, magari.
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Ieri, su Libero, Giampaolo Pansa ha scritto l’articolo che segue. Un articolo più che attendibile in quanto, anche se Pansa non lo precisa, ci stanno dietro i disegni dei poteri forti della P3, della loggia fiorentina di Denis Verdini. Nell’intervista di sabato scorso al Fatto Quotidiano, Cattaneo, l’ex sindaco di Pavia, e futura promessa di FI, precisa che Berlusconi aveva già adocchiato da tempo Matteo Renzi. Ma in verità, chi lo aveva adocchiato da tempo era stato Denis Verdini, che per conto degli ambienti della massoneria deviata, e non solo, lo ha coltivato per anni per continuare la programmazione finale del Piano di Rinascita Democratica, del Gran Maestro Licio Gelli, di cui Berlusconi ne è stato un grande interprete.
(“BERLUSCONI SOSTENEVA RENZI GIA’ NEL 2009″: INTERVISTA A CATTANEO, L’EX SINDACO DI PAVIA
“MI MANDO’ VIA FAX IL SUO PROGRAMMA ELETTORALE, CONSIGLIANDOMI DI ATTENERMI A QUELLO”… I FAMOSI 100 PUNTI (DI CUI RENZI NE REALIZZO’ SOLO TRE)
“Non sbagliavano i giornali a chiamarmi il Renzi del centrodestra. Per tutta una lunga serie di motivi, ma anche perché io e Matteo Renzi siamo diventati sindaci insieme e con un programma simile. Tutto merito di Silvio Berlusconi, che aveva avuto l’occhio più lungo degli altri”.
Parla Alessandro Cattaneo, già alla guida del Comune di Pavia, travolto alle ultime elezioni dal disastro del centrodestra.
Il sindaco ragazzino di una città con un robusto passato.
Ma perché fa questo paragone con Renzi? Lui era centrosinistra, lei centrodestra, in un periodo storico senza larghe intese all’orizzonte.
Invece sbagliate.
Cioè? Vuol dire che Renzi e Berlusconi erano alleati dal 2009?
No. Ma posso raccontare un aneddoto che la dice lunga.
Su Renzi o Berlusconi?
Su tutti e due.
Allora vada pure: prendiamo appunti.
Nel 2009 vengo chiamato ad Arcore. Mancava poco alle elezioni, io ero già indicato come candidato del Pdl. Sono cresciuto nel Pdl. Non sapevo neanche bene cosa volesse da me il presidente. Pensavo fosse incoraggiamento elettorale, il suo appoggio. Queste cose che allora esistevano.
E così non fu?
No, fu esattamente tutto questo. Con una cosa che aggiunse Berlusconi, di suo pugno. Un consiglio che doveva essere recepito come la strada da seguire per vincere. E il consiglio fu molto semplice.
Avanti, non ci tenga sulle spine…
Berlusconi disse: lei è una persona sulla quale contiamo, ha dimostrato capacità da tempo. È entrato nel partito quando era un ragazzino. Ma le do un consiglio
Da fratello maggiore che le parla?
Sì, lui. E mi spiega: noi abbiamo messo gli occhi su un ragazzo, uno molto sveglio. Credo che a Firenze abbia presentato un programma perfetto, non perderà. Sta conducendo una campagna elettorale ottima. Io le mando il programma di questo Renzi, lei lo segua e vedrà che abbiamo la vittoria assicurata.
L’antefatto dell’incontro tra Renzi e Berlusconi ad Arcore, quando poi Renzi ruppe con Civati.
Berlusconi aveva già messo gli occhi su questo Renzi. Io presi il consiglio per quello che era e cercai di propormi agli elettori con un programma simile, molto chiaro, spiegato per punti molto brevi.
I famosi cento punti di Renzi?
Proprio quelli.
E divennero i cento punti di Cattaneo?
Non identici, io feci la mia campagna elettorale e con le specificità che riguardavano Pavia. Ma seguii le indicazioni. E finì che sia io che Renzi vincemmo.
Era già partito unico?
No, non esiste neanche ora il partito unico.
Ma secondo lei Berlusconi e Renzi si erano già visti?
Non credo. Sicuramente Berlusconi, che ha occhio lungo e fiuto come nessun altro, si era accorto delle capacità comunicative di questo aspirante sindaco di Firenze.
Berlusconi però non gli mise un avversario pronto a giocarsela: il candidato era Giovanni Galli, ottimo portiere, in passato, nulla di più.
Da quello che ho capito io sapevano bene Berlusconi e i suoi che Firenze sarebbe stata una battaglia persa. E cercarono solo di limitare i danni. Il centrodestra a Firenze, nel 2009, non avrebbe mai vinto.
Ci fu secondo lei lo zampino di Verdini?
Verdini è fiorentino, ma non so se ci fu un suo intervento. Non credo. Ripeto, rimasi stupito dell’entusiasmo col quale Berlusconi parlava di questo Renzi, fino a quel giorno per me sconosciuto. Poi tornai a casa e trovai il fax che Berlusconi mi aveva promesso.
Di quale fax parla?
Il fax del programma elettorale di Renzi, dei cento punti. Devo averlo da qualche parte, in testa il numero del mittente, e la scritta villa San Martino, Arcore.
Lei lo sa di quei 100 punti Renzi ne ha realizzati tre?
Non è un problema mio. Io sono all’opposizione di Renzi.
Non sembra.
Io ero sindaco a Pavia. Renzi a Firenze. L’ho incontrato molto tempo dopo. Ma riconosco che quel programma aveva degli spunti ottimi.
Emiliano Liuzzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Pansa su Libero di ieri:
Il Partito Renzista sarà unico e autoritario
L'ex sindaco vuole andare oltre il Pd e creare una «Cosa» nuova e personalistica che non ammette opposizione. Può farcela: ha il carattere del leader di animo cattivo, sa usare le tv com nessun altro ed è qualunquista. Sarebbe la fine della democrazia
di GIAMPAOLO PANSA
II Partito Renzista unico e autoritario È un ingenuo Gianni Cuperlo, uno dei big del Partito democratico. Anche se ha passato la cinquantina, conserva la faccia del ragazzo bello e bravo che farebbe la gioia di tante madri con figlie a carico.
Cuperlo è stato una giovane promessa del Pci, poi del Pds, sino ad arrivare al Pd odierno. Nel caos dei democratici, resta una delle voci ascoltate. E nella direzione del 20 ottobre, si è domandato con allarme se Matteo Renzi, partendo dalla convention della Leopolda, non stia meditando di costituire un partito parallelo a quello che oggi guida come segretario e, al tempo stesso, come premier.
Cuperlo si sbaglia. Renzi non intende affatto dar vita a un bis del Pd. Più semplicemente, e brutalmente, vuole a prendersi tutto il partito attuale. Per trasformarlo dapprima in un partito personale e poi in un partito unico e autoritario. Con un solo uomo al comando: se stesso. E senza veri concorrenti. Come lo chiamerà non lo sappiamo. I media hanno parlato di Partito della Nazione. Ma l'unica certezza e che sarà una costruzione diversa da tutte le altre che conosciamo, senza opposizioni, in grado di inchiodare la politica italiana a un regime personale. Dove conterà soltanto il verbo del leader.
I politici come Cuperlo dovrebbero dedicare le proprie energie intellettuali a domandarsi se Renzi abbia il carattere adatto, la tenacia giusta e la forza sufficiente per realizzare questo progetto. II Bestiario teme di si. E adesso cercherà di aiutare i Cuperlo d'Italia a scrutarlo molto da vicino. Per capire quante probabilità abbia di diventare
Leader Solitario del nostro sfortunato paese.
Prima di tutto, Matteo è un soggetto impossibile da classificare. E' di sinistra, di destra, di centro? Domande inutili. Renzi è Renzi, un Fregoli della politica, capace di tutti i travestimenti e di qualsiasi parte in commedia. Sempre più spesso, ho il sospetto che, da cattolico, sia convinto di essere un unto del Signore, destinato dal Padreterno a essere il padrone dell'Italia e guidarla verso traguardi luminosi. Per limitarmi ad altre figure della storia europea, la stessa convinzione animava Benito Mussolini, Adolf Hitler e persino Giuseppe Stalin. Anche se quest'ultimo, un marxista integrate, non credeva in Domineddio.
E' possibile che Renzi sia convinto di aver ricevuto mandato da un'entità superiore. Ed è proprio questo che lo spinge a essere super sicuro di se spesso. Protervo. Sfrontato. Ironico. Sfottente. Persino bullo. Osservatelo alla tivù quando sta in un consesso internazionale. In maniche di camicia e la faccia da ragazzo che la sa lunga, sembra il nipote degli altri leader europei. Persino la cancelliera Angela Merkel mette da parte la sua mutria da walkiria per diventare una zia cautelosa di questo enigmatico bamboccione italico.
Perché Renzi potrebbe riuscire nell'intento di diventare il solo dominus della politica italiana? Prima di tutto perché ha il carattere del leader di animo cattivo, per non dire da carogna. Chi è obbligato a trattare con lui racconta che è vendicativo al massimo, pronto a rappresaglie anche personali. Non ha pietà per nessuno. Pensate alla fine che ha fatto a Matteo Richetti, renzista della prima ora, liquidato in un amen come competitor alla carica di presidente dell'Emilia Romagna: «Vai a fare altro». O al licenziamento di Carlo Cottarelli, il tecnico incaricato da Enrico Letta di indicare i tagli della spesa pubblica.
Politico del Duemila, Renzi sa approfittare come pochi dell'unico media vincente in quest'epoca dove il fumo conta più dell'arrosto: la televisione. Secondo Il Fatto quotidiano, nel solo mese di ottobre è stato in tivù per ben 77 ore. Ha invaso anche i programmi del suo ex avversario naturale, lo spompato Silvio Berlusconi. II suo cicì e ciciò con Barbara D'Urso su Canale 5 resterà nella storia come il primo caso di un cuculo che s'insinua nel nido di un altro pennuto. E lo devasta, con l'aria di fargli un favore.
Renzi sta già nel pieno della propria guerra lampo, il Blitzkrieg di hitleriana memoria. La velocità nell'azione è l'arma decisiva per la conquista totalitaria del potere. Qualcuno deve avergli spiegato che Benito Mussolini sconfisse le sinistre e s'impadroni dell'Italia nel giro di soli due anni, il 1921 e il 1922. Dallo squadrismo al regime passarono appena ventiquattro mesi. Poi ebbe inizio una dittatura destinata a durare un ventennio.
Chi lo affianca in questa corsa non ha dubbi né sulla tattica né sulla strategia del premier. E lavora con entusiasmo alla costruzione di un sisterna a cerchi concentrici. II punto focale è Renzi. Poi viene il primo cerchio magico, tutto di fedelissimi arrivati da Firenze. Il secondo cerchio, più largo, messo insieme alla belle meglio, zeppo di mediocri, e altrettanto pronto a seguirlo. II terzo è ancora in costruzione e lo vedremo affollato da un battaglione di signori che hanno favori da chiedere al premier e sono disposte a dare qualsiasi cosa in cambio.
Il Blitzkrieg renziano, se mai vincerà, trasformerà in peggio il sistema istituzionale italiano. Tutte le democrazie si reggono su un sistema di pesi e contrappesi indispensabili, che trovano nel Parlamento il luogo delle decisioni. Winston Churchill era solito dire: «La democrazia è un pessimo sistema di governo, ma finora non è stato inventato niente di meglio». Renzi, ormai è chiaro, disprezza il Parlamento. Preferisce parlare alla gente, ossia al popolo. Senza distinzioni di ceto, fede politica, condizione sociale.
In realtà è il primo leader populista che appaia sulla scena italiana. Al confronto, Beppe Grillo è un mister nessuno. Per trovare qualcosa di simile al Matteo di oggi bisogna risalire al primissimo dopoguerra, al Guglielmo Giannini nel momento di massima espansione del suo Uomo Qualunque. Una fiammata che si spense molto presto.
Dal momento che Giannini non aveva nessun potere, mentre Renzi ne ha persino troppi. Non credo che Partito Renzista, unico e autoritario, tramonterà presto. Siamo appena alle primissime sequenze di un film che durerà a lungo. Matteo può essere mandato al tappeto soltanto da qualche incidente pesante in Parlamento o nelle piazze. O dall'improvviso aggravarsi di una crisi economica e sociale che nessuno sarebbe in grado di contenere.
Ma se l'Italia proseguirà ad affondare lentamente in un declino senza scosse, Renzi continuerà a vincere. Per l'assenza o l'estrema fragilità degli oppositori. Il centrodestra in coma e un patetico Berlusconi sogna rimonte impossibili. Beppe Grillo rischia il tramonto. II Pd ostile a Matteo verrà risucchiato dalla Cgil che ha un nuovo leader in agguato: Maurizio Landini.
Nel caso di elezioni anticipate, il renzismo autoritario prenderà gran parte dei voti di quel cinquanta per cento di italiani impauriti dalla crisi e ancora disposti ad andare ai seggi. Affidarsi a un uomo solo è una pessima abitudine italiana. Dunque la domanda è una sola: Renzi avrà un'opposizione degna di questo nome? Bisogna sperare di sì. Contrastare un sistema che rischia di diventare oppressivo è una necessità democratica.
Quanti se ne rendono conto nel ceto politico, imprenditoriale, burocratico e nei media? Non ho risposte. Se è vero che il futuro è solo I'inizio, come strilla lo slogan della Leopolda, dobbiamo toccare ferro. E sperare in un soprassalto di orgoglio in quel che resta dell'Italia repubblicana.